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Strega OFF, la vera novità di quest’anno!

di Emanuela D’Alessio

Domani 6 luglio conosceremo il vincitore dello Strega 2017, edizione numero 71 del più prestigioso premio letterario italiano, sempre al centro di vivaci (ma nemmeno poi tanto!) dibattiti.
L’edizione 2017 presenta alcune novità rispetto alle precedenti, come ha ricordato recentemente Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, che si traducono in una giuria con ben 660 aventi diritto di voto.  Ai tradizionali 400 Amici della Domenica e ai 40 lettori forti selezionati dalle librerie indipendenti italiane associate all’ALI, sono stati aggiunti, infatti, 20 voti collettivi espressi da scuole, università e biblioteche e, soprattutto, 200 voti espressi da studiosi, traduttori e intellettuali italiani e stranieri selezionati da 20 Istituti italiani di cultura all’estero. Insomma, una giuria ampliata e differenziata che dovrebbe garantire esiti sorprendenti, che tradotto vuol dire: scompaginare il risultato. Vedremo.

C’è però un’altra novità da segnalare che ci incuriosisce parecchio. Si chiama Strega OFF, prevede lo svolgimento di una serata “alternativa” a quella ufficiale, organizzata da Bacteria, Alinea e Citofonare interno 7, con il patrocinio della Fondazione Bellonci, nel giardino di MONK, il noto locale a Portonaccio.

All’atmosfera selezionata e un po’ ingessata del Ninfeo di Valle Giulia si potrà scegliere quella più rilassata e informale del locale di Portonaccio, dove saranno liberi ingresso, dress code e voto sulla cinquina. Sì, la vera novità di Strega OFF è proprio questa: offrire l’occasione a tutti coloro che lo vorranno di esprimere il proprio vincitore, magari diverso da quello che domani uscirà dal Ninfeo.

Come sarà articolata la serata, in particolare il momento della votazione, e anche altro, lo abbiamo chiesto direttamente ai promotori. Ha risposto per tutti Chiara Rea.

Prima di parlare di Strega OFF parliamo dei suoi ideatori dai nomi bizzarri: Bacteria, Citofonare Interno 7 e Alinea? Vogliamo dare un volto e un perché a queste etichette? E quantificare le persone convolte?
Bacteria
è un’agenzia di servizi editoriali che da anni si occupa di traduzione, editing, organizzazione di eventi culturali e altro, fondata da Marzia Grillo e Veronica La Peccerella. Ne fanno parte anche Giulia Caminito, Laura Fidaleo, Marianna Garofalo, Alessandra Pierro e la sottoscritta, che sono tra gli organizzatori di Strega OFF. Citofonare Interno 7 è un reading-mob che porta la cultura a domicilio: Rossano Astremo (tra i nostri organizzatori) e Girolamo Grammatico portano reading di testi inediti di scrittori in abitazioni messe a disposizione dalla collettività; quest’anno sono stati anche nel programma del Salone Off.  Infine Alinea, un collettivo femminile che si occupa di eventi artistici, culturali e sociali come festival di arte pubblica, mostre e progetti site-specific; di Alinea sono dei nostri Antonella Sciarra e la grafica Mara Becchetti. Ed eccoci qua!

Il perché dell’iniziativa è stato sufficientemente spiegato. Mi incuriosisce invece conoscere il come e il quando.
Il quando è semplice: 6 luglio nel giardino di Monk (via Giuseppe Mirri 35, Roma) dalle 18:30 fino a notte inoltrata! Per quanto riguarda il come, la serata prevede diversi momenti: un aperitivo con talk letterario a cura di Rossano Astremo, “L’Italia vista attraverso i libri dello Strega”, a cui parteciperanno Leonardo Luccone, Stefano Gallerani, Giulia Caminito, Paolo Nicoletti Altimari e Gianluigi Simonetti.
Verso le 20 ogni libro sarà presentato da uno “sponsor” che avrà il compito di convincere gli indecisi a votare:  Angela Rastelli per Le otto montagne di Paolo Cognetti, Giulia Villoresi per È giusto obbedire alla notte di Matteo Nucci, Daniele Di Gennaro per Un’educazione milanese di Alberto Rollo, Federica De Paolis per La più amata di Teresa Ciabatti e Fabrizio Patriarca per La compagnia delle anime finte di Wanda Marasco.
Verso le 21:30 ci sarà il concerto di Giulia Ananìa, cantautrice romana, poetessa e paroliera per grandi artisti italiani.
Dalle 23 seguiremo la diretta Rai della finale dal Ninfeo con il commento di Christian Raimo,  e Simonetta Sciandivasci e le previsioni astrali sulla cinquina di Melissa Panarello. Contemporaneamente avverrà lo spoglio dei voti per il nostro Premio Strega OFF e poi brinderemo a entrambi i vincitori con le sonorizzazioni della dj Fouturista.

