Archivi tag: nutrimenti

INDILIBR(A)I – La libreria Nutrimenti Bookshop di Procida

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Nutrimenti Bookshop
via Roma 54, Procida
081 896 7440
Facebook

di Rossella Gaudenzi

A pochi metri dall’attracco dei traghetti, sotto raggi insperati di sole nel fine settimana del primo maggio, mi sono imbattuta stupita nella libreria Nutrimenti Bookshop, sull’isola di Procida. Occorre dunque sapere e capire come, in un ritaglio di pura bellezza, si sia riusciti ad aggiungere colore al colore.
Ce lo hanno spiegato l’editore romano di Nutrimenti Andrea Palombi e la libraia procidana Natalia Ambrosino.

libreriaIl 3 maggio 2014 apriva al pubblico la prima libreria sull’isola di Procida, contraddistinta dal marchio della casa editrice Nutrimenti. Per quale motivo e con quali aspettative l’editore romano Andrea Palombi ha intrapreso questa, verrebbe da dire, romantica avventura?
Aprire una libreria a Procida è stata, e in parte lo è ancora, un’avventura, non saprei se romantica, sicuramente affascinante. Come spesso accade, tutto è iniziato un po’ per caso, o forse per niente a caso, dipende da quale angolazione si osservano i fatti. C’era la forte domanda, che nasceva dagli stessi procidani, di aprire una libreria vera in un’isola che conta quasi 12.000 abitanti. Ci si è rivolti così a un bravissimo libraio, Fabio Masi, che da anni riesce ad animare con successo la libreria L’ultima spiaggia nella piccolissima isola di Ventotene. Fabio, che è un amico storico di Nutrimenti, venne da me durante un Salone del libro di Torino, mi raccontò la sua esperienza e mi propose di tentare insieme quell’avventura. Iniziammo a ragionarci su: io e Ada Carpi andammo a Procida e cominciammo a vedere locali, a incontrare persone e studiare la situazione. Poi Fabio ha dovuto rinunciare, pressato da altre sfide e altri problemi; noi abbiamo deciso di continuare, anche da soli. Perché per una casa editrice gestire una libreria è come aprire un oblò sul mondo, uscire dalla propria redazione, dai rapporti con la distribuzione, per incontrare finalmente i lettori e capire dove stanno andando, o vorrebbero andare. E poi perché siamo convinti che anche questo significhi fare promozione della lettura: aprire una libreria in un territorio dove non esistono librerie significa aprire un vero e proprio presidio culturale, rendere possibile a una comunità, e specie ai più giovani, familiarizzare con i libri. Certo, di questi tempi è una scommessa ad alto rischio, ma a due anni di distanza non ne siamo pentiti.

libreria_2

La libreria si definisce libreria indipendente, pur sotto il marchio di una media casa editrice. Perché?
Perché si differenzia nettamente da una libreria “di catena” che, in Italia, fa parte di un gruppo editoriale proprietario e nello stesso tempo e di una società di distribuzione.

Mare e vela costituiscono, insieme a narrativa e saggistica, una delle tre collane di Nutrimenti. Quale spazio viene dato al mare negli scaffali della libreria di Procida?
In un’isola come Procida il mare ha ovviamente un posto di rilievo, e non tanto perché Nutrimenti ha un importante settore della propria produzione dedicata al mare e alla vela. L’isola è, infatti, una meta importante di turismo nautico, e nel bel porto turistico, proprio a due passi dalla nostra libreria, operano alcune delle società di charter più attive nel Tirreno. Dalla primavera all’autunno inoltrato arrivano a Procida, dunque, moltissimi appassionati del settore che generano una domanda significativa  cui è giusto offrire un’ampia selezione di titoli.

Come ha reagito la cittadinanza all’apertura di Nutrimenti Bookshop e quale rapporto si è costruito con il territorio?
C’è stata una risposta entusiasta e quasi commovente. Ancora ricordo con stupore il giorno dell’inaugurazione della libreria, quando centinaia di persone vennero a trovarci, portandoci doni, o soltanto per ringraziarci. È qualcosa che non dimentico, e che ci impegna in modo particolare a proseguire con impegno in quest’avventura. C’è da dire che da subito abbiamo cercato un rapporto vivo con la popolazione di Procida. Fin da quando il locale della libreria era ancora in ristrutturazione abbiamo promosso incontri con gli insegnanti, le associazioni e gli operatori culturali dell’isola. Perché sono convinto che una libreria vive solo se riesce a stabilire legami forti e profondi con il territorio e la comunità che la circonda.

