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Perchè scrivo? Jhumpa Lahiri

PERCHÉ SCRIVO? – La rubrica dedicata ai perché della scrittura

Jhumpa Lahiri

«Perché scrivo? Per indagare il mistero dell’esistenza. Per tollerare me stessa. Per avvicinare tutto ciò che si trova al di fuori di me.
Se voglio capire quello che mi colpisce, quello che mi confonde, quello che mi angoscia, in breve, tutto ciò che mi fa reagire, devo metterlo in parole. La scrittura è il mio unico modo per assorbire e per sistemare la vita. Altrimenti mi sgomenterebbe, mi sconvolgerebbe troppo.
Ciò che passa senza esser messo in parole, senza esser trasformato e, in un certo senso, purificato dal crogiuolo dello scrivere, non significa nulla per me. Solo le parole che durano mi sembrano reali. Hanno un potere, un valore superiore a noi.
Visto che io provo a decifrare tutto tramite la scrittura, forse scrivere in italiano è semplicemente il mio modo per apprendere la lingua nel modo più profondo, più stimolante.
Fin da ragazza appartengo soltanto alle mie parole. Non ho un paese, una cultura precisa. Se non scrivessi, se non lavorassi alle parole, non mi sentirei presente sulla terra.
Cosa significa una parola? E una vita? Mi pare, alla fine, la stessa cosa. Come una parola può avere tante dimensioni, tante sfumature, una tale complessità, così una persona, una vita. La lingua è lo specchio, la metafora principale. Perché in fondo il significato di una parola, così come quello di una persona, è qualcosa di smisurato, di ineffabile».

 «Scrivo per rompere il muro, per esprimermi in modo puro. Quando scrivo non c’entra il mio aspetto, il mio nome. […] Sono invisibile. Divento le mie parole, e le parole diventano me.»

 «Scrivo per sentirmi sola. Fin da ragazzina è stato un modo di ritirarmi, di ritrovarmi».

Estratti da interviste. .Jhumpa Lahiri, nata a Londra da genitori di Calcutta e cresciuta a Rhode Island, nel 2000 ha vinto il premio Pulitzer con L’interprete dei malanni (pubblicato in Italia da Marcos y Marcos e poi da Guanda). Nel 2003 esce il romanzo L’omonimo che la regista indiana Mira Nair ha portato sul grande schermo. Firma di punta del New Yorker e  dopo essere stata in lizza al Booker Price con il recente romanzo La moglie, Jhumpa Lahiri ha deciso di fare una scelta radicale: venire a vivere per qualche anno in Italia, misurandosi con una lingua amatissima, diversa dalla propria. Ha pubblicato il suo primo libro in italiano In altre parole (Guanda, 2015).

Sabato 28 marzo Jhumpa Lahiri sarà ospite della libreria Pagina 348, in Viale Cesare Pavese 348, a Roma.

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INDILIBR(A)I – Pagina 348 consiglia Il cerchio di David Eggers

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Pagina 348
Viale Cesare Pavese, 348  (Eur-Ferratella)– Roma
tel. 06-5013604
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cerchio-eggersPagina 348 consiglia Il cerchio di David Eggers (traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, 2014).

Nel nuovo romanzo di Dave Eggers con la neoassunta Mae Holland entriamo nel Cerchio, un’azienda digitale-tecnologica-social-innovativa di San Francisco che racchiude in sé le caratteristiche di Google, Apple, Twitter, Facebook e Amazon. Registrato il tributo a Orwell e schivato il fendente alla società americana, di questo romanzo restano alcune potenti intuizioni, una su tutte la capacità di saper vedere il carattere autoritario del Cerchio senza farsi ingannare dalla pubblicità che lo vorrebbe, al contrario, tollerante, aperto e democratico.
Nella storia Mae diventa presto un’eroina del Cerchio rinunciando alla privacy e scalando la classifica dei dipendenti più social, abbandonando i genitori analogici e gli amici demodè, interpretando il gusto e assecondando gli interessi dei potenti amministratori.
L’unico dubbio la sfiora quando viene avvicinata da un uomo che sembra conoscere molte cose e che vuole coinvolgerla nel piano che impedirebbe al Cerchio di chiudersi.

