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#2 – La nuova legge sulla lettura: il commento del libraio Marco Guerra, Pagina 348

di Emanuela D’Alessio

Le nuove norme sulla promozione e diffusione della lettura sono state definitivamente approvate il 5 febbraio scorso dal Senato, dopo un lungo iter parlamentare.

Molte le novità che possiamo riassumere così (qui il testo integrale): un piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, patti locali per la lettura con Regioni, Comuni, istituzioni scolastiche e culturali e privati, 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per il finanziamento di poli di biblioteche scolastiche, 500mila euro alla Capitale italiana del libro, una carta della cultura del valore di 100 euro l’anno per le famiglie economicamente disagiate, un albo delle librerie di qualità, l’aumento del credito fiscale per le librerie fino a 3,25 milioni di spesa, la possibilità di donare libri a soggetti pubblici e privati a scopi solidaristici e, infine, una nuova politica degli sconti e delle promozioni con un tetto massimo del 5% sugli sconti (15% per i libri scolastici).
Il Centro Per il Libro e la Lettura (CEPELL) mantiene e rafforza i propri ambiti di gestione e indirizzo con una dotazione finanziaria annua di 4,3 milioni di euro.
La legge “vale” complessivamente  10,25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e 9,25 dal 2022.

La principale reazione negativa alla nuova legge viene dal presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori) Riccardo Franco Levi, nonché promotore della “legge Levi” che fino ad oggi aveva regolato la controversa politica degli sconti. «Imponendo la riduzione degli sconti sui prezzi di vendita – ha sottolineato il presidente dell’AIE -, questa legge peserà sulle tasche delle famiglie e dei consumatori per 75 milioni di euro, mettendo a rischio 2mila posti di lavoro».

Via dei Serpenti ha raccolto i commenti di alcuni editori e librai indipendenti.

Sandro Ferri (editore di e/o), Marco Guerra (libraio di Pagina 348), Alberto Ibba (editore di NN), Barbara Facchini e Alessandro Fratini (librai di Risvolti), Stefano Friani (editore di Racconti edizioni), Giorgia Sallusti (libraia di Bookish), Federico Cenci (editore di Cliquot). Isabella Ferretti (editrice di 66thand2nd).

MARCO GUERRA, libreria Pagina 348, Roma

La nuova “legge per il libro” va a nostro avviso nella giusta direzione. Tre gli aspetti che ci convincono di più.

Il primo è l’intervento sul prezzo di vendita e sulle campagne di sconto (di cui parleremo in libreria con Sandro Ferri, editore e/o sabato 21 marzo) che da un lato pone un freno alla deregulation che stava distruggendo la bibliodiversità (non è un termine che amiamo ma non ne abbiamo trovati di migliori) e dall’altro permetterà agli editori di mettere prezzi più bassi ai libri, poiché non ci saranno più prezzi alti in presenza di sconti ormai fissi e lunghissime campagne di sconto.

Il secondo è la conferma del tax-credit – anche se i soldi impegnati non saranno sufficienti per tutti – che permetterà di aiutare le librerie concretamente e non solo a parole, come accade troppo spesso.

Il terzo è la card cultura riservata alle famiglie disagiate, che potrebbe far arrivare libri dove altrimenti non arriverebbero.

Aspettiamo di saperne di più sull’albo delle librerie di qualità, stiamo alla finestra per quanto riguarda l’istituzione della Capitale italiana del libro e ci fanno piacere i Patti locali per la lettura e ancor di più il milione di euro – anche se non basterà – per formare il personale scolastico.

La perplessità riguarda il fatto che sempre maggior peso viene dato al CEPELL (Centro per il libro e la lettura), un istituto che ha già dato prova di essere l’ennesima costosa struttura burocratica pubblica, utile più a sistemare personale che a favorire lo sviluppo e la crescita dell’attività di cui si occupa.

#1- La nuova legge sulla lettura: il commento di Sandro Ferri, e/o

di Emanuela D’Alessio

Le nuove norme sulla promozione e diffusione della lettura sono state definitivamente approvate il 5 febbraio scorso dal Senato, dopo un lungo iter parlamentare.