Natalia Ambrosino

Natalia Ambrosino

Chi sono i librai di Nutrimenti Bookshop?
I librai sono oggi due giovani e bravissimi fratelli procidani. Natalia Ambrosino ci accompagna fin dall’inizio, con un entusiasmo e una determinazione che le hanno permesso in questi due anni di acquisire competenze importanti, decisive sia per la gestione tecnica della libreria, sia per supportare i clienti. All’inizio Natalia è stata affiancata da Danilo Petrucci, forte di dieci anni di esperienza nella Fnac di Napoli. A gennaio di quest’anno Daniele ci ha lasciato per tornare a lavorare nella sua città. Al suo posto è subentrato Leonardo Ambrosino, fratello di Natalia, trentenne con già alle spalle esperienze lavorative anche in altri continenti, che ha affrontato i primi mesi con entusiasmo e spirito di iniziativa. E proprio perché crediamo che la formazione sia decisiva per chi lavora in libreria, a gennaio Natalia ha frequentato il seminario per librai della scuola Mauri.

A Natalia e a Leonardo chiediamo: chi sono i clienti di Nutrimenti Bookshop?
I nostri lettori hanno dai pochi mesi di vita a oltre settant’anni. In generale possiamo ritenerci soddisfatti dell’avvicinamento di molti bambini e ragazzi che negli ultimi mesi stanno frequentando la libreria. Ad oggi ben 1500 persone hanno scelto Nutrimenti bookshop, richiedendo la nostra tessera clienti. Un ringraziamento va rivolto ai numerosi docenti che in questi anni hanno portato i ragazzi in libreria per alcune letture di classici, hanno contribuito a renderla nota. La libreria deve essere luogo di ispirazione, di incontri, di confronti dove tutti possano entrare anche solo per dare un’occhiata.

Nel giugno 2015, da un’idea della scrittrice Chiara Gamberale, è nato il festival letterario Procida racconta. Sei autori in cerca di personaggio: sei scrittori per pochi giorni sull’isola “per eleggere a personaggio uno degli abitanti”. Di che cosa si tratta?
Il festival Procida racconta è nato durante una cena a Corricella, dopo una presentazione molto vivace e partecipata di un libro di Chiara Gamberale nella nostra libreria. L’idea, semplice e rivoluzionaria, è stata quella di un festival che portasse sei scrittori italiani, alcuni fra i nomi più famosi, altri fra i giovani emergenti, a passare cinque giorni sull’isola con la richiesta di scrivere un racconto su un personaggio procidano reale. Un modo per raccogliere pezzi di storia dell’isola, ma anche per fare promozione della lettura e della letteratura. Lo ha dimostrato l’incredibile successo della serata finale della prima edizione, con veri momenti di commozione. Centinaia di procidani hanno infatti ascoltato, da Chiara Gamberale, Walter Siti, Paolo Di Paolo, Leonardo Colombati, Michela Monferrini e Annalena Benini, racconti su persone che conoscono bene, che magari incontrano tutti i giorni per strada o al mercato, ma che di certo non avevano mai sentito narrare in questo modo. Un modo concreto per trasmettere la funzione della letteratura e per incentivare la lettura. A giugno di quest’anno, sempre sotto la direzione artistica di Chiara Gamberale, si svolgerà la seconda edizione con Massimo Gramellini, Nicola La Gioia, Simona Sparaco, Francesco Pacifico, Enrico Buonanno e Silvia Nucini.

procida racconta

La libreria organizza eventi?
La libreria fin dall’inizio ha organizzato incontri per la presentazione di libri e autori, ma anche visite per le classi delle scuole di Procida e letture comuni per i più piccoli. Lo spazio non è grandissimo, ma si riesce facilmente a ospitare circa cinquanta persone. Per gli eventi maggiori, come la serata finale di Procida racconta, facciamo ricorso, grazie al sostegno del Comune, a strutture più grandi e di notevole suggestione, come l’ex chiesa di Santa Margherita, affacciata sul golfo fra Ischia, Capri e la costa Campana.