Dave Eggers (Boston, 1970), autore dell’Opera struggente di un formidabile genio (Mondadori 2001), è l’editore della leggendaria rivista «McSweeney’s». Vive a San Francisco dove ha fondato “826 Valencia”, scuola di scrittura creativa per bambini. Per Mondadori sono usciti Conoscerete la nostra velocità (2003), La fame che abbiamo (2005), Erano solo ragazzi in cammino. Autobiografia di Valentino Achak Deng (2008), Le creature selvagge (2009), Zeitoun (2010), Ologramma per il re (2013).

Leggi la recensione di Francesco Musolino su minima&moralia
Leggi la
recensione di Claudia Durastanti su Pagina99

Cosa si legge a Natale? Rispondono i protagonisti di Cosa si fa con un libro?

SONY DSCCosa si legge a Natale?

Quest’anno lo abbiamo chiesto ai protagonisti di Cosa si fa con un libro?, il ciclo di incontri dedicati al libro organizzato da Via dei Serpenti con la collaborazione di Altrevie.

Protagonista del primo incontro, il 7 novembre, è stato il libraio di Pagina 348  Marco Guerra che consiglia Philipp Meyer, Il figlio, (Einaudi, 2014).

«Il più bel romanzo letto nel 2014 . Le tre storie che si intrecciano  corrispondono a tre generazioni della famiglia McCullough e a tre epoche della storia del Texas. Nella prima, a metà Ottocento, la formazione di Eli, un ragazzino preso prigioniero dai Comanche, cede il passo, una volta tornato tra i bianchi, alla sua ascesa senza scrupoli nel clima della Guerra civile. Raramente ho letto pagine così belle sugli indiani d’America. Nella seconda, a inizio Novecento, Peter, il figlio, assiste alla strage di una potente famiglia messicana prima di rifiutare la moglie bianca trovata per lui e innamorarsi di Maria, l’unica scampata alla strage. La terza è più vicina a noi, a metà del Novecento il Texas è ormai un grande produttore di petrolio e Jeanne, la pronipote, deve gestire la fine dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame a vantaggio dei pozzi, in un clima da fine di un’epoca».

Copertina di Maurizio Ceccato (Ifix)

Copertina di Maurizio Ceccato (Ifix)

Il terzo appuntamento, il 15 gennaio 2015, sarà con Maurizio Ceccato di Ifix che consiglia (insieme a Lina Monaco di Scripta ManentGiovanni Gregoletto. Vite Ambulante. Nuove cattedre di enologia e viticultura. SUV, 2014. Prefazione di Stefano Salis. 16×23 cm; pagg. 512; euro 28,50; tutto a colori.

«Produttore vinicolo e creatore dello Spazio dell’Uva e del Vino, un moderno gabinetto delle meraviglie (Wunderkammer) con sede a Follina (TV), Gregoletto con la sua curiosità contagiosa ci porta per mano attraverso un vortice di aneddoti e ricordi, dalla A di ampelografia (la descrizione sistematica di vini e vitigni) alla Z del poeta solighese Andrea Zanzotto. Dalle vigne e dall’uva lo sguardo si allarga sullo stupore per quanto di concreto c’è nella quotidianità di tutti: il cibo, il lavoro, le amicizie e appunto il vino. Gli stessi temi del racconto di Ottavio Missoni (contenuti nel corposo volume) su una giornata trascorsa in un’osteria di Trieste “Venezia Giulia”. Conosciuto a Venezia dopo essersi fatto passare – al citofono – per il nipote di Zanzotto, Gregoletto confessa un sentimento di positiva invidia che il tempo ha trasformato in amicizia. Il racconto di Missoni, nel quale il vino riunisce attorno a un tavolo le vite e le storie di tanti amici in “dodici boti”! E si prosegue a scoprire come il cannone antigrandine che spazzava via la grandine, oggi ‘spara’ la musica per la vendemmia (realizzato dallo stesso Gregoletto), dai ricordi del genetista Luigi Luca Cavalli Sforza (e del padre Pio Cavalli, autore del primo libro italiano sulla pubblicità) al tappo Corona, per passare poi dallo studio delle nuvole a Carpenè Malvolti, dalla fillossera, pidocchio che estinse la vite europea, all’Oropilla e al Lambrusco, ai racconti di Attilio Scienza e Valentino Zeichen, le Réclame e i film, i pirati e gli anarchici, fino a Marx e alla quantità di vino contenuto nella Bibbia».

