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Otto anni di editoria indipendente – Della Passarelli, Sinnos

«Sinnos continua a fare libri che per noi hanno impegno, passione, militanza, ma anche voglia di scoprire e di mostrare cose nuove, di giocare, divertire e far divertire. Sovvertire».

 «Un cervello che legge ha molte più possibilità di riuscita personale, affettiva, intellettiva e può contribuire alla crescita di democrazia, alla consapevolezza di regole e limiti. Un cervello che legge è in grado di affrontare complessità».

«Siamo fieri di esserci conquistati la fiducia di un autore come Bart Moeyaert che proprio quest’anno è stato il vincitore dell’Astrid Lindgren Memorial Award, che è un po’ il Nobel per la letteratura per ragazzi».

«A maggio a Torino abbiamo conosciuto una nuova autrice svizzera, Marie-Christophe Ruata-Arn con un bel romanzo d’amore e di fantasmi: Sette rose per Rachel. Sicuramente a novembre 2019 esce in italiano l’ultimo romanzo di Bart Moeyaert, Bianca. E poi ci sarà una Lee Miller, un graphic sulla bomba atomica, un nuovo romanzo di Francesca Bonafini, che con Celestiale è in finale al Premio Cento (bellissima scrittura). Felice di avere una nuova scrittura di Fabio Stassi, con un albo illustrato dalla bravissima Veronica Truttero che – insieme ad Alice Keller – ha iniziato a lavorare proprio con noi. E anche loro due, insieme, le rivedremo presto, nei primi mesi del 2020».

Della Passarelli

In attesa del terzo appuntamento con Otto anni di editoria indipendente. Le interviste di Via dei Serpenti, il nostro “quaderno” con le migliori interviste a editori e autori realizzate dal 2011 a oggi, proponiamo un assaggio dell’intervista La lingua è un segno a Della Passarelli, editrice di Sinnos.

Della Passarelli sarà protagonista, con Rosaria Punzi di Lapis, dell’incontro Editori di parole e immagini, organizzato da Via dei Serpenti.

Venerdì 8 novembre, libreria Tomo di Roma, 18:30

Ingresso gratuito!

 

Otto anni di editoria indipendente. Le interviste di Via dei Serpenti
A cura di Emanuela D’Alessio, Rossella Gaudenzi, Sabina Terziani
Editore: Via dei Serpenti, settembre 2019
Introduzione di Leonardo G. Luccone

Il volume è disponibile a offerta libera sul nostro sito e nelle librerie romane Tomo Libreria CaffèRisvoltiPagina 348. 

 

Otto anni di editoria indipendente – Rosaria Punzi, Lapis

«Stare dalla parte dei bambini vuol dire dimenticarsi le sovrastrutture adulte e arrivare a una sintesi essenziale e a un cuore dei messaggi. Non è sempre facile, ma stare dalla parte dei bambini significa proporre sempre una qualità molto alta. Dobbiamo dare ai bambini qualcosa che vale la pena che stia tra le loro mani».

«Lapis è il primo strumento che i bambini utilizzano per scrivere, la matita; in secondo luogo è la pietra per i Romani. Quindi c’è un aspetto legato ai bambini, al loro futuro e al loro inizio che però ha spalle forti».

«All’inizio pubblicavamo pochissimi libri, ci siamo poi assestati sui dieci-dodici titoli e oggi pubblichiamo settanta novità l’anno, cui aggiungere ristampe e riedizioni. All’inizio non compravamo nulla dall’estero; oggi una piccola parte del catalogo, piuttosto importante dal punto di vista della visibilità e delle vendite, è acquistato dall’estero».

Rosaria Punzi

In attesa del terzo appuntamento con Otto anni di editoria indipendente. Le interviste di Via dei Serpenti, il nostro “quaderno” con le migliori interviste a editori e autori realizzate dal 2011 a oggi, riproponiamo l’intervista Dalla parte dei bambini a Rosaria Punzi, editrice di Lapis.

Rosaria Punzi sarà protagonista, con Della Passarelli di Sinnos, dell’incontro Editori di parole e immagini, organizzato da Via dei Serpenti.

Venerdì 8 novembre, libreria Tomo di Roma, 18:30

Ingresso gratuito!

Otto anni di editoria indipendente. Le interviste di Via dei Serpenti
A cura di Emanuela D’Alessio, Rossella Gaudenzi, Sabina Terziani
Editore: Via dei Serpenti, settembre 2019
Introduzione di Leonardo G. Luccone

Il volume è disponibile a offerta libera sul nostro sito e nelle librerie romane Tomo Libreria Caffè, Risvolti, Pagina 348. 

 

I consigli dei Serpenti – Estate 2019

Non vogliamo mancare al consueto appuntamento estivo con i libri da leggere in vacanza.
Noi che cosa leggeremo? La lista è lunga, le ambizioni molte, poi si vedrà.

Per Emanuela D’Alessio è arrivato il momento di affrontare Congo di David Van Reybronch (Feltrinelli), dopo qualche anno di attesa. Le sue ambizioni di lettura sembrano però irrefrenabili: in valigia ci saranno anche La casa della fame di Dambudzo Marechera (Racconti edizioni), come non leggerlo dopo la martellante ed efficace promozione dei suoi editori? Appuntamento a Trieste di Giorgio Scerbanenco (La nave di Teseo), per assecondare un po’ di nostalgia. E anche un paio di testi su universo e buchi neri di Stephen Hawking, per iniziare a colmare una lacuna non più tollerabile.
Poi c’è la bozza finale di Otto anni di editoria indipendenteLe interviste di Via dei Serpenti (Via dei Serpenti), per il libro stampato bisognerà invece aspettare settembre!

Per Rossella Gaudenzi sarà un agosto dalla parte dei bambini, con le riletture dei classici della letteratura per ragazzi in versione integrale, riproposti dalla BUR Rizzoli, rigorosamente a cura di Antonio Faeti. Da Viaggio al centro della Terra a Ventimila Leghe sotto i mari; da Tre uomini in barca a Lo strano caso del Dr. Jackill e Mr. Hide, ai Racconti di Shakespeare.

