Recensione di Emanuela D’Alessio
Una dolente, appassionata e tragica storia d’amore, una storia vera con il sapore della fantasia, una rivisitazione inconsueta della vita di personaggi come Victor Hugo, sua moglie Adèle e il poeta Charles Sainte-Beuve. Una realtà già romanzesca è resa straordinaria dalla scrittura fluida, intensa e delicata di Helen Humphreys.
In una Parigi ottocentesca, attraversata da fremiti rivoluzionari e dal colera, ci imbattiamo in un giovane Victor Hugo ancora alla ricerca di celebrità, egocentrico e tirannico in famiglia, ma al contempo fragile e desideroso di compiacere la comunità letteraria dell’epoca. Adèle, bella e insoddisfatta, madre di quattro figli, ha perduto qualsiasi traccia dell’antica passione che l’aveva gettata tra le braccia del marito che ora le appare solo arido, egoista e distratto. Charles Sainte-Beuve è un giornalista, poeta, erudito, critico letterario e romanziere di insuccesso, affascinato da Hugo di cui vuole e riesce a conquistare la stima e l’amicizia. Sainte-Beuve è un uomo brutto, rimasto orfano di padre alla nascita e cresciuto con la madre anziana e burbera, condannato alla solitudine amorosa da una anomalia fisica, un uomo inespresso che coltiva la sua passione per la letteratura con pervicacia e per questo verrà accusato da Hugo di volerlo imitare, di voler essere come lui. «Solo che io non voglio essere lui. In questo si sbaglia. Io voglio essere meglio di lui. Voglio amare sua moglie con più rispetto, reverenza e tenerezza. Voglio offrirmi alle parole, non cercare di piegarle al mio volere. Voglio essere grato per il mio posto nel mondo, non vivere il successo come un diritto di nascita». Con Adèle tutto si trasforma, la passione prende il sopravvento e come quasi sempre accade, tutto finisce per essere travolto e sconvolto tragicamente.
La premessa potrebbe impensierire e preannunciare il melodramma, ma già dall’incipit si resta stupefatti e attratti. «A quanto pare sto di nuovo per morire», è Sainte-Beuve che esordisce ricordando il duello e l’arma con cui si era presentato, non una pistola ma «l’ombrello verde con il manico giallo».
«Siamo scrittori. Siamo fatti per brandire la penna, non la pistola. Mi pento di averlo insultato. Pierre ovviamente si pente di avermi sfidato. Potrei fargli le mie scuse, potremmo dividerci una carrozza per tornare in città e riprendere il nostro lavoro di giornalisti. Ma le parole non sono facili da accantonare. Prendono una forma particolare nella bocca, come anche nell’aria».
Con originale e intrigante scelta stilistica, la Humphreys costruisce un romanzo polifonico, lasciando ai protagonisti l’onere della narrazione. Attraverso la voce di Charles, alternata a quella di Adèle, e della figlia più piccola Dedè (anche lei si chiama Adèle) ci vengono svelati con delicata risolutezza i segreti insospettabili di una relazione amorosa, di una passione che sfugge al controllo della ragione deflagrando inesorabile. Nel susseguirsi degli eventi scopriamo i pensieri, gli spasimi, i sussulti e le lucide considerazioni di un uomo e di una donna che si amano liberamente pur nella prigionia di un amore proibito e trafugato. «È impossibile vedere l’amore quando si avvicina, ma è evidente quando giunge a destinazione».
Un romanzo storico (la Humphreys ha attinto alla biografia di Sainte-Beuve e per quanto possibile ha ricalcato gli avvenimenti realmente accaduti) che lascia spazio all’immaginazione, La verità, soltanto la verità, ripropone i grandi temi della solitudine, del dolore, della perdita e dell’irresolutezza dell’amore, ma sembra porre anche una domanda. La verità, prova a chiedersi la scrittrice attraverso le riflessioni e le intense conversazioni di Charles e Adèle, è indispensabile o soltanto strumento crudele di devastazione dei sentimenti e della felicità? La letteratura porta alla verità o è la sua estrema negazione? Nessuno dei protagonisti ha trovato una risposta ma tutti vengono sopraffatti: per loro la verità si è rivelata fatale.
Nota sull’autore
Helen Humphreys è nata a Londra cinquant’anni fa e attualmente vive in Canada, vicino Kingston. Del Canada ama lo spazio. «In Canada non c’è molta gente e ci sono distese di terra sconfinate. Si può ancora andare in posti dove l’uomo non ha mai messo piede ed essere completamente soli. Questo per me non ha prezzo». Scrittrice e poetessa di successo, ha pubblicato raccolte di poesie e diversi romanzi, vincendo premi prestigiosi, l’ultimo nel 2009, l’Harbourfront Festival Price. Di Helen Humphreys Playground ha già pubblicato Cani selvaggi (2007), Il giardino perduto (2009) e Coventry (2010).
Il sito della scrittrice è: http://www.hhumphreys.com/index.html
Per approfondire:
leggi l’intervista a Helen Humphreys su Io Donna
leggi la recensione su Repubblica
Doppia recensione: leggi la recensione di Chiara Rea
Helen Humphreys La verità, soltanto la verità
traduzione di Carlotta Scarlata
Playground, 2011
pp. 238, euro 16