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IL COMODINO DEI SERPENTI –
Il comodino di Pierluigi Lucadei (ottobre 2015)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Pierluigi Lucadei

Pierluigi Lucadei (San Benedetto del Tronto, 1976) di mestiere fa il medico legale, ma scrive da molto tempo prima di diventare medico. Si occupa di musica e letteratura sul Mucchio Selvaggio, sul blog minima&moralia e sul quotidiano online Il Mascalzone. Nel 2014 ha pubblicato, per Galaad,  Ascolti d’autore, raccolta di venticinque interviste ad altrettanti scrittori, tra i quali Hanif Kureishi, Michael Chabon e Niccolò Ammaniti, sul tema della musica, con una postfazione di Nicola Lagioia.

Oltre al libro che sto leggendo, sul mio comodino trovano sempre posto dei libri già letti che, di tanto in tanto, torno ad aprire per una rilettura a salti, mirata o casuale che sia. Si tratta di raccolte di racconti, saggi musicali, biografie. Oppure dei miei romanzi preferiti.

Tutto potrebbe andare molto peggio, Richard Ford (Feltrinelli, 2015). È il libro che sto leggendo in questo momento, preso in prestito da mio padre, dopo averglielo regalato per il suo compleanno. Il Frank Bascombe di Richard Ford condivide con il lettore il suo sguardo di ghiaccio e tanto basta per immortalare un momento, quello del dopo uragano, che rischia di far crollare le certezze dell’uomo medio oltre che la sua abitazione. Pagina dopo pagina, sembra di essere lì, sulla costa del New Jersey spazzata da Sandy, a misurare il peso del superfluo, a inventariare lo sporco di una vita e a capire che rimorsi, lutti e sconfitte valgono lo scintillio di una gioia inespressa.
Frase sottolineata: «Di un bell’uragano che va per le spicce si può dire che rimette la vita in prospettiva. Vale sempre la pena di notarlo, quando non ci sentiamo precisamente come credevamo che ci saremmo sentiti. Facile a dirsi, naturalmente, dal momento che io non abito più qui».

I racconti, John Cheever (Feltrinelli, 2012). I sessantuno racconti che nel 1979 sono valsi il Premio Pulitzer allo scrittore del Massachusetts mettono in scena la tragicità di una middle-class intrisa di mondanità e da essa come immalinconita, abbandonata, deturpata. L’agognato sogno americano è la trama su cui si legano le esistenze virate in blu dei personaggi, persi in un senso di attesa che raramente si materializza, colti più spesso nell’attimo della lotta per non corrompere la propria anima. C’è nei racconti un circospetto pessimismo, una disperazione non urlata, apparentemente sotto controllo, ingabbiata negli ingranaggi della modernità e lì relegata al silenzio.
Frase sottolineata: «Cash cantò, pregò, e si mise in ginocchio, ma in chiesa non riusciva mai a sentire altro che la propria estraneità al regno dell’infinita misericordia di Dio, e, a dire il vero, non credeva nel Padre e nel Figlio e nello Spirito Santo più di quanto ci creda il mio bull-terrier».

La fortezza della solitudine, Jonathan Lethem (Il Saggiatore, 2010). Jonathan Lethem è figlio di un artista e di un’attivista politica che negli anni Settanta fecero la scelta controcorrente di andare a vivere in un quartiere di Brooklyn a netta maggioranza afroamericana. Proprio come Dylan Ebdus, il protagonista de La fortezza della solitudine, romanzo con la rara capacità di contenere un mondo, magnificamente reale e allo stesso tempo fantastico. Superati i trent’anni, trovo sempre più difficile restare inchiodato a un romanzo così come mi succedeva quando di anni ne avevo diciotto. Con La fortezza della solitudine è successo: l’ho letto alcuni anni fa e l’onda della sua suggestione continua a cullarmi, tanto che da qualche settimana il libro è tornato sul mio comodino, pronto per essere riletto.
Frase sottolineata: «Sfuggendo alla mia ferita avevo affamato la mia vita, mi parve improvvisamente di capire. Mi perdevo in finte e schermaglie a cinquemila chilometri dal fronte interno».

