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Qualcunoconcuicorrere: giovanissimi in blog!

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

Ho conosciuto Matteo Biagi, professore di italiano di scuola media e fiorentino di adozione, lo scorso gennaio. L’occasione: Pezzettini. La festa della lettura a Torpignattara; il tema della chiacchierata e dell’incontro: raccontare con tutti i mezzi.  Matteo, appassionato ed entusiasta, ha raccontato la bellissima esperienza del blog qualcunoconcuicorrere.org. che ha fondato nel 2012, Nel 2015, invece, ha dato vita insieme ad altre quattordici persone alla rivista Libri Calzelunghe, dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi.

Matteo Bianchi

Matteo Bianchi

Approfondiamo queste esperienze a partire dalla tua vocazione, l’insegnamento dell’Italiano a ragazzi tra gli 11 e i 14 anni e la promozione della lettura. Che cosa occorre oggi per essere un buon insegnante, al passo con i tempi? Che cosa alimenta la tua passione per l’insegnamento in questi anni difficili, soprattutto per il mondo della scuola?
Credo davvero che la risposta rischi di apparire banale: innanzitutto bisogna amare questo mestiere, ritenerlo uno dei più gratificanti, e ricordarsi ogni giorno, in mezzo a tutte le difficoltà, che il nostro primo obiettivo è quello di trasmettere ai nostri alunni un po’ della nostra passione. Poi c’è la questione dell’innovazione: occorre conoscere bene le Indicazioni Nazionali,  un documento che lascia spazio a una didattica nuova, e aver voglia di sperimentare.

Che cos’è qualcunoconcuicorrere.org?
È un blog gestito da una redazione di circa venti ragazzi, tra i 12 e i 19 anni. Il lavoro è organizzato e pianificato in questo modo: le uscite settimanali garantite devono essere due, una recensione e un incipit. Gli incipit li cura chi può, spesso io, anche perché è un modo per segnalare le novità editoriali che ci sembrano più interessanti. Le recensioni invece seguono un calendario ben preciso. I ragazzi hanno la totale libertà di scelta dei testi da recensire. In più, quando abbiamo tempo, integriamo con articoli diversi, bibliografie, segnalazioni di film.
Ho chiesto ai redattori di spiegare quale sia, per loro, il valore della partecipazione a questa esperienza. Afferma Vittoria: «Leggere è sempre stata un’azione fondamentale nella mia vita e fin da piccola la vedevo come un qualcosa da fare nella propria intimità. Grazie al blog e al gruppo ho imparato, però, una nuova parola: la condivisione».
Aggiunge Giulia: «Sarò strana, perché se devo essere sincera non conosco quasi nessuno degli altri, ma non credo esista nulla di meglio se non un “luogo” dove ognuno può esprimersi ed essere capito da persone che magari non ti hanno mai visto ma, in un certo senso, sono simili a te in maniera strabiliante. Io il mio posto l’ho trovato in qualcunoconcuicorrere. Mi sento a casa, e non penso esistano sensazioni più belle di questa».

Qual è il riscontro ricevuto dal blog?
Un riscontro davvero inaspettato: in cinque anni di vita ci arrivano testimonianze del fatto che è conosciuto da molti insegnanti che lo leggono nelle classi, da tutti i principali autori per ragazzi, dalle case editrici, alcune delle quali ci inviano i loro testi in anteprima per conoscere il pensiero dei ragazzi. Collaboriamo con diversi festival e abbiamo addirittura pubblicato alcune recensioni su un’antologia scolastica, Controvento di Loescher-D’Anna.

Quali sono state le sorprese più inaspettate e piacevoli ricevute dai ragazzi?
Li ho visti acquisire una sorta di sorprendente professionalità senza che abbiano perso alcunché della spontaneità originaria.

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A far impallidire l’ormai cronica crisi del libro e della lettura c’è l’editoria per bambini e ragazzi, in netta controtendenza. I lettori tra i 6 e i 16 anni sono in crescita. Quali sono secondo te le ragioni di questo fenomeno e perché i giovani lettori, una volta adulti, smetterebbero di leggere?
Mi fa piacere che questa domanda parta da un’analisi veritiera dei dati, almeno facciamo piazza pulita del luogo comune secondo cui i ragazzi non leggono. Se i ragazzi non leggono, figuriamoci gli adulti! Indagare le cause nello spazio di una breve risposta temo non sia semplice, se non al costo di banalizzare, cosa che vorrei evitare. Ma non c’è dubbio che, passata la fase della vita in cui si ha più tempo libero, gli adulti facciano fatica. Il panorama si polarizza tra una nicchia di fortissimi lettori e la maggioranza dei lettori, che legge un libro o due d’estate. Quali ne siano i motivi è difficile dirlo, ma in parte credo c’entri la scuola, che comunque indirizza e stimola curiosità; in secondo luogo, le biblioteche sono divenute luoghi di ritrovo significativi. Musica, tv e cinema, poi, possono essere “ponti” verso la lettura.

Cosa ha aggiunto la paternità al tuo mondo già fatto di libri per bambini e ragazzi?
L’interesse – mai sperimentato prima – per i libri per la fascia zero – tre, che riserva davvero delle sorprese. Con la crescita di Tommaso, poi, arriverò a tutte le tappe successive. Da un altro lato, però, la consapevolezza del fatto che dovrò stare molto attento ad accompagnarlo nella sua formazione di lettore senza essere una figura ingombrante.

libricalzelungheCosa leggevi, tra i dieci e i quattordici anni?
Vuoi la verità? Non molto. La mia formazione di lettore forte è arrivata dopo, al liceo. Dell’età che hai citato tu ricordo qualche classico di avventura: Salgari, Verne, London, I ragazzi della via Pal, Capitani coraggiosi, insomma, niente di diverso da tutti i preadolescenti degli anni ’80.