Per Sabina Terziani agosto è il momento di prendere una pausa dalle traduzioni e rifarsi l’orecchio leggendo autori italiani dalla voce complessa, armonica, articolata. Si comincia con Gianni Celati, Quattro novelle sulle apparenze (Quodlibet, Compagnia Extra). Baratto, il protagonista della prima, «stanco della falsità delle parole, smette di parlare», mentre il titolo della terza novella, I lettori di libri sono sempre più falsi, è davvero tutto un programma… Poi toccherà a Giorgio Manganelli, Discorso dell’ombra e dello stemma (Adelphi), perché le notti d’estate sono generose e accolgono anche le meditazioni più inquiete. E a proposito di inquietudine, perché non immergersi nella dolorosa storia d’amore e scrittura di Ted Hughes e Sylvia Plath raccontata dal punto di vista di Hughes in Tu l’hai detto di Connie Palmen (Iperborea), nell’ottima traduzione di Claudia Cozzi e Claudia di Palermo?

Otto anni nei boschi narrativi #2 Lapis edizioni

Proseguiamo con le anteprime di Otto anni di editoria indipendente. Le interviste di Via dei Serpenti. 

Oggi pubblichiamo l’intervista integrale a Rosaria Punzi, editrice di Lapis, specializzata in libri per bambini e ragazzi, nata nel 1996 a Roma con la pubblicazione del volume I bambini alla scoperta di Roma antica. «Stare dalla parte dei bambini significa proporre sempre una qualità molto alta».

Dalla parte dei bambini, intervista a Rosaria Punzi.

di Emanuela D’Alessio

Perché la scelta del nome Lapis?
Lapis è il primo strumento che i bambini utilizzano per scrivere, la matita; in secondo luogo è la pietra per i Romani e io sono legata, per formazione, al Lapis Niger del Foro romano, il nucleo, il centro di qualcosa che parte, inizia e allo stesso tempo ha radici forti. La pietra resiste, rimane.
Quindi c’è un aspetto legato ai bambini, al loro futuro e al loro inizio che però ha spalle forti. Questa era l’idea da cui è nato il nome della casa editrice.

Quante persone lavorano in casa editrice e come è organizzato il lavoro?
Attualmente la casa editrice si compone di un redattore di narrativa classica, un redattore di narrativa e divulgazione scientifica, una grafica interna, una responsabile commerciale, un responsabile scuole, un amministrativo e una persona che si occupa della logistica e del magazzino. Infine c’è Agnese Ermacora per ufficio stampa ed eventi. Otto persone. Ovviamente a ogni progetto viene affiancato un editor specialista e un grafico, se ci sono esigenze particolari; tra questi collaboratori non rientrano autori, illustratori, grafici esterni. I diritti esteri vengono seguiti da una grande agenzia italiana e la nostra promozione e distribuzione, capillare su tutto il territorio nazionale, è affidata a Messaggerie.

Dopo quasi venticinque anni di lavoro editoriale, possiamo ripercorrere le tappe più significative di questo lungo viaggio?
Come prima tappa io e Anna Parisi, la mia socia, eravamo di fatto uno studio editoriale. Nei primi cinque anni abbiamo realizzato pubblicazioni che si appoggiavano a un altro editore: non avevamo il codice ISBN, non seguivamo la distribuzione ed eravamo quindi esterne al meccanismo editoriale. Avevamo un marchio perché agivamo come fossimo una società, ma era una fase di gestazione durante la quale svolgevamo anche altri lavori.
Ci siamo addentrate nel mondo dell’editoria per bambini per caso, senza sapere nulla dei meccanismi che lo regolano e lavoravamo un po’ da autrici o creatrici di progetto, ma ancora di dimensioni molto esigue, rimanendo legate agli ambiti che conoscevamo meglio. Abbiamo iniziato con la divulgazione storico-artistica, quindi con le guide turistiche; abbiamo proseguito con una collana di arte per bambini e poi abbiamo avviato una collana di divulgazione scientifica.
Da queste è nata una serie infinita di rivoli e quando la mia socia ha deciso di lasciare ho organizzato la casa editrice in maniera diversa: da una struttura orizzontale, in cui tutti facevano tutto, sono passata alla segmentazione del lavoro, dividendo e precisando le mansioni di ognuno. Rimango direttore editoriale ma di fatto controllo ciò che viene svolto nei diversi settori e negli anni sono molto cresciute le novità.
All’inizio pubblicavamo pochissimi libri, ci siamo poi assestati sui dieci-dodici titoli e oggi pubblichiamo settanta novità l’anno, cui aggiungere ristampe e riedizioni. Tendenzialmente mettiamo pochi libri fuori catalogo, tentiamo di mantenere il catalogo storico per dare continuità a un lavoro che riteniamo abbia ancora senso.
All’inizio non compravamo nulla dall’estero; oggi una piccola parte del catalogo, piuttosto importante dal punto di vista della visibilità e delle vendite, è acquistato dall’estero.
Rispetto agli autori stranieri tendiamo a creare rapporti di continuità, di progetto, cerchiamo di ospitarli in Italia in concomitanza di festival o fiere importanti cui vengono invitati perché credo fermamente che il lavoro con l’autore, e quindi la continuità del lavoro, passi anche attraverso un rapporto di conoscenza più profonda. Se c’è un buon rapporto umano funziona molto meglio anche il rapporto professionale: il nostro ambito di lavoro, che è quello della creatività, richiede una grandissima fiducia reciproca, l’autore deve fidarsi totalmente dell’editore cui affida non soltanto il frutto di un lavoro tecnico ma anche qualcosa di sé. E così negli anni con alcuni autori si sono creati legami molto forti, che non significa solo far parte del nostro catalogo con tanti libri quasi in esclusiva, ma anche condividere obiettivi.
La casa editrice, e questa è un’immagine molto bella, è veramente casa: degli autori, degli illustratori, dei librai. Un luogo dove si condivide molto di sé, si possono comprendere le difficoltà del momento nell’interpretare un testo rispetto a un altro. Questo approccio funziona, gli autori lavorano meglio se sono contenti di lavorare con te e per te, c’è una motivazione più forte.
Iniziare a ragionare su un progetto con qualcuno con cui si è in sintonia consente di realizzare un progetto migliore e la fiducia dell’autore fa sì che io possa dirgli se una cosa non funziona. Autori che si considerano “irremovibili” rispetto a una minima variazione del testo, in un rapporto di fiducia accettano un’osservazione perché capiscono la sua funzione di migliorare il lavoro, valorizzare lo stile per realizzare un libro che sia nel suo complesso pulito e organico.

