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Perché scrivo? Tomás Eloy Martínez

PERCHÉ SCRIVO? – La rubrica dedicata ai perché della scrittura

Tomás Eloy Martínez

Scrivere, per me, è sempre stato un atto di libertà. L’unico grazie al quale il mio io va in giro senza dover rendere conto a nessuno. Mentre scrivo, mi lascio andare. Solo dopo aver azzardato qualche passo penso ai confini di quello che sto facendo: se mi avvio verso un romanzo o un saggio, se si tratta di una cronaca o di un copione cinematografico, oppure di un necrologio. Nel corso di questo viaggio mi sono perso più di una volta. Mi perdo soprattutto quando cerco di oltrepassare i confini. Anche se i confini si negano, li attraverso. Voglio vedere cosa c’è al di là delle parole, nei paesaggi invisibili, nei racconti che spariscono man mano che li sviluppo. Se mi inoltrassi nel territorio della poesia, forse, scorgerei quell’orizzonte al quale non arrivo. Ma non sono poeta e me ne dispiace. Se lo fossi, potrei dare un nome alla reale natura delle cose, trovare il centro una volta per tutte, invece di perdermi ai margini.

Estratto dal romanzo Purgatorio, questo brano di Tomás Eloy Martínez mostra cosa abbia significato per lui la libertà della scrittura dopo aver vissuto sulla propria pelle la dittatura argentina, l’esilio e il rogo dei suoi libri da parte della giunta militare.

Tomás Eloy Martínez (1934-2010), già autore del capolavoro Santa Evita, è tra i più importanti scrittori argentini degli ultimi decenni. Purgatorio (2008), è pubblicato in Italia da SUR (2015) per la cura di Francesca Lazzarato.