Volendo dare uno sguardo al futuro, che cosa vedi?
Ci piacerebbe trasformare qualcunoconcuicorrere.org in un’associazione culturale, in modo da radicarci ancora di più e creare per alcuni dei ragazzi la possibilità di trasformare questa esperienza in una professione. Nell’immediato abbiamo un progetto nel cassetto la cui riuscita non dipende da noi, e che per scaramanzia non riveliamo ancora. Diciamo che se si dovesse concretizzare sarete i primi a saperlo.

Hai citato in pratica soltanto ragazze. Nel gruppo ci sono anche ragazzi? E qual è il loro rapporto con smartphone e videogiochi?
Impossibile negare che il gruppo sia in gran parte femminile. Francesco, l’unico citato nella risposta, non è propriamente l’unico: ci sono anche Sebastiano, il nostro critico cinematografico, Enzo e Andrea. In generale posso dire che il loro rapporto con la tecnologia è quello della maggioranza dei coetanei: i redattori del blog oltre a leggere, ascoltano musica, divorano film e serie TV, usano lo smartphone. Credo che la competizione lettura – tecnologia sia un fenomeno da studiare attentamente: non necessariamente si escludono. Spesso gli appassionati di storie le cercano in forme diversificate.

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Cosa c’è da leggere sul tuo comodino e sul comodino dei ragazzi della tua redazione ?
Io sto leggendo L’universo nei tuoi occhi di Jennifer Niven; Federica e Carlotta, due giurate del premio letterario Mare di Libri (www.maredilibri.it), sono impegnate nella lettura dei cinque romanzi in concorso, Emma si divide tra i romanzi in finale allo Strega Ragazzi (parteciperemo alla premiazione) e L’interpretazione dei sogni di Freud. Aurora sta leggendo in anteprima il prossimo volume di Hotspot, Prima che te ne vai e I nostri cuori chimici di Krysthal Sutherland. Margherita è alle prese con Il rosso e il nero, Sarah con Caduto fuori dal tempo di Grossman, l’altra Carlotta con L’arte di essere fragili di Alessandro D’Avenia. Francesco, invece, sta leggendo Tutto ciò che resta di Richmond. Credo che questi esempi (parziali, ne mancano altri) diano il senso della varietà delle loro letture.

Patrizia Rinaldi e la responsabilità della speranza

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

L’occasione per conoscere personalmente Patrizia Rinaldi, la scrittrice partenopea che ha vinto il Premio Andersen 2016 come migliore scrittore, è imminente: la festa della lettura Pezzettini, che si terrà a Torpignattara (a Roma) il 28 e 29 gennaio.
Nel frattempo, però, ho goduto di una piacevolissima conversazione telefonica con l’autrice che si è raccontata in maniera gioiosa e accurata.

Patrizia Rinaldi, laureata in filosofia, ha scritto una ventina di libri, dal noir alla letteratura per ragazzi. Dal 2010 partecipa a porgetti letterari presso l’Istituto Penale Minorile di Nisida.
Nel giugno 2016 ha ricevuto il Premio Andersen, il premio per gli autori e i protagonisti dell’editoria per l’infanzia: «Per una scrittura raffinata e intensa, suadente e precisa. Per una strada che, con fervida e operosa oculatezza, intreccia la scrittura per l’infanzia con la produzione narrativa per adulti. Per la delicatezza e la sensibilità con cui affronta temi non facili, regalandoci altresì una costante linea di sorriso e una vivida rappresentazione del mondo dei ragazzi».

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Questo premio era atteso o inaspettato? Che cosa significa a livello letterario e quale l’impatto a livello pratico?
Non mi aspettavo questo premio. Ho iniziato a pubblicare tardi con continuità, sono quindi un’autrice relativamente recente. Quando ho ricevuto la telefonata ho sentito il cuore uscire dalla schiena, per questioni di onore e di esultanza. Sono stata investita da una  sorpresa molto intensa, una forte impressione; forse anche perché  mi sento periferica e quasi mai al centro delle situazioni.
Cosa è cambiato? Credo sia aumentato il sentimento di responsabilità. In genere scrivo con serenità. Lavoro con editor consolidati, come Luisa Mattia e Federico Appel. Con l’assegnazione di questo premio è cresciuta la voglia di far bene, di non deludere.
Ricevere Il Premio Andersen, premio serio e prestigioso, è stato professionalmente uno dei giorni più belli della mia vita. La giuria aveva letto tutti i miei romanzi, anche i libri per adulti, dimostrando grande cura. Insomma, ho provato onore, gioia, la sensazione di dover far bene, di migliorare.