Da pochi giorni in libreria sono presenti i libri della piccola casa editrice romana Edizioni di Atlantide. Una vera e propria sfida. Quale sinergia è nata tra libreria e casa editrice?
Non c’è nessuna sinergia particolare con le Edizioni di Atlantide ma c’è la scelta, fin dalla nascita della libreria, di dare spazio a più marchi editoriali possibili, a rendere visibile cioè quella “bibliodiversità” di cui ora si parla molto e che andrebbe tutelata di più. Dunque tanti marchi, anche di case editrici piccole o piccolissime, come la neonata Atlantide, a cui facciamo tutti gli auguri del caso, e anche tanti titoli diversi, anche di catalogo, non solo le poche decine di best seller del momento.

Nutrimenti Bookshop ha riservato ai più piccoli un intero soppalco di libri e spazi dedicati. Chi sono i vostri piccoli lettori e come incidono sulle vendite globali della libreria?
I nostri piccoli lettori incidono in maniera significativa sulle vendite. Abbiamo dei piccoli lettori che iniziano con i libri tattili per poi arrivare ai grandi illustrati. Il loro entusiasmo è motivo di grande soddisfazione per noi che proviamo a scegliere i titoli migliori.

libri_bambini

Quali sono i titoli di punta per l’estate?
Sicuramente Serenata senza nome, il libro in uscita a fine giugno di Maurizio de Giovanni, poi l’ultimo titolo di Andrea Camilleri, L’altro capo del filo. Non puntiamo solo ai grandi nomi della narrativa ma ci piace seguire anche i suggerimenti dei lettori. Ovviamente le novità già prenotate sono molte, ma saranno  i nostri lettori a trasformarli in titoli di punta o meno.

Quali libri ci sono sul vostro comodino?
Di tutto e di più. Al momento ci sono tutti i libri che saranno presentati al festival Procida racconta, che si svolgerà dall’8 al 12 giugno. In generale leggiamo molto e leggiamo di tutto. Dalle grandi case editrici alle più piccole. Non facciamo alcun tipo di distinzione. Amiamo leggere da sempre e grazie a questo lavoro possiamo leggere ancora di più, per crescere, migliorare e consigliare i nostri lettori.

IMG-20160502-WA0017

I consigli dei Serpenti per l’estate 2014

Anche noi andiamo in vacanza e ci rivedremo a settembre. Anche noi abbiamo qualche libro da consigliare. Buone letture!

I consigli di Anna Castellari

Orecchiette Christmas stori di Raffaello Ferrante (Round Midnight edizioni, 2013).
Ok, non è una storia estiva. Come suggerisce il titolo, è ambientato il giorno di Natale. E infatti questo volume è uscito a dicembre 2013. È un viaggio dal sapore pulp nell’Italietta medio-bassa, i protagonisti sono tutti sporchi, brutti, cattivi ma soprattutto annoiati da una vita di provincia che sta loro sempre più stretta, gravitano attorno alla Sala Bingo Omero che è a Bari ma potrebbe essere a Pordenone o a Cinisello Balsamo. La bassezza di ambizioni dei protagonisti li porta a compiere azioni squallide, in un crescendo di drammi psicologici tra droga, prostituzione e alcolismo à la Bukovski (è allo scrittore americano che spesso in questo libro Ferrante strizza l’occhio). Lascia un sapore amaro, questa storia che sa di Puglia ma che ritrae impietosamente i vizi e nessuna virtù dei personaggi, tranne dell’unico che, schifato da tutti gli altri non riesce però ad andarsene mai da quel posto come in fondo dovrebbe fare; Ferrante li descrive attraverso una scrittura rapida, incisiva, secca, incalzante. Adatta a una lettura estiva (apparentemente) poco impegnativa.

munchbeforemunchMunch before Munch di Giorgia Marras (Tuss edizioni, 2014).
Chi era Edvard Munch prima di diventare l’artista norvegese che tutti conosciamo? Giorgia Marras, illustratrice ligure, ne ha fatto un ritratto tutto a fumetti, azzurro, bianco e nero. Ne è uscito un romanzo a fumetti, pubblicato quest’anno come primo titolo della casa editrice Tuss, che trae il suo nome dall’inchiostro di china. Questo libro affascina perché Marras, oltre a mettere in gioco la propria penna in maniera personale e riconoscibile, non tralascia dettagli storici che ha esaminato grazie alla produzione scritta del pittore, quali diari e pensieri annotati occasionalmente. Che mostrano un giovane Munch alle prese con le difficoltà della vita professionale, tra lutti e il desiderio di dedicarsi all’arte: un ritratto senza filtri, attuale ed estremamente umano. Non manca uno studio dei paesaggi, punto preminente della pittura nordica.

