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I consigli dei Serpenti per l’estate 2018 – Alberto Cellotto

Alberto Cellotto*, poeta trevigiano approdato alla prosa con Abbiamo fatto una gran perdita, uscito nei mesi scorsi per Oèdipus edizioni, propone una trilogia di libri, dalla poesia alla saggistica, di cui possiamo leggere accurate recensioni sul blog Librobreve da lui curato.

POESIA
Daniela Gentile – Nulla sanno le parole  (Pietre Vive, 2018)
Poesia e brevi prose poetiche. Un libro d’esordio Tra altre cose, mi è parsa una bella meditazione sulle possibilità di redenzione.
https://librobreve.blogspot.com/2018/07/nulla-sanno-le-parole-di-daniela-gentile.html

NARRATIVA
Giorgia Tribuiani – Guasti (Voland, 2018)
Anche qui un libro d’esordio che convince per scrittura, tenuta e concetto. Consigliato anche a chi si interroga sul “sistema dell’’arte contemporanea”.
https://librobreve.blogspot.com/2018/07/guasti-di-giorgia-tribuiani.html

SAGGISTICA
Maria Anna Mariani –  Primo Levi e Anna Frank. Tra testimonianza e letteratura  (Carocci, 2018)
Un efficace accostamento e perlustrazione di due figure simbolo della testimonianza della Shoah. Un saggio brillantemente scritto che sa disseminare un novero di nuovi interrogativi non sollevati in precedenza sul senso e sulle possibilità della testimonianza.
https://librobreve.blogspot.com/2018/07/primo-levi-e-anna-frank-tra.html

Alberto Cellotto (Treviso,1978) ha pubblicato, in poesia, Vicine scadenze (Zona, 2004), Grave (Zona, 2008), Pertiche (La Vita Felice, 2012), Traviso (Prufrock spa, 2014) e la plaquette illustrata da Nicolò Pellizzon I piani eterni (La collana isola, 2014). Ha tradotto testi di Gore  Vidal, Stewart  O’ Nan e Frank Norris. Il libro epistolare Abbiamo fatto una gran perdita (Oèdipus, 2018) è la sua prima opera narrativa.

 

I consigli dei Serpenti per l’estate 2014

Anche noi andiamo in vacanza e ci rivedremo a settembre. Anche noi abbiamo qualche libro da consigliare. Buone letture!

I consigli di Anna Castellari

Orecchiette Christmas stori di Raffaello Ferrante (Round Midnight edizioni, 2013).
Ok, non è una storia estiva. Come suggerisce il titolo, è ambientato il giorno di Natale. E infatti questo volume è uscito a dicembre 2013. È un viaggio dal sapore pulp nell’Italietta medio-bassa, i protagonisti sono tutti sporchi, brutti, cattivi ma soprattutto annoiati da una vita di provincia che sta loro sempre più stretta, gravitano attorno alla Sala Bingo Omero che è a Bari ma potrebbe essere a Pordenone o a Cinisello Balsamo. La bassezza di ambizioni dei protagonisti li porta a compiere azioni squallide, in un crescendo di drammi psicologici tra droga, prostituzione e alcolismo à la Bukovski (è allo scrittore americano che spesso in questo libro Ferrante strizza l’occhio). Lascia un sapore amaro, questa storia che sa di Puglia ma che ritrae impietosamente i vizi e nessuna virtù dei personaggi, tranne dell’unico che, schifato da tutti gli altri non riesce però ad andarsene mai da quel posto come in fondo dovrebbe fare; Ferrante li descrive attraverso una scrittura rapida, incisiva, secca, incalzante. Adatta a una lettura estiva (apparentemente) poco impegnativa.

munchbeforemunchMunch before Munch di Giorgia Marras (Tuss edizioni, 2014).
Chi era Edvard Munch prima di diventare l’artista norvegese che tutti conosciamo? Giorgia Marras, illustratrice ligure, ne ha fatto un ritratto tutto a fumetti, azzurro, bianco e nero. Ne è uscito un romanzo a fumetti, pubblicato quest’anno come primo titolo della casa editrice Tuss, che trae il suo nome dall’inchiostro di china. Questo libro affascina perché Marras, oltre a mettere in gioco la propria penna in maniera personale e riconoscibile, non tralascia dettagli storici che ha esaminato grazie alla produzione scritta del pittore, quali diari e pensieri annotati occasionalmente. Che mostrano un giovane Munch alle prese con le difficoltà della vita professionale, tra lutti e il desiderio di dedicarsi all’arte: un ritratto senza filtri, attuale ed estremamente umano. Non manca uno studio dei paesaggi, punto preminente della pittura nordica.