«Un dato insolito nel panorama nazionale: la capacità di transitare senza sforzi e sempre con esiti quanto mai convincenti dalla scrittura per ragazzi a quella per adulti» si legge nelle motivazioni del Premio. Che cosa significa per Patrizia Rinaldi scrivere per ragazzi e scrivere per adulti?
Rispetto all’impegno non c’è alcuna differenza, c’è una differenza che mi propongo da sola: quando scrivo per ragazzi avverto responsabilità di speranza. La maggior parte dei miei libri per ragazzi è scritta per la fascia d’età 11-14 anni, quindi per un pubblico che affronta i cambiamenti adolescenziali, corporei, di percezione della realtà, le prime consapevolezze di frattura rispetto al mondo infantile. Quando scrivo per ragazzi mi viene di identificarmi con questa fascia d’età, cerco di dire cose non melense. Tratto anche argomenti scabrosi di dipendenze, solitudini, di disagio sociale. Se mi riferisco ai giovani lettori cerco una poetica del nonostante, di soluzione, di via d’uscita; problema che non mi pongo quando scrivo per adulti. Mi piace mantenere una traccia di risorsa, di superamento del limite, ma non è così prioritaria. Nella riflessione sul romanzo cerco di delineare prima i personaggi, poi articolo la storia, man mano, mentre mi rendo conto se è adatta a ragazzi o ad adulti. Le classificazioni sono sempre successive. Il contesto narrativo, il linguaggio, la dinamica della storia ubbidiscono al desiderio sincero di parlare proprio di quei protagonisti, di quella situazione. Alcuni autori hanno un’identità precisa, una vocazione. Mi piace che ognuno possa scegliere in armonia con il genere o il non genere che sente più vicino. Quanto a me, non mi sento rappresentata da alcuna definizione, tra autrice per ragazzi o per adulti; cerco di far bene quello che sto facendo in quel momento.

Se la crisi del libro e della lettura sembra ormai cronica, l’editoria per bambini e ragazzi va controcorrente. I lettori tra i 6 e i 16 anni sono in crescita. Quali sono secondo te le ragioni di questo fenomeno e perché i giovani lettori, una volta adulti, smetterebbero di leggere?
Se si conoscesse la risposta si correrebbe meglio ai ripari. Forse l’editoria per bambini e ragazzi ha mantenuto indipendenza e specificità. Nel nostro panorama letterario coesistono edizioni di alto prestigio. La qualità ha spazio. La casa editrice Sinnos, ad esempio, ha un abito editoriale preciso. Inoltre il libro non viene soltanto pubblicato ma viene difeso, si crede nel lavoro svolto anche grazie all’opera di ottimi uffici stampa; mi fa piacere ricordare Emanuela Casavecchi di Sinnos e Chiara Stancati di Lapis.  Gli editori si fanno carico di accompagnare i più giovani verso il gusto della lettura. Il lavoro di preferenze editoriali e di promozione non può essere solo in funzione di un marketing spregiudicato, i libri pubblicati dopo scelte precise vanno difesi. I lettori se ne accorgono.
Un altro aiuto alla resistenza del libro viene da docenti validi che credono nell’importanza della lettura, anche quando non è ufficializzata da indicazioni curricolari; avvicinano i ragazzi alla fruizione del testo, al di là dei programmi ministeriali, e questo prende fortemente i giovani come modello comportamentale assunto all’interno di un’istituzione. Ho conosciuto insegnanti di frontiera che fanno un lavoro eroico in difesa della lettura. Quando il ragazzo viene lasciato solo, prevale l’immagine, prevale la fruizione passiva, semplificata, e in accordo con il gruppo che crea senso di appartenenza. Servono risorse, investimenti, biblioteche, gruppi di lettura. Naturalmente il mio è uno sguardo meno preciso degli editori e di chi lavora stabilmente nel settore.

la-compagnia-dei-soli-Patrizia Rinaldi e la casa editrice Sinnos costituiscono un connubio felice e consolidato. Quali sono i punti di forza?
C’è un accordo di intenti, un modo di lavorare della Sinnos che mi piace molto, ossia l’idea che il libro sia una collaborazione, perchè il libro non è soltanto dell’autore. Grazie a questa linea si lavora con uno scambio proficuo; all’interno di un progetto ricevo proposte interessanti, senza contare il rapporto di amicizia e di fiducia che si è instaurato. Lavoriamo con le parole e c’è bisogno di fidarsi della progettualità comune. Come casa editrice la Sinnos ha fatto un percorso convincente: si sono formati, battuti, hanno modificato direzione quando hanno capito che c’era bisogno di esplorare altre risorse letterarie. La Sinnos pubblica davvero dei bei libri. Della Passarelli, direttore editoriale, manifesta sempre grande partecipazione al progetto; quanto alla mia ultima pubblicazione, La compagnia dei soli, durante la lavorazione del libro con l’editor Federico Appel sono state messe in campo questioni, soluzioni: un procedere affascinante. Con l’illustratore Marco Paci mi sono trovata in perfetta armonia di segni. Emanuela Casavecchi fa un lavoro di ufficio stampa impeccabile. La sensazione è di lavorare a bottega. Insieme.

Da tempo prendi parte ai progetti didattici presso l’Istituto Penale Minorile di Nisida. Ci racconti questa iniziativa?
Nisida è una piccola isola di origine vulcanica dell’arcipelago delle Isole Flegree. Da decenni è collegata alla terraferma da un pontile. Ha una lunga tradizione carceraria: i Borbone destinarono Nisida come sede di carcere politico. Maria Franco è un’insegnante che si occupa anche di progetti letterari con i ragazzi detenuti. Tutti gli scrittori da lei invitati, su un tema che cambia di anno in anno, incontrano i ragazzi e scrivono con loro. In primavera si pubblica un’antologia i cui proventi ricadranno sul progetto successivo.  Quest’anno sono in compagnia degli scrittori Viola Ardone, Riccardo Brun, Daniela De Crescenzo, Maurizio de Giovanni, Antonio Menna, Valeria Parrella, Carmen Pellegrino, Gianni Solla, Massimiliano Virgilio. Gli scrittori partecipano con consapevolezza e impegno: c’è da imparare.
Nisida è diventata per Napoli un riferimento culturale. Maria Franco e i suoi collaboratori hanno dato vita anche a un parco letterario. Su quest’isola sono passati autori fondanti, tra cui Dumas e Cervantes. Per i ragazzi detenuti si è dimostrato utile avere uno sguardo sull’altro da sé, sul bello, su differenti complessità emotive; qui soggiornano ragazzi dai trascorsi terribili. Hanno avuto a che fare duramente con la giustizia. Noi tutti usciamo migliorati da questa esperienza così forte, addolorati, ma arricchiti. Va detto che i veri protagonisti dell’impegno sono le persone che tutti i giorni lavorano a Nisida: gli insegnanti, gli agenti, il direttore, che è persona eccezionale.
Che il dentro sia fuori e il fuori sia dentro, questo il motto imperante a Nisida. Tornare alla vita, si spera, cambiando prospettiva. È un progetto importante, accolto da noi scrittori con passione.

