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La casa editrice Rrose Sélavy alla ricerca del bello

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi
La piccola casa editrice Rrose Sélavy veleggia alla ricerca del bello. Nata nel 2014 a Tolentino, delizioso centro del maceratese, per volontà dell’editore e scrittore Massimo De Nardo, si distingue per la cura dell’oggetto libro nel panorama dell’editoria per ragazzi.
Quanto a illustrazioni, la casa editrice si può pregiare di splendide tavole di firme famose quali Gianni De Conno, Fabio Visintin, Paolo D’Altan. Tra gli scrittori del catalogo ce ne sono molti che non avevano mai scritto  per ragazzi, come Loredana Lipperini, Carlo Lucarelli, Sandra Petrignani e Igiaba Scego (a breve l’intervista sul suo Prestami le ali).

Massimo De Nardo ci racconta la sua avventura editoriale.

Partiamo dal nome della casa editrice, Rrose Sélavy, ricercato, ricco di suggestioni e diversi piani di lettura. Ci racconti la genesi di questo nome?
Nasce da una passione per Marcel Duchamp, tra i più interessanti artisti della cultura “visiva” del Novecento (per non dire “pittorica”, dal momento che Duchamp aveva smesso di dipingere). Assieme a Picasso, ha reso tutto possibile, nelle arti figurative, e, al tempo stesso, reso tutto impossibile. C’è una foto, notissima, scattata da Man Ray (altro straordinario personaggio) che ritrae Duchamp vestito (non travestito) da donna. Man Ray ha scritto sulla foto: “Rrose Sélavy alias Marcel Duchamp”. E questa inversione di identità è già di per sé un pensiero concettuale, ironico, giocoso. Le opere di Duchamp hanno più di cento anni, ma per noi, e non solo per noi, rappresentano ancora la modernità. Difficile non essere “duchampiani”. Il nome Rrose Sélavy è parte di una dedica che Duchamp fece al suo amico Picabia. È anche un anagramma: la vita è passione (eros). Un bel po’ di cose, quindi. Che abbiamo fatto nostre.

Quando e perché hai pensato di avventurarti nella creazione di una casa editrice per ragazzi? E a quale fascia d’età si rivolge Rrose Sélavy?
Pubblicavamo una rivista trimestrale, Rrose, sulla creatività. L’idea di un inserto si è poi trasformata in un vero e proprio progetto editoriale (era il 2014), l’attuale collana di libri illustrati per ragazzi, Il Quaderno quadrone. Siccome il nostro destino non è scritto da nessuna parte, succede che – citando Cristina Campo – si possa «realizzare l’impossibile attraverso l’impossibile». Oggi le collane sono tre: Il Quaderno quadrone, Il Quaderno cartone (per i lettori più piccoli), Il Quaderno Ready Made (romanzi brevi, non illustrati). L’età dei nostri lettori: dai quattro ai sedici anni. Una misura anagrafica certo molto elastica, dentro la quale ci sono anche i lettori adulti. Dipende ovviamente dalle storie che proponi.

Quante persone lavorano presso la casa editrice e come sono distribuiti i ruoli? Quanti titoli pubblica annualmente Rrose Sélavy?
Tre (due responsabili tutto-fare e un grafico editoriale). Coerenti con il fatto che siamo una piccolissima casa editrice. Pubblichiamo quattro o cinque titoli, con il desiderio di farne qualcuno in più, senza però oltrepassare quel limite oltre il quale può diventare più difficile seguire con la giusta attenzione i singoli titoli, come invece facciamo.

«Ciò che sta caratterizzando questa nostra piccola casa editrice è l’aver coinvolto scrittori e scrittrici che non avevano mai scritto per ragazzi. Continueremo così».  Quali sorprese e scoperte sono scaturite da questa scelta editoriale?
È stata una scelta che in qualche modo ci ha contraddistinto, anche se non sono mancate le difficoltà, specialmente in questo settore che è abituato un po’ alle etichette di genere. La sorpresa, all’inizio, eravamo noi a farla nascere negli altri: una piccolissima casa editrice che si presenta con autori di alto livello. Le scoperte sono quotidiane, a volte piacevoli altre meno: cercare gli autori, coinvolgere gli illustratori, spostare poi la creatività verso la realtà commerciale nei rapporti con i distributori, le librerie, i lettori. Costruire esperienza sugli errori e sui successi, ogni momento, come per qualsiasi altro lavoro autonomo.