Quali sono le collane di punta di Lapis?
Abbiamo sempre fatto poche suddivisioni nelle collane, ma oggi i nostri cataloghi sono organizzati meglio. La produzione, soprattutto degli albi, è un grandissimo contenitore, che a volte si chiama Lapislazzuli e a volte no, dove però, più che una segmentazione per collane, c’è una continuità con l’autore, di temi, o una continuità di tipologia di libro: il libro per piccolissimi ha infatti una valenza differente da un albo illustrato, si tratta di mondi diversi anche nell’approccio all’oggetto libro, perché prima di tutto il libro per un bambino è un oggetto. Nelle sue prime fasi il bambino tocca, annusa, ha un rapporto con il libro che coinvolge tutti i sensi cui si aggiunge la voce della persona che glielo legge.

Quali sono gli autori che hanno lasciato un segno più profondo di altri, non solo nei lettori ma anche in chi li ha realizzati?
Gek Tessaro è un nostro grande amico e grande autore. Ormai i suoi titoli in catalogo sono tanti e negli anni il lavoro con lui è molto cresciuto: si va dai primissimi libri, i cartonati Il fatto è, Capitombolo e un libro che sta per uscire, dal titolo Senza di me, agli albi illustrati, a illustrazioni di testi poetici. Con Gek si lavora molto bene per i motivi sopra elencati: è una persona di grande profondità e umanità. Grazie anche a un suo percorso decisamente convincente a livello editoriale, Gek Tessaro nel tempo è molto cresciuto: sono famosi i suoi spettacoli realizzati con la lavagna luminosa, davvero eccezionali, che sono dei veicoli del suo nome, della sua poetica, dei suoi temi dal risvolto sociale. Ma quello che mi è sempre piaciuto di lui è il suo sguardo verso l’infanzia così giusto, così attento, così poco adulto: mettersi al livello del bambino con grandissimo rispetto per l’infanzia, tanto che spesso nei suoi libri l’infanzia, molte volte mutuata da animali (frequente la paperella), dimostra una forte capacità di andare al senso profondo delle cose, ancor più degli adulti. In situazioni di piccola quotidianità lasciare il bambino libero di scegliere, di sbagliare, di interagire con la realtà porta a risultati migliori rispetto all’adulto imprigionato in mille sovrastrutture culturali.

Nei libri Lapis qual è l’ordine di preferenza della scelta tra idea, illustrazione, autore?
L’idea è certamente la prima cosa che viene riportata quando si racconta un progetto: cosa ne pensi di questa idea? Al novanta per cento degli autori che esordiscono con questa frase mi viene da rispondere come Gaber: «Un’idea, un concetto, un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione». Come pensi di realizzarla? L’idea può essere buona o meno, ma è fondamentale come verrà tradotta e ciò vale sia per gli autori sia per gli illustratori. Ovviamente se l’idea viene da un autore che conosco molto bene, e non sono molti, ha carta bianca. Quando l’idea è accompagnata da un testo illustrato o da un progetto, si analizza il prodotto libro, sia dal punto del testo, se funziona o se non funziona, sia dal punto di vista della scansione del ritmo.
Il problema del libro è legato alla sua tipologia: libro per piccoli, libro di narrativa, libro di divulgazione scientifica. Per ogni categoria c’è un giudizio su alcuni aspetti che sono più importanti di altri. Ad esempio, nell’albo illustrato è fondamentale che il testo e l’illustrazione si sposino. Il ritmo del libro deve funzionare: il ritmo dell’illustrato è sulla doppia pagina e ogni doppia pagina deve presentare qualcosa di nuovo, di non ripetitivo, deve proporre una sorpresa. L’albo illustrato ha bisogno di una tecnica e di un equilibrio che non sono sempre facili da ottenere: talvolta arrivano in redazione proposte di ottimi illustratori (o autori e illustratori al tempo stesso) dove però manca l’attenzione al ritmo, il libro non lo si pensa sfogliato ma come singole visioni o singole tavole e questo per i piccoli non funziona.
Nell’ambito dell’illustrazione uno dei grandi problemi dell’editoria italiana è la scarsa capacità di rivolgersi veramente ai piccoli, perché illustratori molto bravi, e spesso anche le scuole, tendono ad alzare molto il target a cui si rivolgono: lo chiamano “illustrato per tutti”, che però raramente è davvero convincente per tutti.
L’idea funziona molto di più per la narrativa: se c’è un’idea molto forte accompagnata da una bella scrittura si guarda con molto interesse alle proposte. Lo stesso accade per la divulgazione scientifica: trovare un argomento veramente interessante e un autore esperto che venga dal mondo scientifico (cerchiamo sempre di affidare la divulgazione scientifica a esperti) è difficile. Qui ci troviamo di fronte alla semplificazione dei testi: chi è abituato a fare il divulgatore per adulti non sempre riesce a scrivere in modo comprensibile per i bambini. Queste pubblicazioni richiedono molto lavoro dell’editor, una lunga gestazione per ottenere testi inattaccabili.
La divulgazione scientifica ha un mercato che va dai 10 ai 13 anni, Parole di astronauta, di Ettore Perozzi e Simonetta Di Pippo, è l’ultima uscita della collana di Narrativa scientifica. Se si racconta qualcosa con un contenuto scientifico bisogna scrivere un testo perfetto con una revisione scientifica ineccepibile. Noi controlliamo tutto. Costa tempo e denaro, ma è l’unico modo per fare divulgazione scientifica, diversamente è meglio non farla.