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Qual è il rapporto con la tua città e quale il riflesso nei tuoi libri?
La mia città è Napoli. La serie noir di tre romanzi pubblicata da e/o è ambientata a Napoli, soprattutto nella zona dei Campi Flegrei. Spero di raggiungere una narrazione non omologata, priva di intenzioni solo distruttive o celebrative. Mi fa piacere raccontare tante città in una, dire dei contrasti di Napoli. Amo la mia città, non sono mai andata via, nonostante ne abbia avuto l’opportunità. Vivo sopra i crateri ed è qui che ho bisogno di tornare, sebbene mi renda conto di quanto lavoro ci sia da fare in questo luogo dalla socialità complessa. Napoli ha una tradizione culturale ingovernabile, quasi ingombrante. Sugli artisti contemporanei gravano tradizioni di bellezza immensa e relativo peso di suggestioni teatrali, pittoriche, filosofiche, architettoniche, musicali, letterarie. Sento l’esigenza anche di tradire Napoli, per non ricadere nella stessa narrazione. Così alcuni miei romanzi, tra cui il prossimo, sono ambientati altrove. Ma poi torno. Mi allontano ma poi torno a questa mia città, al suono della frase, alla formazione letteraria, alla terra campana che sento profondamente mia.

ma_già_primaQual è il rapporto con il femminile e quale il riflesso nei tuoi libri?
C’è una caratteristica femminile che mi appassiona: il limite che diventa risorsa anche grazie alla forza della fragilità. Mi incanta questa prospettiva, questa rivoluzione di piani cognitivi e sentimentali. Per esempio Blanca, la protagonista della serie noir pubblicata dalla casa editrice e/o, è una donna ipovedente dal carattere terribile, che riesce a convertire il limite visivo in risorsa. Passa attraverso il desiderio di farcela nonostante tutto: io non ce la posso fare e invece ce la faccio. La presenza di personaggi femminili è presente in maniera spesso prepotente nei miei libri; amo le donne nella vita e nel romanzo, possiedono complessità belle da raccontare. E amo raccontare le donne vecchie, ferocemente vive nonostante la vicinanza della morte (come Ena, personaggio di Ma già prima di giugno, e/o, 2015). Anche in questo caso siamo di fronte al limite che si supera, per esempio attraverso lo sberleffo. È un dettame che mi concede vitalità.

Stai entrando in una libreria e devi acquistare due libri da portare in dono, uno per grandi e uno per piccini. Con quali libri uscirai?
Regalerei Americana, saggio di Luca Briasco che ho appena letto e che ho trovato strepitoso. È  un libro che porta ai libri come in un effetto domino. A un ragazzo regalerei il meraviglioso libro di Luisa Mattia La scelta (Sinnos, 2005), ma ancora, ai ragazzi farei leggere Il piccione Gedeone (Alberto Graziani, Orecchio Acerbo 2016), complice di smisurata allegria. Ai miei figli ho fatto leggere, e consiglio per l’età adolescenziale, Nick Hornby, Tutto per una ragazza (Guanda, 2008) e l’opera omnia di David Almond tra cui spicca il mio preferito, Skelling (Salani, 2009)A un insegnante regalerei Per una letteratura senza aggettivi (M. Teresa Andruetto, Equilibri Editrice, 2014).

Cosa leggevi, tra i dieci e i quattordici anni?
Libri di avventura, quelli che venivano detti libri per maschi. Mi piacevano i paesaggi delle peripezie e dell’azione, quindi Salgari, Stevenson.

Esiste un personaggio di libri per ragazzi con il quale ti identificheresti?
Mi identificavo con la tigre di Salgari. Nel mio immaginario di bambina la tigre non moriva realmente, uccisa da Sandokan, ma fingeva di morire per dovere di copione. Giocavo poco con le bambole e molto con oggetti o pupazzi che fingevo fossero tigri. Avevo anche un amico immaginario che chiamavo Giovannino, chissà perché.

Cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Il turista (Massimo Carlotto, Rizzoli 2016), Il mostro ama il suo labirinto (Charles Sinnic, Adelphi 2012), Beate e suo figlio (Arthur Schnitzler, Adelphi 1986), Peanuts, Charlie Brown; Appunti di meccanica celeste (Domenico Dara, Nutrimenti 2016).

Un’occasione per immergersi nel mondo letterario partenopeo è Un’Altra Galassia, la festa del libro a Napoli giunta alla VII edizione, «Una festa della città per restituire la letteratura ai lettori», che si svolgerà quest’anno il 9-10-11 giugno. Patrizia Rinaldi in quest’occasione terrà un corso di scrittura. Tra gli ideatori del progetto, Valeria Parrella e Rossella Milone.

