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Cosa si fa con un libro? Un libro si cuce. Incontro con l’editore-artigiano

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

COSA SI FA CON UN LIBRO? Scatola lilla edition, il 23 febbraio vi farà scoprire i segreti della legatoria assieme a ospiti davvero frizzanti: Francesca Genti che con Manuela Dago ha fondato la casa editrice di poesia Sartoria Utopia e Gabriele Dadati con Davide Corona, che di recente ha fondato il marchio Papero editore, oltre ad aver aperto un negozio di carta, che vende tanti tipi di questo materiale provenienti da tutto il mondo.

Entrambe le realtà editoriali si contraddistinguono per una scelta molto oculata di titoli, oltre che per una cura nei confronti dell’oggetto-libro, al massimo delle possibilità, dal momento che gli editori cucioni personalmente i propri libri, in edizioni limitate e deliziosamente ricercate.

L’incontro si terrà martedì 23 febbraio alle 19, sempre alla Libreria Il mio libro di Cristina Di Canio, in via Sannio 18 a Milano (metro Lodi).

Alla fine ci farà piacere offrirvi un piccolo aperitivo.
Vi aspettiamo!

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Un libro si pubblica. La parola a NN editore

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

di Elena Refraschini

Alberto Ibba ed Eugenia Dubini

Alberto Ibba ed Eugenia Dubini

Si è svolto il 14 gennaio il terzo incontro di Cosa si fa con un libro? #scatolalilla edition, ospitato come sempre nella libreria Il mio libro di Cristina di Canio. Questa volta abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con l’editore milanese NN Editore, che quest’anno ha pubblicato autori importanti come Kent Haruf e ha fatto conoscere al pubblico italiano scrittori come Jenny Offill (qui la nostra recensione) e David James Poissant (qui la nostra recensione). Lasciamo quindi la parola a Eugenia Dubini e Alberto Ibba, tra i fondatori di NN.

VdS – Cominciamo dall’inizio della vostra storia: com’è iniziata NN editore?

Eugenia Dubini – Io e Alberto ci conosciamo da tantissimi anni, e diverse volte abbiamo pensato di creare una casa editrice insieme. Ci siamo conosciuti negli anni Novanta, quando lavoravamo alla Rivisteria di Bea Marin, mensile dedicato all’editoria e ai libri. C’era anche Edoardo Caizzi, che si occupa con noi oggi della produzione. Nella nostra squadra c’è anche Gaia Mazzolini, che aveva lavorato con me al Sole24Ore e con Alberto nell’agenzia letteraria che aveva creato dopo l’esperienza di Verdenero.

Alberto Ibba – Io venivo dall’esperienza di Verdenero, che per un periodo pensammo di trasformare in casa editrice. Poi ho creato un’agenzia letteraria (non mi sono fatto mancare nulla, insomma). Nel settembre 2013 però ci è sembrato ci fossero le condizioni giuste per creare la nostra casa editrice: i momenti di crisi offrono sempre nuove possibilità a chi ha delle idee, perché gli scenari cambiano. Siamo partiti ufficialmente nel 2014, e i primi libri sono usciti nel 2015. Non abbiamo fatto le cose di fretta, anzi, per un anno abbiamo letto e ci siamo confrontati tanto.

VdS – Siete una delle case editrici più attive online e offline, tra le più attente a una corretta e proficua gestione del rapporto con i vostri lettori. Potete dirci qualcosa in più a riguardo?

Alberto Ibba – Quello a cui abbiamo sempre tenuto è il rapporto con il lettore: un rapporto di trasparenza e accoglienza che mi ricorda quello delle cucine nei ristoranti: una volta erano un luogo da tenere nascosto, oggi invece si apprezza una cucina “a vista”, dove il cliente può ammirare il processo della creazione delle pietanze. Sia il nostro sito sia la nostra comunicazione online sono costruiti con quest’ottica. Vogliamo far sentire il lettore partecipe, senza mai prenderlo in giro. Per esempio, alla fiera di Torino abbiamo promosso il libro di Claire North incoraggiando i lettori a lasciare dei bigliettini per i sé stessi del futuro, premiando poi il più originale. Questo ovviamente ha portato più visite sia al sito sia ai canali social, oggi curati da Luca Pantarotto. Stesso discorso per il diario di Auro Ponchielli scritto da Alessandro Pozzetti, o la storia di Gemma, portata avanti dalla sua autrice Stefania Divertito.