Il momento clou della serata sembrerebbe quello della votazione, ma forse non è così. Intanto però vorrei chiedere chi e come potrà votare domani sera?
Diciamo che il Premio Strega OFF è un gioco ma non troppo: abbiamo voluto dare diritto di voto ai lettori e agli interessati (tutti quelli che parteciperanno alla serata avranno diritto a un voto) ma anche a soggetti del mondo dell’editoria che non sempre ricevono l’attenzione che meritano, ovvero riviste e blog letterari. Oltre a Via dei Serpenti, voteranno per noi Colla, Finzioni, The FLR, Flanerì, Le parole e le cose, Achab, Critica Letteraria, Pastrengo, Radio Libri e Il Mucchio Selvaggio. Il voto sarà calcolato al 50% proporzionale tra pubblico e redazioni.

Se il vincitore di Strega OFF sarà diverso da quello ufficiale, ma anche se sarà lo stesso, che cosa succede?
Sarebbe molto interessante se il vincitore fosse lo stesso perché forse, per una volta, tutte le polemiche sul meccanismo di voto dello Strega avrebbero meno senso: avrebbe veramente vinto il libro preferito di tutti. Se invece avremo due vincitori sarà divertente capire le due diverse logiche di elezione. In ogni caso speriamo che entrambi i vincitori, dopo il Ninfeo, vogliano venire a festeggiare con noi al Monk!

Qual è, nel caso ci fosse, il filo invisibile che lega Strega OFF con Giulia Anania e Fouturista, ospiti musicali della serata?
Giulia Ananìa è una delle cantautrici più brave che ci sono in circolazione. È anche una poetessa e quindi il suo legame con la letteratura è molto forte.
Stessa cosa per Fouturista (Francesca Pignataro): è una dj bravissima e lavora da anni come grafica nell’editoria, quindi ci è sembrata perfetta per il nostro evento!

Lo so che non me lo direte mai, ma io ci provo lo stesso. Chi è il vincitore di Strega OFF per i promotori di Strega OFF?
Non lo diremo mai! Anzi no, lo diremo ma durante la serata, quando voteremo come tutti. Oltretutto abbiamo preferenze diverse tra di noi.

Alla fine sarà comunque una bellissima e inedita festa.  Possiamo già considerarlo il numero zero di una nuova serie di eventi?
Noi lo speriamo! Lavoriamo bene insieme, siamo un gruppo affiatato e ci piacerebbe combinare altre cose in futuro, che sia la seconda edizione di Strega OFF o anche altri progetti. Quindi teneteci d’occhio anche dopo l’evento!

Non posso concludere senza la consueta domanda di Via dei Serpenti. Ditemi almeno un libro che si trova sui comodini di Strega OFF.
Chiara  Rea
: pochissimo tempo per leggere ma in questo momento sul mio comodino si trova Memoria di ragazza di Annie Ernaux (traduzione di Lorenzo Flabbi, L’Orma Editore).
Alessandra Pierro: L’amante di Wittgenstein di David Markson (traduzione di Sara Reggiani, Edizioni Clichy).
Marzia Grillo: Voci fuori campo di Ali Smith (traduzione di Federica Aceto, Edizioni Sur). Ali Smith tra l’altro è candidata al Premio Strega Europeo con L’una e l’altra.
Veronica La Peccerella: Voci fuori campo di Ali Smith.
Antonella Sciarra: Icaro deve cadere di Elisa Muliere (GRRRZ Comic Art Books).
Rossano Astremo: Tabù di Giordano Tedoldi (Tunué).