Cadorna non è una fermata di Alessandra Giordano (solo in ePub/-mobi, Baccarinboox, 2013).
Una serie di racconti, che fanno commuovere o riflettere, ambientati ciascuno in una fermata della metropolitana “rossa” milanese. Perché, se come dice il titolo, Cadorna non è (solo) una fermata, ma un non luogo in cui si intrecciano storie, nascono amori, nascondono complotti, disvelano paure, questo volume (in solo formato eBook) è un invito a riflettere sulla figura dell’homo contemporaneus, quel milanese – ma anche quel romano, quel parigino, quel londinese – che si perde il senso del viaggiare inseguendo soltanto una meta. Già pubblicato anni fa per i tipi di Viennepierre, questo libro, che raccoglie anche testimonianze di milanesi eccellenti di ogni tipo, da don Colmegna a Sergio Escobar, passando per Giulio Iacchetti, Vivian Lamarque e altri, tenta di dare uno sguardo tra il sociologico e il divertente agli abitanti di una città che si vuole multietnica ed europea ma che, forse, si sta perdendo sempre più.

I consigli di Emanuela D’Alessio

Stalin+Bianca di Iacopo Barison (Tunué, 2014) è una delicata storia d’amore in un mondo congelato, dove non ci sono più gli arcobaleni e il presente è un continuo instabile movimento, un viaggio dalla meta imprecisata attraverso gli occhi senza luce di Bianca e la rabbia fuori controllo di Stalin. Sono loro i due adolescenti protagonisti del romanzo di Barison e scelgono la fuga per scoprire la forza dell’amore. La voce del giovanissimo autore è interessante e lancia un grido di dolore cui si dovrebbe prestare attenzione.

slocumSolo, intorno al mondo di Joshua Slocum (traduzione di Amilcare Carpi de Resmini, Nutrimenti, 2014), un diario di viaggio, di navigazione in solitaria a bordo dello Spray, una piccola barca a vela in disuso rimessa a nuovo dal mitico Joshua Slocum che per primo, dal 1895 al 1897, navigò per quarantaseimila miglia attorno al mondo. Mitico perché quando si avventurò nell’impresa aveva già cinquant’anni, perché è riuscito con abilità, determinazione e coraggio a superare le innumerevoli tempeste e avversità senza mai vantarsene, perché la sua non è stata solo un’eccellente prova di sopravvivenza, ma soprattutto un’occasione per sconfiggere la solitudine e trasformarla in una straordinaria opportunità di conoscenza interiore. Bella l’introduzione di Björn Larsson scritta espressamente per questa nuova edizione.

L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami (traduzione di Antonella Pastore, Einaudi, 2014). Questo è il consiglio di lettura che do a me. Perché è stato annunciato come un viaggio alla ricerca di sé stessi, e di questi viaggi non se ne fanno mai abbastanza. E poi perché Haruki Murakami è l’unico scrittore giapponese che riesce a trattenermi tra le pagine con un misto di stupore, commozione e ammirazione.

 I consigli di Rossella Gaudenzi

Il teatro di Sabbath di Philip Roth (traduzione di Stefania Bertola, Einaudi, 2006). Qualche mese fa ho avuto l’occasione di ascoltare la scrittrice Chiara Gamberale raccontare i romanzi d’amore che hanno segnato in qualche modo la sua vita. Senza negare di aver appuntato i titoli che mancano nella mia libreria, ho focalizzato l’attenzione su questo romanzo di Roth, che ho appena comprato e mi accingo a leggere. Innanzitutto ho nostalgia della prosa e delle storie di Philip Roth; aggiungo che la già seducente arte del burattinaio che qui aderisce alla figura controversa – come potrebbe essere altrimenti? – di Sabbath ha avuto la meglio sugli altri titoli. Il sessantaquattrenne burattinaio ebreo Morris “Mickey” Sabbath perde l’amante Drenka e ripercorre a ritroso le tappe amorali e scabrose della propria esistenza. Sarcasmo e stordimento, queste le aspettative.