Tra i numerosi autori e illustratori del catalogo Lapis se ne può citare qualcuno in particolare, per il successo conseguito, o anche solo per il legame costruito?
Oltre a Gek Tessaro cito per i piccoli Attilio Cassinelli, attualmente uno degli autori più premiati: ha vinto il Premio Nati per Leggere, il Premio Andersen e quest’anno ha ricevuto una menzione speciale alla carriera alla Fiera di Bologna, riconoscimento internazionale importantissimo. I diritti dei libri di Attilio sono venduti in quasi tutto il mondo e attualmente pubblicati in nove Paesi diversi.  Ha avuto un successo immediato ma si tratta in realtà di un ritorno. Attilio Cassinelli è stato molto famoso negli anni Settanta all’interno di una grandissima casa editrice da cui è uscito, non per sua volontà, e poi dimenticato. Il suo ritorno è stato accolto con grandissimo favore dal pubblico di tutto il mondo e con lui Lapis ha instaurato un rapporto speciale.
Lavoriamo con assidua continuità, sempre per i piccoli, anche con l’irlandese Chris Haughton: è un autore tradotto in tutto il mondo, ha vinto molti premi e ha preso parte a vari festival italiani; ad esempio, nel 2017, al festival Scrittori in città di Cuneo è diventato per puro caso l’illustratore della Biblioteca 0-18, biblioteca per bambini e ragazzi nel centro storico, in fase di ristrutturazione. Oggi chiunque visiti la biblioteca può ammirare le sue illustrazioni sui muri.
Un altro illustratore cui siamo molto legati, perché siamo nati con lui, è il romano Lorenzo Terranera, con il quale abbiamo iniziato con le guide. I suoi libri illustrati Leo, Michelangelo e di prossima uscita Caravaggio, sono scritti da Luisa Mattia, un’altra nostra importante autrice e amica con cui c’è quel rapporto in cui si può parlare dei progetti con scambi di idee e consigli.
Uno dei nostri maggiori successi di questi ultimi anni è Cosa saremo poi, sul bullismo, scritto da Luisa Mattia insieme a Luigi Ballerini, psicanalista dell’età adolescenziale. Questo è un libro nato da una mia idea: erano anni che ogni volta in cui uscivano articoli strazianti sui suicidi degli adolescenti, messi alla berlina sui social, mi dicevo che sarebbe stato bello se qualcuno ne avesse scritto un bel romanzo. Non perché non ci siano storie su questo tema, ma perché bisognerebbe dare uno strumento agli insegnanti, e anche ai genitori, per creare un ponte e poterne parlare. Da due anni ne parlavo con Luisa Mattia fino a quando mi ha detto di aver conosciuto Luigi Ballerini: «Ho pensato che lo potremmo scrivere insieme, questo libro», e così è stato.
Cosa saremo poi è un romanzo che ha avuto grande successo e la cosa molto interessante è stato ciò che ha scatenato durante gli incontri: i ragazzi mostrano un grande interesse per queste tematiche, partecipano attivamente, non vogliono più andare via perché è come se finalmente riuscissero a tirare fuori qualcosa di cui vorrebbero parlare. Sono argomenti che li mettono in crisi, non vivono con serenità il rapporto con questo mondo dove bisogna essere qualcun altro da sé. Da questi incontri sono nate belle esperienze, sono state inviate lettere agli autori, alcune strazianti, che raccontano realtà dure, alcune molto belle. Ti rendi conto che stai lasciando un piccolo segno: gli insegnanti sono entusiasti, sono riusciti a rompere un muro di silenzio e tirar fuori argomenti di cui si vorrebbe parlare ma non sempre si trova lo strumento giusto per farlo.
Il libro è nato in questo modo, dal rapporto quasi fraterno con Luisa Mattia, autrice con cui lavoriamo su tante serie diverse; è un’autrice capace di modulare la voce narrante nel modo giusto, senza sbavature; è inoltre un’autrice televisiva, scrive per quella che era la Melevisione, Albero Azzurro. Chi scrive sceneggiature ha il ritmo cinematografico, riesce sempre a essere molto efficace e a intercettare il target giusto.

Lapis ha chiuso il suo rapporto con Amazon: l’annuncio è stato dato alla vigilia dell’ultima edizione del Bologna Children’s Book Fair accrescendo il numero di quanti stanno facendo un passo indietro di fronte al colosso della distribuzione. Quali sono state le motivazioni della decisione e le reazioni provocate?
La storia è questa: nell’autunno 2017 sono arrivate telefonate dai commerciali Amazon per dirci che, essendo cresciuti sui loro canali, avremmo dovuto riconoscere uno sconto esagerato, per noi insostenibile. Se non avessimo aderito non avrebbero più preso le nostre novità. La stessa richiesta è stata fatta anche a molti altri editori.
Ci abbiamo pensato un po’, poco a dire il vero perché non avevamo molto tempo a disposizione per rispondere. E riflettendo bene, anche per un motivo strategico, abbiamo ritenuto di essere ancora in tempo per dire di no. All’epoca il nostro fatturato su Amazon era in crescita. Abbiamo risposto no e a quel punto siamo stati inondati di rese, è crollato il fatturato di fine anno e il danno all’inizio è stato grosso. Poi la loro fetta di mercato si è spostata sia sugli altri rivenditori online sia sulle librerie indipendenti.
Amazon può acquistare e vendere da intermediari, non necessariamente direttamente dalla casa editrice, quindi pian piano Amazon ha dovuto ricominciare a comprare i libri di Lapis attraverso questo sistema, per loro molto costoso, che non fa guadagnare quasi nulla. Noi non abbiamo ceduto alcun punto percentuale, lentamente Amazon ha ricominciato a vendere i nostri libri e credo che tra non molto tempo ricominceranno a chiederci lo sconto. Questi canali vivono del fatto che vendono tutto: nel momento in cui non hanno tutto a disposizione da vendere perdono senso, perché l’utente passa automaticamente a un altro canale, ad esempio da Amazon a IBS.

Rosaria Punzi

Sarebbe bene, ma questo purtroppo non avverrà, che si diffondesse una maggiore consapevolezza: sia da parte dei blogger che hanno le loro piattaforme su Amazon e, pur sostenendo contenuti “etici”, rimandano la vendita dei loro prodotti su Amazon, sia perché ti rendi conto che l’utente tipo di Amazon è proprio quello che su Amazon non dovrebbe andarci, il trentenne-quarantenne con poco tempo a disposizione ma che si ritiene una persona aperta, democratica, colta, che legge, a parole contraria a tutto ciò che Amazon rappresenta, ma che continua a usarlo e quindi ad arricchirlo.
Il solo fatto che le tasse non vengano pagate nel Paese in cui operano è un’evasione totale. Normalmente se so che quell’attività commerciale evade le tasse in Italia cerco di evitare di arricchirla.
Insomma, è andata così, ma siamo solo un sassolino: in Italia si sono sottratti al meccanismo, oltre a Lapis, solo Babalibri, e/o e Vita e pensiero.