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Raccontare il mondo attraverso il viaggio (5) – Islanda

di Sabina Terziani

islanda1Al terzo giorno del Festival della Letteratura di Viaggio, in corso a Villa Celimontana, siamo arrivati in Islanda con Tutta la solitudine che merita di Claudio Giunta (Quodlibet).

In fondo l’Islanda è un altro continente, un punto d’osservazione privilegiato sul dietro-le-quinte della Terra, un’officina geologica in azione, un viaggio nel tempo oltre che nello spazio. Tutta la solitudine che meritate di Claudio Giunta con fotografie di Giovanna Silva parla di Islanda avvicinandosi all’isola con lo stile polifonico che contraddistingue la collana di narrazioni creata da Quodlibet insieme a Humboldt, editore milanese di raffinatissimi (per materiali, grafica, struttura e concezione) libri di viaggio.

Per polifonico intendiamo composto di testimonianze, documenti e voci diverse accostati in modo non organizzato, lasciando spazi e linee di faglia tra i frammenti. Tra l’altro il sito di Humboldt comprende un blog tutto da leggere (www.humboldtbooks.com/category/contributions/, una raccolta di reportage/narrazioni (anzi: progetti), con fotografie.

Ma torniamo all’Islanda.

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«La costa dell’Islanda appare al finestrino una mezz’ora prima dell’atterraggio, l’aereo la segue per un tratto da est a ovest – perché l’Islanda è sì a nord ma è soprattutto a ovest, la Groenlandia è lì a un passo, il Canada non è lontano – e per una ventina di minuti quello che si vede è solo terra scura, montagne coperte di ghiaccio e il pennacchio di qualche geyser, che potrebbero anche essere soltanto nuvole basse. Le case cominciano più tardi. Ciò che si vede è ciò che si vedeva diecimila anni fa, ed è anche un annuncio di quella che, uscendo da Reykjavík, è la parte più memorabile di ogni esperienza islandese: ci si trova spesso da soli. […] E la solitudine si sente, anche: densità di 3 abitanti per chilometro quadrato significa che l’unico rumore che si avverte, arrivando nei villaggi lungo la costa, è il ticchettio degli stralli che sbattono contro gli alberi delle poche barche a vela attraccate nel porto».

Leggete qui alcune recensioni di Tutta la solitudine che meritate.

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Raccontare il mondo attraverso il viaggio (4) – Intervista a Orfeo Pagnani (Exòrma)

lettviaggiodi Emanuela D’Alessio

Nella seconda giornata del Festival della Letteratura di Viaggio, in corso a Roma a Villa Celimontana, ospitiamo Orfeo Pagnani, editore di Exòrma, sponsor ufficiale del Festival.

Sabato 27 settembre alle 10:00 l’appuntamento con il pubblico Robe dell’altro mondo, organizzato da Exòrma. Tutti sono invitati a salire sul palco con un oggetto riportato da un viaggio e raccontarlo. In premio libri di viaggio, ovviamente.

Il Festival della Letteratura di Viaggio è giunto alla settima edizione quest’anno, Exòrma è l’editore ufficiale dell’iniziativa. Vogliamo partire da qui per scoprire chi è Exòrma?
Il Festival propone la cultura del viaggio nelle varie forme della narrazione: i reportage e la fotografia, il cinema e la letteratura, la geografia del mondo. Exòrma accompagna con entusiasmo il Festival fin dai suoi primi passi condividendo le passioni, le idee e le fatiche di chi lavora per renderlo possibile. Lo scarso investimento delle istituzioni sulle imprese culturali e le scarse risorse a disposizione di iniziative come quella del nostro Festival trasformano tutto in un’avventura. Ma noi siamo contenti di essere della partita. Exòrma sponsorizza il Festival realizzando il FestBook e supportando le attività di comunicazione e promozione; siamo il partner naturale visto che il progetto editoriale dà ampio spazio alle tematiche del viaggio. Abbiamo una collana dedicata: Scritti Traversi.
Quest’anno abbiamo deciso di portare al Festival un nostro format: Robe dell’altro Mondo. A Villa Celimontana domani ci sarà un momento aperto al pubblico. Tutti possono partecipare. Poche e semplici le regole del gioco: basta presentarsi con un oggetto riportato da un viaggio e raccontarlo. Non contano i chilometri percorsi, l’importante è che l’oggetto sia capace di raccontare un luogo, un’esperienza, un’emozione. Al racconto e all’oggetto più originali andranno in premio i libri della nostra collana di viaggio. E alle 14.00 a salire sul palco per “Robe dell’altro mondo” ci saranno viaggiatori d’eccezione: Syusy Blady, Luciano Del Sette, Paolo Brovelli e Francesca Bellino.

