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Foto: Simon Cocks

I consigli di Barbara Facchini e Alessandro Fratini
– Libreria Risvolti

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Risvolti
Via Sestio Calvino, 73-75 00174 – Roma
Tel./Fax. 0689537244
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C’è ancora posto in valigia? Perché dalla libreria Risvolti arrivano nuovi consigli.

Prendimi, Lisa Gardner (trad. di Daniele Petruccioli), Marcos y Marcos, 2015
Charlene Rosalind Carter Grant aspetta il suo assassino, lo fa da un anno, allenandosi a sparare, a tirar pugni e a correre perché le sue due migliori amiche sono già state uccise lo stesso giorno a un anno di distanza e ora è arrivato il suo turno.
Il sergente investigativo D. D. Warren si ritroverà a dover dare la caccia all’ipotetico assassino di Charlene e, allo stesso tempo, a un killer che giustizia i pedofili di Boston.
Il nuovo thriller di Lisa Gardner, come i precedenti, è un meccanismo perfetto, è impossibile staccare gli occhi dal libro.

Una spola di filo blu, Anne Tyler (trad. di L. Pignatti), Guanda, 2015
Ogni famiglia ha i suoi segreti, anche i Whitshank hanno i loro, hanno una storia e un modo di ricordarla e raccontarla. Anne Tyler ci accompagna, con la grande scrittura che la caratterizza, nella vita di questa famiglia, attraverso i Whitshank di oggi e quelli del passato, una famiglia molto unita (tavolate domenicali, vacanze tutti insieme ogni anno) ma pur sempre soggetta a quegli scricchiolii cui la vita vera ci sottopone.
Personaggi reali, irosi, simpatici, lunatici si muovono in una grande e solida casa di Baltimora, ma le grandi case, come le grandi famiglie, hanno bisogno di continue cure e attenzioni, altrimenti gli scricchiolii aumentano.

Più gentile della solitudine, Yiyun Li (trad. di Laura Noulian), Einaudi, 2015
A vent’anni di distanza Boyang cerca di mettersi in contatto con le amiche d’infanzia Ruyu e Moran, che ormai vivono in America, per comunicare loro la morte di Shoai. Questo episodio rievocherà nei protagonisti l’infanzia condivisa nella Pechino degli anni ’80, in particolare l’estate del 1989, a pochi giorni dagli scontri di piazza Tienanmen, e un segreto che dalla fine di quell’estate in poi ha portato solo solitudine nelle loro vite. Una solitudine radicata, divenuta indispensabile ma che ognuno di loro dopo vent’anni deciderà di superare. Yiyun Li’, con uno sguardo intimo e una scrittura tagliente, ci accompagna nelle vite dei protagonisti, senza giudicarli ma semplicemente seguendo con noi l’evolversi dei loro pensieri ed emozioni.

Un terribile amore, Catherine Dunne (trad. A. Arduini), Guanda, 2015
Per il suo ultimo, bellissimo romanzo, Catherine Dunne pare abbia preso ispirazione da un personaggio della mitologia greca, Clitennestra (la bellissima e vendicativa moglie di Agamennone); il romanzo infatti richiama molto la tragedia greca sia nello svolgimento sia nell’ambientazione. La scrittrice irlandese costruisce una trama intricata dove ogni azione dei personaggi ha una sua causa e un suo effetto. Le protagoniste hanno due personalità molto diverse tra loro e anche in questo caso la Dunne conferma la bravura nel delineare fisicamente e psicologicamente i personaggi.
Due donne, Calista e Pilar, la storia di una l’inverso dell’altra: Calista cercherà nell’amore per Alexandros la propria indipendenza, Pilar a causa di un amore clandestino quasi la perderà. Entrambe toccheranno il fondo, ma si rialzeranno più forti, determinate e vendicative. Le due donne quasi non interagiscono, ma si sfiorano, sono comunque presenti l’una nella vita dell’altra senza saperlo. Entrambe troveranno la forza di lottare per la propria vita, entrambe perderanno qualcosa di molto importante. Ve lo consigliamo.

