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#2 – La verità arrabbiata di Jonathan Coe e Thom Yorke

MUSICA PER CAMALEONTI – Rubrica dedicata ai suoni della letteratura

di Pierluigi Lucadei

jcIl nuovo romanzo di Jonathan Coe, Numero undici, prende lo spunto iniziale dalla tragica fine di David Kelly, massimo esperto di biotecnologie e ispettore ONU in Iraq che aveva svelato al mondo le menzogne di Tony Blair nel caos geopolitico post 11 settembre.

Da raffinato cultore delle sette note (tra le sue grandi passioni gli Smiths e gli High Llamas), Jonathan Coe ha sempre riempito i suoi romanzi di musica. Stavolta non succede. Numero undici procede freneticamente dalla prima all’ultima pagina, attraverso salti temporali e colpi di scena continui, senza una vera e propria colonna sonora. C’è una canzone, però, che suona di tanto in tanto nel romanzo, una canzone che è, a sua volta, ispirata alla vicenda di David Kelly. Si intitola Harrowdown Hill ed è contenuta in The Eraser, il primo disco solista di Thom Yorke dei Radiohead.

Harrowdown Hill è il bosco dove è stato trovato il corpo senza vita di Kelly, nell’Oxfordshire. In un’intervista con il giornalista Andrew Gilligan, lo scienziato rivelò l’infondatezza del dossier sulle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein che il governo Blair aveva usato come pretesto per attaccare l’Iraq. Il 29 maggio 2003 Gilligan parlò delle scoperte di Kelly alla BBC, scatenando un terremoto politico. Il 17 luglio Kelly morì nel bosco, a meno di un chilometro dalla sua abitazione, secondo la versione ufficiale a causa dei tagli ai polsi autoinfertisi a scopo suicidario. Per alcune incongruenze medico-legali, per l’incredibile tempismo e l’evidente convenienza politica per la premiata ditta Blair-Bush, il suicidio generò più di un sospetto.

I personaggi di Numero undici sono molto colpiti dalla morte di Kelly. Per bocca della sua protagonista Rachel, Jonathan Coe non lascia spazio a dubbi sull’opinione che si è fatto riguardo la vicenda. «La morte è un evento definitivo. Può essere un’affermazione banale, ma quello che sto cercando di dire è che fu a Beverley, quella settimana, che per la prima volta capii davvero cosa volesse dire. Sì, dev’essere stata questa la vera ragione per cui non ho mai dimenticato la morte di David Kelly. Prima di allora non mi era mai capitato di pensare alla morte come a una realtà. In un certo senso, fu quello il primo decesso nella mia famiglia. Fino a quel momento non sapevo niente della guerra con l’Iraq, ma ora era chiaro che qualcosa era cambiato, come se una linea di demarcazione fosse stata oltrepassata. Una persona di valore era morta e niente poteva riportarla in vita. E il nostro primo ministro aveva le mani sporche di sangue».

Ma Rachel è soltanto una ragazzina impressionata dalla morte solitaria di uno scienziato nel mezzo di un bosco. Laura, invece, è un’adulta, una professoressa, ed anche attraverso la sua voce il messaggio di Coe è il medesimo. «C’è un momento in ogni generazione in cui questa perde la sua innocenza. La sua innocenza politica. È quello che la morte di David Kelly ha rappresentato per noi. Fino a quel momento, eravamo stati scettici nei confronti della guerra in Iraq. Sospettavamo che il governo non ci dicesse tutta la verità. Ma il giorno in cui Kelly morì, una cosa divenne assolutamente chiara: la faccenda puzzava. Che si trattasse di un suicidio o di un omicidio non era così importante. Una persona perbene era morta e, in un modo o nell’altro, erano state le bugie costruite attorno alla guerra a ucciderla. Tutto qui. Nessuno di noi poteva più fingere che a governarci fossero delle persone oneste».

Thom Yorke non ha amato Tony Blair più di Jonathan Coe, anzi. In un’intervista di pochi mesi fa ha addirittura accusato lo staff di Blair di averlo ricattato quando, nel 2003, si era rifiutato di incontrare il primo ministro e di farsi fotografare con lui.
E la morte di Kelly ha colpito a tal punto il musicista inglese da ispirargli quella che, per sua stessa ammissione, è la canzone più arrabbiata che abbia mai composto. Harrowdown Hill, appunto.
Yorke non intende cavalcare l’ambiguità, vuole invece urlare al mondo nel modo più chiaro possibile di non credere alla versione del suicidio. È la voce di David Kelly quella che parla a Thom Yorke:

«Don’t walk the plank like I did/you will be dispensed with/when you become inconvenient
(Non superare il limite come ho fatto io/si sbarazzeranno di te/appena sarai diventato scomodo)
Up on Harrowdown Hill/the way you used to go to school/that’ where I am/that’ where I’m lying down
(Su a Harrowdown Hill/lungo la strada che facevi per andare a scuola/è lì che mi trovo/è lì che giaccio)
Did I fall or was I pushed?/Did I fall or was I pushed?/And where’ the blood?/And where’ the blood?
(Sono caduto o sono stato spinto?/Sono caduto o sono stato spinto?/E dov’è il sangue?/E dov’è il sangue?)”

Il testo è straordinariamente esplicito per gli standard di Yorke e necessita soltanto di un paio di chiarimenti. Harrowdown Hill è poco lontano dai luoghi dove Yorke è cresciuto: questo, oltre a spiegare il particolare orrore del cantante per la morte di Kelly, spiega il verso «the way you used to go to school». Il verso «and where’ the blood?» si riferisce, invece, al fatto che la quantità di sangue trovata vicino al cadavere non sarebbe stata sufficiente a causare la morte: soltanto uno dei tanti dettagli misteriosi e mai fino in fondo chiariti che hanno portato molti ad abbracciare la tesi dell’omicidio.

A dieci anni dalla sua uscita, ascoltare Harrowdown Hill avendo bene in mente la vicenda David Kelly mette ancora i brividi. La contemporanea lettura di Numero undici di Jonathan Coe dona all’ascolto un tocco di gotico e un po’ di sana paranoia.

Jonathan Coe è nato a Birmingham nel 1961 e vive a Londra. Ha scritto tre biografie (di Humphrey Bogart, James Stewart e B.S. Johnson) e numerosi romanzi. Numero undici è il suo ultimo romanzo.

Thom Yorke, nato nel 1968, è un musicista britannico, voce solista del gruppo rock Radiohead. Il suo album di debutto come solista, The Eraser, è stato lanciato il 10 luglio 2006 nel Regno Unito e l’11 luglio negli Stati Uniti.

Numero undici
Jonathan Coe
Traduzione di M. Castagnone
Feltrinelli, 2016
pp. 381, € 19