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I diritti delle donne raccontati ai più piccoli

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

Ci sarebbe piaciuto essere presenti lo scorso 8 marzo alla Casa Internazionale delle donne di Roma. Ci sarebbe piaciuto ascoltare le parole scelte da Cecilia D’Elia per presentare la nuova edizione del suo libro per ragazzi Nina e i diritti delle donne, giá pubblicato da Sinnos nel 2011. Abbiamo colmato questa assenza chiedendo direttamente all‘autrice di raccontarci la storia del libro, così urgente e necessario. La storia della piccola Nina ripercorre la storia delle donne della sua famiglia e delle donne del nostro Paese.

Cecilia D‘Elia è laureata in filosofia. Assessore al comune e poi alla provincia di Roma, nel 2011 è stata tra le promotrici di “Se non ora quando”. Ha pubblicato L’aborto e la responsabilità,  Le donne, la legge, il contrattacco maschile, (Ediesse, 2008), Nina e i diritti delle donne (Sinnos, 2011 e 2018).  Il suo sito è www.ceciliadelia.it.

Da sempre ti occupi di politiche di genere, prevenzione e contrasto della violenza contro le donne. Quando e perché hai deciso di scrivere un libro per ragazzi sui diritti delle donne?
Ho sentito l’urgenza di scrivere un libro per ragazze e ragazzi nel 2011. In Italia eravamo nel pieno degli scandali legati al sistema di potere di Berlusconi, dello scambio tra denaro, sesso, potere. È l’anno in cui è esploso il movimento Se non ora quando, di cui sono stata una promotrice. Volevo raccontare la storia delle donne di questo Paese ai più giovani, a cominciare dai miei figli, far vedere come la nostra storia personale si intrecci con quella più generale. Volevo incuriosire verso la propria genealogia femminile e mostrare il suo intreccio con i cambiamenti dei desideri, dei costumi, delle leggi. È quello che Nina scopre della propria famiglia.

Nina e i diritti delle donne è stato ripubblicato a sette anni dalla prima edizione. Qual è stata  l’urgenza di questa nuova edizione? Quali sono le differenze?
In realtà non molte. Questa seconda edizione è soprattutto un aggiornamento. Nel frattempo una ragazzina, Malala, ha mostrato al mondo la forza della sua determinazione e ha avuto il Nobel per questo e ho voluta inserirla. Inoltre l’Italia ha ratificato nel 2013 la Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domesticae mi è sembrato importante parlarne e ampliare la parte dedicata alla violenza contro le donne, tema che in questi anni si è imposto nel dibattito pubblico e sempre di più è presente nelle domande delle mie giovani lettrici e dei miei giovani lettori. Ho poi scelto di aprire una finestra sul mondo, raccontando come nelle istituzioni internazionali si siano affermati i diritti delle donne. Nel 2011, evidentemente troppo preoccupata per l’Italia, stranamente non avevo pensato di farlo.

Di fronte a quali giovani uditori ti trovi quando presenti Nina e i diritti delle donne? Quali lettori e cittadini sono i bambini e i ragazzi di oggi?
È difficile generalizzare. Gli incontri sono molto diversi e molto dipende da come sono stati preparati in classe. Intanto, cosa a cui non ero per niente preparata, le ragazze e i ragazzi sono incuriositi anche dalla “scrittrice”, vogliono sapere come si scrive un libro, perché lo hai scritto, chi ha fatto i disegni, se sei contenta di quello che hai pubblicato. Il rapporto diventa spesso personale e diretto. In generale sono curiosi e collegano alla loro vita quello che dici. Restituiscono la loro esperienza dei diritti, non sempre felice. La prima domanda, al mio primo incontro in una scuola, mi è stata rivolta da un bambino la cui madre era stata appena licenziata perché incinta. Come era stato possibile? Devi saper parlare dell’ingiustizia e dello sfruttamento nel mondo.


Quale è la migliore fascia di età di lettori per Nina e i diritti delle donne?
Credo sia adatto a bambini che frequentano dalla quinta elementare alle scuole medie. Ma dipende molto dalle insegnanti e dagli insegnanti. Il libro ha più livelli di lettura. È stato letto anche da tante donne adulte.

Il tuo libro può essere considerato una necessaria lezione di educazione civica (o di civiltà, così preferirei definirlo) che ritengo abbia bisogno di un accurato lavoro, uno scambio tra autrice, casa editrice e scuole-insegnanti.  Quale esperienza puoi raccontarci al riguardo?
La casa editrice Sinnos è molto impegnata e attenta al rapporto con le scuole. In casa editrice abbiamo svolto anche incontri di formazione con gli  insegnanti. A partire da Nina e i diritti delle donne ci sono più percorsi di lettura che si possono fare, che Della Passarelli e la Sinnos propongono guardando anche a pubblicazioni di altre case editrici, con la consapevolezza che la promozione della lettura presuppone alleanze tra insegnanti, editori, bibliotecari, librai. Ci sono scuole che svolgono un lavoro costante e sono tornata più volte a parlare a classi diverse. Credo che questa attenzione alle relazioni sia un merito della Sinnos.

A quali progetti letterari stai lavorando in questo momento? Hai in programma di scrivere ancora per bambini e ragazzi?
Mi piacerebbe scrivere ancora per ragazze e ragazzi, non so se ne sarò capace, io sono soprattutto una saggista, con una vocazione da divulgatrice, che penso di non aver mai veramente sfruttato. Anche perché la mia vita lavorativa si è concentrata su altro. Nel 2017 ho scritto con Giorgia Serughetti un libro sulla libertà delle donne oggi, dal titolo Libere tutte (minimum fax). A un anno dall’uscita stiamo ancora girando l’Italia per presentarlo. Insieme però abbiamo un altro progetto, che riguarda sempre le donne, ma è ancora da definire bene, troppo presto per parlarne.

Qual è il futuro della Casa Internazionale delle donne, sotto sfratto e sotto attacco vandalico di Forza Nuova?
L’attacco è stato uno sfregio a un luogo dell’autonomia femminile, un laboratorio culturale e politico, uno spazio che offre servizi, momenti di riflessione e socialità. È stato un fatto grave, segno del delirio ideologico che si scatena attorno alla legge 194 sulla legalizzazione delle interruzioni di gravidanza, di cui quest’anno ricorre il quarantennale dell’approvazione. Il problema vero oggi per la Casa è l’atteggiamento di Roma Capitale e la volontà politica o meno di questa istituzione di riconoscere il valore che la Casa ha per la città, e quindi di offrire un piano di rientro dal debito  verso il Comune di cui tenere conto.

Domanda di rito a chiusura delle interviste di Via dei Serpenti: cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Ho appena finito di leggere Simone de Beauvior. La rivoluzione del femminile di Julia Kristeva (Donzelli, 2018) e ho voglia di rileggere Memorie di una ragazza per bene, il primo volume dell’autobiografia di Simone de Beauvoir, che ho letto quando andavo al liceo. Ma penso che prima mi dedicherò a Veronica Raimo, Miden (Mondadori). A dire il vero il mio comodino è pieno di libri, alcuni aspettano di essere letti, altri di essere finiti, altri, di poesie, semplicemente mi fanno compagnia.