Il 6 febbraio 2015 sarà la volta di Davide Orecchio, autore di Città distrutte (Gaffi) e Stati di grazia (Il Saggiatore). Il suo consiglio è J.Rodolfo Wilcock, La Sinagoga degli iconoclasti (Adelphi, 2014).

«Per la sua diversità. La diversità di uno scrittore di lingua spagnola che sceglie di esprimersi in italiano. La diversità di un’opera di alta letteratura dove il patologico e infernale della condizione umana si traduce nel risultato comico inevitabile, definitivo».

A chiudere il ciclo di incontri, il 7 maggio 2015, sarà Paolo Di Paolo che consiglia Zerocalcare, Dimentica il mio nome (Baopublishing, 2014). «Zerocalcare ha superato sé stesso distanziandosi da quanto realizzato fino a oggi. Mi ha piacevolmente sorpreso: si tratta di un libro maturo, con il quale l’autore fa i conti con l’identità e con sé stesso, cosa che nessuno della nostra generazione è iruscito a fare. In questo 2014 ho amato anche Tempo di imparare di Valeria Parrella (Einaudi)».

INDILIBR(A)I – Libraio per un giorno con Fabio Stassi

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

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di Emanuela D’Alessio

Fabio Stassi

Fabio Stassi

Ritornano gli appuntamenti di Libraio per un giorno alla libreria Pagina 348 di Marco Guerra.

Ieri, domenica 14 dicembre, è stata la volta di Fabio Stassi, fortunato autore per Sellerio e minimum fax. Vive a Viterbo e lavora a Roma come Direttore della Biblioteca di Studi Orientali dell’Università La Sapienza. Ma lui, gentile e sorridente, si definisce semplicemente «un bibliotecario».

Con semplicità e passione ha elencato i suoi consigli di lettura, talmente bene da convicermi a comprare ancora due libri. Sul mio comodino, già abbondantemente occupato, ci sono da ieri anche Il figlio di Bakunìn di Sergio Atzeni (Sellerio) e L’indagine di Juan José Saer (La Nuova Frontiera).

Di Sergio Arzeni mi ha colpito la sua morte tragica e prematura, molto letteraria. Nel 1995, infatti, a soli 43 anni,  è stato trascinato in mare da un’onda anomala sull’Isola di San Pietro in Sardegna. Era seduto su uno scoglio insieme alla sua compagna. Il figlio di Bakunìn  racconta un’epoca e  un paesaggio fisico e antropologico, la Sardegna del primo Novecento, attraverso il personaggio (inesistente) Tullio Saba, raccontato da chi lo ha conosciuto o soltanto ne ha sentito parlare. Una soluzione narrativa che fa pensare a Roberto Bolano ma anche a Davide Orecchio di Città distrutte.

Stassi consiglia anche Il bell’Antonio di Vitaliano Brancati e Tempo di uccidere di Ennio Flaiano, «perchè non si leggono più questi autori e invece vanno recuperati», Un’ombra ben presto sarai di Osvaldo Soriano, «forse il più malinconico dei suoi libri, molto felliniano», La vita agra di Luciano Bianciardi, Mr Vertigo di Paul Auster, La vita davanti a sé di Roman Gary, Ebano di Ryszard Kapuściński , Cattedrale di Raymond Carver.

Fabio Stassi ha esordito nel 2006 con Fumisteria. Da allora ha  scritto racconti, collaborato con vari quotidiani e riviste, e realizzato testi per la cantante e compositrice romana Pilar. Nel 2012 ha pubblicato L’ultimo ballo di Charlot (Sellerio) con cui  ha vinto numerosi premi ed è diventato un caso editoriale al Salone di Francoforte.

I consigli di Fabio Stassi

I consigli di Fabio Stassi

La parola al libraio. Marco Guerra di Pagina 348 (3)

locandina_7nov_webCOSA SI FA CON UN LIBRO?
Roma#1

Cosa si fa con un libro? Un libro si vende. La parola al libraio
Venerdì 7 novembre alle 21 – Marco Guerra di Pagina 348
Via Caffaro, 10 (Garbatella) – sede di Altrevie