Bardot Deneuve Fonda, Roger Vadim (Rizzoli, 1986). Una delle autobiografie più piacevoli che possa capitare di leggere. Roger Vadim aveva il dono della leggerezza, nel cinema, nella scrittura, nella vita. Anche quando raccontava fatti drammatici, lo faceva con la consapevolezza di poter cogliere l’irripetibilità di un attimo e tramutare il destino in stile. Scandaloso pigmalione, ha molto vissuto e molto amato, soprattutto donne bellissime, soprattutto bionde. Brigitte Bardot, Catherine Deneuve e Jane Fonda sono quelle che ha scelto per riassumere un’intera esistenza passata a sedurre donne e a orchestrare la loro ascesa a mito.
Frase sottolineata: «Non mi rendevo conto che le donne, ossessionate dall’amore eterno, temono molto le nuove relazioni. «Mi amerai sempre?» significa: «Ti prego di non lasciarmi innamorare di qualcun altro». Per la maggior parte degli uomini, queste parole dimostrano che essi hanno il dominio incontrastato del cuore di una donna. Ma è vero esattamente il contrario».

Badlands, Alessandro Portelli (Donzelli, 2015). Se è vero che buona parte dell’America continua ad avere un’idea di se stessa che non corrisponde al vero, le canzoni di Springsteen non si sono mai tirate indietro dallo smascherare questo equivoco. Alessandro Portelli, professore di Letteratura angloamericana alla Sapienza, mette in relazione versi e musica del Boss con il contesto storico, culturale e sociale, misurando con competenza e rigore la distanza tra il sogno americano e una realtà fatta di cecchini giovani ed impauriti mandati ad uccidere in guerre inspiegabili (“Devils & Dust”), di uomini alienati ed annientati dal lavoro in fabbrica (“Factory”) o di gente ammazzata solo per il colore della pelle (“41 Shots”).
Frase sottolineata: «Se c’è un punto in cui Bruce Springsteen rompe decisamente con la tradizione della letteratura e del cinema americano è qui: non si fugge via dalle donne e via dalla società; si fugge in due, uomo e donna insieme, gettando i semi utopici di un mondo altro di cui la coppia è l’embrione».

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Il comodino di Pierluigi Lucadei

Il comodino di Pierluigi Lucadei

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Flavio Ignelzi (ottobre 2015)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Flavio Ignelzi

Flavio Ignelzi (Benevento, 1972) legge, scrive e fa altre cose, non tutte interessanti. Ha seminato qualche racconto in piccole antologie di provincia, perché piccolo è bello; qualcuna l’ha anche curata (Oschi Loschi), ora stanno tutte bene. Ha scritto di musica tosta (Salad Days Magazine), ma al momento ha smesso, senza neanche bisogno di medicine. Qualcuno lo chiama ancora ingegnere, ma lui ha imparato a non offendersi. Un giorno farà quello che gli piace davvero, appena capirà cosa.

In camera da letto, il comodino sta alla libreria come la sedia sta all’armadio. Il mio comodino non fa eccezione. Sul mio transitano quasi tutti i libri che leggo, essendo la lettura la seconda cosa che preferisco fare a letto prima di addormentarmi.

L’amore e altre forme d’odio di Luca Ricci (Einaudi, 2006) è un libretto con un po’ di anni sul groppone, alquanto rovinato (qualche pagina si è staccata), che attendeva pazientemente di essere letto. Racconti brevi che potrebbero avere in Carver e Cheever i loro referenti nobili, che giungono a centrare sempre il cuore dei personaggi, tutti senza nome. A volte ne viene fuori una stoccata sociologica (La veranda), altre volte delle spurie sedute di terapia di coppia (Moquette, dappertutto). Comunque, mentre lo si legge, si ha sempre l’impressione di spiare o essere spiati da qualcuno.

Le ultime 5 ore di Douglas Coupland (Isbn, 2012) sicuramente non è il suo miglior romanzo (gli preferisco Hey Nostradamus!, Dio odia il Giappone o il classico Generazione X), ma lo scrittore canadese riesce sempre a farti amare i suoi personaggi, nonostante qualche imperfezione per prevedibilità e superficialità. A causa dell’ambientazione claustrofobica, questo romanzo mi ha dato l’idea di quei film low-budget che risparmiano su tutto, pure sul catering per attori e comparse.

