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Bookish, una libreria che dà dipendenza. Intervista a Giorgia Sallusti

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

di Emanuela D’Alessio

Bookish
Via Valle Corteno 50/52 – 00141 Roma
tel. 06 817 0874

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www.bookishlibreria.com

Giorgia Sallusti

Giorgia Sallusti ha cambiato di recente in Bookish il nome della sua libreria aperta nel 2015, per testimoniare la trasformazione che libraia e libreria hanno conosciuto in questi anni. Bookish, più pop e breve del precedente Il giardino del mago, descrive una persona ossessionata dai libri e dalla lettura.
Oggi Giorgia, sempre di corsa e curiosa, lettrice critica e attenta con una predilezione per la letteratura giapponese e cinese del Novecento e un occhio sempre aperto sulla letteratura fantasy, si sente «l’antidoto all’algoritmo», è convinta che il libro debba essere l’intrattenimento per eccellenza, ha costruito un luogo di incontro e di discussione sulla letteratura e alla fine anche sulla vita, un crocevia culturale, una sorta di Via della Seta intellettuale.
«Noi librai – avverte – siamo koala in estinzione funzionale: lottiamo col sangue ma ci stanno bruciando l’habitat».
Intanto noi le abbiamo rivolto qualche domanda!

Quali sono gli elementi indispensabili per tracciare un profilo realistico di Giorgia Sallusti?
Una libraia sempre di corsa, credo. Affannata alla ricerca di titoli, curiosa, con quattro o cinque libri in lettura, qualche recensione da consegnare a corollario del lavoro in libreria. Ma sono anche, a dispetto della quantità, una lettrice molto critica e attenta, con una predilezione per il black humour e la letteratura giapponese e cinese del Novecento.

Essere scrittore non ha nulla a che fare con la pubblicazione, l’editoria, il riconoscimento del pubblico – spiegava Paolo Zardi rispondendo proprio a una tua domanda – ma significa avere la costante necessità di organizzare il mondo attraverso la narrazione. Quindi, concludeva, «io faccio l’ingegnere ma sono uno scrittore». Per un libraio temo che le cose vadano in un altro modo. Per un libraio non penso sia irrilevante il riconoscimento dei lettori. Per un libraio non c’è la possibilità di fare un altro mestiere “nel frattempo”.  Quindi la domanda è: per quale motivo hai deciso di fare la libraia?
Credo che per una libraia non esista proprio il «frattempo»: è una missione da ventiquattro ore al giorno. Ho deciso di fare la libraia – anzi, di essere una libraia – perché così sono riuscita a improntare la vita attorno all’oggetto che amo di più, che è il libro. È frustrante, non soddisfacente dal punto di vista prettamente economico; anzi, se consideriamo la libreria come azienda possiamo vedere chiaramente che è un’operazione fallimentare già alla partenza. Eppure, la libreria è un’impresa culturale dove lo scopo non è l’arricchimento monetario, anche se mi fa piacere chiudere la saracinesca coi conti in ordine.
Il mio obiettivo è la promozione e la diffusione dei libri belli e del concetto che il libro vada tolto dalle teche polverose dove è stato rinchiuso negli ultimi decenni, e torni a essere invece anche l’intrattenimento per eccellenza: make books great again, per citare qualcuno più arancione di me.
Ecco, come libraia mi piace che il luogo che ho costruito sia un punto di incontro e discussione, sulla letteratura e alla fine anche sulla vita: Umberto Eco diceva che la lettura è un’immortalità all’indietro.

La libreria ha cambiato nome recentemente, da Il giardino del mago a Bookish, espressione inglese per descrivere una persona ossessionata dai libri e dalla lettura.  Quindi i libri creano dipendenza? Comunque, qual è stata l’evoluzione da un nome all’altro?
Il giardino del mago è il nome che avevo scelto quando ho deciso di avviare questa attività nel 2015. Sono cambiate molte cose: mi sono trasformata io come libraia, ho acquisito nuove competenze e anche un gusto diverso, migliore direi, e quindi di riflesso è mutata la libreria. Quel vecchio nome è il titolo di una canzone del Banco del Mutuo Soccorso che non mi stancherà mai, ma ho sentito il bisogno di trasmettere il cambiamento anche al nome e al logo, le parti più visibili della libreria: sono passata a Bookish, più breve, più pop e, evidentemente, più inglese. Molte persone me ne hanno chiesto il motivo, qualcuna tacciandomi di una malsana anglofilia, come se la sovranità linguistica fosse un bene da conservare con le unghie e coi denti. Il mago richiamava anche la vocazione iniziale per la letteratura fantasy, che è rimasta ma non è più così esclusiva.
Non bisogna nemmeno tralasciare il fatto che «bookish» mi piace di più e penso che il significato si addica con precisione a me stessa, alla mia vita, e spero in futuro anche al modo in cui parlo e scrivo. Non è forse Scout Finch, uno dei miei personaggi preferiti, che dice «fino al giorno in cui mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura: si ama, forse, il proprio respiro?». Quindi rispondo anche alla prima domanda: secondo me i libri creano dipendenza. Il piacere della lettura è molto seducente, è bello farsi irretire.

Le librerie indipendenti sono incalzate e superate dalle piattaforme online, molte stanno chiudendo o hanno già chiuso, si parla di estinzione del libraio (prima ancora che del libro e di tante altre categorie dell’umanità). Che cosa dovrebbero fare i librai per non estinguersi, che cosa dovrebbe diventare una libreria per non chiudere?
A che serve la libraia? Ci sono libri che avete letto; libri che conoscete e sapete di non aver letto. Ma ci sono moltissimi libri che non sapete di non aver letto: sono al di là della vostra conoscenza, e quindi del vostro desiderio. Capiamoci: ormai si acquista tutto su internet. Internet è meraviglioso. Cerchi quello di cui hai bisogno, quello che vuoi, e internet te lo dà. Soddisfa i tuoi desideri di acquisto o conoscenza. Ma ottenere ciò che vuoi non è sufficiente: «le cose migliori sono quelle di cui non conoscevi l’esistenza fino al momento in cui non le hai avute», dice Mark Forsyth.
La libraia è l’antidoto all’algoritmo: se le tue ricerche online ti profilano come potenziale cliente, i risultati che otterrai saranno di continuo più simili a questa tendenza, e così la bolla che abiti culturalmente ti si stringerà sempre più attorno. Il mio lavoro, se lo faccio bene, è rompere i confini di questa bolla e allargare il tuo orizzonte di lettore. E spesso questo significa anche espandere i confini della conoscenza nella vita al di fuori della letteratura.
Inoltre la libreria è davvero un luogo di confronto grazie a presentazioni, incontri con autori e case editrici, gruppi di lettura. Insomma, è un crocevia culturale, una specie di «Via della Seta» intellettuale, e per questo è preziosa e insostituibile.
Non nascondo certo le difficoltà, che sono tante. Leggo spesso e con interesse articoli e interviste sulla situazione di libro, librerie, editoria in Italia. Tutti dicono la stessa cosa: è un dramma. Come libraia, penso che la legge sul libro e la regolamentazione degli sconti possa aiutare, e non poco, le librerie indipendenti. Quello che mi addolora e mi spaventa, per il futuro della mia professione e della mia vita da lettrice, è la sofferenza di un mercato che non ha più domanda: in Italia meno del 40% della gente legge almeno un libro all’anno. Inutile sottolineare le percentuali estere (in Norvegia si va oltre il 90%).
Quello che mi preme ribadire è che manca la cultura del libro, come oggetto di intelletto e divertimento, e di piacere anche intenso. Manca la cultura della libreria come luogo di incontro e di idee. Le eventuali leggi sulla protezione delle librerie sono meritevoli ma insufficienti se la risposta istituzionale sul fronte scuola, cultura, lettura si azzera.
Noi librai siamo ora i koala in estinzione funzionale: lottiamo col sangue ma ci stanno bruciando l’habitat.