INGRESSO LIBERO

Atlante delle isole remote

Atlante delle isole remote

Un consiglio di lettura di Marco Guerra: Atlante delle isole remote di Judith Schalansky (traduzione di Francesca Gabelli, Bompiani, 2013).
Un atlante particolarissimo con cui Judith Schalansky ci conduce in cinquanta isole remote, sperdute nel tempo e negli oceani. Un atlante poetico e minuzioso cui ricorrere se si è in cerca di sogni, di leggende, di un altrove per ritrovare sé stessi. «Consultare le carte può sì alleviare il desiderio di viaggiare in paesi lontani che esse suscitano e addirittura sostituire il viaggio, ma allo stesso tempo offre molto di più di un appagamento estetico. Chi apre le pagine di un atlante non si limita a cercare i singoli posti esotici, ma desidera smodatamente tutto il mondo in una sola volta. Il desiderio crescerà sempre di più, e sarà più grande della soddisfazione ottenuta attraverso il raggiungimento di ciò che si è tanto agognato. Ancora oggi preferisco un atlante a ogni guida di viaggio».

Noi abbiamo scelto questa:

Rapa Iti

Rapa Iti

Rapa Iti  – Isole Australi (Polinesia Francese) – Oceano Pacifico
40 km2 –  482 abitanti

In una piccola città situata nelle propaggini dei Vosgi, un bambino dei sei anni è tormentato da un sogno ricorrente nel quale qualcuno gli insegna una lingua completamente sconosciuta. Ben presto il piccolo Marc Liblin non la parla più fluentemente soltanto in sogno, per senza sapere da dove venga o se esista davvero. Marc è un bambino solo, molto dotato e assetato di sapere. Da adolescente divora più libri che pane. All’età di trentatré anni vive appartato dal mondo, in Bretagna. Qui, alcuni ricercatori dell’Università di Rennes lo notano, vogliono decifrare la lingua dei suoi sogni e tradurla. Per due anni alimentano i loro enormi calcolatori con gli strani suoni di Marc. Inutilmente. Un giorno i ricercatori hanno l’idea di andare per i bar del porto a chiedere ai marinai in libera uscita se qualcuno di loro abbia già sentito quella lingua da qualche parte. In un’osteria di Rennes, Marc Liblin si esibisce in un assolo monologando davanti a un gruppo di tunisini. A un certo punto l’uomo dietro il banco, un ex appartenente alla marina, si intromette e dichiara che ha già sentito una volta questa parlata, sulla più solitaria di tutte le isole della Polinesia. E conosce un’anziana signora, la moglie divorziata di un militare, che abita in una casa popolare di periferia e che parla proprio in quel modo. L’incontro con la signora polinesiana cambia la vita di Liblin: Meretuini Make apre la porta; Marc la saluta nella sua lingua e lei risponde subito nell’antico Rapa della sua terra. Marc Liblin, che non ha mai lasciato l’Europa, sposa la sola donna che lo capisce e nel 1983 parte con lei per l’isola dove si parla la sua lingua.

Marc Liblin è morto a Rapa Iti il 26 maggio 1998, all’età di 50 anni.

isoleJudith Schalansky, è nata nel 1980 a Greifswald (Germania). Ha studiato Storia dell’arte e design, vive a Berlino. Atlante delle isole remote ha ricevuto il Primo premio della Fondazione dell’arte del libro ed è stato eletto “il più bel libro dell’anno” nel 2009; un anno più tardi ha ottenuto il Premio per il design della Repubblica Federale di Germania.

La parola al libraio: Marco Guerra di Pagina 348

locandina_7nov_webCOSA SI FA CON UN LIBRO? prima edizione Roma

Un libro si vende. La parola al libraio. Marco Guerra di Pagina 348

Venerdì 7 novembre alle 21
Via Caffaro, 10 (Garbatella), sede di Altrevie.

INGRESSO LIBERO

In attesa di conoscere Marco Guerra di Pagina 348, ecco qualche anticipazione.

«Il mio sogno di bambino era quello di diventare l’ala destra della Roma. Il mio sogno di ragazzo era quello di fare il giornalista. Mio padre faceva il libraio e io in casa ho sempre sentito parlare di libri e scrittori ».

