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IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Flavio Ignelzi (ottobre 2015)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Flavio Ignelzi

Flavio Ignelzi (Benevento, 1972) legge, scrive e fa altre cose, non tutte interessanti. Ha seminato qualche racconto in piccole antologie di provincia, perché piccolo è bello; qualcuna l’ha anche curata (Oschi Loschi), ora stanno tutte bene. Ha scritto di musica tosta (Salad Days Magazine), ma al momento ha smesso, senza neanche bisogno di medicine. Qualcuno lo chiama ancora ingegnere, ma lui ha imparato a non offendersi. Un giorno farà quello che gli piace davvero, appena capirà cosa.

In camera da letto, il comodino sta alla libreria come la sedia sta all’armadio. Il mio comodino non fa eccezione. Sul mio transitano quasi tutti i libri che leggo, essendo la lettura la seconda cosa che preferisco fare a letto prima di addormentarmi.

L’amore e altre forme d’odio di Luca Ricci (Einaudi, 2006) è un libretto con un po’ di anni sul groppone, alquanto rovinato (qualche pagina si è staccata), che attendeva pazientemente di essere letto. Racconti brevi che potrebbero avere in Carver e Cheever i loro referenti nobili, che giungono a centrare sempre il cuore dei personaggi, tutti senza nome. A volte ne viene fuori una stoccata sociologica (La veranda), altre volte delle spurie sedute di terapia di coppia (Moquette, dappertutto). Comunque, mentre lo si legge, si ha sempre l’impressione di spiare o essere spiati da qualcuno.

Le ultime 5 ore di Douglas Coupland (Isbn, 2012) sicuramente non è il suo miglior romanzo (gli preferisco Hey Nostradamus!, Dio odia il Giappone o il classico Generazione X), ma lo scrittore canadese riesce sempre a farti amare i suoi personaggi, nonostante qualche imperfezione per prevedibilità e superficialità. A causa dell’ambientazione claustrofobica, questo romanzo mi ha dato l’idea di quei film low-budget che risparmiano su tutto, pure sul catering per attori e comparse.

Tutti i racconti di Roald Dahl (Longanesi, 2009) è un macigno che raccoglie tutta l’opera breve del maestro britannico (se non erro ne restano fuori solo gli scritti per bambini). A mio avviso, ogni scrittore che volesse cimentarsi con la short-story, in particolare con quella di stampo fantastico, dovrebbe consultarlo come libro di testo imprescindibile. Ogni racconto è un viaggio ai confini della realtà (la citazione non è casuale) e sto provando a sorbirmene uno a sera, come un elisir di salute.

Amo le antologie a tema (ho avuto anche la fortuna di curarne alcune). Esc. Quando tutto finisce (Hacca, 2013) è una di quelle che mi ha più impressionato per la qualità dei racconti, uniformemente proiettata verso l’alto. Letta adesso, dopo che la febbre da fine del mondo s’è ormai raffreddata, non perde potenza o incisività, e forse neanche l’urgenza degli interventi. È una di quelle raccolte assemblate così bene che ti fa venire voglia di segnarti i nomi di tutti i partecipanti per andare a recuperarne i libri. Detto tra noi, ho fatto esattamente così.

Dio taglia 60 di Gianluca Merola (Ad Est dell’Equatore, 2013) è un libretto sottile sottile di raccontini affilati come coltelli da prosciutto (di maialino nero casertano). L’umanità tratteggiata in queste pagine è crudele, approfittatrice, delusa, tormentata. I bambini non possono salvarsi, gli adulti sono già condannati, la scenografia è la periferia del mondo che assomiglia maledettamente a un carcere da cui è impossibile scappare. Una raccolta che fa perdere ogni speranza di redenzione. Viva iddio.

Occhio di Falco di Matt Fraction e disegnatori vari (Panini) è, insieme al Daredevil di Mark Ward, l’unica lettura che mi lega mensilmente al mondo dei supertizi disegnati. Ora, a parte le trovate di sceneggiatura (l’episodio narrato dal point of view del cane Lucky, l’episodio con i balloon vuoti per i problemi di udito), che a volte paiono più delle spacconate, ciò che mi incanta della serie è la scrittura veramente certosina. Meno male che chiude adesso, un attimo prima di perdere colpi.

Qui gli altri comodini.

Il comodino di Flavio Ignelzi

Il comodino di Flavio Ignelzi

Torna Flep!, il Festival delle Letterature Popolari

Dal 19 al 22 settembre torna Flep!, il Festival delle Letterature Popolari, organizzato e diretto dagli autori del collettivo TerraNullius. Qui i nostri post sulla prima edizione.
Il bus a due piani, simbolo della manifestazione partita lo scorso anno dal parco Meda (Tiburtino), in questa seconda edizione farà tappa all’Aranciera di San Sisto, una serra in stile Liberty a pochi metri dalle Terme di Caracalla.

