Archivi tag: illustrazione e fumetto

INDILIBR(A)I – SCANNER seconda edizione, il festival delle autoproduzioni da Scripta Manent

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Scripta Manent
Via Pietro Fedele, 54 – Roma

Scanner 2015Dopo il successo della prima edizione (15-17 novembre 2013) torna SCANNER, il festival delle autoproduzioni italiane organizzato da Scripta Manent, la libreria romana a righe bianche e rosse di Lina Monaco e Maurizio Ceccato.

Dal 5 all’8 febbraio 2015 gli autoproduttori si ritroveranno a raccontare i propri progetti e a esporre le proprie utopie su carta.

Quattro giorni in cui lo spazio della libreria verrà messo a disposizione gratuitamente dalle ore 17 alle 24 no-stop per ascoltare la voce dei disegnatori e degli autoproduttori. Ognuno racconterà la propria storia, come sono nati i progetti cartacei, quali sono le motivazioni che spingono a stampare su carta, a usare caratteri mobili, fotocopiatrici e distribuzioni laterali. Ci saranno anche dimostrazioni Live: come si progetta una fanzine, come si rilega e assembla, come si scelgono gli illustratori. Nella libreria saranno esposti magazine, fumetti, stampe e i lavori artigianali di tutti i partecipanti al festival.

 «Alla prima edizione hanno aderito 60 autoproduttori e hanno partecipato circa 40. Quest’anno le adesioni sono triplicate, stiamo ancora sistemando il calendario e già siamo arrivati a circa 50 partecipanti – spiegano Maurizio Ceccato e Lina Monaco – Siamo diventati il punto di riferimento delle autoproduzioni nel centro Italia».

Chi sono i protagonisti? I nuovi fanzinari-autoproduttori, coraggiosamente indifferenti alle crisi editoriali, che provano a dare una diversa fisionomia alla comunicazione su carta, accentuandone le caratteristiche del mezzo in controcorrente o in simultanea simbiosi con il web.

 «L’idea di SCANNER – prosegue Ceccato – non è quella di fare una fiera per vendere, ma di organizzare un festival per dare l’opportunità agli autoproduttori italiani di presentarsi e raccontare il proprio progetto. È  tutto gratuito, non facciamo pagare l’ingresso, non facciamo pagare lo spazio da fruire. Mettiamo a disposizione le parole, chi viene da noi si racconta, oltre a mostrare il proprio lavoro. È questa la differenza con tutti gli altri eventi di questo tipo, ad esempio Ratatà a Macerata o Crack a Forte Prenestino, a Roma».

Tra i molti partecipanti ci sono: MAICOL & MIRCO • EFFE • DROME • CANICOLA • MARINA BIAGINI • NIGHT ITALIA • B COMICS • LASZLO BIRO • WATT • CANEMARCIO • PASTICHE • MONKEYPHOTO • FUGAZINE • THIS IS NOT A LOVE SONG • CHICKEN BROCCOLI  • NU®ANT • DELEBILE • NIGHT ITALIA • THIS IS NOT A LOVE SONG.

Questo il programma in progress:

giovedì 5
ore 19 FLANERì/Effe
ore 21 B comics
ore 22 WATT

venerdì 6
ore 18 NODES
ore 18,30 Lorenzo Coltellacci / Roberta Gentili
ore 19 LA TRAMA

sabato 7
ore 17 Riccardo Fabiani
ore 18 Studio Pilar
ore 19 PASTICHE
ore 20 Anatomia dei sentimenti

domenica 8
ore 18 ISOLA Mariagiorgia Ulbar e Fabio Donalisio
ore 18,30 Fugàzine + Monkeyphoto
ore 19 BETTERPRESS
ore 19,30 Chicken Broccoli

Un libro si progetta. La parola alle idee. Incontro con Maurizio Ceccato (2)

locandina_15gen_webCOSA SI FA CON UN LIBRO? prima edizione Roma

di Lorena Bruno

Ricco di spunti di riflessione il terzo incontro di Cosa si fa con un libro? con Maurizio Ceccato di Ifix, a Garbatella nella sede di Altrevie.

«Ho sempre pensato che il designer fosse un po’ un sabotatore delle immagini, perché inganna cercando di attirare lo sguardo su un’immagine».

Per iniziare a parlare del mestiere di grafico editoriale, art designer e illustratore Ceccato ha scelto una frase di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll: «E a che serve un libro senza dialoghi né figure?». Ha proseguito affrontando il tema delle copertine, lui che ne ha ideate moltissime per case editrici come Laterza, Fazi, Gaffi, Hacca, Elliot.