Cadorna non è una fermata di Alessandra Giordano (solo in ePub/-mobi, Baccarinboox, 2013).
Una serie di racconti, che fanno commuovere o riflettere, ambientati ciascuno in una fermata della metropolitana “rossa” milanese. Perché, se come dice il titolo, Cadorna non è (solo) una fermata, ma un non luogo in cui si intrecciano storie, nascono amori, nascondono complotti, disvelano paure, questo volume (in solo formato eBook) è un invito a riflettere sulla figura dell’homo contemporaneus, quel milanese – ma anche quel romano, quel parigino, quel londinese – che si perde il senso del viaggiare inseguendo soltanto una meta. Già pubblicato anni fa per i tipi di Viennepierre, questo libro, che raccoglie anche testimonianze di milanesi eccellenti di ogni tipo, da don Colmegna a Sergio Escobar, passando per Giulio Iacchetti, Vivian Lamarque e altri, tenta di dare uno sguardo tra il sociologico e il divertente agli abitanti di una città che si vuole multietnica ed europea ma che, forse, si sta perdendo sempre più.

I consigli di Emanuela D’Alessio

Stalin+Bianca di Iacopo Barison (Tunué, 2014) è una delicata storia d’amore in un mondo congelato, dove non ci sono più gli arcobaleni e il presente è un continuo instabile movimento, un viaggio dalla meta imprecisata attraverso gli occhi senza luce di Bianca e la rabbia fuori controllo di Stalin. Sono loro i due adolescenti protagonisti del romanzo di Barison e scelgono la fuga per scoprire la forza dell’amore. La voce del giovanissimo autore è interessante e lancia un grido di dolore cui si dovrebbe prestare attenzione.

slocumSolo, intorno al mondo di Joshua Slocum (traduzione di Amilcare Carpi de Resmini, Nutrimenti, 2014), un diario di viaggio, di navigazione in solitaria a bordo dello Spray, una piccola barca a vela in disuso rimessa a nuovo dal mitico Joshua Slocum che per primo, dal 1895 al 1897, navigò per quarantaseimila miglia attorno al mondo. Mitico perché quando si avventurò nell’impresa aveva già cinquant’anni, perché è riuscito con abilità, determinazione e coraggio a superare le innumerevoli tempeste e avversità senza mai vantarsene, perché la sua non è stata solo un’eccellente prova di sopravvivenza, ma soprattutto un’occasione per sconfiggere la solitudine e trasformarla in una straordinaria opportunità di conoscenza interiore. Bella l’introduzione di Björn Larsson scritta espressamente per questa nuova edizione.

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami (traduzione di Antonella Pastore, Einaudi, 2014). Questo è il consiglio di lettura che do a me. Perché è stato annunciato come un viaggio alla ricerca di sé stessi, e di questi viaggi non se ne fanno mai abbastanza. E poi perché Haruki Murakami è l’unico scrittore giapponese che riesce a trattenermi tra le pagine con un misto di stupore, commozione e ammirazione.

 I consigli di Rossella Gaudenzi

Il teatro di Sabbath di Philip Roth (traduzione di Stefania Bertola, Einaudi, 2006). Qualche mese fa ho avuto l’occasione di ascoltare la scrittrice Chiara Gamberale raccontare i romanzi d’amore che hanno segnato in qualche modo la sua vita. Senza negare di aver appuntato i titoli che mancano nella mia libreria, ho focalizzato l’attenzione su questo romanzo di Roth, che ho appena comprato e mi accingo a leggere. Innanzitutto ho nostalgia della prosa e delle storie di Philip Roth; aggiungo che la già seducente arte del burattinaio che qui aderisce alla figura controversa – come potrebbe essere altrimenti? – di Sabbath ha avuto la meglio sugli altri titoli. Il sessantaquattrenne burattinaio ebreo Morris “Mickey” Sabbath perde l’amante Drenka e ripercorre a ritroso le tappe amorali e scabrose della propria esistenza. Sarcasmo e stordimento, queste le aspettative.

volandRomanzo naturale di Georgi Gospodinov (traduzione di Daniela Di Sora e Irina Stoilova, Voland, 2007). Prima dell’assegnazione del Premio Strega Europeo 2014 (poi vinto dallo spagnolo Marcos Giralt Torrente con Il tempo della vita, Elliot, 2014) ho sfogliato le prime pagine di un autore a me ancora sconosciuto, il giovane e celebre scrittore bulgaro Georgi Gospodinov, entrato nella cinquina dei finalisti con Fisica della malinconia (a cura di Giuseppe dell’Agata, Voland, 2013). Romanzo naturale, suo primo romanzo tradotto da Voland, non smentisce le attese: eleganza, ricercatezza, colori sfumati, giochi di parole in equilibrio tra il tangibile e il nonsense. Ironia (sinonimo di acume). Un piccolo gioiello letterario, come un abito fresco che non dovrebbe mancare nella valigia per l’estate.