C’è chi sostiene che un libraio in grado di consigliare un libro non esiste più, perché ormai i librai non leggono e se anche lo fanno non riescono a leggere tutto. Quest’anno, tanto per dare un numero, sono stati pubblicati 75 mila titoli. Quindi come la mettiamo con la figura romantica del libraio che accoglie, ascolta e propone il titolo giusto al momento giusto per chiunque metta piede nella sua libreria?
Mi vedo tutto fuorché romantica. Se penso a me stessa, so di leggere tanto, centinaia di titoli l’anno, ma certo non abbastanza per tenere il passo con quanto si pubblica. Il punto però non è leggere tutto, ma leggere bene. Acquisire gli strumenti per un’analisi critica dei libri, della qualità editoriale e saper quindi indirizzare il lettore su strade più o meno precise. Per gusto e attitudine, per esempio, preferisco le case editrici indipendenti che hanno degli standard molto alti. In linea generale cerco di conoscere tutti gli autori che ho sugli scaffali, e quindi di leggerne almeno un libro, che sia romanzo o saggio o silloge. Coi preferiti mi spingo sempre più avanti, e finisce che leggo tutto, come con Jonathan Lethem o Enchi Fumiko o Mo Yan, ma sono i rischi del mestiere.
Parlando di percentuale di successi, la mia autostima è al massimo: se mi chiedono un consiglio letterario, ci azzecco spesso. Se è per un regalo, ancora meglio. Quindi sono proprio brava – oppure nessuno è mai venuto a reclamare: magari li spavento. Mi piace pensare però che il libro perfetto esista per pochi lettori in ancor meno casi. È molto più facile che si leggano libri buoni, o anche eccellenti, e spesso solo sufficienti: questo è importante da comunicare al lettore, secondo me. Non cerchiamo l’unico libro come Sauron cerca il suo Unico Anello, ma puntiamo a una ricerca qualitativa in mezzo a un buon numero di titoli letti. Si imbroccano molte scelte sensate, così.

Se tu fossi solo una lettrice che cosa vorresti trovare in una libreria?
Vorrei potermi stupire, trovare libri che non pensavo di desiderare. Vorrei trovare spunti interessanti su autori poco conosciuti, e non ultimo, anche edizioni che appaghino il mio senso estetico. Un po’ di serendipity, ma meno romantica e più nella versione degli Slayer.

Che cosa trovano i lettori da Bookish?
Se guardano un po’ oltre la superficie, allora sì che si possono stupire. Trovano letterature sconosciute alle classifiche più hip, l’oriente che si traduce sempre troppo poco o titoli quasi esauriti di vecchi romanzi di fantascienza. Trovano, in ogni caso, buona letteratura. E poi ovviamente una libraia fichissima.

Bookish si trova a Montesacro, tra Via delle Valli e la Nomentana. Qual è il rapporto con il territorio e chi sono i “tuoi” clienti?
Il territorio lo vivo da sempre e lo conosco molto bene; lo sto anche vedendo cambiare di anno in anno e mi fa piacere. Mi piace adattarmi a queste trasformazioni, perché il quartiere diventa eterogeneo e per me è l’opportunità di mettermi alla prova. I miei clienti sono diversi, molti abitano nei dintorni della libreria e li conosco tutti per nome, conosco i loro gusti. Si fanno consigliare e discutiamo spesso con effetto soddisfacente per entrambi.
I più giovani mi passano a trovare anche solo per un saluto dopo la scuola, per portarmi i biscotti o farmi vedere un dente che cade, una pagella, un sasso strano, e poi frugano nello scaffale dedicato a loro. I piccoli lettori sono molto divertenti.
Alcuni degli adulti fanno parte dei miei gruppi di lettura, seguono gli eventi e si fidano delle mie scelte, altri ancora sono diventati amici preziosi. I clienti che entrano e mi chiedono «oggi che mi dai?» fidandosi alla cieca di me sono quelli che danno una soddisfazione incredibile.
Poi ci sono i clienti che vengono da altre zone di Roma perché sanno che da Bookish possono trovare titoli che altrove non ci sono. Questo mi dà un grandissimo piacere neanche fossi Leland Gaunt.

Se ti trovassi nella necessità di dover regalare solo un libro, uno soltanto, quale sceglieresti e perché?
Jonathan Lethem, La fortezza della solitudine, edito da Bompiani: perché ha una prosa eccezionale che racconta la vita in tutte le sue ingiustizie e meschinità, e amori e piccoli successi. È uno dei miei libri preferiti.

Invece quali sono i titoli più venduti in questo periodo natalizio?
Molta narrativa, direi. Coriandoli nel giorno dei morti di B. Traven (Racconti), La ragazza del convenience store di Murata Sayaka (e/o), Guida alle reliquie miracolose d’Italia di Mauro Orletti (Quodlibet) e tra i bestseller della libreria Donne, razza e classe di Angela Davis (Alegre). Per i più piccini, Mappe di Aleksandra Mizielinska e Daniel Mizielinski (Electa) e i romanzi di Roald Dahl (in Italia editi da Salani).

Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino in questo momento?
Un sacco di roba: il comodino ha finito per diventare un pezzo di comò, il tavolino da caffè e una sedia. E quindi: L’ordine degli Assassini di Marshall G.S. Hodgson e Storia notturna di Carlo Ginzburg (entrambi Adelphi), Germania di Tacito e Anabasi di Senofonte (entrambi Quodlibet e appena acquistati in fiera a Più libri più liberi). Poi ho Amelia Gray con Viscere (Pidgin) e L’ultimo viaggio di Amundsen di Monica Kristensen (Iperborea). E poi sicuramente sotto e in giro c’è altra roba ma la scoprirò solo leggendo prima quelli in superficie.

