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Foto: Simon Cocks

I consigli per l’estate dei Serpenti (3):
I racconti di San Francisco

di Elena Refraschini

raccontidisfI racconti di San Francisco, Armistead Maupin (trad.  di V. Guani, E. Humouda), BUR, 2004.

I racconti di San Francisco è il primo romanzo di una serie che, in lingua originale, è composta da nove titoli, pubblicati negli Stati Uniti da Harper Collins.
Stavo girovagando nella bella Libreria del Corso a Milano in questi giorni di caldo afoso, quando ho scoperto questa bella nuova edizione di uno dei miei libri preferiti; lo ammetto: custodisco gelosamente tutte le mie copie originali, comprate in diverse librerie indipendenti o mercatini dell’usato negli Stati Uniti. Non ero quindi aggiornata sull’edizione italiana, che mi ha sorpresa con una bella copertina raffigurante il Golden Gate (che no, non è dorato).
Questa serie è uno degli esempi più riusciti di comfort reading: È qualcosa a cui torno ciclicamente, almeno una volta all’anno, e non mi annoia mai. Nonostante ormai conosca a memoria personaggi e situazioni, rimango sempre stupita dalla capacità di Maupin di far vivere le parole sulla pagina, di far sì che il lettore si senta proprio lì, insieme a Mary Ann, Mouse, Mona, ma soprattutto insieme ad Anna Madrigal, uno dei personaggi più amati della letteratura popolare americana e portata sul piccolo schermo da un’impeccabile Olympia Dukakis nel 1993.
Un’abilità tecnica nell’inanellare dialoghi vivaci, lievi ma allo stesso tempo mordaci, unita a un evidente affetto nel dipingere lo scenario della San Francisco negli anni Settanta, post-età dell’amore, rendono questa una lettura piacevole ma mai banale.
Nella versione originale della serie conosciamo i personaggi quando sono poco più che ventenni, alle prese con i primi lavori e le prime delusioni amorose, alla ricerca del proprio posto nel mondo; alla fine li ritroviamo ai giorni nostri ormai sessantenni (Anna Madrigal, la “madre” di tutti loro, ha 92 anni quando partecipa, celebrata e amata da tutti i presenti, al Burning Man), con alle spalle malattie, matrimoni, figli.
Riuniti in una San Francisco stravolta dalla rivoluzione dell’industria tech, vittima di una dilagante gentrificazione, che però non le ha ancora fatto perdere quello spirito da ultimo avamposto, da fine dell’arcobaleno, da “no more land!”, come urlava Neal Cassidy quando, insieme a Jack Kerouac, raggiunse la City by the Bay.