exormaChe cosa significa il nome Exòrma e perché questa scelta?
Avete notato che il nostro logo utilizza la lettera greca “epsilon” e la “ò” tagliata sotto che allude alla forma dell’“omega”? Il nome è una sorta di italianizzazione della radice di un verbo greco: mollare gli ormeggi. Il progetto Exòrma è legato fortemente alla dimensione del viaggio. Il viaggio come fonte di conoscenza, scatola delle meraviglie, libertà dell’esperienza, occasione di incontro, necessità della scoperta.

Il viaggio, dunque, è al centro della linea editoriale della casa editrice, ma non solo. Ci spieghi meglio quali libri hai deciso di pubblicare e perché?
Exòrma mette in circolo non soltanto il tema del viaggio. La collana di letteratura di viaggio si chiama Scritti Traversi proprio perché il viaggio è un elemento trasversale che chiama in causa antropologia, cultura del sociale, attualità, arte, fotografia. Ma il desiderio è però che la collana si metta “di traverso”, come anche gli altri nostri libri di narrativa, divulgazione, arte contemporanea, sbarrando il passo se possibile ai luoghi comuni, all’omologazione dei contenuti, alle strettoie dei generi. Scegliamo con autentica curiosità e attenzione autori e temi, privilegiando la qualità della scrittura. La nostra produzione è ordinata in collane con un loro preciso profilo. Per avere un’idea complessiva è meglio dare un’occhiata al sito. www.exormaedizioni.com

Diventare editore è stato un progetto di vita o una fortunata casualità?
Una necessità. Forse. Si può dire che non c’è stata premeditazione, ma è stata la freccia a trovare il bersaglio. C’era una volta uno studente in filosofia che mutò in grafico autodidatta e redattore. Lo studio di progettazione editoriale, che nasce nel 1985, lavora per molti anni per grandi e piccoli editori. Exòrma spunta da una costola dello studio. Da creativo indipendente con una grande propensione all’autosfruttamento a editore indipendente con un grande destino, di autosfruttamento.

Orfeo Pagnani

Orfeo Pagnani

Che cosa vuol dire oggi essere un editore? In tempi di metamorfosi digitale per l’editoria, di self-publishing dilagante, di rivoluzione e crisi dell’intera filiera?
La specie non dovrebbe essere a rischio di estinzione. Continua a esserci ancora un solo modo di fare l’editore, credo, che è quello che conosco. È quello di mediare tra autore e lettore. Di rintracciare le scritture, i contenuti proponibili, di agitare il setaccio per trovare l’oro o almeno qualcosa che gli somigli, nell’oceano indifferenziato del popolo degli scriventi. Per “scriventi” intendo quelli che scrivono molto e leggono troppo poco; poi magari, diciamolo, si affidano al self-publishing perché non trovano un editore. Editore è chi si assume la responsabilità di provare onestamente a fare buoni libri fatti bene, libri che servano, e portarli il più lontano possibile. Non è la metamorfosi digitale a doverci preoccupare. Bisogna essere disposti a raccogliere le sfide tecnologiche e le innovazioni. È d’obbligo interrogarsi sull’evoluzione delle forme della creatività, dell’espressione e dei linguaggi, delle modalità di divulgazione e di fruizione. La forma libro può ibridarsi, mutare, nascondersi; la letteratura stessa può decomporsi del tutto. Quello, però, che ucciderà davvero l’editoria indipendente sarà la politica, che non crede di doverci considerare una risorsa. Sarà la politica commerciale dei grandi gruppi editoriali che, grazie alla posizione monopolista, si possono permettere di orientare, condizionare, gestire il mercato, almeno quello interno. Anche loro in ogni caso hanno il fiato sul collo di pesci più grossi come Amazon e cartelli più potenti e dovranno affrontare in fretta mutamenti su scala globale, giocare la scommessa della trasformazione.