Soffermiamoci sul progetto editoriale Il Quaderno quadrone, che esalta innanzitutto la bellezza dell’oggetto libro.
Quello che una storia racconta non esiste se un libro non viene aperto. Pensiero ovvio. Che porta a dire che l’aspetto esteriore ha una sua responsabilità nel farci desiderare di aprire un libro. Un libro va realizzato con criteri tecnici ed estetici: tipo di carta, lettering, formato, grafica di copertina, impaginazione, rilegatura. Noi siamo partiti da questa linea di condotta, e cercheremo di mantenerla.

La casa editrice è promotrice di cultura in senso lato tra i banchi di scuola attraverso laboratori di scrittura per la scuola primaria e secondaria. Quale impatto ha questa attività sul territorio e quante energie richiede? Va considerata attività necessaria?
Estremamente necessaria. I nostri laboratori sono improntati “rodarianamente” sulla scoperta delle parole, sulla ricerca dei significati, sul racconto fantastico, sul gioco espressivo. Coinvolgere le scuole nei progetti di scrittura è una responsabilità non di poco conto, perché oltre a interessare le insegnanti (in genere, quasi tutte donne) e gli alunni ci sono anche le famiglie e, in maniera più ampia, i cittadini consapevoli.

Rrose Sélavy è una casa editrice che ha sede a Tolentino, splendido paese messo in ginocchio dal terremoto del 2016. Lo scorso novembre è uscito L’altra notte ha tremato Google Maps, di Michela Monferrini. Il libro ha avuto un discreto successo. Letteratura come esperienza di condivisione, come catarsi?
La letteratura è – se così posso dire – la vita degli altri che facciamo nostra. Michela Monferrini, che nel suo libro racconta il terremoto di Amatrice, pur affrontando una realtà carica di dolore è comunque riuscita con intelligenza e sensibilità a raccontarci una storia delicata, i cui protagonisti sono una nonna, suo nipote tredicenne Giordano e una ragazzina, Elisa, con la quale Giordano scambia una serie di sms tra cronaca dell’evento drammatico e sentimenti personali. La domanda del nipote tredicenne: «Come portare la nonna che non cammina più in un posto che non c’è più» è risolta attraverso Google Maps, che ci fa vedere Amatrice com’era prima, ci fa di nuovo attraversare le sue strade. Questo elemento aggiunge valore narrativo a una vicenda che ha coinvolto emotivamente molti lettori. Condivisione e catarsi? Probabile che la letteratura serva anche a questo, e se così è evviva la letteratura.

Massimo De Nardo scrittore e al contempo editore. Che mestieri fantastici!  novembre 2012 (Il Quaderno quadrone, nuova edizione novembre 2016 con illustrazioni di Giulia Orecchia) e Maffin, marzo 2016 (collana Il Quaderno Ready Made).
Due identità che vanno molto d’accordo tra loro. Si aiutano a vicenda, e spero di ricavarne uno sguardo completo, oggettivo e partecipativo. Essere editore (nel mio piccolo) mi fa vedere più razionalmente l’altra parte di me che pretende di essere scrittore (nel mio piccolo).

Ultima domanda di rito: quali libri ci sono sul tuo comodino?
Uno solo, ma sta lì da tempo. Perché ho smesso di leggere a letto. Per il semplice motivo che leggo molto durante il giorno. Credo però che la domanda non volesse indicare un luogo o delle abitudini di lettura, ma sapere cosa legge chi si occupa, come me, di editoria per ragazzi. Non faccio delle distinzioni nette, importante è che le storie siano ben scritte e che abbiano qualcosa da dire. Mi ritrovo comunque a leggere di più i libri per adulti, anche se – come dico spesso durante i nostri laboratori di scrittura – è il modo in cui le racconti, le storie, a farle essere per adulti o per ragazzi.