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La lezione di Bernard Friot: ascoltare i bambini

SCARABOCCHI – La rubrica dedicata alla letteratura per bambini e ragazzi 

di Rossella Gaudenzi

«Paolo, Jan, Kurt, Juri, Jimmy, Ciù e Pablo erano sette, ma erano sempre lo stesso bambino che aveva otto anni, sapeva già leggere e scrivere e andava in bicicletta senza appoggiare le mani sul manubrio.
Paolo era bruno, Jan biondo, e Kurt castano, ma erano lo stesso bambino. Juri aveva la pelle bianca, Ciù la pelle gialla, ma erano lo stesso bambino.
Pablo andava al cinema in spagnolo e Jimmy in inglese, ma erano lo stesso bambino, e ridevano nella stessa lingua».
Gianni Rodari, Uno e sette, in Favole al telefono

Quasi un incontro tra pari quello avvenuto alla Biblioteca Centrale Ragazzi, a Roma lo scorso 5 ottobre, tra Bernard Friot, il celebre scrittore e insegnante francese, e gli alunni di una terza primaria della Scuola elementare Grottarossa.
Bernard Friot, per l’appunto noto come il Gianni Rodari francese, è uno degli autori di Sette e uno. Sette bambini, otto storie, la recente pubblicazione di Einaudi Ragazzi illustrata da Mariachiara Di Giorgio e curata da David Tolin, che nel 2010 ha fondato la libreria specializzata per ragazzi Pel di Carota a Padova.

«Per questo libro  – si legge nella sua introduzione – quello che avete in mano in questo momento, è stata scelta la favola più intensa e civica della raccolta, Sette e uno, per parlare d’infanzia oggi, per provare a raccontare il nostro contemporaneo, a cinquantacinque anni dall’originale, per costruire una nuova geografia umana o solamente per continuare a “giocare” con le parole di Rodari, le sue idee, la sua forza».

David Tolin ha raccontato ai giovanissimi ascoltatori che l’idea è nata «dalla voglia di giocare con le parole alla maniera di Gianni Rodari. Dal libro Favole al telefono ho scelto Uno e sette che inizia così: “Ho conosciuto un bambino che era sette bambini”. Idea semplice, perché mi sono chiesto se ci fosse qualcuno che volesse raccontare la storia di tutti i bambini contenuti nella favola: Paolo, Jean, Kurt, Juri, Jimmy, Ciù, Pablo. Sono andato a un’importante fiera del libro per ragazzi, il Bologna Book Children’s Fair, ho bussato alla porta della casa editrice Einaudi, ho proposto il progetto e dopo poco mi è stato risposto che sì, si poteva fare. E così ho chiesto a sette famosi scrittori per ragazzi di scrivere una storia. Loro sono Beatrice Masini, Bernard Friot, Ulrich Hub, Daria Willemstad, Dana Alison Levy, Yu Liqiong e Jorge Lujàn».

Bernard Friot, dopo aver letto Un et sept nella sua lingua, il francese, fa da calamita per tutti i presenti, piccoli e grandi lettori e in un italiano dolce e musicale si racconta, incalzato delle domande vivaci dei bambini.
Racconta degli inizi, del suo mestiere di insegnante di liceo in un plesso che comprendeva una Scuola Primaria e proprio lì, tra i banchi degli alunni più piccoli, è iniziato uno scambio proficuo. «Mi mettevo in fondo alla classe ed era lì che i bambini venivano a raccontarmi le loro storie che io trascrivevo puntualmente, facendo loro quasi da segretario. Poi, poco a poco, ho iniziato a rispondere con le mie storie alle loro storie; ogni tanto regalavo un racconto a un bambino. Non ero ancora uno scrittore; mi è stato suggerito di inviare i miei racconti a una casa editrice. È così che sono diventato scrittore, senza volerlo. Perché la vita è davvero sempre piena di sorprese e di possibilità».

Il suo primo libro è Histories pressées, pubblicato nel 1988 e tradotto in italiano con Il mio mondo a testa in giù (Il Castoro, 2008) cui è seguito Altre storie a testa in giù (Il Castoro, 2014).
Impossibile per lui citare un libro preferito. «Quanti libri non ho ancora letto? Sono tanti i libri che ho amato, legati a momenti diversi della mia vita. Ho molto amato i libri di Rodari Favole al telefono e Le avventure di Cipollino. Come si fa a non amare la storia di una cipolla? La lettura è esattamente il momento della vita in cui leggi un determinato libro, con tutte le sensazioni che comporta».
Si rammarica di non aver conosciuto Gianni Rodari. Quando morì nel 1980 Friot non aveva ancora letto le sue opere, che ha scoperto solo due anni dopo. «Cinque anni fa – ricorda lo scrittore – sono andato a visitare la casa di Rodari a Roma, ho ammirato la sua scrivania, il luogo della creazione dei suoi libri, e ho vissuto un momento molto emozionante».