Il dibattito è diventato quasi stucchevole, ma vorremmo conoscere la “ricetta” di un piccolo editore indipendente per continuare a resistere.
La “ricetta”? Puntare sulla qualità. E uscire dalle logiche della competizione per il profitto a tutti i costi; a coloro che avevano coltivato l’illusione vorrei raccomandare di abbandonare di corsa la nave che affonda. È una buona idea entrare in comunicazione con le altre case editrici indipendenti per confrontarsi e cercare soluzioni; noi di Exòrma lo stiamo facendo con i colleghi dell’associazione ODEI – Osservatorio degli Editori Indipendenti.

Quali sono le difficoltà che una casa editrice come la tua deve affrontare? E quali i vantaggi?
Il vantaggio più grande dal mio punto di vista è la reale indipendenza, la totale autonomia nelle scelte editoriali. La piccola dimensione, inoltre, consente una maggiore agilità della struttura produttiva. Ovviamente il prezzo è alto perché si affronta il mercato senza paracadute, con un investimento totale delle energie personali. Uno dei grossi problemi, che riguarda più in generale quello della bassissima redditività, è l’onere della distribuzione; il distributore nazionale incamera gran parte del prezzo di copertina e non lascia margini economici sufficienti all’editore, che deve fare tutto il lavoro vero di promozione. Un altro problema correlato è la scarsa o nulla visibilità nelle librerie e la conseguente non facile reperibilità. A questo si aggiungono i tempi scandalosamente brevi di permanenza del titolo negli scaffali del libraio, quella che si chiama “rotazione”. Le librerie indipendenti sono costrette dalle politiche commerciali dei distributori e dalla crisi finanziaria a rendere prima possibile i libri invenduti all’editore; quindi il catalogo della casa editrice difficilmente rimane a disposizione del lettore; e le librerie di catena puntano soltanto sulle novità, mentre i nostri libri si vendono sul medio-lungo periodo. È una grande fatica far quadrare i conti.

Come è organizzato il lavoro in casa editrice? Quante persone vi lavorano?
Il lavoro in casa editrice è molto articolato e si avvale di competenze specifiche. Da noi funziona così: arriva la proposta, una prima scrematura la fa proprio l’editore che valuta se l’opera è in linea con il progetto editoriale e, nel caso lo sia, lo affida a un collaboratore per una lettura integrale e la stesura di una scheda che torna all’editore o al direttore di Collana. A questo punto i manoscritti selezionati vengono letti anche dall’editore che deciderà se pubblicare. Se necessario, un editor affianca l’autore nella stesura finale. Poi si impagina, si studia la copertina, si correggono le bozze, e finalmente si stampa. Una persona si occuperà della comunicazione in rete, il sito e i social network, un’altra dell’ufficio stampa, un’altra ancora seguirà l’aspetto commerciale e i rapporti con il distributore. Insomma sei persone per fare un lavoro che il buon lettore non immagina; per portare un’opera dalle intenzioni dell’autore agli scaffali di una libreria.

Volendo spiegare Exòrma attraverso i titoli pubblicati, quali sceglieresti e perché?
È come chiedere a un genitore quali sono i figli che gli sono più vicini. Ci occupiamo di cose apparentemente anche assai diverse tra loro, l’arte contemporanea e la letteratura di viaggio, il saggio narrativo e la fotografia, l’antropologia e i temi sociali. In realtà sono parti di uno sguardo complessivo sulla contemporaneità. Vuole essere uno spazio aperto ma ordinato, ordinato in collane, dove accogliere riflessioni pertinenti e coerenti, esperienze e scritture non trascurabili anche di autori esordienti. Tra i nostri libri qualcuno sarà più indisciplinato di altri, qualcuno più in forma o più indipendente e viaggia da solo; qualcuno è estroverso e loquace, altri si fanno pregare. Ma se li guardi bene, in qualche modo si somigliano tutti e capisci che abitano la stessa casa. Exòrma è così, credo. I nostri libri sono un po’ così: il saggio si fa prestare la giacca buona dalla narrativa, la critica d’arte chiacchiera con il racconto, la letteratura di viaggio invita l’inchiesta a cena e tutti si divertono un sacco.