Questa scelta implica una profonda fiducia nei tradizionali canali di distribuzione e promozione. Le librerie, soprattutto quelle indipendenti, diventano il luogo privilegiato dell’incontro tra libro e lettore. Come arrivano i libri Lapis in libreria?
I nostri libri arrivano in libreria attraverso la promozione, che presenta le novità, quindi le prenotazioni e la distribuzione. Per le librerie indipendenti utilizziamo una newsletter che presenta le novità. Non tutte le librerie indipendenti, spesso sono molto piccole e con difficoltà di gestione, riescono ad avere l’informazione, a capire di che cosa tratti il libro e le sue potenzialità.
Chiaramente la libreria indipendente in questo momento in Italia è in grandissima crisi: sarebbe il nostro interlocutore privilegiato, io ho tra l’altro delle partecipazioni anche molto alte in tre librerie in Italia (Giannino Stoppani di Bologna, La libreria dei ragazzi di Torino, Il delfino di Pavia) quindi ne conosco bene le dinamiche e le aiuto molto per quello che posso e ho potuto fare.
Dai dati che abbiamo si evidenzia una continua flessione, sia del nostro mercato in generale, quest’anno per la prima volta in contrazione rispetto a un andamento sempre positivo, sia perché le librerie indipendenti che lavorano anche sulla proposta fanno più fatica: un po’ per l’online, per il costo degli affitti, per tanti meccanismi diventati estremamente faticosi, cui aggiungere tagli ai fondi delle scuole e ai fondi delle biblioteche. O sono molto solide, strutturate, con una vita lunga e clientela affezionata, oppure si trovano sempre più in difficoltà.
Da un lato sì, la libreria indipendente è il nostro riferimento principale ideale, dall’altro a volte si instaura un rapporto veramente complicato anche perché, soprattutto nelle librerie nuove, c’è magari una grande preparazione editoriale ma non sempre supportata da una preparazione gestionale. Magari le librerie indipendenti potessero essere il nostro esclusivo riferimento, ne sarei molto contenta perché per me il rapporto con i librai è fondamentale ed è stato fondamentale in questi anni. Dai librai ho imparato moltissimo, è un mondo complesso ma molto ricco e interessante.

Cosa significa oggi per te l’espressione: stare dalla parte dei bambini?
Stare dalla parte dei bambini vuol dire dimenticarsi le sovrastrutture adulte e arrivare a una sintesi essenziale e a un cuore dei messaggi. Non è sempre facile, ma stare dalla parte dei bambini significa proporre sempre una qualità molto alta. Non si può dare all’infanzia qualcosa di scadente: come al bambino non si propina un omogeneizzato di dubbia qualità lo stesso vale per il cibo dell’anima, del cuore: dobbiamo dare ai bambini qualcosa che vale la pena che stia tra le loro mani.

Come è cambiato e in che modo il modo di raccontare storie in questi anni, di fronte alla rivoluzione digitale incalzante e al sopravvento di una comunicazione sempre più social e sempre meno approfondita?
Per quanto riguarda il libro per bambini questo discorso è vero per alcuni aspetti. Avviene una strana cosa: da un lato la competenza di lettura è scesa, i bambini di sette-otto anni, rispetto a dieci anni fa, per non dire venti o trenta, hanno poca capacità di concentrarsi sulla lettura, reggono poco un romanzo seppur breve. Ora un bambino su cento ha la capacità, a otto anni, di leggere Piccole donne come avveniva anni fa.
Sulla lettura si è tornati indietro anche rispetto ad altri Paesi: quando pubblichiamo libri stranieri, i testi di Germania e Francia, ad esempio, sono molto più lunghi, ricchi e complessi per un’età di riferimento bassa. Il bambino di sette anni ha delle competenze linguistiche diverse, sia perché entra prima a scuola sia perché questi Paesi hanno politiche pubbliche di lettura differenti.
Il problema dei tablet ha delle conseguenze. Tutti i media ce l’hanno dal punto di vista della narrativa. Un classico di trenta-cinquant’anni fa è lento rispetto a oggi: il fatto che prima avveniva ogni quindici pagine oggi deve avvenire dopo due, questo è il ritmo. Ma non è solo un problema di social, vale anche per la televisione e vale anche per il cinema. Il ritmo è cambiato, tendenzialmente il cinema popolare ha stimoli molti veloci: dialoghi, azioni ed è un po’ così nei libri per ragazzi, un esempio su tutti è Harry Potter.

Lapis ha conquistato una posizione di rilievo nel mondo dei libri per ragazzi. Sono poche le case editrici italiane che possono vantare analogo prestigio, frutto di anni di passione e dedizione. Quali sono gli ingredienti di questa felice esperienza?
Credo che sia il binomio accessibilità e qualità, da tutti i punti di vista: confezione, attenzione alla grafica, qualità dell’immagine. Contenuti validi, comunicare bei temi, aprire degli squarci, provocare emozioni, empatia, commozione, sano umorismo, comunque smuovere qualcosa.

Com’è lo sguardo al futuro di Lapis e possiamo avere qualche anticipazione sulle prossime novità editoriali, fino al 2020?
Alcuni illustrati di autori importanti: un nuovo titolo di Chris Haughton che dovrebbe uscire in autunno, uno di Philip Giordano, anch’egli Premio Andersen; un titolo di Gek Tessaro e uno di Attilio.

Per quanto riguarda la narrativa, il seguito di Cosa saremo poi, degli stessi autori: questa volta dal punto di vista del bullo, del cattivo, esigenza emersa dagli incontri con ragazzi che si chiedono come finisca la storia e che fine faccia il bullo, alla fine del primo libro, vittima dei social.
A novembre diventerà albo illustrato la canzone Abbi cura di me di Simone Cristicchi, un testo molto amato dalle scuole su cui in molti hanno lavorato.

Che cosa c’è da leggere in questo momento sul tuo comodino
Il classico Marygold della canadese Lucy Maud Montgomery, chiedendomi se ancora regge a distanza di decenni, e un libro per adulti di Patrizia Rinaldi.