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Eugenia Dubini – Ci succedono cose, lavorando coi libri, che contribuiscono alla vitalità degli stessi: per questo abbiamo scelto di pubblicare, per ogni titolo, anche il carteggio avvenuto tra me e il traduttore, o tra noi e l’autore, o il revisore. Anche l’idea del songbook fornisce un accesso in più al contenuto del libro, in un’ottica di assonanza tra consumi culturali. Nella stessa direzione vanno i nostri “bugiardini”, come li ha soprannominati una nota agente letteraria, una sorta di indicazione di lettore-tipo che pubblichiamo in quarta di copertina: “questo libro è per chi…”.

Anna Castellari

Anna Castellari

VdS – I vostri primi due titoli sono stati Benedizione di Kent Haruf e Sembrava una felicità di Jenny Offill. Come avete deciso che erano proprio questi i libri perfetti con cui iniziare quest’avventura editoriale?

Eugenia Dubini – Ho sempre letto i libri selezionati nei premi, e Benedizione era stato selezionato nella cinquina al Folio prize, che premia di solito libri molto belli. Ho subito contattato l’agente prima di partire per la fiera di Londra. Cercavamo testi sulla ricerca di identità nel contemporaneo, con una prima declinazione sui ruoli della vita quotidiana, su come le persone vestono con un po’ di fatica questi ruoli; testi che parlassero di identità, di senso di comunità: insomma, tutto questo e molto altro c’è in Haruf. A Londra, e chiunque ci sia stato sa di cosa parlo, siamo stati inondati di parole, un livello sonoro incredibile: ma leggevo Haruf prima di addormentarmi e attorno a me scompariva tutto il resto, e tornava il silenzio. Ci ha convinti subito. Abbiamo poi discusso anche con l’autore, recentemente scomparso, su come farlo uscire, perché in Italia era già uscito il primo di questa trilogia “slegata”, Benedizione era il terzo volume, che però abbiamo pubblicato per primo [il secondo, Canto della pianura, è uscito a novembre, mentre Crepuscolo uscirà a metà 2016].
Con la Offill è stato più semplice perché era recensita benissimo, Sembrava una felicità era stato eletto libro dell’anno in tanti Paesi e si inseriva perfettamente nel discorso che stavamo mettendo in piedi, trattando in modo originali temi quali l’identità femminile, le relazioni, la maternità. È costruito come un mosaico, come un puzzle che ti si compone davanti agli occhi. Abbiamo ricevuto una lettura bellissima di Gioia Guerzoni, traduttrice che lavorava con Teju Cole e che ci ha scritto una scheda di lettura meravigliosa con immagini, musiche e un voto che lasciava pochi dubbi: 10, un romanzo straordinario.

VdS – Il progetto della serie ViceVersa si è rivelato vincente presso critica e pubblico, visto il successo di libri come La resistenza del maschio di Elisabetta Bucciarelli e Panorama di Tommaso Pincio, che ha portato a casa il premio Sinbad. Potete raccontarci qualcosa in più?

Alberto Ibba – Già all’epoca di Verdenero c’era il progetto di chiamare a raccolta degli autori perché ragionassero su tematiche legate all’ecomafia in chiave narrativa. Quando abbiamo messo in piedi NN il concetto è stato simile, ma l’idea si è evoluta: si è deciso di mettere al centro il ruolo dello scrittore. Avendo favorito l’orizzontalità di relazioni e commistione di ruoli, non volevamo dare loro un compitino da svolgere, ma volevamo coinvolgere attivamente gli autori in una nostra riflessione. La serie è nata chiacchierando su cosa potesse interessarci in un dibattito legato alla contemporaneità e all’identità. La scelta è caduta sul tema dei vizi e delle virtù, perché quando c’è confusione i classici punti di riferimento bene/male cambiano. Tutto questo però non viene sviluppato in chiave didascalica, infatti leggendo i romanzi della serie ViceVersa non ci si accorge necessariamente che si parla di vizi e virtù. Abbiamo individuato Gian Luca Favetto come interlocutore ideale, e insieme abbiamo pensato agli scrittori da coinvolgere.

Elena Refraschini

Elena Refraschini

VdS – Questa volontà di trasparenza e di rapporto diretto con i lettori si traduce anche in un proficuo rapporto con le librerie. In questo anno di attività avete portato avanti diverse iniziative in questo senso, penso per esempio al tuo viaggio che ha toccato diverse librerie indipendenti lungo la penisola.