strage_congiuntiviCi puoi anticipare qualche novità?
Ve ne anticipo una da non perdere nella collana di narrativa. È uno strano romanzo scritto magistralmente: La strage dei congiuntivi di Massimo Roscia. Un intruglio magico e paradossale di erudizione e divertimento sulla deriva e in difesa della Lingua maltrattata e defraudata, nascosto appena dietro un sottile velo noir. L’altra news è che nei prossimi giorni avviamo una campagna di crowfunding per sostenere l’edizione del lavoro di una giovane studiosa italiana, Luce Lacquaniti. Un’interessante e attualissima finestra sul valore sociale, politico e artistico della street art tunisina, dalla Primavera araba ad agosto 2014. L’edizione cartacea sarà correlata a contenuti video che distribuiremo in rete; sarà aperto un blog e ci auguriamo di riuscire ad alimentare un fitto traffico e un utile scambio di contenuti.

Fiere del libro: sono un utile strumento per conoscere e farsi conoscere, un’onerosa perdita di tempo o semplicemente appuntamenti a cui non si può mancare?
Molti dei festival e delle fiere proposti durante tutto il corso dell’anno sono ottime occasioni per i libri e per gli editori. È sempre molto faticoso e oneroso partecipare; dobbiamo sempre valutare bene su quale situazione investire. Ma sono situazioni in cui si conquistano lettori: i libri vanno raccontati da chi li fa. Dal 25 al 28 settembre, oltre a supportare il nostro Festival della Letteratura di Viaggio a Roma, siamo presenti al BUK Catania e al SabirFest a Messina dove presentiamo il libro fresco di stampa Egitto. Democrazia militare di Giuseppe Acconcia.

Orfeo Pagnani e Marco Guerra di Pagina 348

Orfeo Pagnani e Marco Guerra di Pagina 348

Qual è la tua libreria ideale?
Una libreria con più libri e meno gadget. Un luogo dove sia possibile incontrare un libraio che conosce i libri che vende e che ha voglia di ascoltare, di consigliare il lettore, di suggerire un titolo. Ce ne sono sempre meno, ma ci sono: le librerie indipendenti hanno vita difficile. Vorrei una libreria senza lo sbarramento delle cataste di libri dei grandi editori scontati al 30%. Una libreria garante della bibliodiversità che promuova gli editori indipendenti di qualità e renda disponibili i libri che il lettore vorrebbe leggere. Non solo gli editori ma anche i librai devono fare uno sforzo di immaginazione per reinventarsi e rispondere al mutamento senza stravolgere il senso del proprio lavoro.

Che cosa c’è da leggere in questo momento sul tuo comodino?
Intendi oltre al metro cubo di inediti? Allora: La preistoria acustica della poesia di Brunella Antomarini (Aragno), Critica della vittima di Daniele Giglioli (Nottetempo), Er Ciuanghezzù di Paolo Morelli (Nottetempo), I film da vedere a vent’anni di Goffredo Fofi e Gianni Volpi (Edizioni dell’Asino).

Raccontare il mondo attraverso il viaggio (3) – India

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Da oggi fino al 28 settembre è in programma a Roma la settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio.

Il nostro viaggio letterario prosegue. Dopo Africa e Cina, arriviamo in India con un breve estratto da L’odore dell’India (Guanda, 1990) che Pier Paolo Pasolini scrisse nel 1961 dopo il suo primo viaggio nel sub-continente indiano.