Abbiamo inaugurato la rubrica Scarabocchi con l’intervista a Della Passarelli, direttore editoriale di Sinnos Editrice.

LaRocca Fortezza Culturale, nuova realtà di resistenza urbana

 SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

Da qualche mese a Torpignattara, quartiere multiforme e multicolore, simbolo della non sempre facile convivenza multietnica romana, c’è LaRocca Fortezza Culturale, uno spazio accogliente e caldo dove fermarsi per sfogliare o acquistare libri, mangiare una fetta di torta e bere una tisana, partecipare a laboratori per bambini, workshop per adulti, serate di chiacchiere sul divano.
LaRocca Fortezza Culturale è, in ordine alfabetico: Francesca Di Marzo, Alessandro Di Somma, Luca Rosan ed Eleonora Turco.

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Francesca Di Marzo ci ha raccontato i primi tre mesi di vita dell’associazione culturale LaRocca. Storica dell’arte e guida turistica, è operatrice didattica e operatrice museale. Nel 2010 in Polonia, presso il Centrum Sztuki WRO/WRO Art Center di Breslavia, ha scoperto la passione per la didattica. Rientrata in Italia ha collaborato con Cinecittà si Mostra e oggi collabora con il Dipartimento educativo del MAXXI e  l’associazione culturale Work in project.

LaRocca è  una nuova realtà di Torpignattara che sorge in via Carlo della Rocca, ben in linea con il rafforzativo di Fortezza Culturale. Partiamo da qui.
Tutto inizia da un’idea che ci è venuta nella primavera 2016 e da allora all’inaugurazione del centro, il 10 settembre 2016, il passo è stato decisamente breve. Si era liberato uno spazio nel quartiere, accanto al Teatro Studio Uno gestito da Eleonora e Alessandro. Dove prima esisteva un negozio di abbigliamento cinese è nata LaRocca Fortezza Culturale: teatro sottoterra e spazio culturale in superficie, dal sottosuolo alla strada, in linea con quell’upsidedown, il sottosopra, che sottende alla serie televisiva Stranger Things (di cui siamo grandi estimatori!). La volontà è fare cultura a Torpignattara, creando un piccolo polo, ossia LaRocca Fortezza Culturale. Una rocca che resiste, quindi, in un’impresa da pionieri, ci risulta che questa esperienza sia un unicum. Eleonora e Alessandro sono gli esperti di teatro, Luca di grafica e comunicazione, io di laboratori e didattica per bambini, con l’intento di realizzarne uno a settimana.

15219546_1196697600421165_6925777487178003107_nCi racconti come state costruendo il rapporto con questo quartiere difficile e affascinante?
Una famiglia per metà spagnola e per metà italiana ha stipulato il compromesso per l’acquisto della casa dopo aver scoperto l’esistenza dell’associazione culturale LaRocca. Questo episodio, indubbiamente il più sorprendente, sta a testimoniare quanto il quartiere ci stia dimostrando, innanzitutto, in affetto. Mi sono sorpresa nello scoprire quante famiglie giovani con bambini popolino Torpignattara. E posso affermare che, con cautela e lentezza, sta facendo capolino anche la multicuturalità di questo quartiere, le famiglie straniere che si stanno chiedendo ancora se LaRocca sia o meno un posto accogliente. Nei prossimi mesi avvieremo progetti di lettura per bambini in lingua straniera: sicuramente in cinese e bengalese, sono questi i primi contatti linguistici trovati.

LaRocca può vantare, in soli tre mesi di vita, una vera molteplicità di attività. Ce ne parli in dettaglio?
I laboratori per bambini, come anticipato, con frequenza settimanale, con temi sempre diversi e volti a mettere in campo competenze differenti. Il primo, a una settimana dall’inaugurazione, è stato C’era una volta una rocca… per creare favole e disegni grazie all’estro dei bambini. Tra gli altri: Cadono le foglie, Che paura di spavento, Mostri giapponesi, Ho creato il mio cartone animato!
Il primo appuntamento del 2017 sarà Ninne nanne dal mondo, a cura dell’officina artistica M.O.B.
Molto importante è anche l’appuntamento del mercoledì Artisti sul divano: gli spettacoli del Teatro Studio Uno vanno in scena dal giovedì alla domenica e il giorno precedente alle rappresentazioni se ne presenta la sinossi in un contesto che definirei confortevole e ospitale. Chiunque voglia proporsi come artista, promotore di cultura o voglia semplicemente ascoltare è il benvenuto; tra gli ultimi ospiti cito Angela Telesca, ufficio stampa della romana ChiPiùNeArt edizioni.

I libri, soprattutto per bambini e ragazzi, sono l’elemento che a colpo d’occhio colpisce il visitatore. Come, da chi e con quale criterio si selezionano i libri per LaRocca?
Ognuno di noi è qui rappresentato da un proprio angolo di libreria. Io ed Eleonora, neo mamma, ci occupiamo essenzialmente della scelta dei libri per bambini e ragazzi, a tutti gli effetti la “fetta” di torta maggiore; tra le case editrici che prediligiamo ci sono Minibombo, Gallucci, Lapis, Babalibri, Coconino, Artebambini. Luca, appassionato di cultura giapponese, ha qui ricreato un angolo di Giappone, consentendo a cultori e neofiti di consultare i suoi libri. Quanto ai libri in vendita, è l’esperto di graphic novel. Alessandro cura il settore della letteratura teatrale e di quella contemporanea, italiana e non. Stiamo progettando un percorso letterario che accomuni letteratura e vino, con la presenza di sommelier. A breve i dettagli.