Tutti i racconti di Roald Dahl (Longanesi, 2009) è un macigno che raccoglie tutta l’opera breve del maestro britannico (se non erro ne restano fuori solo gli scritti per bambini). A mio avviso, ogni scrittore che volesse cimentarsi con la short-story, in particolare con quella di stampo fantastico, dovrebbe consultarlo come libro di testo imprescindibile. Ogni racconto è un viaggio ai confini della realtà (la citazione non è casuale) e sto provando a sorbirmene uno a sera, come un elisir di salute.

Amo le antologie a tema (ho avuto anche la fortuna di curarne alcune). Esc. Quando tutto finisce (Hacca, 2013) è una di quelle che mi ha più impressionato per la qualità dei racconti, uniformemente proiettata verso l’alto. Letta adesso, dopo che la febbre da fine del mondo s’è ormai raffreddata, non perde potenza o incisività, e forse neanche l’urgenza degli interventi. È una di quelle raccolte assemblate così bene che ti fa venire voglia di segnarti i nomi di tutti i partecipanti per andare a recuperarne i libri. Detto tra noi, ho fatto esattamente così.

Dio taglia 60 di Gianluca Merola (Ad Est dell’Equatore, 2013) è un libretto sottile sottile di raccontini affilati come coltelli da prosciutto (di maialino nero casertano). L’umanità tratteggiata in queste pagine è crudele, approfittatrice, delusa, tormentata. I bambini non possono salvarsi, gli adulti sono già condannati, la scenografia è la periferia del mondo che assomiglia maledettamente a un carcere da cui è impossibile scappare. Una raccolta che fa perdere ogni speranza di redenzione. Viva iddio.

Occhio di Falco di Matt Fraction e disegnatori vari (Panini) è, insieme al Daredevil di Mark Ward, l’unica lettura che mi lega mensilmente al mondo dei supertizi disegnati. Ora, a parte le trovate di sceneggiatura (l’episodio narrato dal point of view del cane Lucky, l’episodio con i balloon vuoti per i problemi di udito), che a volte paiono più delle spacconate, ciò che mi incanta della serie è la scrittura veramente certosina. Meno male che chiude adesso, un attimo prima di perdere colpi.

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Il comodino di Flavio Ignelzi

Il comodino di Flavio Ignelzi

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Lorena Bruno (marzo 2015)

comodino_coverIL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Lorena Bruno

Il problema del comodino di chi ama leggere è lo spazio. Se poi quello in questione è il comodino di una donna, oltre alle pile di libri si potrebbero trovare creme idratanti e altri oggetti del genere: con un po’ di immaginazione si può avere un’idea di come stia messo (male) il mio comodino.

In questo periodo accanto alle creme tengo Gli elisir del diavolo di E.T.A. Hoffmann nella bellissima edizione L’Orma editore, 2013 (traduzione di Luca Crescenzi),  un volume scuro dalla copertina in carta Fedrigoni materica provvista di bandelle con segnalibri staccabili molto eleganti. Gli appassionati sapranno di quale tipo di carta stiamo parlando, ma i neofiti, come me, possono trovare queste informazioni alla fine del volume, in un piccolo paragrafetto (il cosiddetto “finito di stampare”) che specifica inoltre che la carta su cui si legge il romanzo è invece la Lecta coral book; all’interno le testatine presenti in tutte le pagine sono molto curate, con un carattere particolare che si addice al periodo storico cui appartiene il romanzo e al suo genere letterario. Bastano questi elementi per capire che l’edizione in questione è stata curata nei minimi particolari ed è per questo preziosa a suo modo. Mi ha catturata una domenica a Campo dei Fiori, dove è stato bruciato Giordano Bruno e sotto la sua statua c’è una libreria dal nome che ha molto a che fare con il fuoco, Fahrenheit 451.
Il romanzo di Hoffmann narra la storia di un ragazzo che cresce in convento perché il padre ha voluto espiare le sue colpe abbandonando ogni bene materiale e abbracciando la vita monastica. Medardus, il protagonista, vuole a sua volta vivere da uomo di chiesa e diventa anche un abile predicatore. La sua posizione lo porta a conoscenza del fatto che nel suo convento c’è una preziosa reliquia, una bottiglia di elisir che il diavolo aveva offerto a Sant’Antonio per tentarlo nel deserto. Narrato in prima persona, lo stile aderisce pienamente al romanticismo dalle tinte fosche e trascina nelle avventure di Medardus. Non ho ancora finito di leggerlo, ma mi sembra che riconduca al filone letterario in cui il diavolo governa le azioni umane e mi ha ricordato per questo – e non per altro – Il Maestro e Margherita di Bulgakov.