volandRomanzo naturale di Georgi Gospodinov (traduzione di Daniela Di Sora e Irina Stoilova, Voland, 2007). Prima dell’assegnazione del Premio Strega Europeo 2014 (poi vinto dallo spagnolo Marcos Giralt Torrente con Il tempo della vita, Elliot, 2014) ho sfogliato le prime pagine di un autore a me ancora sconosciuto, il giovane e celebre scrittore bulgaro Georgi Gospodinov, entrato nella cinquina dei finalisti con Fisica della malinconia (a cura di Giuseppe dell’Agata, Voland, 2013). Romanzo naturale, suo primo romanzo tradotto da Voland, non smentisce le attese: eleganza, ricercatezza, colori sfumati, giochi di parole in equilibrio tra il tangibile e il nonsense. Ironia (sinonimo di acume). Un piccolo gioiello letterario, come un abito fresco che non dovrebbe mancare nella valigia per l’estate.

I consigli di Sabina Terziani

D’estate, per approfondire lo spaesamento e la distanza, anche dal luogo già distante in cui mi trovo, aggiungo sempre una narrazione di viaggio alla pila di libri che mi porto in vacanza. Quest’anno porterò con me Un altro viaggio in Etiopia di Vincenzo Latronico (con fotografie di Armin Linke, Quodlibet Humboldt, 2013). La terra che è stata l’altrove definitivo di Rimbaud, teatro di una sgangherata farsa fascista e, oggi, obiettivo di conquista cinese fa da sfondo a un viaggio in cui Latronico, tra le altre cose, cerca di ritrovare certi ricordi famigliari insieme a un fotografo che esprime in modo sublime il silenzio e, qui, l’immobilità perlacea di certi paesaggi velati dall’afa.

destino_coattoDestino coatto di Goliarda Sapienza (Einaudi, 2011). Niente a che vedere con L’arte della gioia, il romanzo-caso letterario che qualche anno fa ha riportato Sapienza sulla scena europea. In questo smilzo libretto troverete situazioni, narrazioni in poche righe, teatrini della crudeltà che ricordano i Delitti esemplari di Max Aub. Un po’di rinfrescante cattiveria, di ironica disperazione, di comica psicosi.

A proposito di psicosi imbozzolata nelle persone cosiddette normali, se vi è piaciuta l’aria che tira in Carnage di Yasmina Reza/Roman Polanski, La cena di Herman Koch (traduzione di G.Testa, Neri Pozza/Beat, 2010) è il vostro romanzo. Una molla che si carica pagina dopo pagina fino alla rivelazione finale. Molta violenza, la famiglia perfetta, l’amore di un padre per il figlio. Delirio.

Trascurabili contrattempi di un giovane scrittore in cerca di gloria – Michael Dahlie

Trascurabili contrattempi di un giovane scrittore in cerca di gloriadi Manuela Di Vito