15232274_1197641390326786_2971889214420692398_nUn altro progetto che mi sembra degno di nota è quello di creare, presso LaRocca Fortezza Culturale, una piccola biblioteca.
A Torpignattara non c’è una biblioteca, sebbene lo scorso 4 dicembre sia stato inaugurato dal V Municipio lo spazio per bambini Bookcrossing a Torpignattara. La nostra idea nasce proprio da una riflessione su questo vuoto da colmare; attualmente possiamo contare su 300 libri donati da associati, ovviamente selezionati da noi, e il numero sta crescendo. Infine, LaRocca offre un piccolo, anzi piccolissimo scaffale di libri usati, in vendita.

So che in qualità di rappresentante dell’associazione LaRocca hai trascorso giornate intense alla recente fiera romana Più Libri Più Liberi. Qual è il tuo bilancio?
Girovagare per la fiera è stato importante e utilissimo: giornate di fatica gioiosa, trolley pieni di acquisti e la possibilità di avere un contatto diretto con gli editori, che si sono dimostrati interlocutori squisiti, competenti e sempre sorridenti. Quindi per LaRocca questo è stato il battesimo del fuoco: siamo già pronti per l’importante fiera di Bologna Children’s Book Fair 2017.

I libri che hai regalato per Natale: uno per grandi e uno per piccini.
Un classico per gli adulti, Il maestro e Margherita di M. A. Bulgakov; per i più piccoli Palla rossa e palla blu. L’amicizia arrotonda tutto (Maicol&Miirco, Bao Publishing, 2016), un vero gioiellino.

Cosa c’è da leggere sui vostri comodini?
Sul mio comodino troneggia l’opera eccelsa di – sua altezza – James Joyce, Ulisse (I Meridiani, Mondadori); Luca sta leggendo Fight club 2 (C. Palahniuk-C. Stewart, Bao Publishing, 2016) e L’elenco telefonico degli accolli (Zerocalcare, Bao Publishing, 2015). Sul comodino di Eleonora  c’è Favole dei fratellli Grimm (Edizioni Usborne) e su quello di Alessando ci sono Pastorale americana di Philip Roth e Teatro del Grand Guignol (autori vari, a cura di Corrado Augias, Einaudi, 1972).

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Roberta Cadorin, arte tra illustrazioni e cucina

FUORI CAMPO – Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

di Rossella Gaudenzi

Esse stanno allineate in ciascuno di noi. Vuote. Nessuno si siederà più. Di notte, al buio, si bisbigliano l’un l’altra delle strane vecchie storie. Il resto si legge.

Dino Buzzati, Le sedie (1965), in Le storie dipinte 

Avevo poco meno di un anno quando per la prima volta ho posato i piedi su boschi e rocce delle Dolomiti. Il rapporto di conoscenza con quei luoghi prodigiosi è stato costante per i miei primi venti anni. Il libro Un piccolo mondo a parte mi ha rimessa in contatto, dolcemente, con un mondo suggestivo la cui forza non cessa di incantare.

Torniamo a parlare di illustrazione con la bellunese Roberta Cadorin. «In passato una laurea in architettura allo Iuav di Venezia. Poi il mondo del fumetto con Roberto Totaro e quello d’illustrazione, alla scuola internazionale di Sàrmede, con l’insegnamento di Arcadio Lobato, Maurizio Olivotto, Anna Castagnoli e Javier Zabala. Il presente tra illustrazione, pittura e cucina».

libroinverdePartiamo dal presente e dalla pubblicazione del libro scritto da Elisabetta Tiveron e da te illustrato, Un piccolo mondo a parte. In viaggio tra Venezia, Alpago e Consiglio (Kellermann editore, 2016), secondo capitolo del progetto La strada del ciboCi racconti la genesi di questo libro?
Un piccolo mondo a parte nasce da una comune passione, di Elisabetta Tiveron e mia, per il cibo. Ci siamo conosciute grazie ai nostri blog (rispettivamente, cobrizoperla.blogspot.it e www.elisabettativeron.it; non propriamente foodblog). Poi è seguito un incontro dal vivo e, nata una concreta amicizia e stima reciproca, abbiamo pensato di collaborare.
Elisabetta aveva già avviato questo progetto, La strada del cibo per Kellermann editore. Per questo titolo si è trattato di guardarci un po’ attorno e scovare una chiave di lettura per scoprire e studiare una piccola ma preziosa porzione di territorio, a metà strada tra Elisabetta, veneziana  e me, bellunese. L’essenza di questo libro è il non essere una semplice guida né un compendio di cucina.
Le illustrazioni non sono nate a testo ultimato, come avviene usualmente, ma si sono sviluppate parallelamente, in relazione alle escursioni fatte sul posto. Poi, come per magia, i due racconti, quello narrativo e quello illustrato e fotografico (che non vogliono essere didascalici), si sono incastrati perché quello che abbiamo tracciato in questi luoghi si dipana davvero come un percorso di anima e di pancia.
La più bella soddisfazione è sentir dire dai lettori che incuriosisce ed emoziona.

Roberta Cadorin

Roberta Cadorin

Sei nata e vivi a Belluno. I “tuoi luoghi” hanno influenzato in qualche modo il tuo modo di fare illustrazione?
Credo proprio di sì, inevitabilmente e, più o meno, inconsapevolmente come anche l’uso frequente di carta, colori, colla e forbice sin da molto piccola.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Le emozioni, gli incontri, e quindi anche la lettura, il cinema, la pittura o la fotografia, ma anche il semplice vissuto quotidiano o un viaggio.