La copertina ha un vita autonoma, seppur contigua al libro? «È soggettivo – risponde Ceccato – io dissento dai manuali. Non mi sento attratto dalla grafica come qualcosa in cui ci siano solo regole esatte, alcune vanno sabotate». Insiste sul concetto del sabotaggio e spiega come non sia affatto facile interpretare un libro e tutte le parole di cui è composto con una sola immagine, «perché l’immagine viene prima della parola: la prima cosa che facciamo quando ci troviamo davanti a un cartellone pubblicitario è decodificare l’immagine, poi le parole».

Tecnicamente, spiega Ceccato, l’immagine è di una complessità superiore a quella della parola, che si può decodificare in modo esatto, a differenza del segno che non sempre può essere interpretato con certezza. «Io non leggo il libro di cui devo fare la copertina, preferisco farmelo raccontare dagli addetti ai lavori». E non gli piace la “scontatezza” di una copertina con l’immagine che richiama il titolo, è meglio pensarne una che faccia venire al lettore la curiosità di sapere il perché di quella scelta iconografica. L’attività della grafica è comunicazione.

Divaga Ceccato, mentre parla di pittori come Caravaggio, Michelangelo e Leonardo, di grandi capolavori dell’arte e di tecniche sorprendenti usate nelle loro opere più famose.

«Non si può essere certi del fatto che una copertina sia perfetta per un libro, ci si deve affidare alla cura della composizione, alla bellezza dell’immagine, bisogna sempre chiedersi se sia autosufficiente rispetto al libro: in quel caso può funzionare».

Al centro della serata anche i due progetti cui Ceccato tiene molto: Watt, la rivista-libro nata dalla collaborazione con Oblique Studio (se ne è parlato con Leonardo Luccone l’11 dicembre) e B comics, un progetto editoriale dedicato al fumetto. Watt, dove narratori e illustratori sono stati chiamati a lavorare su un progetto comune, dimostra come parole e immagini siano diverse, due rette parallele destinate a non incontrarsi, che tuttavia possono avere insieme una forza narrativa affascinante. Tre numeri, a metà tra libro e rivista, ciascuno con un tema o un filo conduttore, un segno in copertina, un colore in particolare. L’intento è stato quello di confrontarsi con il parere dei lettori e dei librai – con chi legge insomma – e non con la critica o con altri interlocutori. C’è stato un riscontro positivo da parte del pubblico, che ancora è incuriosito, sebbene il progetto si sia concluso con il terzo volume.ceccato

«Per progettare Watt non mi sono inventato nulla, ma sapevo che sarebbe stato fatto qualcosa che era stato dimenticato». Per il suo lavoro si ispira ai grandi pittori del passato, ma anche alla grafica futurista, a Munari, a Urania e alle vecchie riviste, citando Carroll ancora una volta: un grande narratore, ma anche un illustratore e Bcomics_inside + coverun fotografo.

B comics è un volume di storie a fumetti (alcune in bianco e nero e altre a colori molto vivaci) di autori italiani dagli stili diversi. Il fumetto è  “complesso”, dal linguaggio immediato: per descrivere una vignetta il più delle volte ci vorrebbero molte parole, perché è in grado di raccontare azioni, movenze e stati d’animo dei suoi personaggi.

La serata si è conclusa con un aneddoto sul presidente americano Franklin D. Roosvelt.

Il prossimo appuntamento di Cosa si fa con un libro? è il 6 febbraio con lo scrittore Davide Orecchio, perché… un libro si scrive!

FUORI CAMPO – B comics • Fucilate a strisce di Maurizio Ceccato

FUORI CAMPO – Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

B comics teaserOK2+

Sabato 22 novembre alle 17,30 a BilBOlbul, il Festival Internazionale del Fumetto a Bologna, presentazione ufficiale di B comics • Fucilate a strisce, il progetto editoriale dedicato al fumetto di Maurizio Ceccato (Ifix), insieme a Alessio Trabacchini per la ricerca dei disegnatori e Lina Monaco, che ha curato la redazione.

Riproponiamo qualche stralcio dell’intervista di frizzifrizzi per scoprire di che cosa si tratta.

