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Un libro si pubblica. La parola al redattore Massimiliano Borelli

COSA SI FA CON UN LIBRO? Seconda edizione Roma 

COSA SI FA CON UN LIBRO? prima edizione Roma

di Emanuela D’Alessio e Rossella Gaudenzi

Di che cosa hanno bisogno i librai indipendenti in Italia? Serve o non serve la legge Levi? Perché non decolla un forte associazionismo di categoria?
Anche il terzo appuntamento di Cosa si fa con un libro? con il redattore de L’orma editore Massimiliano Borelli, il 12 marzo nella libreria romana Risvolti, è stato avviato con uno sguardo alle librerie indipendenti.

Alessandro Fratini, che insieme a Barbara Facchini gestisce la libreria Risvolti, ha una visione chiara della situazione.
«La realtà delle librerie indipendenti è di fatto molto complessa, con esigenze e obiettivi spesso differenti se non divergenti. La legge Levi rappresenta un problema: il tetto del 15% di sconto, che può salire fino al 25%, non è compatibile con una libreria indipendente, ma la tendenza diffusa resta quella di chiedere comunque lo sconto. Noi cerchiamo un altro modo per fidelizzare i clienti e indurli a entrare in libreria. Abbiamo istituito tessere fedeltà, organizziamo eventi, presentazioni, attività per bambini; cerchiamo di rappresentare un punto di riferimento per il quartiere».
Diversità di esigenze e di interessi spiegano anche, ha proseguito Alessandro, il perché a Roma non si abbiano esempi efficaci di associazionismo tra i librai indipendenti. «Di tentativi ce ne sono stati molti, ma purtroppo tutti falliti. Chi fa il libraio indipendente dovrebbe capire da che parte stare ma, soprattutto, quali obiettivi perseguire».

Massimiliano Borelli, Emanuela D'Alessio, Alessandro Fratini

Massimiliano Borelli, Emanuela D’Alessio, Alessandro Fratini

Che cos’è L’orma editore
Al lieve pessimismo di Alessandro sul futuro prossimo delle librerie indipendenti si affianca l’entusiasmo e la passione di Massimiliano Borelli, letterato, saggista, professionista editoriale, redattore per L’orma editore.
«L’orma editore – ha spiegato – è una realtà medio-piccola per fatturato e vendite, con venti-venticinque titoli pubblicati ogni anno e un lavoro redazionale molto vivace. La si può definire una casa editrice di progetto, “portare in Italia ciò che si muove in Europa”, che ha avviato nel 2012 un discorso letterario e politico coerente. Gli editori Lorenzo Flabbi e Marco Federici Solari hanno concentrato interessi e scelte editoriali sulla letteratura moderna e contemporanea di Francia e Germania. Dalle suggestioni del quartiere berlinese Kreuzberg e di quello parigino Belleville nascono le collane Kreuzville, dedicata alla letteratura contemporanea, e Kreuzville Aleph, dalla prima lettera dell’alfabeto, per tornare alle radici della modernità fino all’Ottocento».

Che cosa fa un redattore editoriale
Il lavoro di redattore in casa editrice, che sia L’orma o qualsiasi altra, è complesso, minuzioso, prezioso. Richiede cura, esperienza e, soprattutto, una preparazione culturale elevata. Soltanto con questi elementi si riesce a garantire un prodotto di qualità.
«Si comincia, nel caso di libri stranieri, con la traduzione che in genere è affidata a collaboratori esterni. Da noi accade a volte che siano gli stessi editori (esperti traduttori dal tedesco e dal francese) a occuparsi della traduzione. Il redattore entra in gioco con la revisione, che consiste nella verifica puntuale del testo tradotto, alla ricerca della maggiore corrispondenza possibile con l’originale quanto a tono, registro, lunghezza, fedeltà di termini».

vds_4La correzione delle bozze
Fase essenziale nella lavorazione di un libro è la correzione delle bozze. Il ruolo di correttore, spesso svolto dallo stesso redattore, è frequentemente percepito come il più umile dei lavori editoriali. Invece è estremamente importante, perché se un libro arriva in libreria senza refusi (cosa che accade sempre più di rado) vuol dire che è stato svolto un lavoro di qualità.
«La correzione di bozze – continua Massimiliano – è il momento più lento nella lavorazione del libro.  Non è necessario comprendere il senso generale del testo bensì controllare grafia, punteggiatura, ortografia. Insomma, in fase di correzione di bozze non si scende in profondità, ma si resta in superficie, si legge senza leggere in realtà. Per garantire un buon lavoro di correzione, inoltre, non si dovrebbero superare le quaranta pagine al giorno. Sarebbe anche da evitare, se possibile, quell’ossessione per i refusi che ce li fa scovare ovunque, mentre camminiamo per strada, osserviamo un cartellone pubblicitario o un’insegna».