 

I diritti delle donne raccontati ai più piccoli

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

Ci sarebbe piaciuto essere presenti lo scorso 8 marzo alla Casa Internazionale delle donne di Roma. Ci sarebbe piaciuto ascoltare le parole scelte da Cecilia D’Elia per presentare la nuova edizione del suo libro per ragazzi Nina e i diritti delle donne, giá pubblicato da Sinnos nel 2011. Abbiamo colmato questa assenza chiedendo direttamente all‘autrice di raccontarci la storia del libro, così urgente e necessario. La storia della piccola Nina ripercorre la storia delle donne della sua famiglia e delle donne del nostro Paese.

Cecilia D‘Elia è laureata in filosofia. Assessore al comune e poi alla provincia di Roma, nel 2011 è stata tra le promotrici di “Se non ora quando”. Ha pubblicato L’aborto e la responsabilità,  Le donne, la legge, il contrattacco maschile, (Ediesse, 2008), Nina e i diritti delle donne (Sinnos, 2011 e 2018).  Il suo sito è www.ceciliadelia.it.

Da sempre ti occupi di politiche di genere, prevenzione e contrasto della violenza contro le donne. Quando e perché hai deciso di scrivere un libro per ragazzi sui diritti delle donne?
Ho sentito l’urgenza di scrivere un libro per ragazze e ragazzi nel 2011. In Italia eravamo nel pieno degli scandali legati al sistema di potere di Berlusconi, dello scambio tra denaro, sesso, potere. È l’anno in cui è esploso il movimento Se non ora quando, di cui sono stata una promotrice. Volevo raccontare la storia delle donne di questo Paese ai più giovani, a cominciare dai miei figli, far vedere come la nostra storia personale si intrecci con quella più generale. Volevo incuriosire verso la propria genealogia femminile e mostrare il suo intreccio con i cambiamenti dei desideri, dei costumi, delle leggi. È quello che Nina scopre della propria famiglia.

Nina e i diritti delle donne è stato ripubblicato a sette anni dalla prima edizione. Qual è stata  l’urgenza di questa nuova edizione? Quali sono le differenze?
In realtà non molte. Questa seconda edizione è soprattutto un aggiornamento. Nel frattempo una ragazzina, Malala, ha mostrato al mondo la forza della sua determinazione e ha avuto il Nobel per questo e ho voluta inserirla. Inoltre l’Italia ha ratificato nel 2013 la Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domesticae mi è sembrato importante parlarne e ampliare la parte dedicata alla violenza contro le donne, tema che in questi anni si è imposto nel dibattito pubblico e sempre di più è presente nelle domande delle mie giovani lettrici e dei miei giovani lettori. Ho poi scelto di aprire una finestra sul mondo, raccontando come nelle istituzioni internazionali si siano affermati i diritti delle donne. Nel 2011, evidentemente troppo preoccupata per l’Italia, stranamente non avevo pensato di farlo.

Di fronte a quali giovani uditori ti trovi quando presenti Nina e i diritti delle donne? Quali lettori e cittadini sono i bambini e i ragazzi di oggi?
È difficile generalizzare. Gli incontri sono molto diversi e molto dipende da come sono stati preparati in classe. Intanto, cosa a cui non ero per niente preparata, le ragazze e i ragazzi sono incuriositi anche dalla “scrittrice”, vogliono sapere come si scrive un libro, perché lo hai scritto, chi ha fatto i disegni, se sei contenta di quello che hai pubblicato. Il rapporto diventa spesso personale e diretto. In generale sono curiosi e collegano alla loro vita quello che dici. Restituiscono la loro esperienza dei diritti, non sempre felice. La prima domanda, al mio primo incontro in una scuola, mi è stata rivolta da un bambino la cui madre era stata appena licenziata perché incinta. Come era stato possibile? Devi saper parlare dell’ingiustizia e dello sfruttamento nel mondo.


Quale è la migliore fascia di età di lettori per Nina e i diritti delle donne?
Credo sia adatto a bambini che frequentano dalla quinta elementare alle scuole medie. Ma dipende molto dalle insegnanti e dagli insegnanti. Il libro ha più livelli di lettura. È stato letto anche da tante donne adulte.

Il tuo libro può essere considerato una necessaria lezione di educazione civica (o di civiltà, così preferirei definirlo) che ritengo abbia bisogno di un accurato lavoro, uno scambio tra autrice, casa editrice e scuole-insegnanti.  Quale esperienza puoi raccontarci al riguardo?
La casa editrice Sinnos è molto impegnata e attenta al rapporto con le scuole. In casa editrice abbiamo svolto anche incontri di formazione con gli  insegnanti. A partire da Nina e i diritti delle donne ci sono più percorsi di lettura che si possono fare, che Della Passarelli e la Sinnos propongono guardando anche a pubblicazioni di altre case editrici, con la consapevolezza che la promozione della lettura presuppone alleanze tra insegnanti, editori, bibliotecari, librai. Ci sono scuole che svolgono un lavoro costante e sono tornata più volte a parlare a classi diverse. Credo che questa attenzione alle relazioni sia un merito della Sinnos.

A quali progetti letterari stai lavorando in questo momento? Hai in programma di scrivere ancora per bambini e ragazzi?
Mi piacerebbe scrivere ancora per ragazze e ragazzi, non so se ne sarò capace, io sono soprattutto una saggista, con una vocazione da divulgatrice, che penso di non aver mai veramente sfruttato. Anche perché la mia vita lavorativa si è concentrata su altro. Nel 2017 ho scritto con Giorgia Serughetti un libro sulla libertà delle donne oggi, dal titolo Libere tutte (minimum fax). A un anno dall’uscita stiamo ancora girando l’Italia per presentarlo. Insieme però abbiamo un altro progetto, che riguarda sempre le donne, ma è ancora da definire bene, troppo presto per parlarne.

Qual è il futuro della Casa Internazionale delle donne, sotto sfratto e sotto attacco vandalico di Forza Nuova?
L’attacco è stato uno sfregio a un luogo dell’autonomia femminile, un laboratorio culturale e politico, uno spazio che offre servizi, momenti di riflessione e socialità. È stato un fatto grave, segno del delirio ideologico che si scatena attorno alla legge 194 sulla legalizzazione delle interruzioni di gravidanza, di cui quest’anno ricorre il quarantennale dell’approvazione. Il problema vero oggi per la Casa è l’atteggiamento di Roma Capitale e la volontà politica o meno di questa istituzione di riconoscere il valore che la Casa ha per la città, e quindi di offrire un piano di rientro dal debito  verso il Comune di cui tenere conto.