Se il protagonista, Henry, non avesse ventiquattro anni, il secondo romanzo di Michael Dahlie, titolo originale The Best of Youth, potrebbe essere considerato una perfetta storia di formazione.
Giovane Holden o “giovane” James (P. Cameron) un po’ cresciuto che sia Henry è ingenuo, onesto e timido ma anche sagace, ironico e talentuoso allo stesso tempo. Travolto dal vortice della vita culturale e artistica di Williamsburg, il quartiere più cool e alternativo di Brooklyn, dove abita, Henry passa il tempo tra un aperitivo, una cena in ricercati ristoranti europei, feste e improbabili appuntamenti amorosi.
Tra un impegno e l’atro Henry trova però anche il tempo di scrivere i suoi racconti, tutti con protagonisti ultraottantenni: «una storia su un’ottantacinquenne che non era mai stato amato dall’altra persona come avrebbe dovuto» o quella «del novantenne che lottava con il dolore per aver messo la madre centoseienne in una casa di cura».
La domanda allora nasce spontanea sulle nostre e sulle labbra del suo carissimo amico Whitney: «Ma perché? […] lo dico solo perché mi piacciono i tuoi racconti. Li amo terribilmente. Voglio dire, ne sono rimasto colpito. Ma a cosa servono? Perché tutti quei fottuti vecchiacci?».
La risposta invece è spiazzante: «Immagino di non saperlo».
Nonostante la sua ricca vita mondana Henry però è un’anima fragile. I suoi amatissimi genitori, morti da poco in un incidente nautico, gli hanno lasciato due cose importanti: quindici milioni di dollari e un vuoto incolmabile che per tutta la lunghezza della storia Henry cerca di colmare.
Forse basterebbe l’amore della sua bella cugina di quarto grado che però non lo ricambia, di certo non basta quello delle sue brevi e disastrose storie dai finali bruschi quanto umilianti. Allora forse la vita in campagna, se non gli fosse capitato di sterminare un gregge di preziosissime capre libiche.
Ma una disavventura tira l’altra, come le ciliegie, e allora perché non farsi arrestare per possesso di armi illegali, per pura casualità e ignoranza ovviamente, oppure diventare il ghost writer di un famosissimo e odiosissimo attore di Hollywood?
La strada che percorre Henry è in salita, soprattutto perché da ogni disastro verrà di volta in volta fuori qualcosa di buono e lui sarà lì pronto a coglierlo con candida nonchalance e, sul finale, il nostro protagonista non mancherà di prendersi le sue soddisfazioni.
Come a dire: per trovare sé stessi, alias fare ciò in cui si crede, bisogna avere il coraggio di rischiare ed essere pronti a subirne le conseguenze.
La storia è tutta cucita stretta intorno a lui. La telecamera lo segue così da vicino da delineare con estrema precisione ogni suo pensiero, salto emotivo e crescita interiore, tanto che si può arrivare ad affermare che il romanzo è Henry stesso, meravigliosamente Henry: ironico, divertente, scorrevole. Catartico. Impossibile non sentirsi vicini alla sua semplicità così complessa, impossibile non arrivare ad amarlo o a non identificarsi in una delle sue paure, delle sue umiliazioni e, infine, delle sue conquiste.
Ben lungi dall’essere la storia di un giovane verso il successo, come il titolo italiano può lasciare intendere, Trascurabili contrattempi di un giovane scrittore in cerca di gloria illumina la faticosa strada percorsa da un giovane alla ricerca di sé stesso e della propria cifra stilistica come autore. Che poi, forse, è la stessa cosa.

Nota sull’autore
Michael Dahlie vive a Indianapolis e insegna alla Butler University. Ha pubblicato racconti su numerose riviste, come Harper’s, Ploughshares e Tin House. Con il suo romanzo d’esordio, Guida per gentiluomini all’arte di vivere con eleganza (Nutrimenti, 2011), ha conquistato lettori e critica vincendo il Pen/Hemingway Award e il Whiting Writers’ Award. Questo il suo
sito.

Per approfondire
leggi la recensione di Francesco Longo sul Corriere della Sera
leggi la recensione di Giuseppe Culicchia sulla Stampa
leggi la recensione di Francesca Frediani su D

Zoo col semaforo – Paolo Piccirillo

FUORI TEMPO – Proseguiamo il nostro approfondimento su Paolo Piccirillo. Dopo il commento sulla copertina di Zoo col semaforo, il suo libro di esordio, ecco la recensione.

Recensione di Rossella Gaudenzi

«Il dolore non si sceglie o si conosce prima, arriva quando vuole. E si fanno tante cose nella sof­ferenza: si man­gia, si beve, si piange, si spera, si pensa. Ma in realtà non si fa nulla. Tranne questo: obbe­dire al dolore stesso».

