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INDILIBR(A)I – Il Mattone consiglia Il mio incontro con l’orso e altre avventure nel bosco di Charles Dudley Warner

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Il Mattone
via Giacomo Bresadola 12/14 – Roma (Centocelle/Prenestino)
tel. 0625210252
e-mail info@libreriailmattone.it

 

Alessio Zambardi consiglia per il mese di gennaio Il mio incontro con l’orso e altre avventure nel bosco di Charles Dudley Warner (Endemunde).

Ebbene lo ammetto, Charles Dudley Warner (1829-1900) non lo avevo mai sentito nominare, e nemmeno voi, non mentite! Eppure questo contemporaneo di Mark Twain ha scritto molto. E molto bene. Influenzato dallo stesso Twain (di cui era amico, scriveranno insieme The Gilded Age), ma anche da Ralph Waldo Emerson e Henry David Thoreau, in Italia è praticamente ignoto.  Io l’ho conosciuto soltanto l’anno scorso grazie all’editore Endemunde che nel giugno 2012 ha pubblicato questa piccola raccolta di racconti. Racconti che, proprio come i suddetti autori, fuggono inorriditi dalla città e dalla tecnologia correndo verso la natura, perché se esiste un luogo dove è nascosta la libertà, per loro quel luogo è perso nei boschi.
Racconti di una semplicità disarmante, senza alcun ghirigoro artistico, ma belli proprio per questo. Charles Dudley Warner scrive un piccolo capolavoro semplicemente portandoci in cerca di more, dove «non chissà per quale istinto predatorio, ma solo per salvare le apparenze, presi una carabina. Un uomo che se ne va in giro con un secchio di latta, aggiunge una certa virilità al suo aspetto se porta anche un fucile»; poi ci invita a osservare un gruppo di persone della New York-bene campeggiare nella natura selvaggia, preparare un giaciglio il cui tetto, fatto con fasce di corteccia, «è perfettamente impermeabile… eccetto quando piove». E poi orsi, cervi, trote, cacciatori, smarrimenti. Il tutto con gli Adirondack – una catena montuosa che attraversa lo stato di New York – a fare da sfondo.
È uno scontro senza fine tra uomo e  natura, dove quello destinato a perdere è l’uomo, nonostante il tentativo di controllare la natura con bussole, armi, esche e altro. Forse è proprio per questo che nella sfida la natura si rivela spietata.
Non nascondo che leggendo il libro ho provato un po’ di invidia. Acuto osservatore della società e delle sue contraddizioni – oggi apprezzerebbe molto David Foster Wallace – Charles Dudley Warner ha avuto  intuizioni letterarie meravigliose che avrei voluto avere io e che ora, purtroppo, non potrò più avere.

Consigliato agli amanti della natura (e di Thoreau). E ai giovanissimi, per farli riconciliare con la lettura.

Endemunde Edizioni  nasce a Milano nella primavera 2012 da un progetto di Andrea Garbarino, saggista, giornalista e scrittore. L’idea portante è quella di offrire testi introvabili, dimenticati o inediti in Italia;  testi densi di sostanza, e brevi, da leggere nel tempo di un viaggio o di una notte insonne.

Il mio incontro con l’orso e altre avventure nel bosco
di Charles Dudley Warner
Endemunde edizioni, 2013
pp. 96, € 9,40

INDILIBR(A)I – Il Mattone consiglia La bambina che amava troppo i fiammiferi di Gaétan Soucy

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

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Alessio Zambardi consiglia per il mese di novembre  La bambina che amava troppo i fiammiferi di Gaétan Soucy (Marcos y Marcos).

Evitate di guardare la copertina. Ripeto: evitate di guardare la copertina.
Lo so, suona strano questo avvertimento se si parla di un libro, ma è così. In un libro dove l’autore è un maestro nel centellinare le informazioni lasciando lungo la strada briciole – mai troppe, mai troppo poche – obbligando così il lettore a raccoglierle man mano e a ricostruire un intero mondo, non si può “svelare tutto” nella copertina. Qui tutto è volutamente e meravigliosamente nebuloso. Quindi adoperatevi: metteteci sopra un’altra copertina come quelle per i libri di scuola (senza sbirciare troppo) e solo dopo iniziate a leggere.
«C’è una cosa che esiste ovunque nell’universo stando a ciò che ho letto, sono i vasi comunicanti, ed è verissimo. Infatti capitava che papà avesse la mano pesante con le busse, e mio fratello ne buscava un sacco e una sporta, e poi io dovevo subirmi mio fratello, ecco cosa sono i vasi comunicanti».
L’io narrante del libro è una voce piccola, innocente, a tratti comica nella sua ingenuità: tutto quello che sa della vita è uscito dalla bocca del padre (violento e carceriere) o lo ha letto nei romanzi cavallereschi presenti in casa. Ma il padre-padrone, esattamente una pagina prima della prima pagina, muore. Qui comincia la storia: e ora? che si fa? come si va avanti? Due bambini, cresciuti soli e segregati a causa di un folle, ora si trovano a prendere in mano le redini della loro vita. E questa voce racconta: racconta il presente, racconta la tenuta di campagna dove vivono lontano da tutto e da tutti, racconta il paese vicino (dove finalmente si recano): ciò che viene fuori è un quadro inquietante, briciola dopo briciola, in un crescendo dove l’orrore sembra non finire mai, dove i ricordi che affiorano sono sempre più inquietanti, fino a capire che cosa ha reso folle il padre.
Consiglio questo libro, che non è affatto una lettura spensierata, al lettore avido, a quelli che amano i puzzle che si ricompongono man mano, pezzetto dopo pezzetto. Soucy usa  un linguaggio sopraffino riproposto con abile intensità nella traduzione di Francesco Bruno.

