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Presentazione di L’investitore americano – Jan Peter Bremer

di Emanuela D’Alessio

«L’investitore americano è un romanzo su Berlino, tipicamente berlinese, ma anche sulla fine della vita berlinese, messa in pericolo dalla speculazione edilizia e dalle trasformazioni urbanistiche. È un romanzo sulla pigrizia e l’indolenza, sull’impotenza. È un romanzo sulla creatività e sull’immaginazione come rivolta».
Lo descrive così Davide Orecchio, autore di Città distrutte (Gaffi) in occasione della presentazione che si è svolta il 21 novembre alla Feltrinelli International di Roma, insieme allo scrittore tedesco Jan Peter Bremer e al suo traduttore ed editore Marco Federici Solari (L’orma).
Jan Peter Bremer, nato ad Amburgo nel 1965, appare rilassato, con una capigliatura afro, orecchini e anelli. Ha all’attivo sette romanzi e ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti, tra i quali l’Ingeborg Bachman Preis nel 1996 e il Premio Döblin nel 2011. Vive a Berlino,  in un appartamento di Kreuzberg di cui tanto si parla in questo libro.
L’investitore americano è il suo primo romanzo tradotto in Italia grazie a Marco Federici Solari. Abbiamo così avuto l’opportunità di conoscere un nuovo autore tedesco e scoprire, come ha scritto Davide Orecchio di recente, «che, se per gli italiani la crisi l’hanno forse causata (e peggiorata) i tedeschi, per uno scrittore tedesco, invece, il colpevole è un milionario senza volto allo stato liquido e gassoso che si aggira sul proprio jet per i cieli del mondo. Un milionario senza terra la cui felicità non dipende dalla felicità degli altri, ma dal mangiare cioccolata in solitudine nell’alto dei cieli».
Il milionario del libro, l’investitore americano che ha acquistato il palazzo dove vive lo scrittore, esiste veramente, è Nicolas Berggruen, figlio del collezionista e fondatore del Museo Berggruen  di Berlino. Una storia autobiografica quella che Bremer ha deciso di raccontare, trasformandola in una pregevole opera letteraria sull’impotenza e l’impossibilità di reagire ma anche sulla straordinaria forza della fantasia e dell’immaginazione, sul potere della creatività.

«La notte prima il litigio era stato violento e la mattina era rimasto a letto come anestetizzato. Non aveva sentito neppure i passi pesanti della moglie che usciva di casa. Probabilmente lo stremava l’afa che durava da settimane. O era stata quella lite a provarlo più di quanto non credesse?
Guardò la parete bianca dietro al tavolo. Il diverbio non era stato poi così pesante e in nessun caso quello scontro gli avrebbe impedito di raccogliere le forze e gettarsi a testa bassa nel lavoro.
Annuì e chiuse gli occhi. Col capo risolutamente proteso in avanti, i piedi abbronzati quasi icnollati alla tavola, quel giorno avrebbe cavalcato con la penna per le pagine del suo taccuino, facendo surf con azzurri occhi d’acciaio in un vorticare continuo tra cielo e mare.
Abbassò lo sguardo sul taccuino. Ma quel giorno sarebbe stato diverso. Quel giorno gli era già rimbalzata per la testa una frase che doveva assolytamente annotare. Una frase chiara che gli aveva lasciato un’impressione profonda. Ma cosa gli stava ribollendo dentro, quando l’aveva pensata? E dove era finita ora quella frase? L’aveva composta lui, con le proprie forze, o l’aveva colta dalla bocca di un altro?»

Protagonista del romanzo di Bremer è uno scrittore in  crisi creativa e matrimoniale. Uno sconosicuto e misterioso investitore, un magnate americano che vive su un jet privato, sempre in viaggio, ha comprato l’intero complesso edilizio dove vive lo scrittore insieme alla moglie, due figli e il cane, e li vuole convincere a traslocare. Lo scrittore decide di scrivere una lettera all’investitore americano, ma non riesce a trovare un incipit e mentre cerca invano una chiave di scrittura la sua mente diventa uno strordinario laboratorio della fantasia.

