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La levatrice – Chris Bohjalian

di Manuela Di Vito

La-levatrice-Chris-Bohjalian-ElliotUna madre che non c’è mai, che può sparire in qualsiasi momento della notte o del giorno e che non si sa quando ritornerà, una madre però così carismatica che la sua presenza, la sua “vocazione”, riempiono la casa e Connie, la figlia quattordicenne, non può fare a meno di amarla e di desiderare per sé un po’ di quel tempo che Sybil dedica alle madri e alle partorienti.
Siamo nei primi anni ‘80 in un paesino del Vermont dove l’estate dura un soffio e l’inverno è eterno. Sybil è figlia della cultura alternativa sessantottina: vestiti larghi dalle tasche giganti, gonnelloni lunghi fino ai piedi e camice fiorate. Viene da un passato di contestazione, tra collaborazioni con le Black Panters e manifestazioni contro la guerra in Vietnam, e ora fa la levatrice. Erede di una sapienza antica tutta femminile il suo compito è quello di seguire le madri che vogliono partorire in casa i loro figli, dall’inizio della gravidanza fino al parto compreso.
Le statistiche dicono che il parto in casa non è più pericoloso di quello in ospedale ma, certo, se le cose vanno male bisogna pur trovare un colpevole e allora, quando succede, la vita di Sybil e di conseguenza quella di tutta la sua famiglia, viene sconvolta.
È Connie a narrare la vicenda, Connie, che ha sempre avuto una ovvia ma esagerata cultura, in rapporto alla sua età, circa i rapporti sessuali, le gravidanze e i parti: «All’età di nove anni, raccontare alla signora McKenna e alla sua amica del passaggio di Norman Charbonneau attraverso il canale vaginale della madre per me era naturale quanto raccontare ai miei genitori che una verifica a scuola era andata bene». Connie segue, «attraverso il condotto del camino nel pavimento della mia camera», le conversazioni che i genitori tenevano a notte fonda con l’avvocato, assiste al processo, ascolta, vede e legge più di quanto a volte vorrebbe, ma non può farne a meno perché la sua vita si sta sgretolando a una velocità vertiginosa e lei deve assolutamente riuscire a dare un senso a ciò che le accade. Bohjalian innalza a vicenda di alto valore narrativo una vecchia polemica tra chi considera la gravidanza e il parto da un punto di vista esclusivamente medico, quasi una sorta di malattia, e chi invece li ritiene eventi naturali che andrebbero vissuti e trattati come tali.
Ma La levatrice non è solo un legal drama che narra di una guerra tra due modi di vedere la donna e il suo corpo, è anche un libro che viaggia con fluidità e maestria nell’infinito mondo dell’interiorità femminile, attraverso le parole di Connie ma anche quelle di Sybil. Le pagine del suo diario, che poi si scoprirà essere centrale in tutta la vicenda, aprono ogni capitolo e permettono di accedere a un mondo incredibilmente ricco fatto di forza e debolezza, sensibilità, dubbi, insicurezze e immenso amore.
E questo grazie alla capacità narrativa di Bohjalan che attraverso una scrittura fluida ed evocativa è riuscito a impossessarsi perfettamente di un mondo fatto di termini, eventi e sentimenti quasi esclusivamente femminili, con un’attenzione per il dettaglio non solo medico e legale, ma anche umano.
Ed è questa la cosa che in effetti lascia più piacevolmente perplessi, la più misteriosa e la più interessante di tutto il libro: il fatto che sia scritto da un uomo.

Qui le prime pagine del libro.

Nota sull’autore
Chris Bohjalian (1962) è di origini armene e vive nel Vermont con la moglie e la figlia. Ha scritto quindici romanzi, molti dei quali sono diventati best seller tradotti in venticinque lingue e trasposti al cinema. Le ragazze del castello di sabbia (Elliot 2013), dedicato al massacro degli armeni, è stato numero uno nella lista dei “New York Times best seller” e segnalato nell’Oprah’s Book Club.