La nuova libreria SKRIBI a Conversano

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

di Emanuela D’Alessio

SKRIBI
Via Europa Unita 14/F
70014 Conversano (Bari)
3932518665
info@skribi.it
www.skribi.it

Da pochi giorni c’è una nuova libreria indipendente in Italia. Si chiama Skribi Parole Suoni Cose, si trova a Conversano, vicino Bari, ha aperto i battenti il 12 maggio.
Ne parliamo con la sua fondatrice Elena Manzari.

Elena Manzari

Elena Manzari ha una lunga esperienza di libraia, dalla Puglia a Roma e ritorno, cui si aggiunge quella di editrice. Partiamo da qui per capire come e perché sei tornata in libreria da protagonista con Skribi. Ci sono altri “compagni di viaggio” o sei partita “in solitaria”?
Skribi Parole Suoni Cose è nata dall’esigenza di avere nuovamente uno spazio di condivisione culturale, un posto dove raccogliere tutte le esperienze passate e creare un meraviglioso cerchio attorno al mondo del libro.
Il progetto di Skribi Parole Suoni Cose consta, infatti, di una piccola libreria indipendente con un catalogo essenzialmente composto da editori di qualità che stimo e sostengo nel loro progetto editoriale, di un laboratorio culturale dove si propongono attività tra le più disparate: laboratori per bambini e letture per adulti, workshop di ecologia del suono, presentazioni e tanto altro ancora. Infine, è la sede della piccola agenzia di servizi editoriali che gestisco da quasi due anni con collaborazioni varie (tra le tante ricordo la “carica” di ufficio stampa con TerraRossa edizioni).
In questo folle ma necessario (per me) progetto c’è lo zampino di mio marito, Francesco Giannico: lui è la parte creativa di Skribi ma anche quella musicale e gestisce molto bene anche quella burocratica. E poi c’è il nostro Leo.

Aprire una libreria in un piccolo centro presenta vantaggi e svantaggi, inevitabilmente. Quali sono i più evidenti secondo te?
Ecco, mi aspettavo questa domanda. Cercherò di risponderti in tutta sincerità. Vivo con la mia famiglia in questo bellissimo paese da poco più di un anno. Un luogo dove esistono numerose associazioni culturali e rassegne davvero particolari (cito per tutte Imaginaria Film Festival, un festival internazionale di cinema di animazione); ho capito che qui potevo provare a investire con il mio progetto. Sarà difficile in questo posto come potrebbe esserlo stato in qualsiasi altra cittadina del sud, ma ho pazienza, tanta pazienza. E sono certa che lavorando bene, piano piano qualcosa potrebbe cambiare. Starà a me avere l’onere e l’onore di creare qualcosa di nuovo e di bello. E come sempre ce la metterò tutta.

Come è stato scelto il nome della libreria?
Skribi – Servizi Editoriali è il nome della piccola agenzia editoriale che seguo e al momento della scelta del nome per la libreria è stato automatico pensare di continuare il percorso intrapreso, far chiudere il cerchio, insomma. Skribi Parole Suoni Cose perché le parole – così come la musica – accompagnano da sempre la mia vita, sono elementi imprescindibili. Ho sposato anche un musicista, vedi un po’ tu. Aggiungiamo anche che all’interno della libreria faremo tante, ma proprio tante cose ed eccoti il nome. E poi, vorrei ricordare che ho dedicato un piccolo spazio ad artisti locali che creano oggetti davvero molto belli: segnalibri, poster, cartoline d’auguri, fotografie… più Cose di così! Infine, Skribi in esperanto significa “scrivere”.

Che cosa troviamo sugli scaffali di Skribi e quali sono i criteri di selezione?
Per un buon novanta per cento il catalogo è composto da editori indipendenti che leggo, stimo e sostengo da tempo; case editrici gestite da vecchi e nuovi amici che come me non riescono a tenere a freno la passione per i libri a tal punto da tramutarla in lavoro. Che molto spesso, ahimé, non paga quanto dovrebbe. Ma le passioni vanno sostenute e io nel mio piccolo cercherò di farlo.

Chi sono i clienti che entrano nella tua libreria?
Avendo aperto da pochissimo ci sono molti curiosi che vengono anche da paesi limitrofi. Li accolgo con un sorriso e li invito a fermarsi cinque minuti per curiosare tra gli scaffali. All’inizio sono un po’ timidi, il locale è piccino e si sentono quasi in dovere di dover acquistare. Li rassicuro, dico: «Facciamo due chiacchiere, parliamo dell’ultimo libro che hai letto» e si fermano rasserenati. I ragazzini vanno via sempre con qualcosa tra le mani, alcuni adulti sembrano soddisfatti dalla chiacchierata e sono certa che ritorneranno; altri escono senza aver comprato nulla, ma poco importa, per ora. Ho stabilito un contatto, ho incuriosito qualcuno che forse era da tempo che non varcava la soglia di una libreria. Ho gettato il semino e sono certa che prima o poi qualcosa sboccerà.

Il rapporto fra libraio e lettore non passa solo attraverso il libro ma anche una serie di attività correlate e indotte. Una libreria non è quasi più un luogo dove si trovano solo libri sugli scaffali, essendosi trasformata nella gran parte dei casi in uno spazio aperto e integrato, luogo di incontro e di scambio. Qual è il ruolo di Skribi sul territorio?
Come ti dicevo prima Skribi si propone come un’officina della cultura: un luogo di scambio reciproco dove alle classiche presentazioni affiancheremo laboratori che i nostri lettori avranno cura di presentare. Abbiamo lanciato una call online qualche tempo fa e sono state numerose le risposte, anche le più disparate. Questo ti fa capire che c’è voglia di fare qualcosa, c’è voglia di incontrarsi, c’è voglia di stare insieme.

Tra le nostre domande ricorrenti c’è sempre questa: di che cosa hanno bisogno i librai indipendenti in Italia? A parte i lettori, ovviamente, che cosa sarebbe più necessario, un sindacato unitario di categoria, un associazionismo più operativo, una nuova legge Levi?
Domandone, questo. Al quale non so davvero come risponderti se non facendo appello alla mia esperienza personale e professionale. Sono convinta che “fare rete”, associarsi, possa essere una tra le tante soluzioni, così come creare una sorta di sindacato di categoria. Occorre collaborare, fare cose insieme, scendere in piazza e organizzare fiere e festival nei centri abitati e mostrare il lato divertente della cultura. Non è più questo il tempo del libraio seduto dietro il bancone che aspetta il cliente, siamo oltre. Bisogna essere mobili, andare a scuola dai professori e farsi conoscere dagli studenti. Fare banchetti in giro (cosa che adoro fare) e organizzare anche incontri al bar all’occorrenza (ne ho già fissati un paio in estate visto che Skribi è piccina). Parlare di libri ovunque, io lo faccio sempre. Poi, ovvio: se ci fossero più sostegni “importanti” sarebbe decisamente tutto più semplice e immediato.