Domanda di rito a chiusura delle interviste di Via dei Serpenti: cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Ho appena finito di leggere Simone de Beauvior. La rivoluzione del femminile di Julia Kristeva (Donzelli, 2018) e ho voglia di rileggere Memorie di una ragazza per bene, il primo volume dell’autobiografia di Simone de Beauvoir, che ho letto quando andavo al liceo. Ma penso che prima mi dedicherò a Veronica Raimo, Miden (Mondadori). A dire il vero il mio comodino è pieno di libri, alcuni aspettano di essere letti, altri di essere finiti, altri, di poesie, semplicemente mi fanno compagnia.

 

365 Storie, una storia al giorno

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

Libreria 365 Storie
Via San Biagio 53 – Matera
0835 339057 – 365storie@gmail.com
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Ho conosciuto Iolanda Nardandrea più di dieci anni fa a Roma, una cara amica di amici cari. Non sono state molte le occasioni in cui abbiamo condiviso del tempo e fatto due chiacchiere ma ho sempre pensato a lei come a una persona di grande sensibilità e delicatezza. Sapere che, insieme al marito e alle sorelle ha deciso, qualche anno fa, di tornare a casa, ossia lasciare Roma per la sua Basilicata, mi è sembrata una scelta coraggiosa e allo stesso tempo invidiabile. Scoprire poi che ha aperto a Matera 365 Storie, una libreria indipendente per bambini e ragazzi, è stata una meravigliosa sorpresa.

La libreria per bambini e ragazzi 365 Storie è una realtà nuova (sbirciando on-line troviamo un sito in costruzione), una libreria per bambini e ragazzi che nasce poco più di un anno fa nella città di Matera. Quando, come e perché avete deciso di intraprendere questa coraggiosa avventura?
La libreria 365 Storie è il progetto di due persone, Anna Felicia e Iolanda. Donne e sorelle.
Un’idea maturata nel tempo necessario a incrociare due “esistenze” e un progetto di ritorno a Sud, in Basilicata, dove siamo nate. Pur essendo lucane, abbiamo vissuto nella amata-odiata Roma per oltre vent’anni. In un’altra vita.
La libreria 365 Storie, aperta a Matera il 17 dicembre 2016, è la nostra piccola “rivoluzione”, in direzione ostinata e contraria. Una rischiosissima impresa in cui ci siamo avventurate per realizzare un’idea che, a distanza di poco più di un anno, ci pare ancora un’idea felice. Un libro è un bel luogo dove incontrarsi, una libreria per bambini e ragazzi è il posto giusto per provare a immaginare mondi oltre i confini della pagina, per costruire nuovi percorsi di crescita nella lettura e con la lettura. Ci stiamo provando. Appassionatamente. Con l’impegno e il desiderio di condividere le cose belle per Ognidove e con ogni bambino, a Matera e in provincia.

Cosa significa, ai giorni nostri, aprire una libreria per bambini e ragazzi nel centro storico di Matera e mantenerla in vita? Quante librerie indipendenti e librerie per ragazzi ci sono attualmente nella vostra città?
365 Storie è nel Rione San Biagio del Sasso Barisano, un quartiere storico della città abitato da residenti, i nostri “buoni vicini”, e attraversato da “turisti”, le tante belle persone di passaggio che sono entrate in libreria, vi hanno sostato a lungo, sono andate via con un libro da regalare, parole incoraggianti, sorrisi rassicuranti. Un quartiere dove ci siamo sentite a casa e nello stesso tempo nel mondo.
Come rendere la libreria uno spazio culturale sempre più accessibile e un’impresa commerciale sostenibile? Sono le domande con cui abbiamo inaugurato il nostro secondo anno di vita. 365 Storie è la prima e attualmente unica libreria indipendente per bambini e ragazzi a Matera e in provincia. Dare alla nostra pioniera “impresa” una identità riconoscibile è stato il primo passo. Intercettare il bisogno di quanti considerano necessaria, nel tessuto sociale e culturale di una comunità, l’esistenza e la sopravvivenza di una libreria indipendente è stato il successivo.
Matera non è la nostra città e la Basilicata, avendo vissuto altrove, è stata a lungo solo una terra in cui ritornare e da cui ripartire. Le nostre radici sono più profonde che estese. Aprire una libreria qui ha significato per noi riscoprire un intero territorio, ricostruire una rete di relazioni umane e professionali. E la prima relazione da creare e di cui avere cura è, naturalmente, quella con i bambini, che sanno comprendere, prima e più degli adulti, il valore di una libreria come la nostra. La gioia di leggere un libro, ascoltare una storia si diffonde per contagio. E loro ce lo ricordano.
Mantenere in vita questa nostra creatura richiede di indossare contemporaneamente i panni del libraio competente e quelli del piccolo imprenditore capace di scegliere senza derogare alla qualità dei titoli che si possono trovare in una libreria di proposta. Saperli proporre però non basta, non senza un reciproco riconoscimento, non senza il sostegno di chi oggi sceglie – scelta etica e politica – di acquistare un libro, tanti libri, in una libreria indipendente.

Da quale formazione provengono le libraie di 365 Storie? Esiste una divisione dei ruoli?
Abbiamo una formazione umanistica, una passione per le belle storie, per bambini e per tutti, un’attenzione verso l’infanzia, e l’infanzia negata, che appartiene al nostro vissuto professionale e umano. E soprattutto una naturale attitudine alla condivisione, all’incontro, allo scambio.
Le librerie sono luoghi in cui si coltivano relazioni, spesso all’insegna della gentilezza, della fiducia, del rispetto dell’altro. Abbiamo sotto gli occhi tanta bellezza e tra le mani un mestiere che stiamo imparando a conoscere, proprio come i libri che non abbiamo ancora letto o studiato. Un percorso di crescita e di formazione continua per affrontare un lavoro nuovo, tanto faticoso quanto fantasmagorico.
Nella gestione della libreria non abbiamo ancora una netta divisione dei ruoli. Per il momento, ognuno fa al meglio ciò che, per attitudine e formazione, sa fare meglio o è necessario fare.