Ci sono illustratori che puoi definire tue fonti di ispirazione?
Amo illustratori diversissimi tra loro. Ad esempio Saul Steinberg, Carll Cneut, Hervé Tulle o Beatrice Alemagna che non hanno molto in comune tra loro, no? E tanto meno io con loro, purtroppo. È appagante quando poi accade di conoscere un artista di cui apprezzi il lavoro e in seguito si rivela anche una persona di spessore dal vivo. Sono molto grata e affezionata a quelle generose che ho incontrato e che mi hanno rese partecipe del loro sapere.

Come è avvenuta la conversione da architetta a illustratrice?
Quando ho scelto architettura tanti anni fa ero consapevole non fosse la strada a cui più ambivo, ma non avevo alternative. Non ho mai sentito profondamente la vocazione del progettista architettonico.
Da laureata, a un certo punto, la nostalgia del disegno e del colore si è fatta talmente prepotente che ho girato pagina definitivamente, senza alcun rimpianto. C’è stata un’agenzia di grafica di cui ero titolare, con altri soci, e a seguire un paio di corsi alla scuola internazionale di illustrazione di Sàrmede. Quindi un figlio che mi ha rivoluzionato la vita e regalato una visione privilegiata su di essa. Ora credo di avere fatto un passo in più: mi sono perdonata quella scelta universitaria fatta con ingenuità.

saladCi parli del tuo presente tra pittura e cucina?
I due ambiti si intersecano spesso nelle mie giornate, tra tavolo da disegno e tavolo della cucina. In entrambi le passioni, l’esercizio può migliorare la tecnica. Ecco, l’unica pecca di questi due amori paralleli è che, se mi dedico più a uno, trascuro inevitabilmente l’altro.

Qual è il tuo rapporto con l’illustrazione di libri per ragazzi?
Ho iniziato a sfogliarne comperando libri illustrati per il mio bambino. Credo che lui abbia contribuito molto a far crescere il mio interesse, anche se ho constatato più di una volta che ciò che piace a me spesso ai piccoli non garba.

Traendo ispirazione da una tua suggestiva illustrazione con citazione di Dino Buzzati: che lettrice è Roberta Cadorin?
Ah, Buzzati, grande illustratore tra l’altro! Bellunese e amante delle montagne, come non amarlo? Era un grande consumatore e conoscitore di racconti per immagini, con interessi visivi molto variegati e un’affascinante e misteriosa capacità di infarcire la narrazione con suggestioni apparentemente lontanissime. Ora non chiedermi fra tutti qual è il libro che ho letto nella mia vita e che maggiormente mi ha influenzata. Ti risponderei i testi scolastici di latino. Che incubo! Non mi ricordo più nulla, ma li sogno ancora di notte quando sono agitata. Per usare una metafora culinaria, potrei dire che alterno bulimia a pause di digiuno, con la lettura. Ecco, una cosa che proprio non voglio fare è terminare per forza un libro che proprio non mi piace. Era un obbligo ai tempi della scuola. Perché dovrei farlo ora nel tempo libero?

Un accento sul futuro. Illustrazione di Roberta Cadorin

Un accento sul futuro. Illustrazione di Roberta Cadorin

Puoi darci qualche anticipazione sui tuoi lavori in corso-prossime pubblicazioni?
Al momento sto lavorando ancora sul cibo, ma in contesti diversi. I referenti sono francesi ma con un occhio attento al panorama italiano. Un altro progetto in corso interessante è con un editore orientale. Mi incuriosisce molto poter vedere le mie illustrazioni affiancate a segni della scrittura orientale. Ma preferisco non aggiungere altro per scaramanzia.

L’ultima, immancabile domanda: cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Ci sono alcuni bigliettini di mio figlio con alcune frasi emozionanti che non riusciamo a dirci a voce; un libro di poesie di Nina Cassian, C’è modo e modo di sparire; Storia di un corpo di Daniel Pennac con illustrazioni di Manu Larcenet; Les poings sur les îles, un libro con testo in francese di Elise Fontenaille e illustrazioni dell’adorabile Violeta Lopiz; un’opera di architettura France ou Alemanne: un livre inécrit de Le Corbusier di Jean Louis Cohen.

Sensi Unici: L’universo del libro tattile illustrato

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

è solo dopo aver posato le mani che si posa lo sguardo
Sandro Penone

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Con piena consapevolezza posso affermare che sia stato un onore, oltre che un piacere profondo, prendere parte, sabato 12 novembre, allo speciale incontro di formazione precedente l’inaugurazione della mostra Sensi Unici. Mostra di libri e opere tattili, in calendario a Palazzo delle Esposizioni fino al 26 febbraio 2017.
Il progetto in questione è di ampio respiro; la mostra è a cura del Laboratorio d’arte del Palazzo delle Esposizioni in collaborazione con la Federazione Nazionale delle Istituzioni Pro Ciechi Onlus.

Ho imparato, con ammirazione costante ed emozione crescente, una miriade di cose. Le parole di Pietro Vecchiarelli, responsabile della produzione di libri tattili illustrati della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi Onlus – Roma, sono state innanzitutto una fucina di suggestioni e in secondo luogo una fonte di conoscenza.
img-20161112-wa0018Ho scoperto con stupore quanta bellezza racchiuda il libro tattile illustrato e come tale oggetto sia libro per tutti: per non vedenti, per ipovedenti, per vedenti grandi e piccini. Il libro tattile illustrato è arricchimento.
Ho imparato quale poderoso strumento sia, il libro tattile illustrato, di integrazione scolastica e sociale per non vedenti e ipovedenti.
Ho imparato che la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi Onlus fa un appassionato lavoro sulla letteratura per l’infanzia per aprire il libro tattile al mondo esterno e fornisce materiali per bambini e ragazzi tra i 3 e i 18 anni.