Concludo con un’altra domanda ricorrente di Via dei Serpenti: che cosa c’è da leggere in questo momento sul tuo comodino?
Su consiglio di un amico/scrittore/cliente al momento sul mio comodino (ma anche sul divano o ovunque per casa, visto che mio marito dice che perdo libri in ogni angolo) c’è Niente di J. Teller, un romanzo pubblicato qualche anno fa da Feltrinelli, davvero interessante che mi era sfuggito (sì, capita anche a me). E poi c’è un romanzo molto bello di una cara amica che vedrà la luce il prossimo anno. Ma di questo non posso dire nulla, ne parlerò tanto al momento opportuno.

I prossimi appuntamenti da Skribi:

25 maggio – presentazione di “La gente perbene” (TerraRossa Edizioni): con l’autore Francesco Dezio e l’editore Giovanni Turi
5 giugno – laboratorio di Caviardage con Mella Sciancalepore.
8 giugno – presentazione di “Vento nel vento. Dieci anni di Lucio e Giulio” (Florestano Edizioni): con l’autore Fulvio Frezza, il giornalista Costantino Foschini e l’accompagnamento musicale di Domenico Mezzina (chitarra e voce).
12 giugno – presentazione di “Naviganti delle tenebre” (Edizioni E/O): con l’autore Carlo Mazza e Matteo Lorusso.
14 giugno – presentazione di “L’amore non si interpreta” (L’Erudita): saranno presenti la curatrice Stefania De Caro, Chicca Maralfa e Anna Maria Candela.
15 e 16 giugno – laboratorio in ecologia del suono “Mi ricordi un suono” per i bambini dagli 8 ai 12 anni: il laboratorio è a numero chiuso e sarà tenuto da Francesco Giannico.
22 giugno – presentazione di “La nostra voce non si spezza” (Stilo Editrice): con l’autore Vitantonio Lillo-Tarì de Saavedra, l’editor della raccolta Giovanni Turi e la giornalista Grazia Rongo.

365 Storie, una storia al giorno

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

Libreria 365 Storie
Via San Biagio 53 – Matera
0835 339057 – 365storie@gmail.com
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Ho conosciuto Iolanda Nardandrea più di dieci anni fa a Roma, una cara amica di amici cari. Non sono state molte le occasioni in cui abbiamo condiviso del tempo e fatto due chiacchiere ma ho sempre pensato a lei come a una persona di grande sensibilità e delicatezza. Sapere che, insieme al marito e alle sorelle ha deciso, qualche anno fa, di tornare a casa, ossia lasciare Roma per la sua Basilicata, mi è sembrata una scelta coraggiosa e allo stesso tempo invidiabile. Scoprire poi che ha aperto a Matera 365 Storie, una libreria indipendente per bambini e ragazzi, è stata una meravigliosa sorpresa.

La libreria per bambini e ragazzi 365 Storie è una realtà nuova (sbirciando on-line troviamo un sito in costruzione), una libreria per bambini e ragazzi che nasce poco più di un anno fa nella città di Matera. Quando, come e perché avete deciso di intraprendere questa coraggiosa avventura?
La libreria 365 Storie è il progetto di due persone, Anna Felicia e Iolanda. Donne e sorelle.
Un’idea maturata nel tempo necessario a incrociare due “esistenze” e un progetto di ritorno a Sud, in Basilicata, dove siamo nate. Pur essendo lucane, abbiamo vissuto nella amata-odiata Roma per oltre vent’anni. In un’altra vita.
La libreria 365 Storie, aperta a Matera il 17 dicembre 2016, è la nostra piccola “rivoluzione”, in direzione ostinata e contraria. Una rischiosissima impresa in cui ci siamo avventurate per realizzare un’idea che, a distanza di poco più di un anno, ci pare ancora un’idea felice. Un libro è un bel luogo dove incontrarsi, una libreria per bambini e ragazzi è il posto giusto per provare a immaginare mondi oltre i confini della pagina, per costruire nuovi percorsi di crescita nella lettura e con la lettura. Ci stiamo provando. Appassionatamente. Con l’impegno e il desiderio di condividere le cose belle per Ognidove e con ogni bambino, a Matera e in provincia.

Cosa significa, ai giorni nostri, aprire una libreria per bambini e ragazzi nel centro storico di Matera e mantenerla in vita? Quante librerie indipendenti e librerie per ragazzi ci sono attualmente nella vostra città?
365 Storie è nel Rione San Biagio del Sasso Barisano, un quartiere storico della città abitato da residenti, i nostri “buoni vicini”, e attraversato da “turisti”, le tante belle persone di passaggio che sono entrate in libreria, vi hanno sostato a lungo, sono andate via con un libro da regalare, parole incoraggianti, sorrisi rassicuranti. Un quartiere dove ci siamo sentite a casa e nello stesso tempo nel mondo.
Come rendere la libreria uno spazio culturale sempre più accessibile e un’impresa commerciale sostenibile? Sono le domande con cui abbiamo inaugurato il nostro secondo anno di vita. 365 Storie è la prima e attualmente unica libreria indipendente per bambini e ragazzi a Matera e in provincia. Dare alla nostra pioniera “impresa” una identità riconoscibile è stato il primo passo. Intercettare il bisogno di quanti considerano necessaria, nel tessuto sociale e culturale di una comunità, l’esistenza e la sopravvivenza di una libreria indipendente è stato il successivo.
Matera non è la nostra città e la Basilicata, avendo vissuto altrove, è stata a lungo solo una terra in cui ritornare e da cui ripartire. Le nostre radici sono più profonde che estese. Aprire una libreria qui ha significato per noi riscoprire un intero territorio, ricostruire una rete di relazioni umane e professionali. E la prima relazione da creare e di cui avere cura è, naturalmente, quella con i bambini, che sanno comprendere, prima e più degli adulti, il valore di una libreria come la nostra. La gioia di leggere un libro, ascoltare una storia si diffonde per contagio. E loro ce lo ricordano.
Mantenere in vita questa nostra creatura richiede di indossare contemporaneamente i panni del libraio competente e quelli del piccolo imprenditore capace di scegliere senza derogare alla qualità dei titoli che si possono trovare in una libreria di proposta. Saperli proporre però non basta, non senza un reciproco riconoscimento, non senza il sostegno di chi oggi sceglie – scelta etica e politica – di acquistare un libro, tanti libri, in una libreria indipendente.

