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Cosa leggiamo a Natale. I consigli dei Serpenti (3)

I consigli di Elena Refraschini

Quest’anno la mia non è una lista di “libri imperdibili” da leggere o regalare a Natale. Semplicemente, voglio condividere con voi alcuni libri che mi stanno facendo riflettere sul periodo natalizio alle porte.

Gesù il ribelle di Reza Aslan (traduzione di S. Galli, S. Reggiani, L. Taiuti, Rizzoli, 2013)
Il primo: Zealot di Reza Aslan, pubblicato in Italia da Rizzoli con titolo Gesù il ribelle. La genesi di questo libro è piuttosto curiosa: si tratta di uno studio approfondito della vita in Galilea ai tempi di Gesù, sulla sua vita secondo le fonti storiche in nostro possesso, su come si è potuti passare dal personaggio storico – figlio illegittimo, poi analfabeta lavoratore alla giornata – alla figura centrale di una delle religioni monoteistiche più importanti al mondo. Libro estremamente interessante, ma non certo materia da best seller. Eppure è stato per settimane nella classifica dei più venduti del New York Times, negli Stati Uniti. Perché? È presto detto: l’autore ha partecipato a un’intervista tanto terribile da risultare imbarazzante al canale conservatore Fox news. Il video, diventato virale, è stato visto un milione e mezzo di volte e ha fatto schizzare alle stelle le vendite del libro. Lasciando da parte il passaparola creato dai social, Reza Aslan conduce una ricerca rigorosa che ha il pregio di lasciarsi leggere come un romanzo. Ho acquistato questo volume in una delle più belle librerie di Gerusalemme, la Educational Bookshop, appena fuori dalle mura della città vecchia. Avevo chiesto al giovane libraio di consigliarmi un titolo che mi portasse alle radici di tutto il sangue versato nella sua millenaria città. Un’intera sezione della libreria è naturalmente dedicata al conflitto israelo-palestinese, ma questo gli è sembrato un buon titolo da cui partire, e non posso che dargli ragione.

canto_pianuraL’etnologia del Natale di Martyne Perrot (Elèuthera, 2012)
Il secondo titolo è un sempreverde che ripesco dalla mia biblioteca in questo periodo: L’etnologia del Natale di Martyne Perrot, pubblicato da Elèuthera nel 2012. Come suggerisce il titolo, si tratta di un’indagine appassionata e appassionante su questa festa, dalle origini pagane fino alla svolta consumistica del secolo scorso. Un rito che ha cambiato volto parecchie volte nel corso della sua storia e che non smette di affascinare.

Canto della pianura di Kent Harouf (traduzione di F. Ascari, NN editore, 2015)
Durante le vacanze, invece, cambierò decisamente genere, toni e collocazione geografica: tornerò a Holt, in Colorado, insieme a Kent Haruf. Mi sono innamorata della sua scrittura spoglia con Benedizione, e sono sicura che il nuovo Canto della pianura non deluderà le mie aspettative.

I consigli di Sabina Terziani

Le variazioni Reinach di Filippo Tuena (Nutrimenti, 2015)
Come raccontare la storia di una famiglia che ha percorso tutta la strada dalla Parigi di Proust fino al campo di sterminio di Auschwitz? Tuena sceglie di far parlare i frammenti, orchestrandoli per variazioni, rispetto a un nucleo che, nella successione delle tessere del mosaico, varia e si lascia afferrare sempre diverso. Sono molte le somiglianze con un altro romanzo familiare uscito qualche anno fa, Un’eredità di avorio e ambra di Edmund de Waal (Bollati Boringhieri, 2011, trad. Carlo Prosperi). Eredità, anche qui è la parola chiave, ma la struttura del racconto biografico è lineare, tradizionale, paragonata alla polifonia di Tuena, che fa esplodere la narrazione. I Reinach-De Camondo qui, gli Ephrussi nel romanzo di de Waal, Vienna, Parigi, famiglie-mondo.

