Archivi tag: Guanda

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Sabina Terziani (febbraio 2014)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Avviamo questa nuova rubrica per continuare a parlare di libri partendo da quelli che ogni sera ci aspettano sui nostri comodini. Quelli che stiamo leggendo, quelli che abbiamo appena finito di leggere, quelli appena acquistati e in attesa di essere aperti. Una fotografia e un commento per ciascun titolo, una cronaca di lettura, un’ipotesi di lettura, che non è recensione né consiglio, ma semplicemente condivisione.

Pubblicheremo di volta in volta i comodini di chi sta collaborando con il blog ma anche di chi segue Via dei Serpenti e vorrà raccontare il suo comodino. Il nostro auspicio, infatti, è quello di creare un nuovo spazio di lettura, per scoprire i vostri gusti, condividerli e confrontarli.

Per farlo basta inviare a viadeiserpentiblog@gmail.com il vostro “comodino” con una foto dei libri in lettura (con la mezza mela in cima!), una breve presentazione del lettore e di quello che sta leggendo.

Non esitate!

Il comodino di Sabina Terziani

Paolo Volponi, Le mosche del capitale (Einaudi, 1991). Rubato dalla biblioteca di mio suocero, ex ingegnere Fiat. Il suo tentativo di esplorare l’aspetto letterario dei meccanismi di produzione non deve essere andato a buon fine, a giudicare dall’ottimo stato di conservazione del libro, evidentemente intonso. Per quanto mi riguarda, leggere questo romanzo significa davvero esplorare un mondo che non esiste più (la grande città operaia) e una realtà che invece negli anni si è fatta pervasiva, quella del capitale senza confini. Dalla quarta: «Non ci sono più personaggi perché nessuno agisce come tale, nessuno ha un proprio copione. L’unico personaggio, è banale dirlo, è il potere».

Rebecca Skloot, La vita immortale di Henrietta Lacks (Adelphi, 2011. Trad. L. Civalleri). Quando Adelphi pubblica saggi scientifico-narrativi so già che la qualità sarà altissima. Rebecca Skloot racconta la storia di una linea cellulare utilizzata dai laboratori biomedici di tutto il mondo, costituita dalle cellule cancerose replicate infinite volte di una donna nera morta nel 1951, Henrietta, appunto. Perché il suo nome è sempre rimasto nel buio? Perché la sua famiglia non è mai stata informata del fatto che una parte della loro mamma non è mai morta? Razzismo, etica, scienza, consenso informato: non si vive di soli romanzi, e ultimamente sento sempre più forte il bisogno di una saggistica che sappia fare i conti con la realtà aprendo dibattiti.

A proposito, ricordate la notizia di qualche settimana fa che lo zoo di Copenhagen ha soppresso la giraffa Marius? L’indignazione dei giornalisti italiani per la barbarie di uccidere un esemplare giovane e sano di giraffa per darlo in pasto ai leoni? Lisa Signorile, biologa che vive a Londra e autrice di un blog che seguo da tempo è intervenuta nel dibattito con il brio e il rigore che la contraddistinguono. Perciò ho ripreso in mano una raccolta di articoli pubblicata da Codice nel 2012 con il titolo (ma guarda un po’) L’orologiaio miope, tutto quello che avreste voluto sapere sugli animali. Che nessuno conosce. Signorile racconta animali strani, relitti evolutivi, bestie dalle strane abitudini sessuali, generi sull’orlo dell’estinzione, senza rinunciare all’ironia (anche feroce).

Vorrei tornare al romanzesco con due autori tedeschi, Bernhard e Bachmann, maestri della forma breve.

Thomas Bernhard,  (Guanda, 2012. Trad. C. Groff). Ingeborg Bachmann, Il caso Franza, (Adelphi, 1988. Trad. M. Olivetti). Unisco i due titoli perché ho l’impressione che vadano considerati e letti insieme come sfumature di una visione comune ai due autori dell’attrazione del nulla e della morte. Chissà, forse mi sbaglio, ma è la prima volta che programmo una lettura su un’aspettativa così forte. Magari poi vi racconto com’è andata.

Comodino di Sabina Terziani

Qui gli altri comodini