I consigli dei Serpenti per l’estate 2015 (1): I miei piccoli dispiaceri

di Emanuela D’Alessio

I miei piccoli dispiaceri_Miriam ToewsI miei piccoli dispiaceri, Miriam Toews (trad. di Maurizia Balmelli), Marcos y Marcos, 2015.

 «Portarono via la nostra casa sul pianale di un camion un pomeriggio di fine estate del 1979. In strada i miei genitori, mia sorella maggiore e io la guardammo scomparire, un basso bungalow di legno, mattoni e gesso, che si allontanava lento su First Street. Mio padre l’aveva costruito con le sue mani all’epoca in cui lui e mia madre erano novelli sposi, entrambi ventenni e con un sogno. Mia madre raccontava a me ed Elfrieda che lei e mio padre erano talmente giovani e straripanti di energia che nelle sere di gran caldo, non appena lui finiva le lezioni e lei di cucinare e tutto il resto, andavano a scorrazzare sotto la pioggia dell’irrigatore nel loro giardino nuovo, gridando e saltando, del tutto indifferenti agli sguardi e alla costernazione dei vicini più anziani, i quali trovavano sconveniente che una coppia di mennoniti freschi di nozze saltellasse mezza nuda sotto gli occhi della città intera».

Ma chi sono i mennoniti? mi sono chiesta dopo aver letto che Miriam Toews è nata in Canada e cresciuta a Steinbach in una comunità mennonita patriarcale. Sono i discendenti dei seguaci di Menno Simons, un pastore anabattista (battezzato nuovamente) di origine olandese vissuto nel ‘500. Non è per scoprire chi sono i mennoniti, però, che andrebbe letto I miei piccoli dispiaceri, ma per ricevere una sferzata di speranza e imparare a lasciare che il tempo faccia il suo lavoro. Perché, nonostante la storia di Miriam Toews sia intrisa di dolore, si arriva all’ultima pagina con il cuore gonfio ma lieve, con la certezza che guarire si può, anche dopo il suicidio dell’amatissima sorella, anche dopo essere finiti su un binario morto e aver perduto completamente il senso.

Miriam Toews racconta, in realtà, la sua storia, due anni dopo il suicidio della sorella. Una storia d’amore e speranza, appunto, che affronta senza retorica tabù come la morte e il suicidio, che costringe a riflettere sul terribile dubbio: abbiamo il diritto di morire?

In Canada l’80% dei canadesi è a favore dell’eutanasia, ha ricordato la scrittrice qualche giorno fa a Roma, in occasione dell’iniziativa 100 libri in giardino, il festival della letteratura al Quadraro. Ma questo dato non garantisce di certo la sicurezza di una scelta che nessuno, immagino, vorrebbe mai essere chiamato a compiere.

Di motivi per leggere I miei piccoli dispiaceri se ne possono trovare ancora molti, io ne aggiungo solo un altro. Il libro traccia una piccola mappa di lettura che, se la si volesse seguire con attenzione, ci porterebbe alla scoperta (o riscoperta) della poesia di Samuel Coleridge e Philip Larkin, del romanzo di Fernando Pessoa Il libro dell’inquietudine, del classico L’amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence, con cui concludo.

«La nostra è un’epoca essenzialmente tragica, per questo ci rifiutiamo di prenderla tragicamente. Il cataclisma si è ormai abbattuto su di noi, siamo circondati dalle rovine; cominciamo a creare nuovi piccoli centri di vita, a nutrire nuove piccole speranze. È un lavoro molto difficile; la strada verso il futuro è tutt’altro che piana, ma noi aggiriamo gli ostacoli o li scavalchiamo. Dobbiamo sopravvivere, per quanti cieli ci siano crollati addosso».

INDILIBR(A)I – I consigli di lettura della libreria Risvolti

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

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Dai librai Barbara Facchini e Alessandro Fratini di Risvolti gli ultimi consigli di lettura.

