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TerraRossa, un nuovo progetto editoriale all’esordio

FUORI STRADA – Rubrica di approfondimento della piccola e media editoria “extra-capitolina”

di Emanuela D’Alessio

Dal Sud Italia, in particolare dalla Puglia, arriva la nuova casa editrice TerraRossa.
«In uno scenario dominato da grandi gruppi editoriali che riuniscono diversi marchi e possiedono anche distributori librari e catene di vendita, abbiamo intravisto uno spazio ancora possibile di indipendenza e di espressione: valorizzare le voci del nostro territorio che rinunciano al folclore per dialogare con tutti». Una sfida impegnativa che ha già superato brillantemente l’importante appuntamento con il Salone di Torino.
Ne parliamo con Giovanni Turi, direttore editoriale della casa editrice.

Appena nata e già nella mischia. Partiamo da qui, dalla 30esima edizione del Salone di Torino che ha chiuso i battenti con un bilancio straordinario di critica e di pubblico. Una prova del fuoco per TerraRossa, la giovanissima casa editrice pugliese che ha esordito proprio a Torino nei giorni scorsi. Quali sono i primi commenti e riflessioni?
Siamo partiti per Torino con il desiderio di far conoscere il nostro progetto e con un po’ d’ansia, siamo tornati carichi di entusiasmo e con la convinzione di esserci mossi nella direzione giusta. Le attestazioni di interesse e di stima di colleghi, giornalisti e semplici lettori riguardo alla nostra idea di editoria, alla linea grafica, agli autori e ai titoli proposti sono state davvero tante e inaspettate. Ora faremo di tutto per essere all’altezza delle aspettative che abbiamo suscitato.

Descrivendo TerraRossa hai parlato di “canone della letteratura meridionale” perché Fondanti, una delle due collane della casa editrice, è dedicata esclusivamente a scrittori contemporanei del Sud, già pubblicati ma usciti fuori commercio. Una scelta netta, forse provocatoria. Di autori “dimenticati” ce ne sono molti altri. È corretto applicare alla letteratura confini territoriali o addirittura regionali?
La letteratura certo non ha confini di alcun tipo, ma quando si cerca di analizzare nello specifico un contesto geografico o temporale possono emergere delle specificità che altrimenti resterebbero ignorate: di qui la voglia di capire cosa gli scrittori della nostra terra abbiano voluto esprimere nei loro testi, in che direzione sia andata la loro ricerca stilistica. Non solo: da Roma in giù i luoghi di incontro e di confronto sono davvero pochi, Fondanti vuole anche essere un cenacolo virtuale, instaurare un dialogo altrimenti assente.

Perché gli scrittori “ripescati” da Fondanti sono stati dimenticati dalle case editrici?
In verità me lo domando anche io. Forse perché alcuni di loro non sono scrittori “addomesticati”, o non frequentano i giri giusti, o forse perché nel mondo editoriale non c’è uno sguardo retrospettivo, come sarebbe auspicabile e opportuno, non so. Mi viene in mente uno scrittore che, subito dopo aver esordito con grande successo, aveva iniziato a firmare recensioni per un importante quotidiano nazionale (non faccio i nomi, altrimenti Elena mi rimprovera): ebbene, ammetteva candidamente di non essere un buon lettore e di conoscere abbastanza bene solo la letteratura contemporanea statunitense.

Con l’altra collana Sperimentali, invece, si oltrepassano i confini per entrare in campo aperto, l’unico limite sembra essere quello della ricerca di scritture sperimentali e inedite. Che cosa significa “scrittura sperimentale” per TerraRossa?
Sperimentale vuol dire non già letto, ascoltato, digerito; sempre più spesso ci troviamo a doverci confrontare con stili piani, uniformati, o viceversa la ricerca dell’originalità diventa compiaciuta, onanistica: cercheremo di proporre autori che non sacrifichino il piacere di chi legge e che allo stesso tempo rifuggano dalla banalità.

Puoi fare qualche esempio, partendo proprio dagli autori scelti per la collana Sperimentali?
Ci provo, ma credo che vadano letti per comprendere davvero la natura della nostra ricerca. Jenny la Secca si sviluppa su due piani temporali, quello incalzante del presente e quello del passato, che tende invece a un ritmo più lento, nostalgico; Claudia Lamma, inoltre, si avvale di uno stile composito che ingloba anche termini gergali e giovanilistici con sorprendente precisione e naturalezza, per non parlare della sua capacità di “raffigurare” i dialoghi. Restiamo così quando ve ne andate ha uno stile essenziale e paratattico estremamente sorvegliato, ma soprattutto, come tutte le opere di Cristò, riserva numerose sorprese che costringono il lettore a riconsiderare quanto credeva di aver intuito. La gente per bene di Francesco Dezio, infine, è una colata lavica di sarcasmo, rabbia, angoscia, verità.