«B comics è un’utopia a fumetti tutta italiana, con autori italiani, carta italiana (Fedrigoni) e tipografo italiano (Futura Grafica 70).
B comics ha le storie fatte di carta con le pagine in technicolor.
B comics privilegia il rapporto diretto con i librai, guide esperte nella selva delle pubblicazioni.
B comics non gode di finanziamenti pubblici e non ne cerca per salvaguardare la propria autonomia».

«B comics è un portavoce di segni. E di storie. Se non ci sono più luoghi cartacei che sperimentano linguaggi così complessi come il fumetto allora lo creiamo noi. Così come per Watt abbiamo creato un laboratorio per narratori e illustratori, ora è il momento di farlo con il fumetto».

 «Non siamo un periodico e come sottolineai con Watt non siamo neanche un libro. Questa prima uscita sarà un apripista su un progetto dedicato alle onomatopee, il primo volume (questo) sarà il sostantivo/onomatopea: CRACK!»

B comics sarà a Più libri più liberi, a Roma, dal 4 all’8 dicembre, con lo stand IFIX.

Bcomics_inside + cover

FUORI CAMPO – Guido Scarabottolo alla Kasa dei Libri. Tema libro

FUORI CAMPO – Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

di Anna Castellari

Guido Scarabottolo (a sinistra) con Andrea Kerbaker

Guido Scarabottolo (a sinistra) con Andrea Kerbaker

Guido Scarabottolo, mi dicono, è sfuggente e taciturno. Ma forse perché di questo silenzio abbiamo bisogno come di una necessità. In tempo di tweet, di “dieci libri che ti hanno colpito” da sciorinare agli altri senza spiegazioni, di recensioni scritte da chiunque – si pensi allo Stroncatore (sottotitolo: la critica letteraria ai tempi di internet – recensioni dalla rete), ecco, mai più che in questi tempi il detto «un bel tacer non fu mai scritto» risulta esser valido e attuale.

E in effetti, la prima domanda rivolta dal pubblico è uno specchio di questa tendenza del contemporaneo, al pretendere di dire (e di sapere) tutto su qualsiasi cosa. Si toccano temi del tipo “qual è il futuro del libro”, come se gli addetti ai lavori avessero la formula magica per conoscere il futuro dell’editoria – e mi viene da pensare che ci potremmo risolvere dei gran grattacapi, a risolvere un quesito del genere.

Ma più che le interviste, le parole dette, per Scarabattolo parlano i suoi lavori. Che in questa mostra, originale e ben studiata, acquisiscono un valore di narrazione aggiunto. La narrazione, brevi didascalie concatenate sotto i disegni di Scarabattolo, stampati in un plot lungo 22 metri, è del padrone di casa Andrea Kerbaker. Che, tra il serio e il faceto ha sottolineato quanto il fatto di essere grafico di professione, in Scarabattolo – che notoriamente lavora per sottrazione, che scarnifica i suoi disegni fino a lasciare solo pochi segni eloquentissimi, che ha dato un’impronta riconoscibile al marchio Guanda, non solo con le sue illustrazioni ma anche con quelle commissionate ad altri – abbia influenzato anche questo lavoro: le didascalie di Kerbaker sono scritte in caratteri piccolissimi, ma armoniosi con i disegni.

Disegni scelti da Guido perché contraddistinti dal trait d’union del libro, a tema libro, appunto. In una successione narrativa e temporale, essi si susseguono con una logica che sembra seguire quella della narrazione, mentre è sicuramente vero il contrario: come nella collana sperimentale dei Topi Pittori I libri a naso, in cui era invece l’editore Giovanna Zoboli a scrivere le storie, partendo dalle illustrazioni, anche in Tema libro è lo scrittore ad adattarsi alle illustrazioni. Nata quasi per caso, alla vigilia dei lanci delle strenne natalizie, la collana dei Topi usciva, a detta di Zoboli, quasi sempre alla fine delle vacanze di Natale: “Perché I libri a naso sono stati degli oggetti un po’ surreali e selvatici, poco convenzionali, non molto in linea con le atmosfere festive e le feste in famiglia.”

Allestimento della mostra di Guido Scarabottolo

Allestimento della mostra di Guido Scarabottolo

La storia che racconta invece Kerbaker è in bilico tra la storia editoriale di Scarabattolo stesso, che è entrato nel mondo dei libri in maniera non convenzionale, e quella universale, quella dei libri che nel tempo si trasformano, delle copertine che diventano prime pagine di e-book. Gli ultimi disegni mostrano oggetti non identificabili, se non sono accesi. Non si capisce se si tratti di tablet, di e-book reader, o di qualsiasi altro supporto elettronico: il punto è l’invisibilità di quel che si legge, caratteristica che contraddistingue l’oggetto elettronico da quello cartaceo. E l’interrogativo preponderante della storia è: come si fanno a portare dentro di sé i libri, una volta finiti?