Da quale formazione provengono le libraie di 365 Storie? Esiste una divisione dei ruoli?
Abbiamo una formazione umanistica, una passione per le belle storie, per bambini e per tutti, un’attenzione verso l’infanzia, e l’infanzia negata, che appartiene al nostro vissuto professionale e umano. E soprattutto una naturale attitudine alla condivisione, all’incontro, allo scambio.
Le librerie sono luoghi in cui si coltivano relazioni, spesso all’insegna della gentilezza, della fiducia, del rispetto dell’altro. Abbiamo sotto gli occhi tanta bellezza e tra le mani un mestiere che stiamo imparando a conoscere, proprio come i libri che non abbiamo ancora letto o studiato. Un percorso di crescita e di formazione continua per affrontare un lavoro nuovo, tanto faticoso quanto fantasmagorico.
Nella gestione della libreria non abbiamo ancora una netta divisione dei ruoli. Per il momento, ognuno fa al meglio ciò che, per attitudine e formazione, sa fare meglio o è necessario fare.

Chi sono e cosa cercano i frequentatori e clienti della vostra libreria?
La libreria è frequentata da adulti alla ricerca di un libro da regalare a un bambino oppure adulti che in compagnia dei propri bambini scelgono insieme un libro da portare a casa. Clienti già affezionati e persone del posto che scoprono la nostra realtà di giorno in giorno. Ma anche appassionati e curiosi di ogni età e da ognidove.
Con l’arrivo della primavera la libreria si apre a intere scolaresche di bambini delle scuole di Matera e della provincia. Tra i nostri piccoli e giovani lettori-ascoltatori, da 0 a 16 anni, gli adolescenti e i cosiddetti “giovani adulti” sono i più difficili da attrarre e coinvolgere. La prima volta in libreria di un quindicenne la ricordiamo ancora con stupore e commozione.
L’incontro con educatrici, insegnanti, responsabili delle sempre troppo poche (o sempre meno attive) biblioteche ci dà l’opportunità di trasferire e scambiare conoscenze e competenze. Finora, e fortunatamente, sono rari i lettori che, comprendendo il valore aggiunto di una libreria a portata di mano e di libraie prodighe di consigli, se ne avvalgono solo per futuri acquisti online. Molto più spesso un nostro consiglio di lettura è l’occasione di guardare, sfogliare e scoprire un libro insieme a un bambino. Aver allestito lo spazio a misura e altezza di piccolo lettore per noi significa anche ricordare agli adulti la speciale relazione che una scoperta condivisa consente di stabilire, ai bambini la necessità di aver cura dell’oggetto libro – complice la responsabilità e la collaborazione dei più grandi.

365 Storie presenta una selezione di libri di settore di grande qualità, dai quali si evincono conoscenza, passione, aggiornamento costante. Come avviene la selezione dei titoli scelti e quali sono i progetti editoriali, le case editrici maggiormente in sintonia con lo “spirito 365 Storie”?
La curiosità è il primo motore, quello che ci muove alla scoperta di titoli da proporre in libreria. I libri ci piace sceglierli anche se molti libri si lasciano facilmente scegliere. La ricerca in cataloghi, blog, riviste specializzate e la partecipazione a convegni, corsi e fiere aprono scenari nuovi da esplorare per arricchire la conoscenza di un mondo di altissima qualità e di grande bellezza, dinamico e prolifico. Con un crescente interesse verso i nuovi o meno conosciuti progetti editoriali. Difficile scegliere quali fra i tanti che amiamo siano più in sintonia con il nostro spirito. Apprezziamo i libri che sanno restituire lo sguardo del bambino, rispondere alle sue domande e porne di nuove, sempre sorprendenti, stupite, mai banali.


Come per molte librerie di settore, si può affermare anche per 365 Storie che l’aspetto ludico-laboratoriale rappresenti, sempre più, un fondamentale e indispensabile valore aggiunto?
Non trascuriamo l’importanza dell’aspetto ludico-laboratoriale ma non lo consideriamo un valore da aggiungere necessariamente all’atto della lettura in sé. Preferiamo i laboratori che nascono dal libro e ritornano al libro attraverso le infinite possibilità di sperimentazione e di gioco racchiuse fra le sue pagine. La promozione della lettura è il nostro obiettivo. Crediamo fermamente che si possa raggiungerlo attraverso la lettura condivisa, o meglio, “donata” reciprocamente. Tra adulti e bambini, tra bambini e bambini, tra giovani e anziani, tra italiani e stranieri. È l’unico strumento che può riportarci all’ascolto di sé e degli altri. Non a caso 365 Storie è anche il titolo di uno dei nostri primi libri ascoltati e letti, una storia al giorno illustrata da Richard Scarry in una tanto sfogliata e amata edizione del 1976.
Concretamente, proponiamo di leggere insieme durante le visite delle scuole in libreria, in nostri progetti di lettura in classe, all’aperto con partecipanti “volontari” di tutte le età, attraverso un programma di letture, ogni mercoledì, in libreria.

Di che cosa hanno bisogno i librai in Italia (iniziative di promozione, legislazione ad hoc, sostegni finanziari, associazionismo di categoria)?
Certamente di politiche culturali che restituiscano senso al libro e misure di sostegno economico per la nascita e la sostenibilità d’impresa – il credito d’imposta su Imu, Tasi, Tari e sulle spese di affitto introdotto dalla Legge di Bilancio 2018 è un primo intervento a favore delle librerie indipendenti con cui fare conti e riflessioni. Una legislazione attenta e un Paese che investe nella cultura anche attraverso efficaci programmi di promozione della lettura potrebbero contribuire alla sopravvivenza delle librerie in Italia. L’associazionismo di categoria è uno strumento da considerare positivamente se riuscisse a operare per tutelare interessi, cogliere opportunità, determinare le politiche culturali, favorire la circolazione delle informazioni.
Altrettanto vitale è la necessità che il libro e la lettura siano avvertiti come pratiche culturali non marginali per una comunità, nel riconoscimento della funzione che le librerie svolgono nei centri storici e nelle periferie dei nostri territori.

A vostro avviso com’è e come dovrebbe essere il rapporto tra librai e editori?
Bisognerebbe lavorare insieme e fare fronte comune per rendere davvero sostenibile l’intera filiera del libro, per il riconoscimento del suo valore culturale ed economico. Come libraie abbiamo la fortuna di creare ogni giorno relazioni professionali e umane con editori che comprendono e riconoscono il nostro ruolo.

