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Alain Cancilleri, l’illustratore dello stupore

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

«La montagna ha un valore simbolico. È il luogo di una dimensione altra, il luogo per eccellenza della natura. È lassù, in alta montagna, che il tagliaboschi acquisisce una dimensione comunicativa che altrove non avrebbe avuto».

Nel bianco niveo di un bosco d’alta quota un omino dagli occhi socchiusi esce da una casetta sul cucuzzolo e va a far legna. Lascia impronte sulla neve nell’avvicinarsi al primo albero da falciare, sotto gli sguardi accorti e in allerta degli animali del bosco. Ne fa crollare molti, di tronchi d’albero, li accatasta, vi medita sopra. Sempre con i suoi occhi socchiusi. Fino a che si appropinqua all’ultimo albero del bosco ormai annientato e finalmente, colto da stupore, quegli occhi li spalanca alla vista dello spettacolo che lo attende. Un orso, una volpe, un tasso, uccelli, lepri, topi, scoiattoli… tutti stipati sul superstite albero del bosco. Cade l’ascia ai piedi del tagliaboschi, gli occhi sempre più ampi dallo stupore. E così comprende e il da farsi ce l’ha in pugno: con un nuovo ghigno sul volto, quello di un sorriso, torna alla casetta sul cucuzzolo dove, insieme alla moglie, dà una festa al chiaro di lanterne per gli animali rimasti senza dimora. La sua casa diviene la casa degli animali e forte di una energia nuova, vitale e non più mortifera, insieme alla moglie intraprende un’impresa impegnativa, quella di rimboschire una landa rimasta desolata.Il Tagliaboschi 1

Il tagliaboschi, libro silente, fatto di bianco da cui staccano macchie di colore intense, quelle del legno; fatto di occhi chiusi e occhi spalancati; fatto di animali intimiditi e creature del bosco danzanti, rappresenta una delicata e deliziosa opera di illustrazione narrante.

Ha centrato il bersaglio di ciò che alberga nelle mie corde l’opera prima dell’illustratore romagnolo Alain Cancilleri, che mi risponde con entusiasmo su passato, presente e futuro, rivelando immediatamente: «Qualcosa che si possa definire significativo del mio stile? Gli occhi dei personaggi, l’accendersi dello stupore nello sguardo. Lo realizzo in uno stile che mi è proprio, ma ho ancora tanta strada da fare».

Alain Cancilleri non è uomo di montagna, lo si potrebbe al contrario definire uomo delle piatte pianure. Da dove nasce quindi Il tagliaboschi?
In un certo senso quest’opera nasce per caso. Sono solito ragionare per immagini che mi piacciono, ci lavoro e se il risultato mi convince continuo. Con Il tagliaboschi è accaduto questo. Il bosco è l’elemento che mi interessava in una realizzazione in bianco e nero. Si sono aggiunte altre immagini ed è nata la storia. L’aspetto ecologista, ambientalista, che pur sento mio, non era parte del progetto originario. Come illustratore mi interessa raccontare una storia.

Da dove vieni e qual è la tua formazione?
Il disegno mi appassiona da sempre, sin dall’infanzia. Il sabato mattina a scuola si disegnava e quello era per me il momento più bello della settimana. Ho frequentato a Modena l’Istituto d’Arte e successivamente mi sono iscritto alla facoltà di Storia dell’arte all’Università di Parma. Ma indubbiamente i corsi formativi più importanti sono stati quelli di Sàrmede (Tv), di cui ho seguito tre edizioni con Jozef Wilkon, Linda Wolfsgruber e Anna Castagnoli. Ho lavorato come grafico in Maremma; dopo l’arrivo del primo figlio la mia famiglia si è trasferita a Bologna e successivamente a Faenza, dove viviamo tuttora. Veri stravolgimenti di vita. È stato un corso con l’ottima insegnante Anna Castagnoli a farmi decidere di provare la via dell’illustratore. Devo ringraziarla, è stata una figura che mi ha folgorato, sebbene non credo ne abbia la consapevolezza. Sono poi iniziati i concorsi: I Colori del Sacro (Padova 2014 e 2016), Lucca Junior 2015, Tapirulan 2015; Nami Concour 2015 (il concorso internazionale dell’isola coreana di Nami) con due progetti selezionati, Il tagliaboschi e Il dono. Un anno fa, al Bologna Children’s Book Fair, la casa editrice Leone verde si è interessata al mio progetto, Il tagliaboschi. Ed eccoci qua, con questa prima pubblicazione tra le mani.

Che tipo di casa editrice è Il Leone verde?
È una casa editrice torinese nata nel 1997, da sempre impegnata negli ambiti di educazione e genitorialità con la collana Il bambino naturale. Da circa un anno e mezzo è nata la collana Il Leone verde PICCOLI: albi illustrati che stanno avendo un buon successo. È prossima una pubblicazione di Simone Rea.

Il tagliaboschi è dedicato a Cecilia, moglie dell’autore: «Tra le altre cose, Cecilia mi ha regalato un Natale di qualche anno fa il corso di illustrazione galeotto, quello tenuto da Anna Castagnoli, dal quale tutto, o quasi, ha preso il via».

Alain Cancilleri è presente oggi pomeriggio alle 16 al Bologna Children’s Book Fair, per la presentazione della collana di albi illustrati Il Leone Verde PICCOLI.