Per approfondire
Leggi la recensione su D-La Repubblica

Chris Bohjalian
La levatrice
Traduzione di Elena Bollati
Elliot, 2014
pp. 320, € 18,50

IL COMODINO DEI SERPENTI – Il comodino di Manuela Di Vito (maggio 2014)

IL COMODINO DEI SERPENTI – Rubrica dedicata ai libri sul comodino

Il comodino di Manuela Di Vito

Ok, ho appena finito di leggere Ragazze di campagna di Edna O’Brien (trad. di Cosetta Cavallante, Elliot, 2013) e sbotto: quanto non mi piacciono i finali aperti! I non finali, quelle storie che sai dove cominciano ma non sai dove vanno a parare. Certo, è una dolcissima fotografia dell’adolescenza femminile e dell’Irlanda, dei luoghi che per altro ho visitato la scorsa estate: Wicklow, Galway, Dublino. Più che natura selvaggia campagna selvaggia e collinosa, come l’animo di due ragazze di quattordici anni, tra le cui pieghe, fossi boschetti cespugli sali e scendi,  si rintana sempre qualcosa, nascosto alla vista di chi le circonda. Un pensiero, un sentimento, un gesto, un cane, un uomo. Un uomo, non un ragazzo. Ma manca il finale!

Forse è per questo che, subito dopo, come niente attacco Il Pianeta di Standish di Sally Gardner (trad. di D. Vezzoli, Mondadori, 2013) ed ecco una storia a cui invece manca l’inizio. La fine c’è, qui, ed è proprio una fine coi fiocchi. È il Piccolo principe cresciuto che però trova di nuovo la stessa, tristissima strada per tornare a casa. Casa, che qui però non si chiama B 612 ma Pianeta Platone ed è il luogo dove si rifugiano i sogni di due ragazzi, Standish ed Hector. Sogni scappati da una Terra in cui è diventato impossibile esistere. Eppure nessuno ci dice bene cos’è successo, mai, nessuno ci spiega chi sono gli uomini con la giacca di pelle e gli occhiali scuri né gli Afidi Verdi, nessuno ci fa mai incontrare un Ostruzionista o ci parla di una guerra in particolare. Tutto si risolve nel giro di poche settimane e quello che riusciamo a vedere è solo ciò che vede, ricorda e pensa Standish Traedwell. Quello che fa. Racconto distopico, appassionante cifra stilistica. La voce del protagonista è chiara e distinta e riesce a portarti con lui. Tu che non sai niente ma conosci solo Standish e non riesci a mollarlo, gli stai incollato, fino alla fine.

Ora ho capito che ci sono le storie che sono storie, che hanno un inizio e una fine, le storie fatte di tempo, sequenze, accadimenti, persone, quelle che magari hanno pure una morale, e poi ci sono altre storie. Queste ultime non sono fatti ma nomi. I loro confini non sono segnati da quella materia sfuggente che è il tempo ma da carne e sangue e soprattutto pelle, e queste cose, per quanto materiali, sono infinite.
Dopo aver navigato per mari nuovi è bene però, tornare ogni tanto presso lidi conosciuti. Tu che mi consigli Jane, di leggere stasera? A rispondere non è lei direttamente ma per sua vece Fanny: Di certo tieniti lontana da Lovers’ Vows, risponde con un certo turbamento nella voce e, se proprio, leggi Sir Walter Scott e sogna «molti scudi e laceri stendardi».
Cara, carissima Fanny, tu sei l’emblema stesso del conosciuto che si oppone al cambiamento, la stabilità che tiene testa ad ogni scossone che la modernità porta con sé, la tua non è passività ma forza, la tua immobilità è resistenza e Mansflied Park di Jane Austen (trad. di L. De Palma, BUR, 2002) è il regno che tu difendi con coraggio. Non sapevi che è inutile opporsi al cambiamento ed è un bene, poiché altrimenti non ci avresti insegnato che val la pena, per lo meno, sempre di provare a restare se stessi, anche in mezzo alle tempeste e alle guerre.