Chi sono e cosa cercano i frequentatori e clienti della vostra libreria?
La libreria è frequentata da adulti alla ricerca di un libro da regalare a un bambino oppure adulti che in compagnia dei propri bambini scelgono insieme un libro da portare a casa. Clienti già affezionati e persone del posto che scoprono la nostra realtà di giorno in giorno. Ma anche appassionati e curiosi di ogni età e da ognidove.
Con l’arrivo della primavera la libreria si apre a intere scolaresche di bambini delle scuole di Matera e della provincia. Tra i nostri piccoli e giovani lettori-ascoltatori, da 0 a 16 anni, gli adolescenti e i cosiddetti “giovani adulti” sono i più difficili da attrarre e coinvolgere. La prima volta in libreria di un quindicenne la ricordiamo ancora con stupore e commozione.
L’incontro con educatrici, insegnanti, responsabili delle sempre troppo poche (o sempre meno attive) biblioteche ci dà l’opportunità di trasferire e scambiare conoscenze e competenze. Finora, e fortunatamente, sono rari i lettori che, comprendendo il valore aggiunto di una libreria a portata di mano e di libraie prodighe di consigli, se ne avvalgono solo per futuri acquisti online. Molto più spesso un nostro consiglio di lettura è l’occasione di guardare, sfogliare e scoprire un libro insieme a un bambino. Aver allestito lo spazio a misura e altezza di piccolo lettore per noi significa anche ricordare agli adulti la speciale relazione che una scoperta condivisa consente di stabilire, ai bambini la necessità di aver cura dell’oggetto libro – complice la responsabilità e la collaborazione dei più grandi.

365 Storie presenta una selezione di libri di settore di grande qualità, dai quali si evincono conoscenza, passione, aggiornamento costante. Come avviene la selezione dei titoli scelti e quali sono i progetti editoriali, le case editrici maggiormente in sintonia con lo “spirito 365 Storie”?
La curiosità è il primo motore, quello che ci muove alla scoperta di titoli da proporre in libreria. I libri ci piace sceglierli anche se molti libri si lasciano facilmente scegliere. La ricerca in cataloghi, blog, riviste specializzate e la partecipazione a convegni, corsi e fiere aprono scenari nuovi da esplorare per arricchire la conoscenza di un mondo di altissima qualità e di grande bellezza, dinamico e prolifico. Con un crescente interesse verso i nuovi o meno conosciuti progetti editoriali. Difficile scegliere quali fra i tanti che amiamo siano più in sintonia con il nostro spirito. Apprezziamo i libri che sanno restituire lo sguardo del bambino, rispondere alle sue domande e porne di nuove, sempre sorprendenti, stupite, mai banali.


Come per molte librerie di settore, si può affermare anche per 365 Storie che l’aspetto ludico-laboratoriale rappresenti, sempre più, un fondamentale e indispensabile valore aggiunto?
Non trascuriamo l’importanza dell’aspetto ludico-laboratoriale ma non lo consideriamo un valore da aggiungere necessariamente all’atto della lettura in sé. Preferiamo i laboratori che nascono dal libro e ritornano al libro attraverso le infinite possibilità di sperimentazione e di gioco racchiuse fra le sue pagine. La promozione della lettura è il nostro obiettivo. Crediamo fermamente che si possa raggiungerlo attraverso la lettura condivisa, o meglio, “donata” reciprocamente. Tra adulti e bambini, tra bambini e bambini, tra giovani e anziani, tra italiani e stranieri. È l’unico strumento che può riportarci all’ascolto di sé e degli altri. Non a caso 365 Storie è anche il titolo di uno dei nostri primi libri ascoltati e letti, una storia al giorno illustrata da Richard Scarry in una tanto sfogliata e amata edizione del 1976.
Concretamente, proponiamo di leggere insieme durante le visite delle scuole in libreria, in nostri progetti di lettura in classe, all’aperto con partecipanti “volontari” di tutte le età, attraverso un programma di letture, ogni mercoledì, in libreria.

Di che cosa hanno bisogno i librai in Italia (iniziative di promozione, legislazione ad hoc, sostegni finanziari, associazionismo di categoria)?
Certamente di politiche culturali che restituiscano senso al libro e misure di sostegno economico per la nascita e la sostenibilità d’impresa – il credito d’imposta su Imu, Tasi, Tari e sulle spese di affitto introdotto dalla Legge di Bilancio 2018 è un primo intervento a favore delle librerie indipendenti con cui fare conti e riflessioni. Una legislazione attenta e un Paese che investe nella cultura anche attraverso efficaci programmi di promozione della lettura potrebbero contribuire alla sopravvivenza delle librerie in Italia. L’associazionismo di categoria è uno strumento da considerare positivamente se riuscisse a operare per tutelare interessi, cogliere opportunità, determinare le politiche culturali, favorire la circolazione delle informazioni.
Altrettanto vitale è la necessità che il libro e la lettura siano avvertiti come pratiche culturali non marginali per una comunità, nel riconoscimento della funzione che le librerie svolgono nei centri storici e nelle periferie dei nostri territori.

A vostro avviso com’è e come dovrebbe essere il rapporto tra librai e editori?
Bisognerebbe lavorare insieme e fare fronte comune per rendere davvero sostenibile l’intera filiera del libro, per il riconoscimento del suo valore culturale ed economico. Come libraie abbiamo la fortuna di creare ogni giorno relazioni professionali e umane con editori che comprendono e riconoscono il nostro ruolo.

Perché, a vostro parere, si legge così poco in Italia? La vostra esperienza di librai conferma i dati allarmanti sullo stato della lettura nel nostro Paese?
Perché si legge così poco? Vivendo in un Paese impoverito e in una regione fra le più povere, certamente si legge meno perché i libri non si possono comprare anche quando si vorrebbe. E però, riportando un solo esempio, se fossero previsti maggiori fondi per il patrimonio di biblioteche comunali e scolastiche, si creerebbero alcune condizioni materiali di accesso al mondo del libro per gli adulti e per i bambini. La sopravvivenza di una libreria è legata a quella dei lettori, specie poco protetta e sempre minacciata dal rischio di una sciagurata estinzione. Se questo è vero, è altrettanto vero che l’esistenza stessa di una libreria può contribuire a ritardarne la scomparsa.

Quali libri vi attendono sul comodino?
Un fumetto, sempre e da sempre.