«Guardò la lampadina. Da dove traeva la sua forza distruttrice l’investitore americano? Il suo ingresso nelle loro vite aveva provocato solo sventure. Quell’uomo incombeva sulle loro teste come un destino, un mostro che succhiava gioia ed energia da ogni giorno, da ogni ora. Ma chi era? E cosa faceva lassù? passava il tempo a godersi il suo potere, guardando la terra dai suoi oblò, oppure il suo aereo era un luogo di orrori, spaventoso al di là di ogni immaginazione, con donne e bambini che giacevano piangenti, nudi e incatenati, disponibili a goni abuso in quella carlinga fredda e buia? E lui cosa avrebbe potuto scrivere a un uomo del genere, un uomo che guardava giù dalle finestre tonde del suo velivolo solo per bearsi della visione dei suoi affittuari che, derubati della loro felicità, si dimenavano in aria in caduta libera dopo il crollo di un pavimento?».

La scrittura di Bremer è lieve e particolare. Orecchio ne ha messo in evidenza le soluzioni stilistiche originali come quella di iniziare ogni capoverso con un gesto, un movimento del corpo, «tirò fuori la mano dalla tasca dei pantaloni», «spostò il proprio peso da un piede all’altro», «aprì gli occhi e guardò il soffitto», «si girò con un balzo e battè le mani». Bremer ha spiegato che la gestualità in questo libro ha una funzione precisa, è un principio ordinativo come anche quello di chiudere moltissime frasi con una domanda.

«Si voltò verso la scrivania, afferrò la penna e scrisse piegato sul taccuino: La notte prima avevo litigato con mia moglie. Fissò a lungo quelle parole. Poi guardò di nuovo fuori dalla finestra. Era un uomo come tanti, e quanto fu esaltante, in quel momento, sentirsi proprio come l’uomo comune. Quante storie si potevano creare a partire da quella frase?
Si guardò le mani e all’improvviso sentì un sorriso aprirglisi sul volto. Era un uomo qualunque, sì, ma non era incredibile che proprio per questo fosse anche un uomo davvero rappresentativo, un uomo come tutti? Due figli, una moglie, molte felicità piccole, poca felicità vera e propria, una taglia di vestiti per cui a volte non trovava capi che gli stessero perchè troppi prima di lui l’avevano richiesta. Non poteva bastare anche solo questa straordinaria medietà a dare validità al suo libro?»

L’investitore americano – Jan Peter Bremer
Traduzione dal tedesco di Marco Federici Solari
L’orma, 2013 (Kreuzville)
pp. 137, € 15,00

L’orma festeggia il suo primo compleanno

Il 4 ottobre L’orma editore festeggia il suo primo compleanno.

La serata prevede un prosciutto di Bassiano da condividere, due chitarre e due maracas. Chi volesse rispettare le tradizioni portando un regalo di compleanno, scelga una pagina e una canzone che hanno lasciato l’orma!
Saranno la compilation della serata.

Venerdì 4 ottobre, dalle 19.30 in Via Annia 58.

Qui i nostri post su L’orma.

 

Torna Flep!, il Festival delle Letterature Popolari

Dal 19 al 22 settembre torna Flep!, il Festival delle Letterature Popolari, organizzato e diretto dagli autori del collettivo TerraNullius. Qui i nostri post sulla prima edizione.
Il bus a due piani, simbolo della manifestazione partita lo scorso anno dal parco Meda (Tiburtino), in questa seconda edizione farà tappa all’Aranciera di San Sisto, una serra in stile Liberty a pochi metri dalle Terme di Caracalla.

Il Flep! vuole riavvicinare la società civile alla cultura alta, ai valori della nostra tradizione letteraria e artistica, convinti che l’arte in tutte le sue sfaccettature sia l’unico motore ‘sano’ della civiltà.
Anche in questa edizione il Flep! sarà infatti un contenitore di iniziative che spazierà dai reading alle esposizioni fino alla musica. I festeggiamenti per il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi saranno occasione per un’insolita presentazione–concerto con un quartetto d’archi dell’orchestra della Tuscia Opera Festival che accompagneranno la lettura di brani tratti da È così bella cosa il ridere. Lettere di un genio compreso di Giuseppe Verdi (L’Orma editore). Nella galleria d’arte del Festival, Ipercontemporanea, si potranno ammirare le foto di Tano D’Amico, le tavole di Mauro Biani e il lavoro della rivista WATT.