Molte le novità che possiamo riassumere così (qui il testo integrale): un piano nazionale d’azione per la promozione della lettura, patti locali per la lettura con Regioni, Comuni, istituzioni scolastiche e culturali e privati, 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 per il finanziamento di poli di biblioteche scolastiche, 500mila euro alla Capitale italiana del libro, una carta della cultura del valore di 100 euro l’anno per le famiglie economicamente disagiate, un albo delle librerie di qualità, l’aumento del credito fiscale per le librerie fino a 3,25 milioni di spesa, la possibilità di donare libri a soggetti pubblici e privati a scopi solidaristici e, infine, una nuova politica degli sconti e delle promozioni con un tetto massimo del 5% sugli sconti (15% per i libri scolastici).
Il Centro Per il Libro e la Lettura (CEPELL) mantiene e rafforza i propri ambiti di gestione e indirizzo con una dotazione finanziaria annua di 4,3 milioni di euro.
La legge “vale” complessivamente  10,25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 e 9,25 dal 2022.

La principale reazione negativa alla nuova legge viene dal presidente dell’AIE (Associazione Italiana Editori) Riccardo Franco Levi, nonché promotore della “legge Levi” che fino ad oggi aveva regolato la controversa politica degli sconti. «Imponendo la riduzione degli sconti sui prezzi di vendita – ha sottolineato il presidente dell’AIE -, questa legge peserà sulle tasche delle famiglie e dei consumatori per 75 milioni di euro, mettendo a rischio 2mila posti di lavoro».

Via dei Serpenti ha raccolto i commenti di alcuni editori e librai indipendenti.
Sandro Ferri (editore di e/o), Marco Guerra (libraio di Pagina 348), Alberto Ibba (editore di NN), Barbara Facchini e Alessandro Fratini (librai di Risvolti), Stefano Friani (editore di Racconti edizioni), Giorgia Sallusti (libraia di Bookish), Federico Cenci (editore di Cliquot). Isabella Ferretti (editrice di 66thand2nd).

SANDRO FERRI, editore e/o 

Per me la nuova legge è una cosa buona non solo per le librerie, ma anche per gli editori indipendenti e per la lettura in generale. Elenco brevemente alcuni motivi.

Si impedisce ad Amazon e alla grande distribuzione di andare avanti come bulldozer con sconti che le librerie indipendenti NON possono permettersi (non  hanno margine economico per farli). Quindi si mette un freno alla morìa delle librerie (centinaia hanno chiuso in questi anni) e alla conseguente desertificazione culturale del territorio e sparizione di voci indipendenti (pluralismo).

Si concentra il lavoro delle librerie non sulla promozione degli sconti ma sulla promozione dei libri e dei loro contenuti. Per vendere un libro il libraio dovrà far leva sulla qualità del prodotto e non sul fatto che costa meno di altri (per via degli sconti).

Gli editori potranno avere in cassa più denaro (non dovendo pagare gli sconti) per investire nella ricerca e nella promozione di nuovi autori, nuovi generi, nuovi paesi. Con il sistema degli sconti che esisteva fino a oggi, molte librerie (soprattutto quelle di catena, oltre ovviamente ad Amazon e alla grande distribuzione) praticavano regolarmente il 15% di sconto sulle novità. Spesso si rivalevano sugli editori chiedendo o di partecipare allo sconto, oppure di pagare per aver un miglior spazio espositivo. Questi erano tutti soldi tolti alla ricerca e alla promozione di nuovi autori e anche alla qualità delle pubblicazioni (carta, stampa, grafica, traduzioni, ecc.). E non c’era solo il 15% come sconto “normale” praticato, ma anche continue campagne promozionali basate su sconti del 20% e del 25%.

L’Associazione italiana editori (AIE), che rappresenta soprattutto i grandi gruppi editoriali, sostiene che l’abbassamento dello sconto massimo consentito al 5% ridurrà gli acquisti di libri. Io non credo che ci sarà questa contrazione o perlomeno che non sarà così grande. Quelli che sostengono che i libri costano troppo non tengono conto dell’ampia offerta dei tascabili (che peraltro paradossalmente in Italia, nonostante i prezzi più bassi, non funzionano bene come in altri paesi come la Francia), dell’usato, né del fatto che esistono le biblioteche (dove i libri si possono leggere quasi gratuitamente e che anzi andrebbero rafforzate). Ma la drammatica realtà italiana, che vede oltre metà della popolazione non leggere mai un libro, non si combatte facendo gli sconti (che non servono a nulla se la gente comunque non è interessata alla lettura), ma facendo delle politiche che, a partire dalle scuole ma non solo, sviluppino il gusto della lettura e la consapevolezza della sua importanza per l’educazione dei cittadini.

In questa legge ci sono anche alcune misure (e qualche soldo per finanziarle) di promozione della lettura. Sono delle piccole gocce, ma sono meglio di niente e andrebbero rafforzate.