I consigli di Sabina Terziani

D’estate, per approfondire lo spaesamento e la distanza, anche dal luogo già distante in cui mi trovo, aggiungo sempre una narrazione di viaggio alla pila di libri che mi porto in vacanza. Quest’anno porterò con me Un altro viaggio in Etiopia di Vincenzo Latronico (con fotografie di Armin Linke, Quodlibet Humboldt, 2013). La terra che è stata l’altrove definitivo di Rimbaud, teatro di una sgangherata farsa fascista e, oggi, obiettivo di conquista cinese fa da sfondo a un viaggio in cui Latronico, tra le altre cose, cerca di ritrovare certi ricordi famigliari insieme a un fotografo che esprime in modo sublime il silenzio e, qui, l’immobilità perlacea di certi paesaggi velati dall’afa.

destino_coattoDestino coatto di Goliarda Sapienza (Einaudi, 2011). Niente a che vedere con L’arte della gioia, il romanzo-caso letterario che qualche anno fa ha riportato Sapienza sulla scena europea. In questo smilzo libretto troverete situazioni, narrazioni in poche righe, teatrini della crudeltà che ricordano i Delitti esemplari di Max Aub. Un po’di rinfrescante cattiveria, di ironica disperazione, di comica psicosi.

A proposito di psicosi imbozzolata nelle persone cosiddette normali, se vi è piaciuta l’aria che tira in Carnage di Yasmina Reza/Roman Polanski, La cena di Herman Koch (traduzione di G.Testa, Neri Pozza/Beat, 2010) è il vostro romanzo. Una molla che si carica pagina dopo pagina fino alla rivelazione finale. Molta violenza, la famiglia perfetta, l’amore di un padre per il figlio. Delirio.

Premio a Daniela Di Sora (Voland) per la promozione della cultura bulgara all’estero

«Mi riempie di orgoglio essere riuscita a fare da ponte tra una cultura che amo e apprezzo ma che in Italia si conosce troppo poco. La mia “illusione” è sempre stata quella di dare voce alle minoranze, alle letterature dimenticate, ignorate per supponenza da tutti quelli che immaginano che esista un solo centro e una sola cultura, da quelli che non conoscono la storia e la ricchezza dei Balcani, per esempio. Una voce come quella di Georgi Gospodinov può nascere solo laggiù, e non è la sola voce.»


Ha commentato così Daniela Di Sora, editrice di Voland, il premio per meriti nello sviluppo e promozione della cultura bulgara all’estero conferitole dal Ministero della Cultura di Bulgaria, grazie al successo di Georgi Gospodinov – che con il romanzo Fisica della malinconia (pubblicato in Italia da Voland come tutti gli altri libri dell’autore)  è entrato nella shortlist di due dei più importanti premi italiani: Von Rezzori e Strega Europeo – e per l’impegno nella pubblicazione di numerosi autori bulgari.

Ogni 24 maggio, festa dei santi patroni d’Europa Cirillo e Metodio e festa ufficiale della cultura e scrittura slava, il Ministero della Cultura di Bulgaria, su indicazione dell’Istituto Bulgaro di Cultura, conferisce un premio per meriti nello sviluppo e promozione della cultura bulgara all’estero.
La premiazione si è svolta il 22 maggio all’Ambasciata della Repubblica di Bulgaria a Roma.

Nato a Jambol nel 1968, Georgi Gospodinov è poeta innovativo e raffinato, prosatore e studioso di letteratura, oggi considerato uno dei più noti e promettenti autori bulgari. Con il suo primo romanzo, Romanzo naturale (Voland 2007), ha ottenuto il primo premio del concorso Razvitie per il romanzo bulgaro contemporaneo. Con Fisica della malinconia (Voland 2013) ha vinto il Premio Nazionale 2012. È tradotto in varie lingue.

Qui la nostra intervista a Daniela Di Sora nel 2011.