Lo stesso astante che aveva chiesto del futuro dell’editoria ha notato, nel paragone fatto da Scarabattolo tra libri e musica in vinile, che «il vinile sta tornando di moda»: sì, certo, gli replica, ma solo per una nicchia (i bibliofili stessi, che si riuniscono spesso a casa Kerbaker, rappresentano ormai una nicchia ridottissima).

Non è soltanto la narrazione, poetica e sognante, a essere un meraviglioso motivo per visitare questa mostra. Sono i mille temi di riflessione che questi disegni sfiorano uno per uno. Dal libro com’era in passato, al fatto che il suo futuro sia incerto e incognito ma che certamente la forma libro per come l’abbiamo conosciuta finora sta cambiando radicalmente. Fino al lettore, al suo essere costantemente protagonista di questo “fare arte” che non deve divenire “fare mercificazione” (anche se sappiamo benissimo che non è così).

Stampa

Guido Scarabottolo, Tema libro

Scarabottolo osserva e disegna la realtà, la rappresenta con pochi guizzi; un tempo univa pezzi fotocopiati e poi colorati, assemblava a mo’ di collage quei disegni: oggi utilizza soprattutto il computer, ma in modo sempre artigianale, con tecnica e maestria. Questa mostra è l’ennesima prova di come l’arte sia importante nella diffusione della cultura, di come i sodalizi tra designer, illustratori ed editori siano importanti: mi viene in mente Bruno Munari e il suo stupendo sodalizio con Einaudi, che fu poi oggetto di una mostra la scorsa primavera proprio qui, alla Kasa dei Libri, con la collana Tantibambini. E non è un paragone esagerato. Perché se un marchio editoriale assume un’identità forte come in questi due casi, il merito va, oltre che a scelte editoriali forti e ben precise, anche a chi ne cura l’immagine.

Guido Scarabattolo
Tema libro
Fino al 3 ottobre 2014, tutti i pomeriggi da lunedì a venerdì dalle 15 alle 19
Kasa dei Libri – Largo Aldo De Benedetti, 4 | Milano

FUORI CAMPO – Intervista a Guido Volpi

FUORI CAMPO – Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

Nuages 2013 copia«Disegnare vuol dire raccontare qualcosa, è come scrivere, fare cinema, dietro al mezzo ci sono dei contenuti che sono frutto di una ricerca continua. Poi c’è la ricerca estetica, io per esempio mi rendo conto di disegnare male, quando riguardo i miei disegni vedo che sono tutti deformati, mi piace scolpirli, inciderli a testa bassa. Io adoro la carta, il segno, le sbavature, la riproduzione viene in secondo piano, credo che mi sto allontanando dall’editoria». (Guido Volpi).

Guido Volpi è nato a Siena, ha 32 anni, vive e lavora a Bologna. Realizza illustrazioni per libri e riviste letterarie. Come autore, ha pubblicato tre libri, di cui l’ultimo, Festina Lente, insieme a Liliana Salone (Modo Infoshop). Ha collaborato con la pagina domenicale di «Repubblica» e realizzato il booktrailer di «Mandami tanta vita» di Paolo Di Paolo (Feltrinelli).  Per la collana ISOLA ha illustrato le poesie di Yari Bernasconi. Qui il suo sito.

Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Vengo da una strada lunga e tortuosa, sono in un attimo di quiete, spero di essere nella giusta direzione.

Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinato al mondo dell’illustrazione?
Ho iniziato a disegnare, come spesso accade, per sfogo e per divertimento. Mi sono avvicinato all’illustrazione perché generalmente, nel disegnare, uso inchiostro e acquerelli in formati non troppo grandi.

Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
Mi immergo il più a fondo possibile e lavoro, quando torno a galla spero di avere tra le mani qualcosa di buono.

Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Chi per una cosa chi per un’altra sono molti, mi hanno influenzato e mi influenzano tutti i giorni.

C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
È  difficile fare nomi anche in questa domanda e non dire una banalità. Molto spesso guardo con stima “le piccole” che fanno progetti mirati e quindi interessanti dal mio punto di vista: su due piedi, mi venie in mente Alessandro Berardinelli editore che sta facendo la collana Onirica. I miei editori “per eccellenza” Modo Infoshop… scrivere nomi  fa sempre brutto, citi questo e non citi l’altro.

Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
Con la parola mercato si può pensare che stiamo parlando di soldi, quindi è sbagliato, lo chiamerei più baratto dell’illustrazione in Italia: illustrazione-pubblicazione o altro. Ci sono dei piccoli compensi, il giovane illustratore deve aprirsi nuove strade in cui c’è un guadagno, credo (anch’io sono un giovane disegnatore).

balena

Un tuo commento sulla nuova collana ISOLA.
È  un progetto che avrei potuto citare nella domanda precedente “progetti che apprezzi particolarmente” ideato da due persone che stimo particolarmente.

Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Niente , sono stato un po’ fuori casa e finalmente la mia testa è vuota.

FUORI CAMPO – Intervista a Silvia Rocchi

FUORI CAMPO – Rubrica dedicata all’illustrazione e al fumetto

silvia rocchi_1Silvia Rocchi è nata nel 1986, si è specializzata all’Accademia di belle arti di Firenze e Bologna. Per la collana ISOLA ha illustrato L’idea della catastrofe di Carlo Bordini. Qui il suo sito.

Da dove vieni, dove sei e dove vai?
Vengo dalla provincia di Pisa, dove sono tornata. Spero di andare vicino o lontano, l’importante è andare.

Come hai iniziato a disegnare e come ti sei avvicinata al mondo dell’illustrazione?
Disegno da quando ero molto piccola, come tutti quelli che fanno questo lavoro, ma è da circa sette anni che disegno con attenzione e serietà.

Qual è il tuo metodo di lavoro e come affronti un nuovo progetto?
Quando qualcuno mi propone una collaborazione aspetto sempre qualche giorno prima di avviare il lavoro, per dare modo all’idea di prendere forma e rimanere un po’ sospesa. Poi inizio a lavorare di getto. Cerco sempre di seguire questa linea, altrimenti perdo la freschezza del segno e l’immagine diventa legnosa o di maniera.

Ci sono artisti che hanno influenzato il tuo percorso di crescita?
Sì, in un certo periodo mi riferivo molto a pittori italiani come Casorati, Guttuso e Sironi. Poi sono arrivati Ben Shahn, Eric Fischl, Marlene Dumas, Luc Tuymans e Gerhard Richter. Per quanto riguarda l’illustrazione in particolare, resto sempre abbagliata dai lavori di Anke Feuchtenberger e Dominique Goblet.

C’è una casa editrice, italiana o straniera, di cui apprezzi particolarmente il lavoro?
In Italia mi interessano molto i lavori di Canicola e Orecchio Acerbo. All’estero penso a Rackham, Frémok, La cinquième couche, Lo Zorro Rojo, Atrabile.

Il mercato dell’illustrazione parla italiano? Quali sono oggi le opportunità per un giovane illustratore?
A questa domanda non so rispondere con precisione. Si tende a dire di no e penso sia vero, è altrettanto vero però che ci sono molti autori talentuosi. Le opportunità sono scarse e non sempre è facile coglierle. Io, ad esempio, quando mi concentro sulla promozione del mio lavoro, sulla ricerca effettiva di una “committenza”, perdo inevitabilmente tempo, energie e il significato di quello che faccio. Insomma, penso che fare di questo lavoro la propria fonte di sostentamento sia difficile un po’ ovunque.

silavia rocchi_2Un tuo commento sulla nuova collana ISOLA
L’idea che sta alla base della collana ISOLA, per quanto riguarda la componente “disegnata”, è quella di lasciare liberi gli illustratori di seguire le suggestioni suscitate dai versi. È proprio questa libertà espressiva a risaltare di più osservando i libri della collana. Io ho illustrato le poesie di Carlo Bordini e ne sono stata felice perché quando ho ricevuto la proposta stavo realizzando illustrazioni molto più inquadrate, regolari. Per fare un esempio, Bordini in una delle sue poesie parla delle micro-fratture che lo stressano quotidianamente, così ho provato a ricomporre il concetto tramite piccoli pezzi di nastro adesivo inchiostrati e poi stampati. In alcuni casi ho creato immagini figurative, in altri meno.

Che cosa c’è da leggere sul tuo comodino?
Grande Sertão di João Guimarães Rosa Grande e un dizionario illustrato di italiano-serbo croato.