Asterusher, autobiografia per feticci di Michele Mari e Francesco Pernigo (Corraini Edizioni, 2015)
E poi una storia con tante figure che fanno godere gli occhi.  Borges ci apre la porta delle case di Mari, Poe la chiude. Entri chi vuole, dice il primo; non vedete le crepe? dice il secondo, quando arriviamo alla fine dell’esplorazione. Oggetti, spazi domestici, atmosfere. La didascalia come risonanza dell’immagine. È necessario amare Mari per deliziarsi di questo libro? Sì. È indispensabile.

mari

 

Le copertine dei Serpenti – L’ordre règne à Berlin

a cura di Sabina Terziani

 

Voglio parlare di una copertina che ci porta nel cuore dell’Europa.
Il titolo, innanzitutto. L’ordine regna a Berlino è una citazione dall’ultimo articolo pubblicato da Rosa Luxemburg prima di essere uccisa nel gennaio 1919. «L’ordine regna a Berlino! Stupidi sbirri! Il vostro “ordine” è costruito sulla sabbia. La rivoluzione già da domani “si ergerà di nuovo con fracasso” e vostro terrore annuncerà con clangore di trombe: io ero, io sono, io sarò!»
L’autore: Francesco Masci è un filosofo, vive in Francia dal 1994 e scrive in francese.
L’editore: Gérard Berréby di Allia, ha creato negli anni un catalogo in cui conflagrano anarchia, Leopardi, situazionismo, pensiero libero e libertino.

Gérard Berréby

Interrogato sul senso e sulla storia dell’immagine, l’editore ha risposto così:
«L’immagine di copertina ci è stata proposta dall’autore stesso. Si tratta di un dettaglio di un’opera dell’artista tedesco Michael Wesely, intitolata Potsdamer Platz 1997-1999, una fotografia costituita da immagini raccolte da cinque macchine fotografiche diverse, puntate sul cantiere della piazza in piena ricostruzione, con l’otturatore aperto per 2 anni. L’immagine descrive uno spazio ma anche una sorta di compressione del tempo che corrisponde alla durata della ricostruzione di un luogo. Nel libro, Masci evoca più volte questa piazza-incrocio che è stata per anni un terreno incolto, una sorta di “visione apocalittica di un futuro impossibile”, per poi diventare un centro nevralgico della speculazione immobiliare la cui ricostruzione è stata guidata da prospettive culturali precise che vengono denunciate nel libro stesso».
Per tornare alle parole di Rosa Luxemburg, l’unica cosa che oggi a Berlino “si erge con fracasso” è, per Allia, la «cultura assoluta con la sua produzione di avvenimenti intercambiabili che ha finito per sostituirsi interamente alla densità politica del territorio, alle sue contraddizioni, alle sue opposizioni latenti. L’ordine e l’obbedienza si confondono in essa con la libertà e il caos.»
La trama, la consistenza dell’immagine di copertina con il suo dilavamento nei toni del grigio scurito dalla pioggia, smog che cola lungo la facciata di un palazzo, sembra abolire la profondità raccontata dalle stratificazioni deposte sulla tela da due anni di otturatore aperto. E poi le macchine fotografiche come occhi impersonali, la palette nero-grigi-bianco del titolo spingono il discorso nella direzione opposta al fracasso del nuovo, della soggettività festosa e consumista che oggi caratterizza la città secondo Masci. Berlino «ormai non è che il polo sentimentale di un pellegrinaggio culturale alimentato da un folklore della rivolta e della creazione.»
Forse è proprio questo il vero volto di Berlino, impersonale come una visione sovrastampata infinite volte a somiglianza delle sovrapposizioni di volti, in cui l’umano tocca il disumano per sfinimento dell’idea.
«Se una volta Berlino dimorava al cuore della guerra civile europea che ha attraversato la prima parte del ventesimo secolo segnandola delle ferite più profonde, oggi la città è diventata l’avamposto di una resa generalizzata alla narrazione dell’individuo autonomo in quanto “forma astratta e pronta all’uso”, struttura che può farsi ricettacolo di qualsiasi contenuto. La soggettività fittizia vi ha trovato l’ambiente ideale per gli sfoghi festanti del proprio ego ipertrofico.»

 Qui le altre copertine dei Serpenti.

INDILIBR(A)I – Pagina 348 consiglia La vita privata degli oggetti sovietici di Gian Piero Piretto

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Pagina 348
Viale Cesare Pavese, 348  (Eur-Ferratella) – Roma
tel. 06-5013604

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Marco Guerra consiglia per il mese di gennaio La vita privata degli oggetti sovietici di Gian Piero Piretto (Sironi).