La nostalgia felice – Amélie Nothomb

di Anna Castellari

La storia non c’è, eppure si sente

Si dice che la nostalgia sia un sentimento triste. Qualcosa da relegare in un angolo della propria mente, dimenticandosi il prima possibile gli eventi anche se sono felici, per non incappare in un sentimento che l’occidente – salvo rare eccezioni, e penso alla saudade lusofona – vive quasi sempre in modo negativo e autodistruttivo.
Per Amélie Nothomb non è così. O almeno, lei dice, ci prova a credere che sia un sentimento positivo. E ci crede così tanto da aver scritto un nuovo libro, edito sempre da Voland, tutto dedicato all’argomento, che si intitola proprio La nostalgia felice.
L’ho incontrata a Milano, alla libreria Lirus, in un appuntamento capitatomi tra capo e collo, segnalato da chi presentava, Marianna Bonelli, ideatrice e conduttrice degli appuntamenti di Spritz Letterario (Vicenza).
È stato un vero uragano, una scoperta e un piacere incontrare un personaggio come lei. Inutile dire che è una persona sopra le righe, col suo immancabile cilindro e un’aria tra lo svagato e il narciso. Eppure non fa che rendersi “simpatica”. Non mi vergogno a dirlo: sono stata rapita dal fascino della svagata, che per questo sentiamo vicinissima a noi.
Questo libro, dice l’autrice stessa, a differenza degli altri non è per nulla grottesco, cifra stilistica che invece ha accompagnato quasi tutte le altre opere. Ed è vero: Nothomb si avvicina ancora di più, se possibile, al lettore, grazie al suo sapersi raccontare spesso con auto ironia, con leggerezza e senza peli sulla lingua. Ci sembra di conoscerla da sempre. Eppure, in questo suo libro non c’è una vera e propria storia, se non la storia delle sue storie, la storia della sua infanzia, e di un’età giovanile vissuta alla ricerca delle proprie radici giapponesi.
Nothomb si muove in questo ambito: è seguita costantemente da una troupe televisiva francese, che girerà sulle immagini ricavate un documentario sull’autrice; incontra prima la sua tata giapponese, strappando qualche lacrima di commozione ai lettori per la freschezza di quelle immagini; poi un suo vecchio amore, verso il quale non prova rimpianto ma certamente molto affetto.
Sarebbe piaciuto, forse, che ci fosse un po’ più di storia. Ma certo questo libro non è nato per compiacere il lettore.
Forse Nothomb vuole mettere un punto alle sue passate opere letterarie, che cita in continuazione – pur senza apparire autoreferenziale. Rimane sempre una lettura piacevole, contemplativa, auto riflessiva. Raccoglie qualche ardimento letterario (uno su tutti: “Proust era nipponico”), qualche fissazione dell’autrice. Di certo, non passa inosservato. Anche se rivorremmo un po’ più di grottesco, talvolta lo svelarsi dell’umanità di un autore ce lo fa sentire più vicino.

Per approfondire:
Leggi «Il Giappone mi salva» su La lettura
Leggi la recensione su Finzioni

 

La nostalgia felice di Amélie Nothomb
traduzione di Monica Capuani
Voland, 2014
pp. 128, € 14,00

Novità in libreria da Voland: “Oh…” di Philippe Dijan

In uscita  il 7 marzo “Oh…”, il nuovo romanzo di Philippe Dijan , lo srittore parigino nato nel 1949 e presente a Roma al Festival della Narrativa Francese.

Il libro sarà presentato il 9 marzo all’Institut français di Roma (Largo Toniolo, 22, ore 17.00).

Considerato l’erede francese della Beat Generation, Philippe Dijan, cresciuto a Parigi facendo ogni tipo di lavoro (portuale, magazziniere da Gallimard e anche giornalistaha), ha raggiunto il successo con il romanzo 37° 2 al mattino portato sullo schermo nel 1986 da Jean-Jacques Beineix (in Italia è uscito con il titolo Betty Blue). Autore prolifico, ha al suo attivo una ventina di romanzi, numerose raccolte di racconti e una pièce teatrale.

Qui la nostra recensione di Vendette, uscito per Voland nel 2011.

Presentazione di Delitto a Villa Ada di Giorgio Manacorda (Voland)

Oggi alle 18, alla libreria Ready Cavour (Via Cavour 255, Roma), Chiara Valerio e Mario Desiati presenteranno insieme all’autore Delitto a Villa Ada, il nuovo romanzo di Giorgio Manacorda (Voland).

«Considerate i poeti, almeno i poeti, una specie protetta, come si fa con gli aironi, gli stambecchi o i lupi. A me però mi sa che i poeti sono più lupi che aironi o stambecchi».

Un grande poeta che viveva come un barbone viene trovato morto a Villa Ada da un altro poeta suo coetaneo. Il commissario incaricato delle indagini è a sua volta un poeta dilettante. Un intreccio letterario e una fiaba sulla poesia e i tormenti della creatività, sulle invidie, sull’imprevedibilità dell’animo umano.

Giorgio Manacorda è nato a Roma nel 1941. Ha insegnato letteratura tedesca all’Università della Calabria e all’Università della Tuscia. Ha scritto vari saggi su autori di lingua tedesca (da Goethe a Heiner Müller passando per Hofmannsthal, Roth, Kafka, Bachmann e altri) e si è occupato di poesia italiana contemporanea. Il suo primo romanzo, Il corridoio di legno, è stato pubblicato da Voland nel 2012 e candidato al Premio Strega. Qui la nostra recensione.