Editor e redattore
Il lavoro del redattore è spesso confuso con quello dell’editor e nelle piccole case editrici accade di frequente che venga svolto dalla stessa persona. In realtà si tratta di due mestieri distinti. Lo spiega bene Borelli, specificando che per i libri italiani l’editor è colui che sceglie i manoscritti e accompagna l’autore fino alla stesura definitiva. Per i libri in lingua straniera, invece, l’editor non interviene nel processo di stesura ma svolge un lavoro di contorno, si occupa dei testi di copertina, dei rapporti con gli agenti.
Un altro compito dell’editor è anche quello di redigere il breve testo per la quarta di copertina, risvolti o bandelle. La quarta di copertina ha un ruolo fondamentale nel fornire ai potenziali lettori le giuste motivazioni all’acquisto. «Accennare la trama, ricreare l’atmosfera e, come dire, spingere il pedale. Questo  è il fine di una buona bandella». Sembra facile, ma non lo è affatto.
«A L’orma – aggiunge Massimiliano – ci sono due redattori e due editori molto competenti che intervengono anche nelle fasi del lavoro redazionale. La lavorazione di un testo per arrivare alla pubblicazione ha una durata di otto-dieci mesi. In casi particolari (in occasione di centenari, ricorrenze, eventi) il lavoro si concentra in circa tre mesi».

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I Pacchetti
Tra le offerte editoriali de L’orma c’è l’originale e sfiziosa collana I Pacchetti di cui Massimiliano Borelli ha curato, in particolare, La mia arte sei tu di Luigi Pirandello, La vita non è facile. E allora? di Marie Curie e Colosseo. Due o tre cose che so di lui.
Sono veri e propri pacchetti che possono essere affrancati e spediti direttamente per posta. Contengono le lettere più originali e sconosciute di scrittori, poeti, uomini e donne illustri di tutti i tempi, come Giacomo Leopardi, Dino Campana, Marie Curie, Mary Shelley, Antonio Gramsci. Lettere tradotte o ritradotte, con un apparato di curatele per spiegare il percorso scelto. Tutto al competitivo costo di 5€.
Da poco ha preso forma un’evoluzione della collana originaria, I Pacchetti dei luoghi (non comuni), dedicata ai monumenti simbolo, come Statua della Libertà, Tour Eiffel, Muro di Berlino, Colosseo.
«Si tratta in realtà di luoghi molto comuni – spiega Massimiliano – di cui si forniscono mappe, cifre, un alfabeto per raccontare in modo inconsueto monumenti che tutti presumibilmente conoscono. Abbiamo inserito anche una selezione di letture d’autore, testimonianze di visitatori illustri. Questi pacchetti sono il risultato di un lavoro collettivo il cui risultato dà respiro al redattore, offrendogli stimoli e gratificazioni preziose».

Fra poco arriveranno in libreria due nuovi Pacchetti, Non chiedere ragione del mio amore di William Shakespeare e La forza del sangue di Miguel de Cervantes, in occasione del quattrocentesimo anniversario della scomparsa dei due giganti della letteratura, il 23 aprile 2016. Di Shakespeare, non essendo rimaste tracce della sua corrispondenza, sono state scelte quindici lettere tratte dalle sue opere più famose, tutte ritradotte dagli editori, sotto lo pseudonimo Eusebio Trabucchi.

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Una battuta, infine, sul fenomeno del self-publishing. «Non è una minaccia – assicura Massimiliano – dietro l’autopubblicazione, a parte la legittima aspirazione di lasciare qualcosa di scritto a qualcuno, trovo l’inconsapevolezza di ciò che sono scrittura, lettura, lavoro editoriale. La qualità di un testo lavorato è incommensurabile».

Che cosa legge Massimiliano Borelli
«Sto leggendo, quando riesco (Massimiliano ha una splendida bimba di tre mesi) L’arte di collezionare le mosche di Fredrik Sjöberg. Ho appena finito Mountains of the mind di Robert Macfarlane e prima ancora avevo letto  Il mondo a venire di Ben Lerner».