Gaétan Soucy, scomparso lo scorso luglio a cinquantacinque anni, era nato nel 1958 a Montréal dove insegnava filosofia all’università.  Nel 1994 scrisse il suo primo romanzo L’Immaculee Conception (primo premio ex equo al Festival du Premier roman de Chambery). Con La bambina che amava troppo i fiammiferi, pubblicato nel 1998, arrivò finalista al Prix Renaudot nel 1999 e vinse il Grand Prix du roman de l’Academie des Lettres du Quebec. I suoi romanzi sono tradotti in una ventina di lingue. Oltra a La bambina che amava troppo i fiammiferi, Marcos  y Marcos ha pubblicato L’assoluzione e Music Hall.

Per approfondire
La nota del traduttore Francesco Bruno

La bambina che amava troppo i fiammiferi – Gaétan Soucy
Traduzione di Francesco Bruno
Marcos y Marcos, 2013
pp. 192, € 13,00

INDILIBR(A)I – Laboratorio di pittura per bambini al Mattone

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Presso la libreria Il Mattone si svolgerà, a partire da lunedì 21 ottobre, il laboratorio di pittura per bambini ARTISTI PER UN’ORA, a cura di Alessandra Noce.

Laboratorio di pittura con introduzione alla storia dell’Arte in chiave giocosa. In ogni incontro verrà brevemente illustrata la vita e le opere di un famoso artista e realizzata un’opera a tema con l’ausilio di musica e giochi di ruolo.

Sono previsti livelli di difficoltà differenziati per fascia di età. Gli incontri, di un’ora e mezza, si svolgeranno una volta a settimana.

Costo per incontro: 8 euro a bambino
Due incontri: 15 euro a bambino
Quattro incontri: 28 euro a bambino

Si può prenotare per email o telefonando allo 06 – 252 10 252.

INDILIBR(A)I – Il Mattone – Intevista ad Alessio Zambardi

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

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Il Mattone è una libreria indipendente che dall’aprile  2007 rappresenta a Centocelle una piccola roccaforte della lettura e della cultura intese come occasioni di incontro e di scambio. Tra le molte attività proposte dal giovane Alessio Zambardi ci sono laboratori di narrazione e di scrittura, concerti, spettacoli di teatro e cabaret, corsi di disegno e pittura per bambini.

Quando nasce la sua libreria e perché ha deciso di aprirla?
La Libreria Il Mattone nasce ufficialmente il 21 aprile 2007, ma nella mia testa era già presente da molti anni. Nella mia vita non ho mai fatto studi letterari (né alle superiori né all’università) ma i libri sono stati sempre presenti dal giorno in cui la mia professoressa di lettere, parlando del Grande Fratello a diciotto semianalfabeti di un IV Tecnico Industriale (era il 1992, tempi non sospetti), disse: «Tra l’altro il libro 1984 in biblioteca c’è, semmai qualcuno volesse prendersi la briga di leggerlo!». Buttò lì questa frase e, senza saperlo, mi ha indicato la strada. Da allora non ho più smesso, né di leggere, né di ringraziare la mia professoressa. Quando mi sono stancato degli studi li ho abbandonati e ho lavorato in un paio di grandi librerie del centro di Roma, ma sempre con la testa alla mia.

Volendo descrivere la figura del libraio attraverso i miti letterari, sceglierebbe quello di Don Chisciotte o di Giovanni Drogo del Deserto dei tartari, o un altro ancora?
No, niente eroi e niente missioni da compiere in nome di chissà cosa. Il libraio è semplicemente uno tra i pochi privilegiati che fa un lavoro che ama. Quanto è rara oggi una cosa del genere?