Lo slavista Gian Piero Piretto ha usato 25 tipici oggetti della vita quotidiana nell’Unione Sovietica per costruire un saggio che unisce molto bene cultura e storia sociale

C’è  un’idea dell’Urss assai particolare quella che si ha quando a parlare non sono i testimoni o le ricerche di uno storico ma 25 tra gli oggetti che più hanno segnato i 69 anni di vita del paese. La moneta da due copechi utile solo per i telefoni pubblici, la lampada da tavolo che piaceva ai burocrati, l’indistruttibile bicchiere a faccette, il profumo amato dagli alcolizzati, la reticella per la spesa che le massaie avevano sempre con sé.
Ben presto il libro, tra un episodio e l’altro della storia del paese, tra un accenno alle mode che si succedono e tra le caratteristiche delle varie epoche diventa un viaggio in un mondo che non c’è  più, utile a ricordare le cose del secolo scorso.

Gian Piero Piretto insegna Cultura russa e Metodologia della Cultura visuale all’Università degli Studi di Milano. Ha dedicato saggi e articoli alla letteratura e alla cultura russa. Ha pubblicato Il radioso avvenire. Mitologie culturali sovietiche (Einaudi, 2001) e Gli occhi di Stalin (Raffaello Cortina, 2010).

Leggi la recensione di Giorgio Vasta su Il Sole 24 ore

La vita privata degli oggetti sovietici – Gian Piero Piretto
Sironi, 2012
pp. 208, €19,00

Pazzi scatenati - Federico di Vita

Presentazione di “Pazzi scatenati” di Federico di Vita

Pazzi scatenati - Federico di VitaOggi alle 18.15 presso Mammut Pigneto (circonvallazione Casilina 79, Roma), Federico di Vita presenterà il suo libro Pazzi scatenati. Usi e abusi dell’editoria italiana (pubblicato da Tic Edizioni). Insieme a di Vita interverranno Graziano dell’Anna e Chiara Di Domenico.

«”Io sarò pompiere!” proclamava Grisù alla fine di ogni episodio. Il pompiere, la cassiera, il meccanico, la maestra… qualunque mestiere appare più ragionevole dell’editore. E allora perché in migliaia continuano a provarci? Perché altrettanti giovani si ostinano a bussare alle redazioni di un settore blindatissimo?
“Pazzi scatenati” accelera il processo del disincanto di aspiranti addetti ai lavori, mormora all’orecchio cosa dice il vicino e nutre il pettegolezzo, spiega perché scrivere meglio di Faletti non paga mai, soprattutto se non si è Faletti. In omaggio il tassello dell’editoria, per costruire il grande puzzle dello stivale alla deriva.»

Presentazione di “Prose dal dissesto” di Massimiliano Borelli

Oggi alle 18 presso la libreria Pagine e caffè (via Gallia 37, Roma) si terrà la presentazione di Prose dal dissesto. Antiromanzo e avanguardia negli anni Sessanta di Massimiliano Borelli (Mucchi Editore). Insieme all’autore interverranno Massimiliano Manganelli e Francesco Muzzioli.

Massimiliano Borelli "Prose dal dissesto"«Gli anni Sessanta del Novecento sono stati teatro di un fenomeno letterario che oggi molti ritengono del tutto archiviato. In quel decennio, infatti, un folto gruppo di autori si è dedicato alla composizione di romanzi polimorfi, discontinui, eccessivi, disarmonici, finanche illeggibili secondo i parametri che attualmente regolano la scrittura e la lettura. Nato nell’alveo del Gruppo 63, oggetto di un’accesa riflessione teorica, il romanzo sperimentale italiano degli anni Sessanta presenta una fenomenologia ampia e differenziata, esito delle assai diverse voci che lo hanno di volta in volta caratterizzato. Questo studio tenta di restituire la pluralità di quell’esperienza, e anziché tracciare una storia o limitarsi a ribadire le posizioni teoriche interne al dibattito, prova a sollecitare i testi, risvegliando le pagine in un mobile mosaico di sondaggi critici, assemblato intorno ad alcuni snodi prospettici fondamentali. Si vedrà allora quanto abbiano ancora da dire questi strani romanzi di Sanguineti, Malerba, Manganelli, Arbasino, Vasio, Spatola, Balestrini, Porta, Ceresa e Di Marco; e quanto il loro attraversamento possa ancora offrire una verifica inedita della nostra capacità di interpretazione della realtà.»