Il Flep! vuole riavvicinare la società civile alla cultura alta, ai valori della nostra tradizione letteraria e artistica, convinti che l’arte in tutte le sue sfaccettature sia l’unico motore ‘sano’ della civiltà.
Anche in questa edizione il Flep! sarà infatti un contenitore di iniziative che spazierà dai reading alle esposizioni fino alla musica. I festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi saranno occasione per un’insolita presentazione–concerto con un quartetto d’archi dell’orchestra della Tuscia Opera Festival che accompagneranno la lettura di brani tratti da È così bella cosa il ridere. Lettere di un genio compreso di Giuseppe Verdi (L’Orma editore). Nella galleria d’arte del Festival, Ipercontemporanea, si potranno ammirare le foto di Tano D’Amico, le tavole di Mauro Biani e il lavoro della rivista WATT.

Il festival ospiterà importanti nomi della scena letteraria italiana: Wu Ming 1, Filippo Tuena, Davide Orecchio, Rosella Postorino, Davide Enia, Renzo Paris, Franco Limardi, Marco Petrella, Marco Philopat, Gianfranco Calligarich, Jakuta Alikavazovic e molti altri.

Segnaliamo in particolare: 

Venerdì 20 – ore 19:30 – incontro con Davide OrecchioCittà distrutte (Gaffi). Qui la nostra recensione e intervista.

Sabato 21 – ore 17:00 – incontro con Giovanni GrecoMalacrianza (Nutrimenti). Qui la nostra recensione.

Sabato 21 – ore 18:30 – incontro con Jakuta AlikavazovicLa bionda e il bunker (66thand2nd). Qui la nostra intervista a Isabella Ferretti, editrice di 66thand2nd.

Sabato 21 – ore 19:00 – incontro con Emanuele TononIl nemico (Isbn). Qui la nostra intervista.

Domenica 22 – ore 17:00 – incontro con Sandro BonvissutoDentro (Einaudi). Qui la nostra recensione.

Domenica 22 – ore 20:00 – Narrazioni per immagini #5 “Senza alternativa”: WATT MAGAZINE – mostra e incontro con i curatori Leonardo Luccone e Maurizio Ceccato. Qui i nostri approfondimenti su WATT.

Domenica 22 – ore 21:00 – incontro con Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari – è così bella cosa il ridere (L’Orma). Qui la nostra intervista agli editori.

Qui tutte le informazioni e il programma.

periferie uliano lucas

EFFETTO DOMINO: Periferie – Perciò veniamo bene nelle fotografie – Francesco Targhetta

EFFETTO DOMINO – Rubrica di approfondimento tematico

periferie uliano lucas

Foto di Uliano Lucas

 

Periferie
Perciò veniamo bene nelle fotografie di Francesco Targhetta (Isbn, 2012)
L’estraneo di Tommaso Giagni (Einaudi Stile Libero, 2012)
Cose da pazzi di Evelina Santangelo (Einaudi, 2012)
Dentro di Sandro Bonvissuto (Einaudi, 2012)

 

Recensione di Caterina Di Paolo

Ronald D. Laing è l’autore della geniale raccolta di poesie Mi ami. Un giorno sua figlia ancora piccola, sfogliando quel libro, gli disse: “Papà, ti hanno fregato! Nel tuo libro c’è più bianco che parole!”
Il segreto della poesia – e il suo puzzare di fregatura ai non avvezzi – sta forse in tutto quel bianco. Gli sbrodoloni, i prosastici, quelli che amano il nero, si sentono intimamente lontani e diversi dai poeti, in modo un po’ stupido e cieco. La definizione “poeta”, del resto, ormai è una macchietta anche più di “scrittore”. Ma non è solo per questo, per la stupida e istintiva simpatia per la prosa, che Perciò veniamo bene nelle fotografie è definito “romanzo in versi”. Se una raccolta di poesie – come una di racconti – permette un randagismo che non è proprio del romanzo, di questo libro non si può dire proprio lo stesso. Alcuni personaggi tornano, nomi sfuggenti: Mara, Teo, Dario; come tornano i luoghi: i Murazzi, via Tiziano Aspetti, il Nazionale. Insieme questi versi hanno forte, della poesia, il senso di sospensione e non detto – in una certa misura di assoluto – che l’economia di parole impone. Non ci si può sprecare in una poesia, si può renderla lunga e vorticosa inanellando elenchi di nomi e aggettivi, ma la forma della frase, il pensiero della narrazione, sarà radicalmente diverso da quello considerato primo nella narrativa.
Il libro in questione, dunque, è atipico: e questo illumina il tema, purtroppo familiare a tutti e un po’ sdrucito, della precarietà e della provincia. Il protagonista, un aspirante professore, si trova a vivere con altri trentenni costretti a far vita universitaria, o a tornare nella casa dei genitori per un periodo, a rincorrere amori mentre è rincorso dalle bollette, con tutto il senso di fallimento conseguente che conosciamo bene.
La periferia di natura e splendore sommesso e agonizzante; le biciclette per passare in mezzo agli sguardi bigotti; Padova piccola e contraddittoria al centro del Veneto di fantasmi industriali; e il lavoro che non c’è, c’è poco, c’è in forme anomale – la ricerca incessante di una catena che renda liberi di vivere normalmente; tutto questo è sospeso come le parole che non riempiono la riga intera, e si dilungano per pagine magari, ma sempre formate da frasi precise e concise in modo quasi crudele.