Il festival ospiterà importanti nomi della scena letteraria italiana: Wu Ming 1, Filippo Tuena, Davide Orecchio, Rosella Postorino, Davide Enia, Renzo Paris, Franco Limardi, Marco Petrella, Marco Philopat, Gianfranco Calligarich, Jakuta Alikavazovic e molti altri.

Segnaliamo in particolare: 

Venerdì 20 – ore 19:30 – incontro con Davide OrecchioCittà distrutte (Gaffi). Qui la nostra recensione e intervista.

Sabato 21 – ore 17:00 – incontro con Giovanni GrecoMalacrianza (Nutrimenti). Qui la nostra recensione.

Sabato 21 – ore 18:30 – incontro con Jakuta AlikavazovicLa bionda e il bunker (66thand2nd). Qui la nostra intervista a Isabella Ferretti, editrice di 66thand2nd.

Sabato 21 – ore 19:00 – incontro con Emanuele TononIl nemico (Isbn). Qui la nostra intervista.

Domenica 22 – ore 17:00 – incontro con Sandro BonvissutoDentro (Einaudi). Qui la nostra recensione.

Domenica 22 – ore 20:00 – Narrazioni per immagini #5 “Senza alternativa”: WATT MAGAZINE – mostra e incontro con i curatori Leonardo Luccone e Maurizio Ceccato. Qui i nostri approfondimenti su WATT.

Domenica 22 – ore 21:00 – incontro con Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari – è così bella cosa il ridere (L’Orma). Qui la nostra intervista agli editori.

Qui tutte le informazioni e il programma.

Secondo appuntamento con “Kreuzville quartiere d’Europa” – L’orma editore

Oggi alle 18.00 Kreuzville al Pigneto: storie di ordinario coinquilinaggio.

Il secondo appuntamento della Rassegna Kreuzville quartiere d’Europa si svolgerà al Pigneto, alla Biblioteca Goffredo Mameli (Via del Pigneto, 22), con la partecipazione di Gaja Cenciarelli.

Prosegue al Pigneto l’iniziativa de L’orma editore, la casa editrice fondata da Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari (qui la nostra intervista), per presentare Kreuzville, collana di autori contemporanei tedeschi e francesi incredibilmente vicini a noi, nei quartieri di Roma che maggiormente vedono la convivenza come punto di forte identità.

Rassegna “Kreuzville quartiere Europa” – L’orma editore

Oggi a Roma prende il via la rassegna Kreuzville quartiere Europa de L’orma editore.

Il primo appuntamento Kreuzville a Monti: storie di ordinario vicinato è alla libreria Arion – Ready Cavour (ore 18.30 in Via Cavour, 255) con la partecipazione di Giovanni Ricciardi e Claudia Rocco.

L’orma editore, la casa editrice fondata da Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari (qui la nostra intervista)  presenta la collana Kreuzville che racconta le città, le strade, le case e i suoi abitanti, unendo le identità di due quartieri europei vitali proprio grazie alla convivenza tra diversità: Kreuzberg a Berlino e Belleville a Parigi (qui la nostra recensione di La ragazza di Angelika Klüssendorf).

Collana di autori contemporanei tedeschi e francesi incredibilmente vicini a noi, nei quartieri di Roma che maggiormente vedono la convivenza come punto di forte identità: da Monti al Pigneto, da San Lorenzo a Trastevere passando per la storia e le storie di un centro storico in perenne mutazione.

I lettori sono invitati a raccontare il loro quartiere, i loro vicini. All’aneddoto più kreuzvilliano raccolto tra i presenti in premio i libri de L’orma e la coppa Kreuzville.

Un modo per festeggiare i libri esattamente per quello che sono: degli inesorabili conduttori di storie e di umani.