 «Benares. Niente di nuovo: le vie del centro sono grandi vie di mercati, coi negozietti affastellati sotto le case sbilenche con le logge di legno, e la solita folla affamata, sporca e svestita. Naturalmente, le vacche. […] L’aria è fredda, come da noi nelle notti primaverili umide. Uno sgradevole senso di gelo si appiccica a tutto il corpo, e dà alle cose, già cupe, nuova cupezza: tutto si dilata e risuona con più disperato rigore.
Infiliamo una strada circondata da muretti, abitacoli, recinti, forse pareti di magazzini, che si fa sempre più stretta e scura.
È gremita di poveri essere seminudi, nella solita sordida danza dell’andare e venire: ne siamo circondati e pressati da tutte le pasolini-lodoredellindiaparti. Sul selciato luccicante di chissà che atroci umori, sono distese file di corpi: è tardi, e molti dormono ormai, lì per terra, ai margini della strada. Ognuno al suo posto, dove la sera si accuccia; spesso sono intere famiglie avvolte negli stessi stracci. Sono lebbrosi, ciechi per tracoma, affetti dal morbo di Cochin che dilata mostruosamente le membra: tutti pazienti di fronte al male, e smaniosi di fronte alle necessità immediate. Poi la strada discende, e sbocca sulla riva, tutta selciata, coi lastroni anch’essi fetidamente lucidi; una foresta di tristi ombrelloni e di panche, riempite di fedeli che si apprestano a passare lì la notte, e un ammasso informe di imbarcazioni che si intravedono appena: dietro, il cieco luccichio del Gange. […] Scendiamo dalla barca traballante, e tra le chiglie di altre barche, ci inerpichiamo tra la polvere e i calcinacci, lungo un muraglione che pare sopravvissuto a un terremoto: raggiungiamo così lo spiazzo, sopra il muraglione lungo una sordida scalinata, dove due roghi stanno bruciando.
Intorno ai roghi vediamo accucciati molti indiani, coi loro soliti stracci. Nessuno piange, nessuno è triste, nessuno si dà da fare per attizzare il fuoco: tutti pare aspettino soltanto che il rogo finisca, senza impazienza, senza il minimo sentimento di dolore, o pena, o curiosità. Camminiamo tra loro, che, sempre così tranquilli, gentili e indifferenti, ci lasciano passare, fino accanto al rogo. Non si distingue nulla, solo del legname ben ordinato e legato, in mezzo a cui è stretto il morto: ma tutto è ardente, e le membra non si distinguono dai piccoli tronchi. Non c’è nessun odore, se non quello, delicato, del fuoco».

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Raccontare il mondo attraverso il viaggio (2) – Cina

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In occasione della settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, in programma a Roma dal 25 al 28 settembre, proponiamo un breve estratto di Cina e altri orienti di Giorgio Manganelli (Adelphi, 2013).

«L’uomo è un animale viaggiante; mi pare che codesta peculiarità sia più bizzarramente significativa, più specifica di molte altre, raramente nobili, qualità che l’animale uomo è in grado di sfoggiare…Vi sono uomini che viaggiano poco, o di rado, e per brevi tratti; altri che viaggiano ininterrottamente, anche solo per offrire dentifrici e raccontare storielle di provincia; molti viaggiano in enormi comitive, con cestini e bottiglie e bare e sporcano il mondo con cartacce unte e diamanti perduti. Altri amano il viaggio lungo, solitario, in luoghi improbabili, tra gente che parla lingue ignote e mangia cibi inquietanti. Ma viaggiare si deve, si vuole. È da supporre che viaggiare risponda ad un impulso oscuro e magico dell’uomo, qualcosa che egli non sa contrastare…

Cina_e_altri_orientiNessuno di noi è Ulisse, e neppure Sinibad, che non temette il volo dello sterminato uccello Rok, o Marco Polo, che attraversò le tenebre magiche dell’Asia, imparò il tartaro, e governò le idolatre e mirabili terre della Cina. Ma non crediamo al monito del Tao Te King, che voleva l’uomo felice e pacifico nel suo villaggio…Potremmo supporre che il viaggiatore sia un uomo né felice né pacifico; ma afflitto da una infelicità incanaglita, trista, che lo fa gregario rumoroso, o solitario vagabondo. Oggetti inconsueti muovono in noi subitanei sussulti di vita, e i luoghi ignoti tendono i nostri nervi; ammiriamo ruderi, ci mescoliamo alla folla rumorosa di bazar esotici, assistiamo ai riti di religioni che conoscevamo solo sui libri; mangiamo cibi che il nostro palato esplora con curiosità.