Alberto Ibba – Secondo me la crisi ha creato un soggetto libraio diverso, e ho voluto toccare questa cosa con mano andando di persona a conoscere i librai indipendenti dopo la nascita di NN. I librai che stanno aprendo queste librerie sono proprio il lettore a cui pensavamo: sono persone di cultura che non solo leggono, ma sono aggiornati sui serial, sanno cosa c’è a teatro, o danno consigli musicali. Questo è un ruolo che sta facendo crescere la cultura in Italia.

Eugenia Dubini – Tante volte andiamo nei gruppi di lettura. Elisabetta Bucciarelli è presentissima sui social ed è sempre felice di portare in giro, come lo chiama lei, “il suo maschio” (La resistenza del maschio). Durante una bellissima presentazione organizzata di recente alla libreria Verso, le persone erano fisicamente lì ma poi le domande e il dibattito si sono allargati in luoghi virtuali come facebook, twitter e periscope. È sempre presenza, che sia reale o virtuale importa poco.

VdS – Un’ultima domanda: potete darci qualche anticipazione sulle prossime uscite?

Eugenia Dubini – Il 18 febbraio uscirà I gatti non hanno nome di Rita Indiana, tradotto dalla storica traduttrice di letteratura ispanoamericana Vittoria Martinetto. Lo stesso giorno troverete in libreria anche Maestro Utrecht di Davide Longo, penultimo libro della serie ViceVersa. In futuro, uscirà Giacomo Sartori con Sagittarius A, e pubblicheremo i racconti inediti di Antonio Franchini. Verso la fine dell’anno verrà pubblicato anche l’ultimo di Kent Haruf, Le nostre anime di notte, una storia d’amore tra un uomo e una donna di settant’anni. Ne verrà tratto un film prodotto da Netflix e Robert Redford, che reciterà accanto a Jane Fonda.

Si conclude così la nostra serata dedicata a NN. Ringraziamo Eugenia e Alberto, il pubblico che ha partecipato con domande interessanti e, come sempre, Cristina Di Canio per l’ospitalità e per le belle foto. Alla prossima!

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Cosa si fa con un libro? La parola all’editore: NN alla #scatolalilla

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

COSA SI FA CON UN LIBRO? Terzo appuntamento milanese, giovedì 14 gennaio 2016: NN Editore

Continuano gli appuntamenti milanesi della rassegna Cosa si fa con un libro?
alla “scatola lilla” di Cristina Di Canio, organizzati da Via dei Serpenti.

Dopo aver conosciuto il promotore di eventi culturali Oliviero Ponte Di Pino e la talentuosa scrittrice Francesca Scotti (Elliot Edizioni), questa sarà la volta degli editori. Nello specifico, di un editore che nel giro di un anno ha fatto moltissima strada, pubblicando ben dodici libri tutti con una personalità molto spiccata: parliamo di NN Editore, dove NN sta per Nomen nescio, acronimo che si usava per i cosiddetti “figli di nessuno”, ovvero gli orfani. Una scelta piuttosto forte per una casa editrice considerata tra le più interessanti nel panorama librario attuale. Tra gli autori, citiamo volentieri Elisabetta Bucciarelli e Tommaso Pincio italiani, e Kent Haruf e Jenny Offill tra gli stranieri.

Sarà interessante ripercorrere la storia dell’editore, capire come vengono operate le scelte editoriali e conoscere i progetti per il futuro.

Una vitalità che noi Serpenti adoriamo, un modo di fare cultura e di promuoverla veramente intelligente.

L’appuntamento è quindi per le 19 alla Scatola lilla di via Sannio 18 (zona Piazzale Lodi), per giovedì 14 gennaio. Vi aspettiamo! Seguirà un brindisi offerto dalle serpenti milanesi Anna ed Elena!

Un libro si scrive. La parola a Francesca Scotti

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

Il 13 ottobre, a pochi giorni dall’inaugurazione di BookCity, abbiamo avuto il piacere di chiacchierare con uno degli ideatori della rassegna milanese dedicata al libro, il visionario Oliviero Ponte Di Pino. Questa volta, invece, chiacchiereremo con Francesca Scotti, una conoscenza ormai consolidata di Via dei Serpenti: suo è il volume Il cuore inesperto (Elliot) che abbiamo ospitato tra le nostre pagine.

Francesca, 34 anni, milanese, si divide tra Italia e Giappone, tra scrittura e musica: e tutti questi elementi confluiscono in una scrittura fresca e delicata, nei suoi racconti e romanzi.

Parleremo con lei del suo mestiere di scrittrice, di come si interseca con quello di musicista (violoncellista), della sua giornata da lavoratrice della parola, delle sue tecniche di scrittura.