Perché, a vostro parere, si legge così poco in Italia? La vostra esperienza di librai conferma i dati allarmanti sullo stato della lettura nel nostro Paese?
Perché si legge così poco? Vivendo in un Paese impoverito e in una regione fra le più povere, certamente si legge meno perché i libri non si possono comprare anche quando si vorrebbe. E però, riportando un solo esempio, se fossero previsti maggiori fondi per il patrimonio di biblioteche comunali e scolastiche, si creerebbero alcune condizioni materiali di accesso al mondo del libro per gli adulti e per i bambini. La sopravvivenza di una libreria è legata a quella dei lettori, specie poco protetta e sempre minacciata dal rischio di una sciagurata estinzione. Se questo è vero, è altrettanto vero che l’esistenza stessa di una libreria può contribuire a ritardarne la scomparsa.

Quali libri vi attendono sul comodino?
Un fumetto, sempre e da sempre.

Il libro? è sospeso!

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Questo articolo è uscito sul numero di novembre del mensile Acqua&Saponeche ringraziamo.

di Emanuele Tirelli*

In provincia di Salerno libri in cambio di ferro, rame e alluminio, libri regalati e viaggi con l’autore.

Michele Gentile

Michele Gentile è il titolare della Ex Libris Cafè, a Polla, piccolo Comune in provincia di Salerno, dove, nonostante le difficoltà, cerca modi non convenzionali per favorire la lettura e la crescita culturale. Dal 1985 ad oggi se ne è inventate tante e nel 2002 ha iniziato il progetto “libro sospeso”, una variante del “caffè sospeso” che tanto funziona a Napoli: se acquisti due volumi, ne porti a casa solo uno, mentre l’altro sarà consegnato a un giovane tra i 10 e i 18 anni che entrerà in libreria nei sette giorni successivi.

Nuove strategie 
Gli ultimi dati Istat ci ricordano che i lettori italiani sono 4 milioni in meno rispetto al 2010 e che l’anno scorso 33 milioni di persone con più di sei anni non hanno aperto neanche un libro. La percentuale sale nel Sud Italia (69,2% dei residenti), ma «questi numeri non ci devono abbattere – spiega Gentile -. Bisogna trovare nuove strategie, perché quelle adottate fino ad ora non rendono più».

Ovunque, purché si legga
«Quando mi sono reso conto che in libreria entravano meno persone, ho pensato di uscire per andargli incontro e riprendere a camminare insieme». Ecco perché a Polla ci sono ottici, ristoranti e pizzerie dove è possibile trovare romanzi per tutti i gusti. Sono lì, disponibili per essere consultati o acquistati. Se invece avete ferro, rame e alluminio da smaltire, la Metalfer riconosce un buono d’acquisto da spendere all’Ex Libris in libri e vocabolari: il progetto si chiama “Non Rifiutiamoci”. Non solo: avete mai sentito parlare delle presentazioni sugli autobus? Insieme alle Autolinee Curcio, è nato “Viaggi con l’autore”, che invita gli scrittori a parlare del loro ultimo romanzo proprio mentre l’autobus viaggia in autostrada e regala una copia a ogni passeggero.

Una libreria in ogni Paese 
«Sentiamo l’esigenza di una farmacia in ogni Comune. Ma anche i libri hanno un effetto importante sulla vita delle persone. La mia idea è quella di coinvolgere le amministrazioni comunali della provincia per un piccolo investimento, dando vita a punti di incontro, di vendita, di laboratori e lettura. Singole librerie di un’unica rete capace di ammortizzare i costi nei rapporti con editori e distributori. L’ho proposto ai Sindaci di 19 Comuni intorno a Polla e spero in una risposta concreta. Ho la testa dura e ho imparato a non arrendermi».

*Emanuele Tirelli è autore, giornalista freelance per «L’Espresso», «Donna Moderna», «Il Mattino», «Acqua&Sapone», direttore della collana Teatri di Carta di Caracò Editore.

INIDILIBR(A)I – La libreria Pagina 18 a Saronno

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Pagina 18
Via Padre Luigi Monti, 15 – 21047 Saronno (Varese)
telefono 3738225048
sito web

di Emanuela D’Alessio

coverPagina 18 è una piccola libreria indipendente di Saronno, aperta nel 2008 da Carla Pinna e Giulio Bonetti.
Ho conosciuto la libraia Carla Pinna un mese fa a Torino,  durante la giornata di incontri con blogger, editor, scrittori e giornalisti dal titolo Esordienti nella rete, organizzata dal Premio Calvino.
Si parlava di blog, riviste letterarie online, piattaforme di self publishing, scrittori esordienti in cerca di pubblicazione, case editrici dove non si ha più il tempo di leggere i manoscritti. A una domanda su che fine fanno i librai, quelli indipendenti, sono arrivate risposte generiche del tipo “in fondo sono una categoria di nicchia, probabilmente destinata all’estinzione”.
Carla Pinna, però, non sembra intenzionata a estinguersi. Ecco che cosa dice.

Quando nasce la libreria Pagina 18 e perché?
Pagina 18 apre i battenti il 5 giugno 2008. Dopo oltre venti anni di lavoro editoriale e aver sperimentato l’apertura a Roma (Via Sabelli a San Lorenzo) di una libreria di Prospettiva Edizioni, la casa editrice dove lavoravo, avevo voglia di uscire dal mondo dell’editoria e realizzare l’incontro fra scrittore, editore e lettore: un luogo fisico chiamato libreria.

Chi sono i librai di Pagina 18?
Sono Carla Pinna e Giulio Bonetti. Come dicevo prima, la mia esperienza è prettamente editoriale. Ho trascorso circa venti anni in Prospettiva Edizioni come editor e responsabile di collana, occupandomi anche di promozione e distribuzione, perché nelle piccole case editrici si fa un po’ di tutto.  Ho lavorato anche per Salani come segretaria di redazione per i marchi Ape Nord Sud e Magazzini Salani. Giulio Bonetti, invece, ha un’esperienza ventennale come responsabile commerciale e broker. E una passione per i libri sulla seconda guerra mondiale e Tex Willer.

Parliamo del nome della libreria, perché si chiama Pagina 18?
Quando si è trattato di trovare un nome ho iniziato a fantasticare. Ho pensato a Saltatempo (bellissimo libro di Benni) o a una delle città invisibili di Calvino. Mi è stato fatto notare che dovevamo aprire una libreria a Saronno, che bisognava trovare un nome facile da ricordare. Così ripensando alla libreria Pagina 272 di Roma, in Via Salaria, ho proposto Pagina 18: pagina ovviamente come pagina del libro, 18 perché era il numero civico. Poi abbiamo argomentato, citando Pennac, «che un libro si può leggere a partire dalla pagina 18 o fino alla pagina 18». In realtà il numero civico – che eravamo corsi a vedere quale fosse – era facile da ricordare.