La fortezza di Jennifer Egan  (traduzione di Martina Testa, minimum fax, 2014)
Jennifer Egan conferma il suo grande talento. A Danny, il protagonista, viene proposto da un cugino che non vede da anni, di aiutarlo a ristrutturare un castello medievale in Europa per farne un hotel di lusso. Le intricate gallerie sotterranee, i bizzarri personaggi che abitano il castello e delle strane visioni metteranno alla prova la fragile psicologia di Danny….e se invece il protagonista fosse Ray che scrive la storia di Danny mentre è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza? Romanzo gotico o psicologico? Semplicemente un raffinato gioco letterario con il quale la Egan ci esorta a usare la nostra mente, a non lasciare sopita la nostra fantasia e a non lasciarci soggiogare dalla tecnologia.

indice_medio_di_felicitàIndice medio di felicità di David Machado (traduzione di Romana Petri, Neri Pozza, 2015)
Terzo romanzo pubblicato in Italia del giovane scrittore portoghese, Indice medio di felicità racconta delle vite in crisi di tre amici in un paese in profonda crisi, il Portogallo. Racconta della loro idea di mettere su un sito dove ci si possano scambiare offerte di aiuto. Racconta di fallimenti, di giovani allo sbando, di disoccupazione. Ma soprattutto racconta dell’indice di felicità che ogni individuo crede di aver raggiunto o che vorrebbe raggiungere. Intenso, drammatico, a tratti esilarante. «Ho pensato: Siamo invincibili. Purchè continuiamo a crederci, siamo invincibili e possono accadere cose incredibili».

La verità capovolta di Jennifer duBois (traduzione di Silvia Pareschi, Mondadori, 2015)
Già nel suo precedente romanzo Storia parziale delle cause perse  Jennifer duBois aveva dato dimostrazione di grande bravura nell’approfondire l’animo umano. In La verità capovolta queste capacità si confermano. Si parte da un omicidio e da un arresto, ma in tutto il romanzo non conta tanto arrivare alla verità su chi abbia o meno commesso il fatto, quanto tutto ciò che una vicenda del genere può provocare nelle persone coinvolte, nella loro vita, azioni, pensieri, emozioni. Ben scritto (e ben tradotto) e decisamente piacevole da leggere.

A_con_ZetaA con zeta di Hakan Günday (traduzione di Fulvio Bertuccelli, Marcos y Marcos, 2015)
Due storie, due anime, due vite, Derdâ e Derda, lei e lui, A con Zeta. Il primo romanzo tradotto in Italia di Akan Günday (scrittore turco trentottenne, ha scritto ad oggi otto romanzi), è cinico, triste e bellissimo; con una scrittura tagliente, narra le difficili vite dei due protagonisti destinati a incontrarsi solo alla fine del romanzo e dal quel momento saranno l’una per l’altro inizio e fine. «Solo A e Z. Appena due lettere, ma contengono l’intero alfabeto. Ci sono… decine di migliaia di parole e centinaia di migliaia di frasi scritte con quest’alfabeto. Persino le parole che vorrei dirti e che non riesco a scrivere sono contenute tra queste due lettere. Una è il principio e l’altra è la fine. Eppure, è come se fossero state create l’una per l’altra, per essere accostate e lette insieme.».

Vita in famiglia di Akhil Sharma (traduzione di Anna Nadotti, Einaudi, 2015)
Akhil Sharma ha impiegato dodici anni e buttato nel cestino circa settemila pagine prima di far venire alla luce questo potente romanzo autobiografico. La storia della famiglia Mishra emigrata dall’India verso gli Stati Uniti alla fine degli anni ‘70 narrata dal piccolo Ajay; dalle meraviglie dell’eldorado d’America dove si trovano catapultati i Mishra alla dura realtà dell’incidente occorso al primogenito, Birju, che stravolge completamente la vita famigliare. Con una prosa asciutta lo scrittore ci guida nel quotidiano di Ajay mostrandoci che forse l’unica speranza di sopravvivere a questo calvario è imparare a scriverne. Vivamente consigliato!