Quali differenze ci sono tra un libraio e un venditore di libri?
Una, ma sostanziale: il libraio vive di clienti abituali, conosce i loro gusti e consiglia di conseguenza, parlando – cosa che al venditore di libri è spesso vietata – impara. Tanti amici del Mattone leggono più di me e ho sempre qualcosa da apprendere. Ecco, forse un’altra differenza c’è: il tempo. Mentre il libraio ha tempo per parlare e scambiare opinioni, il venditore sistema pile di libri.

La Scuola Mauri per librai ha premiato Arion, il marchio di librerie indipendenti romano. Ma parliamo sempre di una catena, per quanto indipendente dai grandi marchi editoriali. Per avere successo, dunque, si deve essere comunque grandi e organizzati?
Dipende da che cosa intendiamo per successo: il numero di punti vendita? Il fatturato in crescita? Il numero di autori invitati a fare presentazioni? Oppure la stima e l’affetto delle persone, il saluto quotidiano dei bambini che vogliono assolutamente raccontare quello che hanno fatto a scuola, l’espressione di gioia della ragazza che trova il libro che non riusciva a trovare in nessun’altra libreria; la semplice sopravvivenza della libreria stessa, non è questo forse un successo? Dopo questa impennata di stucchevole romanticismo io mi chiedo: in base a che cosa la Scuola Mauri ha premiato Arion? Sfido chiunque a trovare le differenze con Feltrinelli o Mondadori.

Con Pianissimo – libri sulla strada, l’iniziativa di Filippo Nicosia che dal 9 agosto al 2 settembre ha girato la Sicilia a bordo di un pulmino pieno di libri, è stata sperimentata una via estrema di libreria indipendente, e anche con notevole successo. Che cosa ne pensa? Un modello da diffondere?
Idea fantastica. La maggior parte delle persone è pigra: fisicamente e intellettualmente. Non trova mai tempo per. Non ha mai voglia di arrivare fino a. E allora portiamogli i libri sotto casa, facciamo ri-scoprire loro il piacere della lettura, perché solo di questo si tratta: puro e semplice piacere, che però ha conseguenze inimmaginabili e meravigliose. Questa del pulmino è una bellissima provocazione, ma tale vorrei rimanesse: personalmente preferirei una libreria per ogni quartiere, o paese.

L’ODEI, l’Osservatorio degli editori indipendenti, ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sulla urgente necessità di azioni coordinate a sostegno delle librerie indipendenti.  Secondo lei di che cosa hanno bisogno i librai in Italia?
Uno: correttezza. Stesse condizioni commerciali per tutti, grandi e piccoli, si può convivere tranquillamente insieme, senza essere nemici. Basta campagne promozionali: il prezzo del libro è quello, punto e basta. Due: fiducia. Che tradotto vuol dire conto deposito. Quando io metto un libro nello scaffale è perché voglio avere quel libro nello scaffale e sono consapevole che potrebbe rimanerci per sei, sette o otto mesi prima che un cliente lo acquisti: ma dopo due mesi mi viene chiesto comunque di pagarlo. Non ce la facciamo.

Se lei fosse “solo” un lettore, che cosa le piacerebbe trovare in una libreria?
Mi piacerebbe trovare una persona che ama il lavoro che fa, un’atmosfera che mi renda piacevole stare in libreria, trovare 1984 di George Orwell anche se è Mondadori. Mi piacerebbe trovare il giusto spazio per i piccoli editori, certo, ma non in maniera eccessiva: piccolo non vuol dire di qualità. Anzi, la maggior parte dei piccoli editori pubblica cose a mio parere illeggibili.

Propone iniziative per incoraggiare la lettura e l’incontro con i lettori?
Per rispondere precisamente alla domanda: no. Le mie sono proposte di altro tipo: corsi e laboratori di narrazione e di scrittura, concerti, spettacoli di teatro e cabaret, prossimamente corsi di disegno e pittura per bambini: tutto in mezzo ai libri, non ho sale dedicate, spostiamo un po’ di roba ma rimaniamo circondati dai libri. Rarissime le presentazioni.

Che tipo di clienti ha?
Centocelle è un quartiere molto popolare e popolato, ce n’è di ogni tipo: dalla pensionata che cerca l’ultimo libro di cucina al professionista che cerca quel particolare libro in quella particolare traduzione perché l’altra traduzione non va bene, dallo studente universitario alla giallista accanita.

Il libro che consiglia per questo mese e il libro più venduto.
Vi ho già parlato di 1984 di George Orwell? A parte gli scherzi, per consigliare un libro dovrei sapere qualcosa di chi lo leggerà, altrimenti non saprei dire. Però io non farei mancare nella mia libreria una copia di V per vendetta, graphic novel uscita per Vertigo che confina molto con 1984 (aridanghete): è un libro che ti sbatte addosso e senza delicatezza il vero concetto di libertà. Per quanto riguarda il più venduto preferirei non rispondere.