La libreria Pagina 348 di viale Cesare Pavese è una libreria indipendente a gestione familiare che dal 1992 resiste alle grandi catene, alle vendite online e ai centri commerciali.
Oltre alla vendita di romanzi, saggi, testi scolastici, offre ai suoi amici e clienti un vasto programma di attività: circa 70 appuntamenti ogni anno tra presentazioni di libri e incontri con gli autori, con ospiti che vanno dai grandi autori del panorama culturale della narrativa e del giornalismo (Andrea Camilleri, Erri De Luca, Enrico Vaime, Sergio Rizzo, Giancarlo De Cataldo, Corrado Formigli, Luisella Costamagna, Gianrico Carofiglio e molti altri) ai nomi poco noti di cui in seguito tutti parleranno (Marco Malvaldi, Fabio Bartolomei, Fabio Stassi, Amara Lakhous e molti altri).
I librai di viale Cesare Pavese cercano di conciliare il meglio del mestiere del libraio (sacrificio, attenzione al cliente e consigli disinteressati) con le novità portate dai nuovi linguaggi.

Marco Guerra e Andrea Camilleri

Marco Guerra e Andrea Camilleri

La libreria ha un canale Youtube e una newsletter, una pagina Facebook e un account Twitter.
In libreria è attivo anche un gruppo di lettura formato da circa 30 persone.
Anche da noi sta avendo molto successo l’iniziativa “il libro sospeso”.

Riproponiamo l’articolo di Simona De Santis  sul «Corriere della Sera», il 9 dicembre 2012,  per i vent’anni della libreria.

Una libreria tre volte indipendente
I vent’anni di «Pagina 348»: «Il difetto? Leggiamo sul serio»

Ecco la classifica dei tre titoli più venduti nella libreria «Pagina 348» di viale Cesare Pavese (civico 348): Giulia 1300 e altri miracoli (Edizioni E/O) di Fabio Bartolomei, Milioni di milioni (Sellerio) di Marco Malvaldi, Il destino è un tassista abusivo (Rizzoli) di Luca Manzi. Se ci fosse bisogno di chiarimenti, visti i titoli venduti perché consigliati, la libreria gestita da Marco e Alessio Guerra con l’aiuto di Cristina, «colonna della famiglia allargata», è una libreria indipendente che compie quest’’anno 20 anni di attività. E scusate se è poco coi tempi che corrono. Marco e Alessio l’hanno ereditata dal padre, Mario Guerra, scomparso nel 2005, che ha aperto la libreria al Laurentino insieme alla moglie Rosalba. «La nostra libreria è tre volte indipendente – dice Marco Guerra – è a gestione famigliare, decidiamo noi quali libri vendere e, stando in periferia, siamo fuori dai grandi circuiti commerciali e della pubblicità». Fattore, il decentramento, che non impedisce alla famiglia Guerra di ospitare negli spazi di via Cesare Pavese 348 nomi importanti: da Andrea Camilleri a Erri De Luca, Gianrico Carofiglio, Piero Dorfles, Enzo Golino e molti, molti altri. Basta dare un occhio al carnet di ospiti che intervengono, mercoledì alle 20.30, al teatro del Centro culturale «Elsa Morante» per festeggiare il ventesimo compleanno di «Pagina 348»: Fabio Bartolomei, Ilaria Beltramme (scrittrice Newton), Giovanni Ricciardi (scrittore Fazi), Claudio Coletta (scrittore Sellerio), Vito Consoli (divulgatore scientifico), Giacomo Nencioni (regista che sta girando un documentario sulla libreria dei Guerra), Roberto Pecoriello (libraio), Claudio Bigagli (attore) e Fabio Traversa (attore). «I libri abbiamo il difetto di leggerli davvero» spiega Marco Guerra con un sorriso. E la differenza si vede. La libreria «Pagina 348» è un posto quasi magico qui la «gente si incontra – continua Marco – Siamo legati al quartiere e con i nostri clienti lottiamo insieme per resistere allo strapotere dei centri commerciali». La crisi attuale, e quella sempiterna delle librerie indipendenti che sfidano le grandi catene, per Marco Guerra, si «abbatte con le idee, rendendo flessibili gli orari e lavorando di più». «Pagina 348» di idee ne ha da vendere: una rivista mensile, un canale YouTube da 7 mila contatti, un sito aggiornato con i contributi dei lettori, una newsletter. «Nessuno è mai diventato ricco facendo il librario indipendente – ammette Marco – ma sono fortunato a fare questo lavoro». Fortunato perché «posso stabilire un contatto diretto coi lettori, proporre nuovi scrittori: Marco Malvadi si fa in quattro per venire da noi, Bartolomei farà parecchio successo». Marco sa riconoscere uno scrittore quando lo legge.

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