A seguire, aperitivo offerto dalla “casa” (ovvero da noi) e da Francesca: che ci ha portato alcune delizie giapponesi!

L’entrata è libera e gratuita, ma, come dice la superLibraia Cristina, “è gradita l’uscita con un libro”.

Cosa: Cosa si fa con un libro? Un libro si scrive. Incontro con Francesca Scotti.

Quando: Giovedì 26 novembre alle 19.

Dove: Libreria Il Mio Libro di Cristina di Canio, in via Sannio 18 (a due passi dalla fermata MM Lodi).

 

Un libro si promuove. La parola a Oliviero Ponte Di Pino

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

Per chi se lo fosse perso, abbiamo deciso di offrirvi l’intero incontro (o quasi) con il frizzante Oliviero Ponte Di Pino, grazie all’eroico lavoro di sbobinatura della serpente Elena, che ha anche moderato l’incontro assieme ad Anna. Lo abbiamo fatto perché è un incontro molto speciale, e perché di stretta attualità:  conoscerete il dietro le quinte di BookCity Milano, palinsesto letterario che si terrà dal 22 al 25 ottobre prossimi.

Si è aperto martedì scorso il ciclo di incontri “Cosa si fa con un libro?”#scatolalilla edition, frutto della collaborazione tra Via dei Serpenti e la libreria Il mio libro di Cristina di Canio. Ospite della serata, dedicata alla promozione del libro, è stato Oliviero Ponte di Pino, ex direttore editoriale Garzanti e oggi responsabile del palinsesto Bookcity, oltre che suo grande sostenitore sin dagli esordi: “Il più grande festival letterario della Lombardia! Ma che dico… d’Italia! Anzi, del mondo!”, afferma con l’usuale verve Oliviero, che sa come intrattenere il suo pubblico. A moderare, le serpentine milanesi Anna Castellari ed Elena Refraschini. Il pubblico, attentissimo e molto partecipativo, è anche intervenuto con domande e punti di vista.

foto 4L’atmosfera nella #scatolalilla di Cristina è, come sempre, molto informale: sembra di stare a casa di amici. Siamo una ventina in libreria, qui per parlare di libri, di lettura, di festival letterari… e per assaggiare buon cibo (sì, anche vegano) e buon vino. Ma partiamo dall’inizio.

Questa quarta edizione di Bookcity prevede quasi 900 eventi. Come funziona l’organizzazione e il coordinamento di questo impressionante numero di incontri?
A Milano, sede del settore editoriale italiano, mancava un grande festival dedicato alla lettura e ai libri. C’è stato uno sforzo da parte di diversi enti, che oggi si occupano principalmente di formazione, ma anche conservazione e promozione della cultura editoriale: Fondazione Rizzoli Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri. Con il supporto e la promozione, naturalmente, del Comune di Milano, che quest’anno ha messo a disposizione ancora più spazi rispetto alle precedenti edizioni.

La parola chiave che sta dietro all’organizzazione di Bookcity è “inclusività”: non è un classico festival con una direzione artistica che decide cosa fare; sono gli editori stessi, le associazioni, le librerie, che ci propongono le attività che vogliono far conoscere alla città. Dalla prima edizione non sapevamo cosa aspettarci, ma gli editori in appena una decina di giorni ci hanno mandato 400-500 proposte di eventi. Lavorando venti ore al giorno, io ed Elena Puccinelli (archivista di formazione, una “pazza” come me) abbiamo creato, maghi dell’incastro, il primo programma di Bookcity. C’era chi mi diceva che era una cosa da matti, che non avrebbe mai potuto funzionare con quella formula: ma già la prima edizione ha attirato decine di migliaia di persone, segno che di una manifestazione di questo tipo si sentiva il bisogno, a Milano.

Ci sono poche regole, ma chiare: lo spunto per un evento deve sempre provenire da un libro, ma è vietato usare la parola “presentazione”, e non si può usare il titolo del libro in quello dell’evento: questo stimola la creatività e la capacità di comunicare degli organizzatori.

