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Raccontare il mondo attraverso il viaggio (1) – Africa

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In occasione della settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, in programma a Roma dal 25 al 28 settembre, proponiamo un breve estratto di Ebano (traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, 2000), del giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuściński.

«Ho trascorso in Africa diversi anni. Vi andai per la prima volta nel 1957 e per i successivi quarant’anni approfittai di ogni occasione per tornarvi. Questo libro non parla dell’Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste».

ebanoDa Un inferno in via di raffreddamento

«Stavamo attraversando Monrovia. Dalle due parti della strada spuntavano i monconi neri, carbonizzati, di case distrutte. Qui se una casa crolla, tutto quel che ne resta, dai mattoni alle lamiere e alle travi superstiti, viene immediatamente divelto e portato via. La città pullula di migliaia di profughi fuggiti dalla boscaglia e senza un tetto sulla testa, in attesa che una granata o una bomba demoliscano una casa per buttarsi sul bottino. Con il materiale recuperato si faranno una capanna, un bugigattolo o anche semplicemente una tettoia per ripararsi da sole e pioggia».

«La Liberia è il mantenimento del sistema schiavista a opera degli schiavi stessi che, invece di eliminare un’ingiustizia, preferiscono conservarla, svilupparla e sfruttarla a proprio vantaggio».

«Da queste parti se qualcosa viene sfasciato, rotto, danneggiato, lo si abbandona così com’è. Strada facendo incontriamo pezzi di carrozzeria arrugginita conficcati in un tronco: appartengono a una macchina schiantata anni fa contro un albero e lasciata lì fino a oggi. Se un albero si abbatte sulla carreggiata, non lo si sposta: lo si aggira finché non si forma una nuova strada battuta».

 

Ryszard Kapuscinski

Ryszard Kapuscinski

Raccontare il mondo attraverso il viaggio

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Al via il 25 settembre la settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, iniziativa culturale dedicata al racconto del mondo attraverso le varie narrazioni del viaggio: dalla letteratura alla geografia, dalla fotografia al giornalismo, dal teatro, al cinema e al disegno.

Viaggio inteso come attraversamento di mondi, come scoperta e incontro, occasione di conoscenza, educazione all’alterità.

Fino al 28 settembre, nella splendida cornice di Villa Celimontana a Roma, sede della Società Geografica Italiana che promuove l’iniziativa, si svolgeranno oltre quaranta eventi tra incontri con autori, mostre, premi, laboratori, proiezioni, spettacoli e visite guidate.

Qui il programma.

Claudio Bocci

Claudio Bocci

Il Festival nasce nel 2008 da un’idea di Claudio Bocci, direttore sviluppo e relazioni istituzionali di Federculture e presidente dell’associazione culturale Altrevie. Gli abbiamo chiesto come e perché è nata l’idea.

«È dai numerosi incontri con moltissime persone, tra cui Padre Paolo Dall’Oglio che ricordo per la sua grande intensità, che ho tratto ispirazione per lanciare il Festival. Ma cominciamo dall’inizio. Nella primavera del 587 d.C. due monaci partirono per un viaggio straordinario che li avrebbe portati ad attraversare l’intero mondo bizantino, dalle sponde del Bosforo alle dune sabbiose dell’Egitto. Il risultato del loro avventuroso peregrinare fu Il Prato spirituale, uno dei libri più letti e popolari della tarda antichità. Oltre 1400 anni dopo William Dalrymple, celebre autore scozzese di letteratura di viaggio, ha deciso di ripercorrere quell’itinerario. Il risultato è stato La Montagna Sacra, pubblicato con grande successo alla fine degli anni ’90 del secolo scorso in Gran Bretagna. Il libro, tradotto anche in Italia, muove dal Monastero di Iviron sul Monte Athos (di qui l’evocazione del titolo) per giungere attraverso Turchia, Siria, Libano e Israele all’oasi di Kharga, nell’alto Egitto. Nel corso di questo lungo (anche per i nostri tempi!) viaggio, Dalrymple scopre con stupore ciò che al tempo dei due monaci era evidente: una forte e ricchissima presenza cristiana che si fuse nelle diverse regioni dell’Oriente bizantino con le tradizioni locali, generando peculiari forme di devozione, leggende e riti che hanno portato al proliferare di numerose chiese cristiane; oltre alla chiesa ortodossa,  in Medio Oriente sopravvivono ancora maroniti, melkiti, giacobiti, nestoriani, tutte comunità purtroppo oggi minacciate dal fanatismo islamista che sta dilagando in Iraq e in Siria.
La lettura de La Montagna Sacra fu una folgorazione e mi indusse a ripercorrere il lungo itinerario tracciato in epoca bizantina da due mistici cristiani e ‘riletto’ tanto tempo dopo da uno scrittore nostro contemporaneo. È stato quindi sorprendente anche per me, nei miei viaggi, rivivere una dimensione spazio/temporale antica e contemporanea, anche grazie a incontri inaspettati che mi hanno aiutato ad attraversare il tempo.
Sono andato a rileggere fogli ormai ingialliti del mio diario di viaggio e sono riaffiorati ricordi memorabili come la visita alla Grande Lavra del Monte Athos, l’incontro con un singolare frate italiano della Custodia di Terra Santa a Beirut o, ancora, l’accoglienza un po’ diffidente di un alto prelato della piccola comunità cristiana giacobita di Mar Gabriel, al confine turco-siriano.
Ma l’incontro più importante è stato quello con Padre Paolo Dall’Oglio, che aveva fondato una comunità monastica nell’antico convento di Mar Musa nel deserto siriano, a 80 km da Damasco, recuperando e restaurando un sito straordinario ricco di pregevoli affreschi e di antiche testimonianze di una spiritualità che ora rischia di scomparire per sempre. Tutto ha avuto inizio da qui».