Infine, dopo non so quanto tempo, eccomi qui, a tornare su un classico che per me è nuovo, e ancora, pure, alla mia vecchia passione che sono i libri per ragazzi che, però, solo per ragazzi non sono mai. Sto finendo di leggere, ora, La collina dei conigli di Richard Adams (BUR 2013) e mi sono innamorata, che un coniglio di più non potrebbe, di quell’«aperta campagna coltivata» dell’Hampshire, fatta di «ampi soffici pascoli, in lieve pendio e divisi, non da siepi, ma da argini, non tanto alti, larghi come un viottolo e sui quali crescevano sambuchi, cornioli, evònimi», «praticelli colorati come arazzi, trapunti di centaura, di brunella e tormentilla». Sembra un poetico trattato di botanica, completo di odori che cambiano a ogni ora del giorno, e invece è un’avventura meravigliosamente narrata di animali che sembrano uomini – hanno una lingua, il lapino, usi e costumi, una mitologia – e ci fa ricordare che, tolto il pelo, sono gli uomini a non essere altro che animali, per fortuna e senza togliere niente a nessuno.

Qui gli altri comodini.

Il comodino di Manuela Di Vito

INDILIBR(A)I – Pagina 348 consiglia Il destino di Hartlepool Hall di Paul Torday

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Pagina 348
Viale Cesare Pavese, 348  (Eur-Ferratella) – Roma
tel. 06-5013604

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«Ho sempre letto molto: ho studiato letteratura inglese a Oxford e questo mi ha dato un interesse per i libri e, all’epoca, avevo anche scritto un poco. Poi ho preso la strada dell’industria – quando sei o sette anni fa ho venduto la mia azienda, mi sono ritrovato per metà in pensione. Volevo fare qualcosa di completamente diverso e ho pensato che mi avrebbe interessato ritornare a scrivere. Ho scritto due pessimi libri, ma sono stati come una specie di esercizio per me.
Poi ho scritto Pesca al salmone nello Yemen e, con mia grande sorpresa, mi è stato offerto un contratto per altri due libri. Ho scritto L’irresistibile eredità di Wilberforce nel 2006 ed è stato pubblicato lo scorso anno. Nel frattempo ho scritto altri due libri: mi diverto, mi piace questa mia seconda carriera, mi ringiovanisce di dieci anni».

Da un’intervista a Paul Torday nel 2009. Lo scrittore è morto il 18 dicembre 2013. Aveva sessantasette anni.

Marco Guerra consiglia per il mese di febbraio Il destino di Hartlepool Hall di Paul Torday (Elliot).

Una supervilla di campagna in rovina e un uomo nel fiore degli anni incrociano in questo bel romanzo di Paul Torday i loro destini.
La supervilla (con annessi terreni, lago, servitù e tenuta di caccia) appartiene da due secoli alla famiglia Hartlepool, una famiglia ormai in disgrazia di cui Ed Hartlepool, lo sfaccendato protagonista del romanzo, è l’ultimo discendente maschio. Un discendente che non vuole e non sa lavorare e che è appena tornato dall’estero dove ha vissuto anni su consiglio degli avvocati per sfuggire al fisco. Nel quadro di una rovina economica che simboleggia un cambio di epoca presto busseranno alla porta i creditori e troveranno spazio i ricordi e i retroscena legati alla storia della famiglia Hartlepool.

Paul Torday aveva esordito a cinquantanove anni con il best seller internazionale Pesca al salmone nello Yemen, da cui è stato tratto nel 2012 il film Il pescatore di sogni con Ewan McGregor ed Emily Blunt. Prima era stato un uomo d’affari di successo. Elliot ha pubblicato quasi tutti i suoi romanzi.

Noi abbiamo letto Vita avventurosa di Charlie Summers.

Il destino di Hartlepool Hall
Paul Torday
traduzione di Luca Fusari
Elliot, 2012
pp. 247, € 18,50

INDILIBR(A)I – Marcovaldo: il libro consigliato a luglio

INDILIBR(A)IRubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Marcovaldo
Via Cairano 22  (Prenestino) – Roma
tel./fax 0664800213
e-mail info@libreriamarcovaldo.it
www.libreriamarcovaldo.it
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Il libro che vi consigliamo per il mese di luglio è L’isola della sacerdotessa dell’amore di Christopher Moore (Elliot), scritto nel 1997 e fino a oggi inedito in Italia.