L’altro volume sul mio comodino ha un titolo che per tanto tempo mi ha attratta e respinta allo stesso tempo. L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender, pubblicato da minimum fax nel 2011 (traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan), occhieggiava dagli scaffali delle librerie senza che mi decidessi a comprarlo, finché un’addetta ai lavori non me lo ha consigliato caldamente. Sulla copertina c’è una fetta di torta molto invitante che ha un’ombra umana, infatti si tratta della storia di una ragazzina che scopre di avere un dono: nelle pietanze sente con chiarezza il sapore delle emozioni di chi le ha preparate. In questo modo impara a conoscere la sua famiglia senza filtro, scoprendone tutte le problematiche mangiando ciò che prepara la madre. Mi incuriosiva questo insieme di realismo nel racconto dei drammi di una famiglia americana come tante altre e l’elemento fantastico del dono della protagonista, che non fa che rendere ancora più reale il ritratto dei personaggi.

Il terzo volume sul comodino è Anima di Wajdi Mouawad, uno degli ultimi libri pubblicati da Fazi. Sulla copertina c’è un gigantesco serpente dai colori molto belli. Sono ormai a metà di questo romanzo insolito, dove i fatti sono narrati da un animale diverso per ogni capitolo. Un cane, un gatto, una zanzara, un ragno, un corvo e tantissime altre specie raccontano la storia di un uomo che trova sua moglie barbaramente uccisa e decide di inseguire il suo assassino per guardarlo in faccia. Lo stile, di volta in volta diverso, sembra assecondare il modo di pensare che può avere questo o quell’animale, ora molto schematico ora molto poetico e descrittivo. Tutti questi animali, nella molteplicità del loro sguardo, restituiscono una visione d’insieme insolita, soprattutto perché sentono gli uomini per come sono davvero, ne percepiscono l’aura.

L’ultimo è un libro del 1988 che ho trovato in una libreria dell’usato, in cui non è difficile trovare piccoli tesori. Il mestiere dell’editore di Valentino Bompiani, edizione Longanesi è una vera e propria galleria di brevi ritratti degli uomini più importanti che hanno fatto la storia dell’editoria italiana, in uno stile piano e godibile, raccontati da un eccellente editore. Aneddoti, citazioni, testimonianze. Da Le Monnier a Zanichelli, da Treves a Hoepli, da Rizzoli a Mondadori, le radici del mondo editoriale di oggi, che da quegli uomini e da quei valori è molto distante.

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Il comodino di Lorena Bruno

Il comodino di Lorena Bruno

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Elena Refraschini (marzo 2015)

comodino_coverIL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Elena Refraschini 

Il mio comodino è, in questo periodo, un comodino “geografico”.

Il primo libro in lettura è I demoni del deserto del giornalista di origine iraniana Bijan Zarmandili (Nottetempo 2011): la storia delicata e struggente di Agha Soltani e la nipote, due sopravvissuti al terremoto di Bam che nel 2003 ha quasi completamente raso al suolo la città patrimonio dell’Unesco e ucciso un terzo della popolazione. Avevo scoperto questo titolo in occasione del Salone di Torino, pochi mesi prima del tanto atteso viaggio in Iran. Allora non potevo sapere che di lì a poco avrei conosciuto Elahe, unica sopravvissuta della sua famiglia al tragico evento. Ora, non posso non leggere questo romanzo come un’accorata ode alla forza, alla resilienza e al coraggio degli iraniani.