Gli altri appuntamenti:

Mercoledì 8 maggio, ore 18.00
Kreuzville al Pigneto: storie di ordinario coinquilinaggio.
Con la partecipazione di Gaja Cenciarelli
Biblioteca Goffredo Mameli, Via del Pigneto, 22

Giovedì 16 maggio ore 19.00
Kreuzville a San Lorenzo: storie di case e fuorisede.
Con la partecipazione di Carolina Cutolo
Libreria Caffè Giufà, Via degli Aurunci, 38

La ragazza – Angelika Klüssendorf

Recensione di Virginia Negro

«Merda che vola per aria, sfiora i rami di un tiglio, colpisce il tetto di un autobus in corsa, plana sul cappello di paglia di una giovane donna, si spiaccica sul marciapiede.
La gente per strada si ferma e guarda in alto. Il sole picchia giallo come zolfo, e piove merda, ma non cade dal cielo.»
Un incipit fulminante quello dell’ultimo romanzo della tedesca Angelika Klüssendorf, il primo tradotto in italiano per L’orma editore da Matteo Galli (germanista e professore di letteratura tedesca dell’Università di Ferrara), La ragazza, che ci fa entrare a piè pari nella vita di una “figlia del socialismo reale”. Chiusi in un palazzo fatiscente in un’anonima provincia della DDR, la ragazza e il suo fratellino non escono da giorni. «La merda che cade, non cade dal cielo», l’adolescente non la ingoia, la rigetta fuori dalla finestra: addosso al mondo. Un romanzo di formazione al femminile, cosa di per sé rara, che racconta cosa significa avere dodici anni e crescere senza appigli, con l’ unico riferimento di una genitrice letale e alcolizzata. Un’infanzia strappata via a colpi di corruzione e percosse. Battuta e ferita, la giovane reagisce con il commovente moto contrario del riscatto. Esorcizza il ricatto della crescita con il sacro fuoco della letteratura.
La ragazza è il romanzo più celebrato (già tradotto in sette lingue) della scrittrice e drammaturga Angelika Klüssendorf; un monumento del disorientamento di questa ragazza di vita, finito nella shortlist del Buchpreis 2011 e che ha imposto l’autrice come una delle voci più interessanti della recente letteratura tedesca.
Angelika Klüssendorf ci colloca  in quei cinque anni che uniscono l’infanzia all’età adulta, abbattendo tutte le pareti, scansionando una società disillusa dal mito dello stato sociale, senza orpelli letterari-romanzeschi. Come la ragazza anche il lettore si trova senza agganci e connotazioni geografiche precise, perso in una generica Germania dell’Est agli sgoccioli del socialismo. Spettatore di una plongée su un non-luogo popolato da reietti dove l’unica mappatura disegnata è quella di un microcosmo umano della periferia: margini che sembrano sporgersi sul baratro.
Tra un padre a intermittenza, un fratello di cui farsi carico, insegnanti apatici e compagni che oscillano tra lo spietato e l’abulico, la ragazza finirà in un istituto per minori dove si confronterà con altre durissime storie di vita e sperimenterà le prime esperienze sessuali e amorose.
Un percorso che sembra solo in discesa, e che invece, come in una favola impregnata di realismo, si trasforma in un viaggio. Non si registrano soltanto i disperati singulti dell’animo, crudi come solo nei buoni romanzi di formazione, ma anche la capacità di sentimenti eroici in un quotidiano abitato da biechi interessi personali.
Sopravvivere all’indifferenza altrui con l’esercizio dell’intelligenza, con ironia e passione: l’importante è non perdere l’incantamento in un mondo che sembra non essere capace di guardare al futuro. Come diceva l’Alice di Carroll «uno non può fare a meno di crescere».

Nota sull’autore:
Angelika Klüssendorf, nata nel 1958 ad Ahrensburg (ex Germania dell’Est),  è scrittrice e drammaturga. Riconosciuta dalla critica e dal pubblico come una delle voci più forti della recente letteratura tedesca, con La ragazza è stata inserita nella shortlist del German Book Price 2011. Oggi vive e lavora a Berlino.

Qui l’intervista agli editori de L’orma.

La ragazza di Angelika Klüssendorf
traduzione di Matteo Galli
L’orma, 2013
pp.164, 16 €