INDILIBR(A)I – I consigli per l’estate di Risvolti

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In attesa che arrivi l’estate, i librai Barbara Facchini e Alessandro Fratini di Risvolti consigliano un bel po’ di libri!

libro-3d2Il lungo sguardo di Elizabeth Jane Howard (traduzione di Manuela Francescon, Fazi, 2014).
Romanzo del 1956, mai tradotto fino a oggi in Italia, è un preziosissimo regalo per il quale ringraziamo la casa editrice Fazi. La storia di un matrimonio, raccontata dalla “matrigna” di Martin Amis, a ritroso dal 1950 fino al primo incontro con il Kingsley Amis nel 1926. Vediamo con gli occhi dei protagonisti, specialmente quelli splendidi di Antonia, come sono arrivati al loro presente; seguiamo le loro paure e insicurezze, le finte certezze, gli inganni, i silenzi, i momenti felici e quelli tristi. La scrittrice, scomparsa a ottantanove anni nel gennaio 2014, mette a nudo la coppia con una scrittura semplice ma che incanta e cattura. Personalmente poche volte ho letto un romanzo tanto bello e sincero.

Piccola osteria senza parole di Massimo Cuomo (e/o, 2014).
Il secondo romanzo di Massimo Cuomo è una spassosa storia di amicizia e d’amore ambientata in un piccolo paese al confine tra il Veneto e il Friuli, ricco di personaggi bizzarri e adorabili.  «La brezza fresca sale dal fiume, il gusto del pesce gli punge la lingua e un rivolo di soddisfazione gli fluisce nell’anima: per come sente di aver comunque già trovato qualcosa, tutto sommato, in quel posto dimenticato da Dio che si chiama Scovazze Storie e paesaggi, sapori e odori, persino degli amici, forse, sebbene sia complicato da percepire, piuttosto difficile da interpretare. “Bronse cuerte” le definirebbero qui: braci sotto la cenere. Come le parole nascoste dentro questa gente silenziosa».

Roderick Duddle di Michele Mari (Einaudi, 2014).
Il nuovo romanzo di Michele Mari è un affascinante e molto ben riuscito omaggio alla letteratura d’avventura propria di Charles Dickens e Robert Louis Stevenson. Il protagonista è un orfano, cresciuto in un bordello, che affronta tutta una serie di peripezie per poter arrivare ad un lieto fine…vi ricorda qualcuno? Grazie a grandi personaggi ed infinite avventure, Michele Mari fa rivivere il romanzo e l’arte figurativa propri del settecento e dell’ottocento, disseminando qua e là riferimenti letterari che vi divertirete volta per volta a scoprire e a indovinare.

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Giorni di spasimato amore di Romana Petri (Longanesi, 2014).
Romana Petri con questo piccolo romanzo ci regala una perla. Una tenera, malinconica storia d’amore, sullo sfondo di una Posillipo dal mare placido e scintillante; con grazia e delicatezza racconta la struggente storia di Antonio innamorato pazzamente di Lucia, della loro separazione forzata e dell’ostinazione di lui nel non abbandonare la speranza di poter vivere col suo amore.

Ovunque, proteggici di Elisa Ruotolo (nottetempo, 2014).
Tra le letture interessanti del catalogo nottetempo ce n’è una che spicca in questo periodo perché, presentata da Dacia Maraini e Marcello Fois, è stata selezionata nella dozzina del premio Strega 2014. Il romanzo di Elisa Ruotolo, sinceramente, interessante è dir poco. È la storia della famiglia Girosa raccontata dall’ormai cinquantenne Lorenzo che un giorno qualsiasi inizia a ricevere strane lettere che lo costringono a fare i conti col passato. La storia si snoda attraverso le stanze di Villa Girosa che rispecchiano le vite di coloro che le occupano, ora luminose ora cupe e piene di ragnatele. La scrittura che ci accompagna mantiene l’incanto del racconto che di solito fanno i nonni; i personaggi, l’ambientazione, i riti e miti di un tempo che noi non ricordiamo se non per sentito dire.