Probabilmente mi sono persa di Sara Salar (tradotto da J. Nassir) è l’ultimo romanzo della casa editrice Ponte33, a noi molto cara (tra l’altro incontreremo l’editrice Bianca Maria Filippini il 9 aprile in occasione del sesto appuntamento di Cosa si fa con un libro?). Pubblicato in patria nel 2009 e giunto alla ventiquattresima ristampa, ha riscosso un enorme successo di pubblico: solo allora la censura è intervenuta, bloccandone la circolazione. La protagonista si è trasferita a Tehran dalla lontana provincia del Baluchistan, dove viveva una vita dal grande rigore morale; da studentessa a Tehran si trova persa, ha tradito la famiglia, la migliore amica, sé stessa. La particolarità di questo romanzo è la scrittura tormentata, frammentata: mi piace la definizione di Bianca Maria Filippini, che l’ha chiamata “cubista”.

L’élégance du hérisson di Muriel Barbery è il bestseller Gallimard del 2006, pubblicato in Italia da e/o. Non posso dire molto altro su questo titolo, dato che il mio francese molto arrugginito mi consente di leggere non più di tre pagine a sera. Mi ha portata a riflettere, però, su quanto sia bello leggere in un’altra lingua, soprattutto quando si era convinti di ricordarsi quattro parole.

Il quarto libro è un divertente ed erudito saggio dello scrittore Graham Robb, del quale avevo apprezzato anni fa la biografia dedicata a Rimbaud pubblicata da Carocci. È un vero peccato che questo The Discovery of France non sia (ancora) stato tradotto in italiano: è il risultato di più di 20.000 km percorsi in bicicletta (e quattro anni di studio in biblioteca) per capire che cosa significa, oggi, essere francesi.

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Il comodino di Elena Refraschini

Il comodino di Elena Refraschini

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Alessandra Craus (luglio 2014)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

comodino_coverIl comodino di Alessandra Craus

Alessandra Craus è nata nella bella Napoli (orgogliossisma di ricordarlo!), è cresciuta a Latina e da dieci anni vive felicemente a Roma. Si ritiene un fascio di “ii” e l’io degli ultimi anni si occupa, per lavoro e per passione, di editoria e di promozione della lettura nell’infanzia. Scrive racconti per bambini che spera un giorno di pubblicare! È iscritta a Lettere moderne e ama tutto ciò che riguarda i libri, la carta, l’inchiostro, le parole, le immagini e soprattutto le persone.

Il mio comodino in legno stile Ikea è abitato in modo permanente da almeno due anni da due libri.

Il primo appartiene alla divertentissima serie dello scrittore umorista Antonio Amurri sulla sua devastante vita familiare, datata anni Settanta, Stavolta m’ammazzo sul serio (Mondadori, 1977). Cresciuta a fiabe e Amurri, ciclicamente passano sul mio comodino tutti i suoi libri e rileggere quest’ultimo saltellando da un capitolo all’altro, per sorridere e ridere prima di addormentarmi, è una libertà impagabile. Amurri, con scrittura agile e leggera, ironia e intelligenza prende in giro sé stesso e i propri “drammi” di marito, amante, padre attraverso il monologo dell’aspirante suicida Antonello Rossi. Unico neo: è forse difficile da reperire perché è fuori catalogo, ma con un po’ di fortuna e pazienza vale la pena cercarlo.

Il secondo è invece una mini-guida in formato pocket, In viaggio con Che Guevara. Quando partire, come e perché  di Andrea Semplici (Terre di mezzo, 2012). Acquistato, letto e studiato per il viaggio che ancora deve compiersi in questa vita. Andrea Semplici, giornalista, fotografo e viaggiatore, ha ripercorso in prima persona, dall’Argentina al Cile, le strade del giovane Ernesto. Buenos Aires, Cordoba, Alta Gracia fino all’avventura latinoamericana in sella alla Poderosa II con l’inseparabile Alberto Granado. Il suo racconto appassionato e sincero mi/ci invita a partire. Le ultime dieci pagine sono dedicate a informazioni pratiche per organizzare il viaggio e a una breve lista di film e libri utili per capire l’Argentina.