«Vorrei parlarti per messaggi predefiniti,
tipo sono in riunione, ti chiamo dopo
            o arrivo tardi, non aspettarmi
e consacrarti un’antenna telefonica

mascherata da cartello stradale,
o il suono degli allarmi il pomeriggio
alle sei, quando starai sul divano
meditando sulla penisola
per la cucina, e riempire mille moduli
del tuo codice fiscale, prenotarti
delle visite presto la mattina leggendo
nell’attesa la cronaca locale, guadagnare
con un gratta e vinci anche solo dieci
euro, per comprarne un altro e perderli
subito, ma voglio riservarti qualche brivido,
mica soltanto queste angosce
da pubblica amministrazione,
perché è ripido lo scivolo, lo sai,
e per dedicarti un mutuo alla radio
dicendoti ti amo dovrò aspettare
chissà quanto ancora, per riscoprire
la vita vera prenotandoci un agriturismo,
immersi in piscina, nel sapore
di ciambelle di Sora, con il rischio
di stancarci di tutto molto prima,
ascoltando i dischi di musica leggera
che si vendono solo in autogrill».

Perciò veniamo bene nelle fotografie: perché siamo fermi, nelle sabbie mobili di una vita su cui non abbiamo controllo, persi. E come in una fotografia, in questo libro le forme sono nette, ogni parola è necessaria come i contorni delle cose. Cambia solo il senso di movimento: questo libro scalpita senza senso di persecuzione, come istantanee di vere vite che spesso parlano più con i vuoti e silenzi che a parole.

Nota sull’autore
Francesco Targhetta è nato a Treviso nel 1980. È assegnista di ricerca presso l’Università di Padova.

Per approfondire
Leggi la recensione su doppiozero
Leggi la recensione/intervista su Subliminalpop

Francesco Targhetta
Perciò veniamo bene nelle fotografie
Isbn, 2012

pp. 247, 19,90 €

FUORI STRADA: intervista a Emanuele Tonon

FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: intervista a Emanuele Tonon, autore di La luce prima e Il nemico

Di lei, in realtà, si conosce già molto dai suoi libri e dalle interviste che ha rilasciato. È nato a Napoli nel 1970, vive in provincia di Gorizia, ha fatto l’operaio e il frate francescano, è uno scrittore. Si è anche definito «saltimbanco del lavoro». Può partire da qui per provare a tracciare un suo profilo, magari ancora inedito?
Vivo in campagna, mi sveglio alle cinque, leggo, scrivo, faccio lavori saltuari nei campi e negli allevamenti di bestiame per mettere insieme il pranzo con la cena, dallo scorso settembre ho girato un po’ tutta l’Italia, invitato a parlare de La luce prima. Solo da poco ho ritrovato un minimo di quiete, una apparente stanzialità.  Mi divido, quindi, tra anacoretismo e pellegrinaggio. Non sono ancora morto. Continua a leggere

FUORI STRADA: Emanuele Tonon – La luce prima

FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: ISBN – Milano

Emanuele Tonon "La luce prima"Recensione di Emanuela D’Alessio

«Il tempo è finito. Il tempo non conosce redenzione», è questa la dolorosa constatazione del figlio Tonon che ha perduto sua madre e il tempo di dirle tutto il suo amore.
«Mi hai chiamato prima di continuare a morire. Mi avevi chiamato, mentre stavo per riprendere sonno, dopo averti lasciato attraversare il portico. Mi si chiudevano gli occhi, la ragione cedeva al sonno e in quel mentre ho sentito, chiarissimamente, una voce, la tua voce, che supplicava: Manu, Manu…».
E quella supplica, soltanto immaginata, si è trasformata in un lungo, straziante e acuto grido di dolore, quello del figlio che non ha saputo salvare la madre, quello di chi non riesce a fare altro che scrivere per provare a colmare il vuoto incolmabile che separa i morti dai vivi, quello di chi trova nella parola il solo modo per celebrare la donna che lo ha generato, amato con tenacia e coraggio, istruito con umiltà e intelligenza. Continua a leggere

FUORI STRADA: Angelo Fiore – Il supplente

FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”: ISBN – Milano

"Il supplente" Angelo FioreRecensione di Rossella Gaudenzi

«“Dicono che lei sia come un albero senza ombra. Io però non ci credo”».
Un albero che non è in grado di fare ombra è una ricchezza non sfruttata, può perdere di utilità, tanto più in una regione, la Sicilia, che di ombra nella stagione estiva ne ha estremo bisogno. Simile a un albero senza ombra è la sopraffina intelligenza di Attilio Forra, il protagonista de Il supplente, primo romanzo del palermitano Angelo Fiore (1908-1986), restituita ai lettori da Isbn, a quasi cinquant’anni dalla prima edizione della Vallecchi nel 1964. Continua a leggere