Il pit bull non ha nome. Nella provincia di Caserta, dove i nomi onorano la tradizione nei secoli e per sbizzarrirsi si ricorre ad appellativi truculenti, Carmine è o Schiattamuort’, Salvatore è o Rugnus’ ma il pit bull, cardine dell’opera prima di Paolo Piccirillo Zoo col semaforo, resta dall’inizio alla fine solamente il pit bull. Non solo. Il cane non ha zampe ma ha gambe, non ha muso ma ha faccia.
Le esistenze grame di Slator l’albanese, ribattezzato in Italia Salvatore e del vedovo settantenne Carmine sono destinate a incontrarsi. Salvatore o Rugnus’ e Carmine o Schiattamuort’; il primo che vende animali per conto di un negoziante di Napoli, il secondo che trascina la vita tra un’oculata gestione di campi da calcetto e il rituale di raccattare carcasse animali su un tratto della tangenziale Aversa-Napoli. A fare da collante il pit bull, quello di Salvatore, che in una domenica di mercato, in assenza del padrone, azzanna inspiegabilmente un ragazzetto. La vendetta del paese è spietata: «Il pit bull ha una gamba stritolata dagli pneumatici di Carigliòn, ma cerca lo stesso di scappare verso la campagna. Anche stavolta lo raggiungono facilmente. Con i caschi gli menano il muso e gli occhi, con la catena infieriscono sulla schiena e le zampe, e il cric fa quello che vuole, colpisce lo stomaco, il collo, la pancia, il punto in cui la coda si lega al resto del corpo. Per farsi due risate uno di loro lo colpisce pure in mezzo alle gambe. A forza di calci, facendolo rotolare, lo rispediscono verso la strada, e così, coperti dalla stazza dell’A3 di Sandruccio ferma con le quattro frecce accese, possono finirlo senza essere visti. Il cane è in fin di vita. I quattro uomini, i due caschi, il cric, la macchina, i motorini e la catena però decidono che può bastare. L’uomo di merda deve morire così, come a un cane».
È Carmine o Schiattamuort’, che ha perso il figlio azzannato da un pit bull venti anni prima e che per rendere meno indegna la sua lapide ogni sera libera la tangenziale dalle carcasse, Carmine o Schiattamuort’ trova il cane in fin di vita. Lascia passare una notte, torna sul luogo dell’accaduto, trova il pit bull miracolosamente vivo e o Schiattamuort’ dopo anni e anni la morte la mette all’angolo e decide di prendersi cura dell’animale.
Zoo col semaforo è un romanzo saturo di una sofferenza ancestrale e totale. Quel che accade nella vita di Salvatore e Carmine risveglia un mondo sommerso fatto di ricordi dolorosi, ai quali si sopravvive a fatica, fatto di violenze fisiche e verbali, di morti, di soprusi. Paolo Piccirillo riesce però a creare una pausa di sospensione quasi necessaria intervallando a queste vicende di giungla umana brevi racconti che brillano per lirismo e delicatezza. Lascia questi poveri diavoli al loro destino e si sofferma su altre storie di vita e di morte, questa volta poetiche, questa volta di animali. Un’anatra alla prima migrazione decide di fermarsi, vivere e morire in un acquitrino accanto agli sfasciacarrozze, mangiando ortiche ed erbacce piene di smog: «Ma l’anatra pneumatica era felice così. Era giunta a destinazione». Una cagna si ammala di gravidanza isterica attaccandosi morbosamente a un cucciolo di peluche: «Lei ogni mattina lava il suo pupazzo, il pelo finto è pulito e assomiglia, sempre di più, al pelo di un cane». Un polipo esce dal suo acquario rimasto inavvedutamente aperto e inizia un breve viaggio verso la spiaggia, nel tentativo di raggiungere l’acqua del mare: «Si alza dalla panchina. Vede il polipo morto e si ricorda a malapena di lui. Ha un mal di testa tremendo, e senza pensarci più di tanto lo spinge leggermente con il piede, nel mare».
L’esordio narrativo del giovanissimo Paolo Piccirillo è sorprendente. La lingua è utilizzata con sapienza in un gioco continuo tra il discorso diretto e l’indiretto, tra il dialetto e la lingua italiana; la sua inventiva è conturbante e commovente.
Zoo col semaforo, uscito nel 2010 per Nutrimenti, è stato appena ripubblicato per BEAT, Biblioteca  Editori Associati di Tascabili.

Nota sull’autore
Paolo Piccirillo è nato nel 1987 a Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, ed è uno dei più promettenti talenti letterari della sua generazione. Dopo aver studiato Filosofia a Firenze si è trasferito a Roma, dove ha cominciato a studiare sceneggiatura cinematografica. Viene selezionato per partecipare al XIII corso di perfezionamento per sceneggiatori Script/Rai. Contemporaneamente pubblica il suo primo romanzo, Zoo col semaforo (Nutrimenti, 2010), entrando nella lista dei migliori scrittori italiani under 40 stilata da «Il sole 24 ore». Nel 2009 ha partecipato alla prima edizione di 8×8, il concorso letterario di Oblique, con il racconto Anatra pneumatica riproposto in Zoo col semaforo.  Il 2013 è l’anno del suo secondo romanzo, La terra del sacerdote (Neri Pozza).