Da pochi giorni invece ho ripreso tra le mani un libro molto bello e interessante, Con il vento nei capelli. Vita di una donna palestinese di Salwa Salem (a cura di Laura Maritano, Giunti, 1993). Salwa Salem era una donna palestinese nata in quella terra di aspri conflitti e costretta a lungo in esilio. A otto anni lei e la sua famiglia vengono sradicati dalla loro terra in seguito alla fondazione dello Stato di Israele e si trasferiscono a Nablus. E proprio qui, a soli quindici anni, emerge la personalità di una donna vitale e coraggiosaentra nel partito Ba‘ath, fa volantinaggio per la causa palestinese, discute con le compagne sui diritti delle donne. La malattia non le ha impedito di narrare la propria storia a Laura Maritano, né di impegnarsi fino all’ultimo perché potesse diventare un libro. Rileggerlo adesso è per me un’urgenza perché il suo punto di vista ci dà un prezioso contributo sulla questione palestinese, intrecciandola con le personali scelte di Salwa, una donna che ha voluto soprattutto essere sé stessa, fra emancipazione e tradizione, fra desiderio di pace e necessità di lotta.

 Infine, impilato tra gli altri come dono di un amico libraio, Se fossi di Marinella Barigazzi e Laura Pasi (Valentina Edizioni, 2013, dai 3 anni), un libro per bambini che non può mai mancare sul mio comodino. Scelto tra gli scaffali della Shakespeare&Co., deliziosa libreria nel quartiere Certosa a Roma, questo tenero album illustrato è un viaggio dove sogno e realtà si fondono tra rime delicate e magiche illustrazioni, realizzate con pittura e collage di carte naturali, riciclate, stampate e colorate e poi pazientemente e armoniosamente composte. Un libro per bambini certo, ma anche per adulti, come tutta la letteratura per l’infanzia. «Se fossi una farfalla volerei come un gabbiano verso il mare, verso il blu… lontano lontano», ogni rima è una scoperta visiva e musicale che stimola l’immaginazione e ce ne fa scoprire di nuove … se fossi un gigante, un pupazzo di neve, un topolino!

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Il comodino di Alessandra Craus

Il comodino di Alessandra Craus

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Fabrizia Conti (giugno 2014)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Fabrizia Conti

Fabrizia Conti, 26 anni il primo gennaio, molisana (con abbondanti tracce di Salento nel sangue), vive da poco a Bruxelles. Con il racconto La balena arrugginita è arrivata in finale all’edizione 2014 di 8×8 ottenendo il migliore successo di pubblico social. Da grande vuole scrivere e aprire una piccola libreria in una città di mare. Prima di arrivare a 8×8 aveva partecipato al Campiello Giovani di qualche anno fa entrando nella cinquina, e pubblicato alcuni racconti.

Ecco che cosa c’è sul suo comodino.

Il giovane Holden, J.D. Salinger (Einaudi). Quando mi sono trasferita nella mia stanzetta belga, in bilico su un numero indefinito di rampe di scale, ho deciso di portare con me un solo libro. La scelta non è stata difficile: ne ho conservato uno per tanti anni, come un vino da invecchiare, la copertina bianca severa. Ho stappato qui Il giovane Holden, e lo sto leggendo con una lentezza estrema, per paura che il signor Caulfield mi lasci da sola, nella mia nuova città, a chiedermi dove vanno le anatre quando il lago gela.

La terra del sacerdote, Paolo Piccirillo (Neri Pozza). Lo staff di Oblique, a Torino, mi ha regalato due borse piene di libri. Tra questi  La terra del sacerdote, che desideravo da un po’. Ho iniziato a leggere, e per ora: tantissima ammirazione e anche un po’ di invidia. E come se non bastasse, non insinua l’inesistenza del Molise, e anzi, scrive “Capracotta” senza timore alcuno. Grazie.

Stalin+Bianca, Iacopo Barison (Tunuè). Anche  Stalin+Bianca  viene dritto da Torino. Sono una che si fa fregare facile facile, è vero, ma con un titolo, un incipit «Vorrei aggiungere che lo stadio è completamente vuoto» e una copertina del genere, come resistere?

Lo sguardo impuro, Pier Paolo Giannubilo (Meridiano Zero). Lui invece viene dalla Piola, la bella libreria italiana di Bruxelles. Parla di uno scandalo in un liceo di una provincia terremotata – la mia – ma lo leggerei anche se trattasse della produzione di ciabatte nel romagnolo, perché mi fido ciecamente di Pier Paolo. È lui che, a sedici anni, mi ha fatto correre in libreria a cercare Philip Roth, Anne Sexton, Agota Kristof. Consiglio anche Corpi estranei, bellissimo.

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Il comodino di Fabrizia Conti