Facciamo un passo indietro: chi sono le menti e le braccia della casa editrice?
[A questa domanda risponde Elena Manzari, responsabile dell’ufficio stampa].
Credo che la mente di tutto il progetto sia il nostro Giovanni: a chi altri sarebbe potuta venire un’idea del genere? Giovanni ha messo mente e cuore e Angelo De Leonardis, l’editore, gli ha dato credito. Da qui e da loro parte TerraRossa edizioni che vede in squadra Pierfrancesco Ditaranto nel ruolo di responsabile della grafica e Tiziana Giudice in quello di puntualissima correttrice di bozze. Poi ci sono io che cerco, e spero di riuscirci, di far conoscere i libri TR un po’ ovunque.

Il nome TerraRossa risuona abbastanza evocativo, l’orgoglio pugliese passa anche attraverso la terra e i suoi colori. La scelta di un nome è sempre (o quasi) il risultato di un’associazione di idee e di ragionamenti articolati. Come è andata in questo caso?
La terra è un elemento universale, quella rossa è tipica dei paesaggi del centro della Puglia: ci piaceva coniugare queste due dimensioni. E poi la terra accoglie e nutre i semi, ci auguriamo che i nostri libri possano fare altrettanto con i lettori.

In catalogo ci sono sette titoli, quattro pubblicati e tre in preparazione. Gli autori sono tutti italiani. Che cosa hanno in comune?
Nessuno di loro vive di scrittura e nessuno di loro saprebbe rinunciare alla scrittura o intenderla come un semplice passatempo: quindi direi l’urgenza di dare forma narrativa a pensieri, storie, immaginari. Ma com’è ovvio sono scrittori che hanno autori di riferimento differenti e percorsi artistici non assimilabili tra di loro. A noi piace la polifonia.

Si resta rigorosamente in Italia o si è disponibili a uno sguardo internazionale? Quanti titoli si prevede di pubblicare l’anno?
Proiettarci già su uno scenario internazionale è senz’altro prematuro, per ora pubblicheremo solo autori italiani. Sul numero dei titoli, dipenderà tutto da quanti di valore riusciremo a intercettarne.

Giovanni Turi

Qual è il canale privilegiato per la selezione dei testi da pubblicare?
Accettiamo l’inoltro spontaneo di inediti, ma è davvero difficile trovare opere meritorie tra le tante che pervengono nella casella mail, per cui quando a presentare un inedito è uno scrittore o un professionista che stimo è chiaro che l’opera ha una corsia preferenziale. A Torino, poi, ho avuto modo di conoscere alcuni agenti con un parco autori molto interessante e sono sicuro che potremo presto instaurare collaborazioni proficue.

Per concludere la consueta domanda di Via dei Serpenti: che cosa c’è da leggere sui comodini degli editori di TerraRossa? Ci piacerebbe che tutti i protagonisti fornissero la loro risposta.
Elena Manzari. Il domandone di Via dei serpenti, questo! Allora, sul comodino ho La più amata di Teresa Ciabatti quasi al termine (meravigliosa autobiografia o presunta tale, e poco m’importa) e pronto per esser cominciato La novità di Paul Fournel che m’incuriosisce parecchio. Sul tablet (essendo molto in movimento in questo periodo) ho Scherzetto di Domenico Starnone e mentre leggo rido un sacco pensando a Leo, mio figlio.
Giovanni Turi. Il monastero di Zachar Prilepin, Del dirsi addio di Marcello Fois, Potrebbe trattarsi di ali di Emilia Bersabea Cirillo. Li alterno in base al tempo a disposizione, allo stato d’animo e alla soglia di attenzione.
Pierfrancesco Ditaranto. Un complicato atto d’amore di Miriam Toews e Kafka sulla spiaggia di Haruki Murakami.
Tiziana Giudice. Il mio è un comodino ‘affollato’ di riviste («National Geographic» e vecchi numeri delle «Scienze»), saggi e romanzi. In corso di lettura: Povera Patria. La canzone italiana e la fine della Prima Repubblica di Stefano Savella e La donna che scriveva racconti di Lucia Berlin (consigliato da Giovanni). In attesa di essere letti: Parole che provocano di Judith Butler e Viaggio in Portogallo di José Saramago. In attesa di essere riletto: Scritto sul corpo di Jeanette Winterson.