Carla Pinna

Carla Pinna

Che cosa significa essere librai indipendenti a Saronno?
Voler diventare bravi librai indipendenti a Saronno è una palestra: la conoscenza dei libri e degli autori e la competenza devono necessariamente conciliarsi con le sensibilità di chi vive in un piccolo centro, ma a ridosso di Milano. Ci sono un valore del lavoro molto forte, una socialità sommersa che emerge soltanto dopo molto tempo, un po’ di diffidenza verso chi viene da fuori. Bisogna conquistarsi la fiducia, essere un po’ psicologi e al tempo stesso determinati per comprendere chi ci sta di fronte e consigliare comunque libri di qualità. Inizialmente avevo collocato proprio all’entrata della libreria il settore della saggistica, compiendo una scelta azzardata contro tutti i criteri del visual merchandising. Poi ho preferito mettere in evidenza l’editoria per bambini.

Quante librerie ci sono a Saronno?
Nel 2008, quando abbiamo aperto, esistevano la storica libreria Bono e un’altra libreria indipendente, Palomar. Due anni dopo ha aperto una Mondadori Franchising, quindi Palomar ha chiuso e Bono ha ceduto il passo a una libreria del gruppo Libraccio. Pur essendo gestita da un libraio di valore (ma si sa che nelle librerie di catena non è più prevista la figura del libraio competente) la Mondadori franchising ha provocato una metamorfosi nei lettori, direi quasi un fenomeno sociologico. Adesso si entra in libreria come fosse il supermercato (senza salutare), si risponde con fastidio alle offerte del libraio, si cerca il libro in classifica o quello proposto nelle trasmissioni di Fabio Fazio, si contratta il prezzo di copertina per poi uscire senza aver comprato nulla. La libreria non è più vista come un luogo di incontro e conoscenza, ma un self service più o meno alla moda (nel senso che anche solo entrarvi fa moda) dove i libri sono un complemento d’arredo.

Che cosa trovano i lettori da Pagina 18?
Prima di tutto dei librai che propongono e consigliano libri. Ovviamente anche le novità, selezionate secondo criteri relativi alla conoscenza dei lettori e dei loro interessi, del territorio e, perché no, delle classifiche degli inserti culturali della carta stampata.

Come avviene la selezione dei libri da mettere sugli scaffali, in vetrina?
Esistono vari criteri. Fortunatamente i librai indipendenti possono ancora concedersi il lusso della scelta e della proposta (non esistono editori che pagano per avere il libro in vetrina o vicino alla cassa come nelle librerie di catena). In vetrina si può scegliere un tema e le novità attinenti secondo vari criteri, ad esempio quello temporale, come la giornata della memoria, l’8 marzo, l’attribuzione di un premio Nobel. In estate ci sono le letture intelligenti sotto l’ombrellone (in questo caso i gialli sono sempre un’ottima proposta) e per Natale altre proposte inedite. Due anni fa ho scoperto la collana Leggere è un gusto del Leone Verde dove si abbinano le ricette con gli scrittori e le opere. Ho proposto, quindi, La cucina di Montalbano, Le ricette delle Mille e una notte, A tavola con l’Enterprise, Gli spaghetti di Martin Scorsese. I lettori erano entusiasti e hanno scelto così i loro regali di Natale.

Chi sono i clienti che entrano in libreria?
Le donne in generale leggono di più. Ecco allora le signore del gruppo di lettura della biblioteca, le appassionate di gialli alla Cornwell che però hanno scoperto gli autori svedesi, chi, di ritorno dal cineforum pomeridiano, si ferma solo per salutare o dare un’occhiata alle novità. Ci sono giovani appassionati di storia e filosofia che trovano accanto i libri economici Laterza e i libri di musica di Bietti; ci sono le mamme con i loro bambini che sanno di poter trovare libri speciali: da Ciao ciao pannolino di Topo Tip (un must) ai libri della Tomlinson tipo L’oritteropo che non sapeva chi era, libri con i quali ho conquistato tanti piccoli lettori di età prescolare. Non dimentico, poi, gli appassionati di scienze e di storia che continuano a venire da noi perché sanno di trovare libri “speciali”. Se dovessi fare un’annotazione sociologica direi che il livello dei nostri lettori è sicuramente medio alto. Abbiamo amici scrittori e musicisti, ma riservo una particolare tenerezza alle signore che mi chiedono con gentilezza libri rosa o testi religiosi, anche loro sono lettrici di tutto rispetto.

A proposito di piccoli lettori, c’è uno spazio in libreria dedicato alla letteratura per l’infanzia e ragazzi? Sono svolte o previste attività di lettura dedicate ai più giovani?
Ci siamo caratterizzati fin dalla nostra apertura per uno spazio particolarmente grande (un terzo della libreria) dedicato all’infanzia, ai ragazzi, alla maternità/paternità e pedagogia. Abbiamo da sempre ospitato laboratori per bambini: sui colori e i pittori, su come costruire le marionette o, prendendo spunto dalle storie di Ciripò, organizzando laboratori che aiutassero anche i più piccoli a superare le paure e le emozioni forti. Hanno tenuto cicli di laboratori la pittrice Sabrina Romanò, Mauro Caldera ex direttore del Parco Rodari, Marinella Barigazzi, scrittrice e traduttrice per bambini, Paola Pappacena illustratrice.

vetrina

Quali sono i libri più venduti e quelli più consigliati?
Fra le novità posso citare sicuramente Andrea Camilleri, Andrea Vitali (vista la prossimità con il lago di Como), i nostri amici Giorgio Fontana (Campiello 2015) e Andrea Tarabbia, Luca Crippa, Alberto Schiavone, Francesco Trento.
Il profumo delle foglie di limone di Clara Sanchez è stato un best seller divenuto inoltre long seller, poi ci sono la trilogia di Bjorg Larsson, indubbiamente Jonathan Safran Foer, i libri Feltrinelli ambientati a Parigi del fantomatico Nicolas Barreau, la serie di Agatha Raisin edita da Astoria, gli studi storici di Alessandro Barbero, le monografie di Corrado Augias.
Fra i più consigliati ci sono i libri della narrativa al femminile edita da Neri Pozza, in particolare Cuccette per signora di Anita Nair e L’arte di ascoltare i battiti del cuore di Jan-Philip Sendker. E ancora, la narrativa vittoriana, i libri di Georgette Heyer, Elizabeth Gaskell. Per finire, La donna giusta di Sandor Marai e Lettere di Hetty Hillesum, entrambi editi da Adelphi.

Di che cosa hanno bisogno i librai in Italia (iniziative di promozione, legislazione ad hoc, sostegni finanziari, associazionismo di categoria?).
Basta con gli sconti. Libri che costino meno e tutela delle librerie come presidi culturali. Esistono associazioni di categoria ma in realtà ciò di cui ci sarebbe veramente bisogno è la costruzione di sinergie “virtuose” fra tutta la filiera libraria. L’esperienza delle Librerie Indipendenti Milanesi (unica nel suo genere) che ha organizzato e promosso Bookcity è ancora molto limitata. Resiste purtroppo la logica dell’orticello.