L'isola della sacerdotessa dell'amoreC’è da morire dal ridere, con un personaggio come Tucker Case. Un imbranato pilota che, a causa della sua (diciamo…) ipersensibilità al fascino femminile distrugge l’aereo che guida perde il posto di lavoro e salva per miracolo, ma con danni assai dolorosi, il proprio (diciamo…) apparato riproduttore. Così, l’unica speranza di tornare a lavorare è quella di accettare un’equivoca proposta di un medico che vive in una minuscola isola della Micronesia. Qui Tuck si troverà ad avere a che fare con una delirante carrellata di personaggi assurdi.

Christopher Moore Nato a Toledo in Ohio, vive a San Francisco. È autore di dodici romanzi, molti dei quali sono best seller negli Stati Uniti, in Inghilterra, Francia, Germania e Giappone. In Italia sono usciti Un lavoro sporco, Il Vangelo secondo Biff, Suck!, Fool, Sesso e lucertole a Melancholy Cove e Demoni. Istruzioni per l’uso, tutti pubblicati da Elliot . Ha vinto numerosi premi tra cui il prestigioso Quill Award per due volte consecutive. Il suo sito internet è www.chrismoore.com

L’isola della sacerdotessa dell’amore – Christopher Moore
Traduzione di Luca Fusari

Elliot Edizioni, 2013
pagg. 312,  € 18,50

Tra i consigli di  Marcovaldo c’è anche il libro di esordio di Viola Di Grado Settanta acrilico, trenta lana  (edizioni e/o), candidato al Premio Strega 2011 e vincitore del Premio Campiello Opera Prima. Qui la nostra recensione.

Settanta acrilico, trenta lana – Viola Di Grado
e/o, 2011
pp. 189, € 18,00

Lady Butterfly. Diario di una cacciatrice di farfalle – Margaret Fountaine

Recensione di Anna Castellari

Del diario ha tutte le caratteristiche, questo delizioso libro edito Elliot. Con un linguaggio fresco, spontaneo, senza troppi giri di parole e per nulla artefatto, Margaret Fountaine restituisce a se stessa – ma oggi ai lettori – le proprie sensazioni e le avventure vissute dall’adolescenza alla vecchiaia.
È difficile per me stilare una recensione nel senso classico del termine. Proprio perché Margaret scrive più per dovere di cronaca, per catalogare i risultati della propria passione – la caccia alle farfalle, appunto – è difficile dare un giudizio stilistico. Ma sicuramente, un punto di forza della narrazione è proprio questa spontaneità, la chiarezza nell’esposizione, la sincerità (essendo un diario, Fountaine tende a non peccare di ipocrisia, rischio alquanto elevato qualora l’intenzione fosse stata la scrittura di un romanzo autobiografico).
Ed essendo un diario, anche se riscritto dalla minuta alla bella copia, non si pecca di “anticipazioni”: non si dà cioè al lettore la sensazione di sapere già che cosa succederà “dopo”, anche se quel dopo, nel corso della seconda stesura, è già arrivato. Al massimo, si danno elementi per far intuire il seguito: per esempio, quando la protagonista anticipa che l’amore della sua vita – una guida incontrata in Medio Oriente – si sarebbe rivelato un “bugiardo”.
Non mancano note di sorprendente acutezza sulla realtà circostante: «Rachel e io imparammo ad andare in bicicletta, un grazioso sport ora praticato dal più gentile dei due sessi, e a ogni età; in taluni casi anche da persone claudicanti o invalide. Ben presto afferrai lo spirito della cosa (si deve sempre afferrare in qualche modo lo spirito dei tempi, non so bene perché)».
Margaret comincia a girare per l’Europa giovanissima, a seguito di una delusione amorosa. Forse per lo spirito libero che la sua condizione fa emergere, attrae stuoli di uomini, pronti a farsi in quattro per aiutarla. E pian piano assistiamo a un’evoluzione del personaggio alquanto originale, soprattutto considerando l’epoca in cui è vissuta la Fountaine: da bigotta suddita dell’Inghilterra vittoriana, Margaret diventa un’emancipata eroina dell’entomologia e della caccia alle farfalle, conosciuta in tutto il mondo. Pur continuando a usufruire dei privilegi della propria classe sociale, infatti, Margaret decide di vivere una vita non comoda né agiata, viaggiando per moltissimi paesi, spingendosi man mano più lontano dalla madrepatria, non sposandosi mai – nonostante le proposte non manchino – un po’ perché il matrimonio poco si addiceva alle sue abitudini, un po’ perché fatica a trovare qualcuno della sua classe sociale disposto a condurre quel tipo di vita.
Il diario ricorda, talvolta, il romanzo Piccole donne – tratto anch’esso da memorie d’infanzia, giovinezza ed età adulta – per quella costante ricerca di libertà e di emancipazione che si respira in entrambi i libri. A onor del vero le differenze ci sono, non solo per le ambientazioni – gli Stati Uniti nel romanzo di Alcott, l’Inghilterra qui – ma anche per il viaggio, reale e spirituale, che Margaret e Jo March compiono. Se la protagonista del romanzo di Alcott si limita all’Europa, e a un viaggiare più intellettuale, da scrittrice, per poi “mettere la testa a posto” e sposarsi, Fountaine si spinge oltre: e con l’aiuto della sua fedele guida che è pure il suo amore, va in Africa, in Asia, in America.
Di tanto in tanto Lady Butterfly rincontra i suoi familiari, con i quali non sempre si trova in grande sintonia, come nel caso del burrascoso rapporto con la madre, mentre altre volte, come con lo zio, sente maggiore affinità. Ma quello che emerge, comunque, è uno spirito libero, al di sopra delle convenzioni, stato che raggiunge a costo di vivere in completa (o quasi completa) solitudine.
L’evoluzione del personaggio ricopre gli anni di giovinezza, età adulta e vecchiaia, quando si legge – questa volta dalla ricostruzione storica della sua vita – di una donna decisa, che porta nel volto e nei propri racconti i segni di una vita vissuta anche in modo spericolato, pur di raggiungere i suoi obiettivi entomologici, e di viaggiare per conoscere il mondo e le cose. Come una moderna Ulisse al femminile, infatti, anche per Fountaine la vita è una continua scoperta, quasi un monito alla curiosità per le generazioni successive.