Per approfondire:
Leggi la recensione su Il Mattino
Leggi la recensione su Stilos

La nostra intervista a Paolo Piccirillo

Zoo col semaforo, Paolo Piccirillo
BEAT, 2013
pp. 126, euro 9

Recensione in progress: Rossella Gaudenzi sta leggendo Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo (Nutrimenti)

Un nuovo aggiornamento della rubrica  FUORI TEMPO con la recensione in progress di Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo, pubblicato nel 2010 da Nutrimenti. Dopo la copertina, proseguiamo il nostro approfondimento sul talentuoso scrittore casertano.

«Il cane è in posizione d’attacco. Le sue unghie vibrano sull’asfalto. Trema di rabbia, ringhia.
Dopo il primo urlo della madre del ragazzino, un urlo gracchiante e profondo, nel mercato c’è il gelo, nessuno che tira il fiato. Come se tutti, di colpo, cercassero tra le bancarelle una qualsiasi forma di vita per quel bambino, senza badare a spese.
Dopo il secondo urlo già si pensa al cane. Una vecchia grida di rompergli i denti subito.
Il pit bull si piscia addosso. Aspetta che escano le ultime gocce.
Le pietre, le pietre. Tutti cercano una pietra qualunque da buttare in faccia al pit bull.
Però il cane scappa via, apre in due la folla. Corre lontano.
Da una bancarella qualsiasi esce fuori un ragazzo che ha già in mano le chiavi del motorino. Appresso a lui un altro ragazzo su un altro motorino si muove come un serpente esperto nello scarso metro delle bancarelle.
Inseguono il pit bull.
Una voce, nella folla, grida: “Acciritel’ a chi l’omm’ ’e merd’”.
L’uomo di merda sarebbe il cane.»

Le copertine dei Serpenti – Zoo col semaforo

a cura di Sabina Terziani

L’uscita di Zoo col semaforo in edizione tascabile Beat ci ricorda quanto a suo tempo ci sia piaciuto l’esordio di Paolo Piccirillo (nel 2010 con Nutrimenti) e presto dedicheremo un approfondimento al giovanissmo scrittore casertano e ai suoi romanzi.
Del libro come oggetto abbiamo amato la copertina di cartoncino grigio ruvidetto, che con l’uso alzava una peluria morbida quasi animale e che assorbiva la luce restituendo colori polverosi e intensi da matita pastello.
Le illustrazioni che continuavano sul verso della copertina avevano (parlo all’imperfetto perché immagino che l’edizione economica le abbia sacrificate) una pastosità che ricordava il miglior Mattotti. E le font del titolo, disegnate da Echaurren.
Che belle le facce ibride umano-animale di Marilena Pasini, così in sintonia con la storia. È davvero raro trovare una compenetrazione così riuscita tra materia del libro, illustrazione e contenuto.

Abbiamo fatto tre domande a Marilena Pasini.

Puoi raccontarci come è nata la tua copertina, o meglio, le illustrazioni che la compongono, dalla prima, al risvolto alla quarta?
I lavori per la copertina di Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo sono nati per la sua scrittura, in quello sguardo scritto sugli uomini e sugli animali ho trovato il giusto luogo per il connubio animale-persona sul quale lavoravo in quel periodo. Il ritmo con il quale cammina il racconto, le parole usate nella descrizione dei personaggi, quell’atmosfera polverosa dei luoghi descritti mi hanno suggerito la tecnica, i colori per visualizzare le parole di Paolo. Zoo è stato un incontro giusto al momento giusto.

Quali sono le tue ispirazioni visive e narrative?
In realtà non saprei, ho sempre letto, guardato film, documentari, teatro, mi piace parlare con persone sconosciute in metro, sugli autobus, c’è un mondo grande intorno a noi e probabilmente tutto, un po’ qua un po’ là riemerge nel lavoro.

Su cosa stai lavorando in questo momento?
In questo periodo sto lavorando a vari progetti editoriali e artistici in via di definizione.

Zoo col semaforo di Paolo Piccirillo
Nutrimenti, 2010 – Beat, 2013
pp.128, 9,00 euro

 Qui le altre copertine dei Serpenti.