Ringraziamo Massimiliano Borelli per l’entusiastica partecipazione, ricordando il suo intervento a Libri come (Auditorium Parco della Musica, Roma), sabato 19 marzo alle 12, per presentare il Pacchetto Colosseo. Due o tre cose che so di lui.

Con Cosa si fa con un libro? ci rivediamo martedì 12 aprile, alla libreria Scripta Manent, per l’incontro con la scrittrice Rossella Milone.

Foto di copertina: Abhi Sharma

 

Cosa si fa con un libro? A Roma la parola al redattore Massimiliano Borelli

COSA SI FA CON UN LIBRO? Seconda edizione Roma 

Terzo appuntamento della seconda edizione romana di COSA SI FA CON UN LIBRO?
Il 12 marzo 2016 alle 17:30 alla libreria Risvolti (Via Sestio Calvino, 73 – zona Appio-Claudio). 

Dopo gli incontri con lo scrittore Sandro Bonvissuto e l’editore Sandro FerriCosa si fa con un libro? torna in libreria il 12 marzo.

Ospiti della libreria Risvolti di Alessandro Fratini e Barbara Facchini, parleremo del lavoro di redattore in un casa editrice e dei suoi retroscena.

Nato a Roma nel 1982, Massimiliano Borelli ha molte anime e tutte letterarie.

Lo conosciamo come studioso e autore di un saggio su Giorgio Manganelli (Grammatica e politica della rovina in Giorgio Manganelli, Aracne, 2009) e sul romanzo italiano sperimentale degli anni Sessanta (Prose dal dissesto – Antiromanzo e avanguardia negli anni sessanta, Mucchi, 2013); come professionista editoriale (L’orma editore, West Egg).

L’attività principale di Massimiliano Borelli è, attualmente, quella svolta per L’orma editore, la piccola e raffinata casa editrice romana che Lorenzo Flabbi e Marco Federici Novari hanno fondato nel 2012 (qui la nostra intervista del 20 dicembre 2012).
Tra le molte proposte editoriali c’è l’originale collana I Pacchetti, i libri da chiudere, affrancare con un francobollo e imbucare, che raccolgono le lettere più originali e sconosciute di filosofi, artisti, poeti e uomini politici di tutti i tempi.

Borelli ha curato i Pacchetti La mia arte sei tu di Luigi Pirandello, La vita non è facile. E allora? di Marie Curie e, per I Pacchetti dei luoghi (non comuni), Colosseo. Due o tre cose che so di lui.

Massimiliano Borelli è stato anche tra gli ospiti della nostra rubrica Il comodino dei Serpenti.

Al termine sarà offerto un aperitivo a sorpresa preparato dai nostri eccellenti gourmet Sabina e Michele.

Vi aspettiamo!

Torna SCANNER, il festival delle autoproduzioni da Scripta Manent

INDILIBR(A)I – Rubrica dedicata ai librai e ai lettori indipendenti

Libreria Scripta Manent
Via Pietro Fedele, 54 – Roma

Oggi 25 febbraio inizia SCANNER, il festival delle autoproduzioni italiane giunto alla terza edizione, organizzato da Maurizio Ceccato e Lina Monaco nella libreria Scripta Manent a Roma.

SCANNER dura fino al 28 febbraio, quattro giornate dedicate alle narrazioni di coloro che operano nel campo delle arti grafiche e tipografiche in Italia, delle riviste di fumetti e delle antologie di narrazioni, di artisti della serigrafia e di artigiani della calcografia.

Quattro giorni di incontri, con dimostrazioni live su come si progetta e realizza una fanzine, nello spazio della libreria messo a disposizione gratuitamente dalle ore 17 alle 24, no-stop.

«Nel 2015 – spiega Maurizio Ceccato – su diversi dizionari italiani la voce autoproduzione è assente. Il termine più vicino è fanzine, parola inglese che nasce negli anni Quaranta dalla crasi di due parole: fanatic (appassionato) e magazine (rivista) che in italiano, come suggerisce Wikipedia, può essere tradotto rivista amatoriale. Ma questo termine, oggi, oltre che essere stretto non coincide con le produzioni attuali che si stanno ricavando nell’ultimo decennio uno spazio preciso fuori dai circuiti librari, confezionati e redatti in una forma tutt’altro che “amatoriale”».