Toccata e fuga di Lisa Gardner (traduzione di Daniele Petruccioli, Marcos y Marcos, 2014).
Il terzo romanzo della Gardner racconta di un’intera famiglia (padre, madre e figlia adolescente) rapita, della loro prigionia e degli investigatori che fanno di tutto per ritrovarli, prima che sia troppo tardi. Nello spazio angusto nel quale sono rinchiusi i Denbe dovranno fare i conti con i segreti che mai si sarebbero rivelati e che potrebbero avvantaggiare i loro rapitori. Classico thriller mozzafiato, non si riesce a smettere di leggerlo: veloce, incalzante, pieno di suspense e colpi di scena.

Condominio R39 di Fabio Deotto (Einaudi, 2014).
Un’altra bella sorpresa nel panorama dei nuovi scrittori italiani. Un buon romanzo d’esordio con un meccanismo ben congegnato. Thriller gotico condito da personaggi finemente delineati con psicologie complesse che si risolvono man mano che si risolve il mistero.

INDILIBR(A)I – Il Mattone consiglia La bambina che amava troppo i fiammiferi di Gaétan Soucy

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Alessio Zambardi consiglia per il mese di novembre  La bambina che amava troppo i fiammiferi di Gaétan Soucy (Marcos y Marcos).

Evitate di guardare la copertina. Ripeto: evitate di guardare la copertina.
Lo so, suona strano questo avvertimento se si parla di un libro, ma è così. In un libro dove l’autore è un maestro nel centellinare le informazioni lasciando lungo la strada briciole – mai troppe, mai troppo poche – obbligando così il lettore a raccoglierle man mano e a ricostruire un intero mondo, non si può “svelare tutto” nella copertina. Qui tutto è volutamente e meravigliosamente nebuloso. Quindi adoperatevi: metteteci sopra un’altra copertina come quelle per i libri di scuola (senza sbirciare troppo) e solo dopo iniziate a leggere.
«C’è una cosa che esiste ovunque nell’universo stando a ciò che ho letto, sono i vasi comunicanti, ed è verissimo. Infatti capitava che papà avesse la mano pesante con le busse, e mio fratello ne buscava un sacco e una sporta, e poi io dovevo subirmi mio fratello, ecco cosa sono i vasi comunicanti».
L’io narrante del libro è una voce piccola, innocente, a tratti comica nella sua ingenuità: tutto quello che sa della vita è uscito dalla bocca del padre (violento e carceriere) o lo ha letto nei romanzi cavallereschi presenti in casa. Ma il padre-padrone, esattamente una pagina prima della prima pagina, muore. Qui comincia la storia: e ora? che si fa? come si va avanti? Due bambini, cresciuti soli e segregati a causa di un folle, ora si trovano a prendere in mano le redini della loro vita. E questa voce racconta: racconta il presente, racconta la tenuta di campagna dove vivono lontano da tutto e da tutti, racconta il paese vicino (dove finalmente si recano): ciò che viene fuori è un quadro inquietante, briciola dopo briciola, in un crescendo dove l’orrore sembra non finire mai, dove i ricordi che affiorano sono sempre più inquietanti, fino a capire che cosa ha reso folle il padre.
Consiglio questo libro, che non è affatto una lettura spensierata, al lettore avido, a quelli che amano i puzzle che si ricompongono man mano, pezzetto dopo pezzetto. Soucy usa  un linguaggio sopraffino riproposto con abile intensità nella traduzione di Francesco Bruno.

Gaétan Soucy, scomparso lo scorso luglio a cinquantacinque anni, era nato nel 1958 a Montréal dove insegnava filosofia all’università.  Nel 1994 scrisse il suo primo romanzo L’Immaculee Conception (primo premio ex equo al Festival du Premier roman de Chambery). Con La bambina che amava troppo i fiammiferi, pubblicato nel 1998, arrivò finalista al Prix Renaudot nel 1999 e vinse il Grand Prix du roman de l’Academie des Lettres du Quebec. I suoi romanzi sono tradotti in una ventina di lingue. Oltra a La bambina che amava troppo i fiammiferi, Marcos  y Marcos ha pubblicato L’assoluzione e Music Hall.

Per approfondire
La nota del traduttore Francesco Bruno

La bambina che amava troppo i fiammiferi – Gaétan Soucy
Traduzione di Francesco Bruno
Marcos y Marcos, 2013
pp. 192, € 13,00