Una bambina, che secondo la maestra è fissata con l’età, gli chiede quanti anni ha. «Sette volte sette più dieci più nove», risponde Friot. Ma il calcolo è sbagliato, perché un tentativo dopo l’altro, arriviamo a capire che Bernard Friot ha sessantasei anni.

«Dove vivi? In Francia. Dov’è la Francia? A Parigi» suggerisce qualcuno. «Ma no, è Parigi che si trova in Francia» corregge prontamente qualcun altro.

«Quanti libri hai scritto?», incalzano i bambini. «In Francia si è soliti dire: quand on aime on ne compte pas, ossia quando si ama non si conta – risponde Friot – Non lo so, perché ogni libro è il riassunto di tanti incontri: il libro l’ho incontrato prima, durante e dopo la scrittura del libro stesso».

«Qual è il tuo ultimo libro?»
«Il mio ultimo libro non è ancora uscito in Italia, sarà edito da Lapis e, sulla scia di Dieci lezioni sulla poesia, l’amore e la vita (Lapis 2016) avrà il titolo Dieci lezioni sulla cucina, l’amore e le vita. Il tema culinario sarà quindi dominante. Il testo è scritto, ora sono all’opera traduttrice, grafico e tutte le altre figure che realizzano quei bellissimi oggetti che sono i libri».

«Scrivi libri con altri scrittori?».
«Non direttamente. Posso affermare che quando scrivo ho in testa tutte le storie che ho letto; di sicuro l’ispirazione mi arriva da Rodari così come nei miei libri sono presenti altri scrittori e storie, ma finora non ho mai scritto un libro a quattro mani, insieme a un altro autore. Non ho un metodo di scrittura strutturato, potrei dire che buona parte della mia scrittura è affidata all’improvvisazione: oggi scrivo tre pagine, domani nulla, la storia deve arrivare a me, quindi, ad esempio, esco a passeggiare. Non posso certo considerarmi uno scrittore disciplinato».

Poi, con i bambini, accade quel che Bernard Friot ha anticipato all’inizio dell’incontro: si dà loro modo di giocare con le parole e iniziano a dare sfogo alla fantasia, creare e inventare l’incipit di storie. Partendo da una struttura in cui sono gli oggetti a raccontarsi, i bambini iniziano con: Un giorno un… mi ha detto. Un giorno un martello mi ha detto… L’oggetto-soggetto cambia vorticosamente. Una panchina davanti alla scuola. Un collare per cani. Una televisione. Un’auto sportiva. Un libro di storia. E così via.

È questa la grande lezione di Bernard Friot: occorre ascoltare i bambini, quel che i bambini hanno da dire e da raccontare. E sicuramente il bambino che è dentro di noi si risveglierà.

Bernard Friot, nato a Saint-Piat nel 1951, è uno dei più originali e amati scrittori per ragazzi. Prima di approdare alla scrittura ha insegnato in una scuola di Lile e poi per quattro anni è stato responsabile del “Bureau du livre de jeunesse” a Francoforte. Da allora si dedica alla traduzione dal tedesco di fiabe e novelle ritenendo che questa attività abbia la medesima nobiltà e creatività della scrittura d’invenzione. Stando a stretto contatto con i bambini ha avuto la possibilità di studiarne la grande creatività anticonvenzionale nell’inventare storie, che è diventato il suo modello stilistico. Friot infatti si autodefinisce uno “scrittore pubblico”, in virtù della necessità che ha di fare spesso incontri con il suo pubblico di giovani lettori per ricaricarsi di emozioni. In Italia i suoi libri hanno molto favore da parte di ciritica e pubblico: il suo primo libro di racconti Il mio mondo a testa in giù ha vinto il Premio Andersen 2009 come migliore libro 9/12 anni. Vive e lavora a Besançon in Francia.

La Biblioteca Centrale Ragazzi (via San Paolo alla Regola 15) è dedicata esclusivamente alla letteratura per ragazzi. Custodisce circa 30mila testi tra favole, fiabe, fumetti e libri illustrati per bambini, testi di educazione alla lettura e alla multiculturalità, una raccolta storica dagli anni ’80 di letteratura giovanile e dei periodici di letteratura per ragazzi.