Quest’anno ci sono parecchie novità, tra cui alcuni nuovi e suggestivi luoghi del libro: la sede del Touring Club in Corso Italia, dove si terranno gli eventi dedicati al viaggio, e il Laboratorio Formentini, dove si discuterà delle professionalità legate al libro.

foto 2Una delle novità di questa edizione è una serie di eventi pensata per i più giovani, Bookcity Young – da cosa è scaturita questa scelta?
In Italia abbiamo grandi problemi culturali e politici perché si legge poco. Un’indagine di De Mauro, il massimo linguista italiano, dice che solo il 30% degli italiani comprende, leggendola, la frase “il gatto miagola perché ha sete”. Questo significa che ogni libreria ha un target massimo che è pari al 30% degli italiani. Per riuscire ad avere lettori domani, devi avere bambini che cominciano a leggere. Bookcity ha sempre avuto tanti eventi dedicati ai bambini, e come sapete a Milano tutte le attività a loro dedicate hanno un grande successo. I sistemi bibliotecari milanesi e limitrofi si sono dunque impegnati per dare maggiore rilievo alle loro attività quest’anno. Quelle per i più piccoli si concentrano sullo “storytelling” (fiabe lette ad alta voce, eccetera), per i più grandi (12-15 anni in su) invece il fulcro è quello della musica. D’altronde, siamo abituati a pensare che la lettura sia un’attività silenziosa, ma è così solo dalla Milano di Sant’Ambrogio e Sant’Agostino: prima la lettura era solo ad alta voce, i ricchi prendevano uno schiavo – magari proveniente dalla Grecia – e si facevano leggere i libri. Ogni anno cerchiamo dunque di trovare delle forme di promozione innovative, partecipative: certo possono perdersi in questo contenitore gigantesco, ma se funzionano, si ripetono. È importante trovare nuovi modi per declinare la lettura.

Ma i libri, a Bookcity, si vendono?
Questa è una domanda complicata. È difficile valutare se a questi eventi, come a Mantova o a Torino, i libri si vendano. La libreria gestita dalla LIM (Librerie Indipendenti Milano) l’anno scorso aveva guadagnato, ma a un evento è normale che tanti di quelli che vanno, il libro l’hanno già comprato e non lo comprano una seconda volta. Direi che la funzione di Bookcity è diversa: dice che la lettura è un fatto bello, importante e divertente. Intercetta le persone che non sono quelle che già leggono, ma che magari amano il tennis, o il calcio, e scoprono qualcuno a un evento che può dir loro qualcosa di interessante.

Il primo anno i libri relativi all’evento erano venduti direttamente dagli editori, per non danneggiare le librerie; era una scelta però complicata dal punto di vista pratico. Dal secondo anno la LIM ha cominciato a gestire la parte della vendita, e dallo scorso anno c’è una libreria dentro al Castello Sforzesco nata dalla collaborazione di diverse librerie milanesi.

Qual è il ruolo degli attori indipendenti (piccoli editori, librai indie) in questo Bookcity?

Noi vogliamo dare la parola a tutti quelli che vogliono parlare. Scegliamo solo chi mettere dove, la nostra abilità sta nel prevedere il richiamo di ciascun evento per poterlo inserire nello spazio della giusta grandezza, cercando allo stesso tempo di rispettare i poli tematici. Detto questo, la forza di Bookcity secondo me non sta nei 100 eventi di grandissimo richiamo, ma negli altri 750. È facile attirare centinaia di persone con Yehoshua (domenica alle 11 al teatro Franco Parenti, ndr). Più difficile è trasmettere la poesia in romagnolo di Lello Baldini, uno dei più grandi poeti italiani della seconda metà del Novecemnto, assolutamente straordinario. Comunque, l’obiettivo è dare voce a tutti, non solo agli indipendenti.

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Qualche evento di cui vuoi parlare in particolare?
Un evento un po’ folle, che quindi a me piace tantissimo, partirà da mezzanotte di venerdì 23 ottobre dal Teatro della Cooperativa in via Hermada e terminerà 24 ore e 42 km dopo, a mezzanotte: una maratona per le periferie di Milano in compagnia di Biondillo e altri. Questa è una delle tante iniziative matte e bellissime di Bookcity.