Nota sull’autrice
Margaret Fountaine è nata a Norwich, in Inghilterra, nel 1862. Prima figlia di un Reverendo, passò l’infanzia e l’adolescenza nel suo Paese, per poi cominciare a viaggiare da giovane, spinta dalla passione per le farfalle e il collezionismo. Viaggiò in settanta paesi, collezionando oltre ventiduemila specie di farfalle, oggi conservate al Norwich Castle Museum. Morì a Trinidad nel 1940.

Lady Butterfly. Diario di una cacciatrice di farfalle – Margaret Fountaine
Elliot, 2012
pp. 254, 16,50 euro

Lampi - Elliot Edizioni

Elliot Edizioni lancia la nuova collana LAMPI

Dopo Isbn (che ha lanciato i Vinili), Ponte alle Grazie (collana Scrittori), Castelvecchi (etcetera), anche Elliot Edizioni lancia sul mercato librario una nuova collana di testi brevi, libri di piccolo formato a prezzi contenuti.

La collana si chiama Lampi e propone testi brevi di grandi autori, racconti, riflessioni, meditazioni, opere sia di narrativa sia di saggistica.

I primi tre titoli, già disponibili in libreria, sono:

La sinfonia di Parigi e altri racconti di Irène Némirovsky, tre racconti inediti nei quali la scrittrice sperimenta nuove forme di scrittura ispirate al linguaggio cinematografico;

Manuale per l’uso del lupo di Emanuele Trevi, una meditazione sul senso della critica letteraria e sulla necessità della ricerca di un lessico in grado di esprimere la passione per l’arte, la musica, la letteratura;

Marlene Dietrich. Un ritratto di Franz Hessel, uno dei primi scritti dedicati alla grande attrice, qui vista attraverso gli occhi di un suo amico e ammiratore.

Lampi - Elliot Edizioni

 

I prossimi titoli previsti sono:

Vermeer. Pazienza e sogno di luce  di Sylvie Germain
Alla casa del gatto che gioca a palla di Honoré de Balzac
Grande enciclopedia del quasi niente di Pascal Ory
In Italia di Manlio Cancogni
Io e me di Gianni Miraglia
Benares di Chantal Maillard