Sono venuta a conoscenza dei parametri indispensabili per questo tipo di opera, quanto a testo (in nero e in braille), a illustrazione (a rilievo), a copertina (che funge in primo luogo da protezione) e slide dopo slide ho appreso nozioni sugli indispensabili criteri di forma, spessore, colore, tessitura, posizione, congruenza.
Di come per il non vedente la lettura, a differenza dal vedente, parta dal particolare, per essere accostato a un altro particolare e a un altro e a un altro ancora, per arrivare al generale.
Dell’importanza della verbalizzazione: è necessario che la realtà venga raccontata, pagina dopo pagina, da un adulto che aiuti a creare l’immaginario del bambino.
La rilegatura, il testo, le immagini, la copertina, sono del tutto differenti rispetto ai normali libri illustrati, richiedono attento adattamento dei prototipi, i costi finali sono elevati.
Di queste e di altre cose, sono venuta a conoscenza.

img_20161113_161914E ora viene il bello, il bello dei numeri che testimoniano come il libro tattile illustrato si sia fatto strada nel mondo di noi vedenti e si fa vedere e notare. In un gioco di parole, il libro tattile illustrato fa rumore.

In principio era il Concorso Internazionale Typhlo & Tactus (2000-2007) di ideazione francese, volto alla condivisione e distribuzione del libro tattile illustrato: circa 5.000 libri sono stati distribuiti in Europa. L’Italia ha vinto il primo premio nel 2004 con due libri, Coccinella va in montagna di Tiziana Mantacheti e Piccina, Piccina come una formichina di B. Ferrazzano-M. R. Botta, in seno al solco della “didattica speciale”. Complessi, per temi e articolazione, i libri di Mauro L. Evangelista, che ha vinto sia nel 2005 con Troppo ordine, troppo disordine, sia nel 2007, con Cuore di Pietra.
Ancora idee e diffusione: A spasso con le dita, Progetto Nazionale itinerante a sostegno della letteratura per l’infanzia e dell’integrazione fra vedenti e non vedenti che tra il 2010 e il 2013 ha distribuito 5.000 libri tattili a mille istituzioni italiane, tra biblioteche pubbliche e ospedali pediatrici.
Tocca a te! è il concorso nazionale di editoria tattile illustrata. La città scelta per la premiazione delle migliori opere della quarta edizione, quella del 2017, è Assisi (16-18 giugno). Concludendo con i numeri: in tre edizioni sono stati inviati oltre 500 prototipi di libri tattili illustrati.

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La mostra Sensi Unici si articola in quattro sezioni. Prima tappa, il Tatto inteso come forma d’arte, a partire dai maestri, dunque da opere di Munari, Katsumi Komagata, Sophie Curtis e Maria Lai. Si prosegue con le materie prime del libro tattile: Carta, Filo, Stoffa. Si tocca, si esplora, e si deve toccare tutto, ogni materiale esposto. Con le mani e con il corpo.

Un mondo per me nuovo, a cui prima pensavo solo superficialmente, si è tolto il velo.

Chiedimi cosa mi piace – Bernard Waber, Suzy Lee

UNA STAGIONE DA LEGGERE  Rubrica dedicata alle stagioni nei libri, perché ogni storia ha la sua stagione.

di Rossella Gaudenzi

AUTUNNO – Chiedimi cosa mi piace

Chiedimi Cos’altro?
Cos’altro?
Mi piace la pioggia. Mi piace fare

splish, splash e splosh nella pioggia.
Splish, splash e splosh.
Mi piacciono queste parole.

Sono parole di pioggia.
Me le sono inventate.
Lo so.

Ask me è il titolo originale dell’incantevole ultima opera di sinergia tra il celebre scrittore-illustratore Bernard Waber e l’ancor più celebre illustratrice Suzy Lee (L’onda, La trilogia del limite, Corraini edizioni). Ask me è un potente inno alla vita.
Il libro è uscito in Italia per Terre di Mezzo con il titolo Chiedimi cosa mi piace, al cadere delle prime foglie autunnali.
E in una tersa giornata d’autunno un padre e una figlia indossano qualcosa da mezza stagione, scendono i gradini di casa e si inoltrano in un parco cittadino.

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Fare domande incalzanti e camminare. Prendersi per mano e osservare. Giocare con le parole. Trascorrerà così il pomeriggio di padre e figlia. Con il naso all’insù. Avviluppati da un vortice di caldi colori di piante, di persone, bestioline, giostre, gelati e palloncini. L’energia e l’entusiasmo della bambina sono prorompenti, le domande incalzano, il ritmo della conversazione si fa serrato. Padre e figlia godono del lusso del tempo, foglia dopo foglia, sfumatura dopo sfumatura.
È così che si fa sera e si fa ora di rincasare, si fa ora di lavarsi i denti e si fa ora di andare a dormire.
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Aspetta. Chiedimi qualcos’altro.
Cosa?
Chiedimi se voglio un altro bacio della buonanotte.

Vuoi un altro bacio della buonanotte?
Sì, vorrei un altro bacio della buonanotte.

Buonanotte
Buonanotte

 

Chiedimi cosa mi piace
Bernard Waber – illustrazioni di Suzy Lee

Traduzione di Davide Musso
Terre di Mezzo Editore, 2016
pp. 40, € 15