In due, tre settimane, speriamo di incontrare i nostri Lestrigoni, le Circi, attraversare nebbie magate, e solcare mari immalinconiti dal canto irresistibile e inutile delle Sirene. Esiste un’Itaca? Misuriamo insieme la profondità della nostra solitudine e l’altezza della nostra speranza. Vorremmo in pochi giorni quello che Ulisse conseguì in dieci anni di navigazione ostinata: diventare Nessuno».

 CINA

«Se qualcuno ha in mente una città taciturna e spaziosa, amplissima, popolosa e tuttavia quasi dovunque radamente abitata, nella quale le voci umane si perdono, costui certamente immagina Pechino; se qualcuno si figura una città geometrica, astratta, un quadrato attorno ad un quadrato con viali predisposti come itinerari per il vento, un vento severo e senza volto; una città di angoli retti, rare curve, una piazza di arcaica grandezza; percorsi che si fingono, per la coerenza delle linee, assai più lunghi di quanto non siano; una città appena sollevata sul suolo, da sembrare disegnata, un plastico, una coincidenza di città e mappa; costui, non v’è dubbio, sta sognando Pechino; se poi qualcuno scorge una città insieme proletaria e imperiale, umile e crimoniale, tale da accogliere i recenti riti degli Uguali e i segni degli antichi riti degli imperatori, ed anche oscuramente farli toccare, costui può trovarsi solo a Pechino. Roma è plebea e nobilesca, Parigi sa di alta borghesia e popolo folcloristico e rissoso, Londra è malinconica e impiegatizia. Ma Pechino non pare aver conosciuto condizioni intermedie tra quella imperiale, protrattasi per secoli, e questa di oggi, degli uomini vestiti di blu».

Pechino (Jason Lee, Reuters/Contrasto)

Pechino (Jason Lee, Reuters/Contrasto)

Raccontare il mondo attraverso il viaggio (1) – Africa

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In occasione della settima edizione del Festival della Letteratura di Viaggio, in programma a Roma dal 25 al 28 settembre, proponiamo un breve estratto di Ebano (traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, 2000), del giornalista e scrittore polacco Ryszard Kapuściński.

«Ho trascorso in Africa diversi anni. Vi andai per la prima volta nel 1957 e per i successivi quarant’anni approfittai di ogni occasione per tornarvi. Questo libro non parla dell’Africa, ma di alcune persone che vi abitano e che vi ho incontrato, del tempo che abbiamo trascorso insieme. L’Africa è un continente troppo grande per poterlo descrivere. È un oceano, un pianeta a sé stante, un cosmo vario e ricchissimo. È solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa. A parte la sua denominazione geografica, in realtà l’Africa non esiste».

ebanoDa Un inferno in via di raffreddamento

«Stavamo attraversando Monrovia. Dalle due parti della strada spuntavano i monconi neri, carbonizzati, di case distrutte. Qui se una casa crolla, tutto quel che ne resta, dai mattoni alle lamiere e alle travi superstiti, viene immediatamente divelto e portato via. La città pullula di migliaia di profughi fuggiti dalla boscaglia e senza un tetto sulla testa, in attesa che una granata o una bomba demoliscano una casa per buttarsi sul bottino. Con il materiale recuperato si faranno una capanna, un bugigattolo o anche semplicemente una tettoia per ripararsi da sole e pioggia».

«La Liberia è il mantenimento del sistema schiavista a opera degli schiavi stessi che, invece di eliminare un’ingiustizia, preferiscono conservarla, svilupparla e sfruttarla a proprio vantaggio».

«Da queste parti se qualcosa viene sfasciato, rotto, danneggiato, lo si abbandona così com’è. Strada facendo incontriamo pezzi di carrozzeria arrugginita conficcati in un tronco: appartengono a una macchina schiantata anni fa contro un albero e lasciata lì fino a oggi. Se un albero si abbatte sulla carreggiata, non lo si sposta: lo si aggira finché non si forma una nuova strada battuta».

 

Ryszard Kapuscinski

Ryszard Kapuscinski