Ho sentito dire recentemente che il mestiere del libraio (indipendente) è destinato all’estinzione. Che cosa ne pensi?
Siamo dei panda. Nonostante le scuole per librai di Venezia e Orvieto, purtroppo la figura del libraio – grazie anche a molta narrativa e cinematografia – è vista sotto una luce romantica. Molte persone vengono in libreria sospirando e mi confessano che fare il libraio è ancora il loro sogno. Ma di romanticismo ce n’è poco. Escono più di cento novità a settimana che, se si vuole mantenere la propria credibilità professionale, si dovrebbero conoscere se non addirittura leggere. Il libro Vendere l’anima di Romano Montroni, libraio Feltrinelli della prima leva, è la bibbia. Dalla battaglia contro la polvere, alla sistemazione dei libri su tavoli e scaffali, dall’apertura degli scatoloni al sorriso che non bisogna mancare di restituire a chi entra, fino al conto economico, agli inventari, al rinnovo del gestionale e i contratti con i distributori. Aspetti veramente poco romantici.

Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Lo spettro di Jo Nesbo, Sei casi per Petra Delicado di Alicia Gimenez Bartlett,  il volume dei Meridiani dedicato a Alice Munro e i gialli Mondadori di Lilian Jackson Brown dove i protagonisti sono due gatti siamesi.

 

 

 

The little reader, la libreria per ragazzi nel cuore dell’Esquilino

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

The little reader
Via Conte Verde, 66b – Roma (Esquilino)
06 87784678

di Rossella Gaudenzi

The little reader è una libreria, unica nel suo genere, dedicata a bambini e ragazzi. Vogliamo che la lettura sia un piacere per i bambini e al tempo stesso fornire uno spazio di socialità per i loro genitori / The little reader is a unique bookshop for children in central Rome. Our aim is to make reading fun for kids whilst proving a space for mums and dads to hang-out.

shop 6Caroline la temeraria il 17 maggio 2014 apre, nel suggestivo e difficile quartiere romano Esquilino, la libreria The little reader, fortemente connotata; destinata a un pubblico di piccoli lettori, con un’offerta di libri in italiano e in inglese: Libreria per bambini, café e luogo di incontro per mamme e papà/ Bookshop, café and meeting place for mums and dads.

Qual è la storia di Caroline e della sua creatura, The little reader?
Sono nata e cresciuta a Londra e abito a Roma da quindici anni con mio marito e le mie due figlie (di cinque e un anno e mezzo). Dopo aver lavorato tanti anni come insegnante di inglese in Inghilterra, Italia e Maldive e come antropologa nel settore di cooperazione e sviluppo, ho deciso di seguire un’altra delle mie passioni e aprire una libreria per bambini e ragazzi.
L’idea di The little reader  nasce all’Esquilino, dove abito, per colmare un vuoto. C’era bisogno di un posto dove le persone – adulti e bambini – potessero incontrarsi, sostare, stare insieme, che fosse piacevole e accogliente, e dove poter soddisfare un’esigenza culturale quale è quella di leggere e partecipare ad attività che prendono spunto sempre dai libri.

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Come si caratterizza la proposta, unica nel suo genere, rappresentata da The little reader? Ci racconti alcune delle iniziative che caratterizzano la tua libreria (Storytime, Harry Potter Booknight, ecc…)?
Quello che rende viva la nostra realtà sono le tante attività che abbiamo in cantiere: alcune fisse, altre estemporanee. Una volta a settimana di pomeriggio abbiamo lo Storytime: un lettore madrelingua inglese legge a bambini in età prescolare una storia in inglese, con un condimento di canzoni e filastrocche che favoriscono l’immersione linguistica. Il sabato mattina abbiamo The Saturday Morning bookclub, per bambini dai 3 ai 6 anni, un laboratorio in cui la lettura su libri si incrocia con attività creative e giochi, sempre con lettrice madrelingua. Un giorno a settimana è previsto anche un laboratorio per piccolissimi (0-24 mesi) dove i bambini sperimentano suoni e parole con le loro mamme.
A seconda delle ricorrenze o delle stagioni proponiamo laboratori tematici su un personaggio letterario (Alice, Peter Pan, Pippi Calzelunghe) o su un autore (Roald Dahl, Julia Donaldson) o mutuando dalla tradizione inglese, stabiliamo un giorno di festeggiamento con un evento specifico, come nel caso di Harry Potter, il nostro sold out per eccellenza! E ancora, organizziamo presentazioni di libri che ci piacciono. Offriamo anche la formazione per adulti con lezioni specifiche sulla letteratura per l’infanzia e l’editoria per bambini e ragazzi.

shop from outsideQuale idea ti sei fatta del mondo dell’infanzia del nostro Paese e del rapporto con la lingua inglese? Chi sono i tuoi lettori?
Il bilinguismo italiano-inglese attira individui o famiglie di ogni provenienza: dalla comunità anglo-americana residente o di passaggio alle coppie e alle famiglie miste, ma tanti sono gli italiani che hanno apprezzato un posto strutturato con criteri già sfruttati all’estero, dove ogni elemento sociale può stare a suo agio. Nonni, bambini, mamme, papà, lavoratori in pausa, insegnanti, studentesse, curiosi, amiche/amici di ogni età frequentano la nostra libreria -cafè. Ai nostri tavoli, sul nostro divano, nel nostro cortile esterno c’è condivisione di storie, di esperienze, di competenze E nascono progetti che poi cerchiamo di attuare. Le persone passano anche per un saluto, un caffè al volo sapendo che verranno accolte, riconosciute e, se lo desiderano, consigliate per un buon libro.

La scelta privilegia i bambini da 0 a 14 anni, con particolare attenzione alla fascia 0-6, cioè all’età in cui il piccolo lettore prende forma. L’albo illustrato ha un posto d’onore nella nostra selezione, è il nucleo forte dei nostri piccoli lettori che crescono: belle storie splendidamente illustrate. L’adulto che entra al The little reader vuole essere consigliato, fra i libri belli che ci sono, su quello che in quel momento fa al caso suo. Può acquistarlo per sé, per il bambino-bambina che ha portato in libreria o lo attende a casa, per un regalo, per la scuola.

La formula della libreria è la contaminazione libri/caffè, perché l’assortimento librario è appunto una selezione che non ha pretesa di esaustività. Scegliere i libri giusti è fondamentale, pur con necessarie sperimentazioni.

Quali libri ci sono sul tuo comodino?
Al momento sto leggendo The boy with the striped pyjamas di John Boyne (Il bambino con il pigiama a righe) e, per la seconda volta, The Curious Incident of the Dog in the Night-Time di Mark Haddon (Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte).

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