Appena arrivata a Milano qualche anno fa, fui contentissima di scoprire due amici poeti pubblicati nei libricini dell’iniziativa Subway Letteratura, che si trovavano nelle stazioni della metropolitana. Com’è nata questa iniziativa e perché non si fa più?
Quell’iniziativa è nata dopo “Subway, le arti in metropolitana”, a metà anni Novanta. L’idea era quella di creare dei juke box letterari che contenessero giovani autori magari già pubblicati ma ancora sconosciuti al grande pubblico, come Aldo Nove o Giuseppe Culicchia. Le regole erano semplici: dovevano scrivere un racconto specificando titolo, genere e numero di fermate di metropolitana necessarie per leggerlo. Questo serviva da una parte a mettere in testa agli scrittori che stavano scrivendo per qualcuno, dall’altra per far leggere le persone nel momento di “vuoto” del viaggio in metropolitana. Dopo un po’ di anni, con l’amico Davide Franzini ripartiamo con Subway, pubblicando solo autori under 35 e inediti. Eravamo di fatto una piccola casa editrice, stampavamo 12 libriccini all’anno in quattro milioni di copie. Era un modo per selezionare giovani talenti, aiutarli a crescere, a conoscere le pratiche dell’editoria. Ancora non c’era il mito del giovane autore inedito, per capirci era l’epoca pre-Giordano. Erano una sonda formidabile dei grandi temi giovanili, le relazioni, il lavoro (all’epoca stava finendo il posto fisso, iniziava l’epoca della precarietà). Questa esperienza ha esaurito il suo corso, ma hanno contribuito il cambiamento delle abitudini dei pendolari, che spendono il loro tempo tra free press e cellulari.

Sul suo sito c’è una sezione chiamata Alcune cose che si possono fare con un libro nel XXI secolo. Può dirci qualcosa in merito? Vi si menzionano tante nuove professionalità del mondo del libro tra cui il Personal Event Writer, il cronista che segue il tuo matrimonio, ma anche Wonderbook, il software di realtà aumentata per PS3…
La narrazione oggi prende vie sempre nuove, e in un momento di transizione come questo i sintomi del cambiamento vengono dalle piccole notizie. Per questo tengo dei quadernetti dove ritaglio e incollo tutte le piccole notizie sul mondo del libro. Per esempio, ieri sul Corriere si parlava di questo libro inesistente che aveva scalato le classifiche grazie a recensioni fasulle pagate 100 euro. Tutti sappiamo la grande storia di successo di Amazon, ma ci sono tante piccole notizie di insuccesso. Queste notiziole sono molto interessanti anche per capire perché certe cose non hanno funzionato, come i tanti predecessori del Kindle.

Sono tutti spunti utili a comprendere meglio che cosa sta accadendo, non si tratta soltanto di aneddotica ma di strumenti per sondare dove l’editoria – e il mondo – stanno andando.

Foto di copertina: Yuma Martellanz, BookCity 2014

Cosa si fa con un libro? sbarca a Milano. Un libro si promuove

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

Stasera alle 19, parte a Milano il ciclo di incontri dedicato alla filiera del libro, organizzato da Via dei Serpenti presso la libreria Il Mio Libro di Cristina di Canio. Un incontro al mese per cinque mesi, ciascuno dedicato a un aspetto particolare della filiera: la scrittura, la pubblicazione, la promozione, la vendita, con un’attenzione particolare verso la piccola editoria di qualità.

Il primo incontro è dedicato alla promozione del libro: mancano pochi giorni, infatti, alla quarta edizione di Bookcity, grande festival che coinvolge l’intera città in un dialogo costante e diffuso sui libri. Quattro giorni e diverse centinaia di eventi per una manifestazione che è entrata nel cuore dei milanesi: 80.000 le presenze del 2012, 130.000 quelle del 2013, stesso numero per il 2014 (grande successo, considerando le piogge torrenziali di quei giorni novembrini). Un’iniziativa che ha coinvolto, nella sua ultima edizione, anche luoghi fuori dall’area metropolitana, facendo emergere il profilo culturale eclettico e in continua evoluzione del capoluogo lombardo che ancora una volta si dimostra all’altezza del titolo di “città del libro 2015”.

Milano-20131122-00114A dialogare con le “serpentine” milanesi Anna ed Elena sarà Oliviero Ponte di Pino, figura di spicco del mondo editoriale (per anni è stato direttore editoriale della Garzanti), critico teatrale e responsabile del palinsesto Bookcity insieme a Elena Puccinelli. Parleremo di come si organizza un evento di questa portata, cosa potremo aspettarci da questa edizione, quali saranno gli eventi imperdibili, e molto altro. Alla fine dell’incontro verrà offerto un piccolo aperitivo.

L’entrata è libera e gratuita, ma, come dice la superLibraia Cristina, “è gradita l’uscita con un libro”.

Cosa: Cosa si fa con un libro? Un libro si promuove. Incontro con Oliviero Ponte di Pino, aspettando Bookcity.

Quando: Martedì 13 ottobre alle 19.

Dove: Libreria Il Mio Libro di Cristina di Canio, in via Sannio 18 (a due passi dalla fermata MM Lodi).