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Calendario (in progress) degli interventi LIVE
Gli orari sono suscettibili di variazioni

giovedì 25
ore 18,00 NODES
ore 19,00 WATT • Senza alternativa

venerdì 26
ore 17,30 Roberto Grossi + Tre Boschi
ore 18,30 Fabio Donalisio + nervi + ISOLA
ore 19,00 Alessandro Martoz Martorelli
ore 19,30 B comics • Fucilate a strisce + Maurizio Ceccato, Lina Monaco
ore 20,00 Night Italia + Marco Fioramanti
ore 20,30 Paolo Schneider

sabato 27
ore 18,00 Stefano Piccoli + Liska Prod.
ore 18,30 Marina Biagini
ore 19,00 Costola
ore 19,30 Pastiche
ore 20,00 Clockwork Pictures + Fabio Meschini

domenica 28
ore 18,00 DUDE mag
ore 18,30 Flanerì + effe
ore 19,00 Brigata RGB + Ynfidel Enrico D’Elia

Intervista a Dionigi Mattia Gagliardi, direttore della rivista nodes

Cosa si fa con un libro? Un libro si cuce. Incontro con l’editore-artigiano

COSA SI FA CON UN LIBRO? #Scatolalilla edition – Milano

COSA SI FA CON UN LIBRO? Scatola lilla edition, il 23 febbraio vi farà scoprire i segreti della legatoria assieme a ospiti davvero frizzanti: Francesca Genti che con Manuela Dago ha fondato la casa editrice di poesia Sartoria Utopia e Gabriele Dadati con Davide Corona, che di recente ha fondato il marchio Papero editore, oltre ad aver aperto un negozio di carta, che vende tanti tipi di questo materiale provenienti da tutto il mondo.

Entrambe le realtà editoriali si contraddistinguono per una scelta molto oculata di titoli, oltre che per una cura nei confronti dell’oggetto-libro, al massimo delle possibilità, dal momento che gli editori cucioni personalmente i propri libri, in edizioni limitate e deliziosamente ricercate.

L’incontro si terrà martedì 23 febbraio alle 19, sempre alla Libreria Il mio libro di Cristina Di Canio, in via Sannio 18 a Milano (metro Lodi).

Alla fine ci farà piacere offrirvi un piccolo aperitivo.
Vi aspettiamo!

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Festa della lettura a Torpignattara

di Rossella Gaudenzi

Torpignattara«Tutto a Roma sembra accadere a Torpignattara», ha affermato qualche tempo fa, non allontanandosi molto dal reale, Carla Ghisalberti. Io forse sono di parte, perché in questo quartiere, tra la Casilina e la Tuscolana, ci vivo da due anni, eppure la voglia di fare e di dire la propria su Torpignattara è molto diffusa.
Il 30 e 31 gennaio si è svolta la seconda edizione di Pezzettini. Festa della lettura a Torpignattara, a Roma, una iniziativa ideata e organizzata da AltraMente-Scuola Per Tutti, due giornate di letture, presentazioni e incontri con gli autori tra il Liceo I. Kant di piazza F. Zambeccari, l’Istituto Comprensivo di via Laparelli e l’Istituto Comprensivo A. Manzi di via del Pigneto.

Il 31 gennaio sono entrata nella scuola di Via Laparelli e ho trovato una declinazione della ricorrente domanda: perché scrivo? L’urgenza di raccontare. Lo hanno chiesto a cinque personalità del mondo della scrittura, illustrazione, fumetto, giornalismo: Vauro il celeberrimo; Michele Masneri, autore di Addio Monti (minimum fax, 2014); Alessio Spataro, fumettista e disegnatore satirico autore di Biliardino (Bao Publishing, 2015); Maria Rosa Cutrufelli, scrittrice e giornalista siciliana, autrice di numerosi saggi, ultima pubblicazione I bambini della Ginestra (Frassinelli, 2012); Giuliano Santoro, che chiude il cerchio tornando nel cuore di Torpignattara con il suo Al palo della morte. Storia di un omicidio in una periferia meticcia (Edizioni Alegre.

Da Vauro sono arrivati complimenti amari per il lavoro che viene svolto da AltraMente. «Amari perché mi piacerebbe ci fossero tante Torpignattara, in questo momento di desolante desertificazione, quella della comunicazione: con essa appassisce la curiosità, appassisce l’empatia. Urgenza di raccontare è urgenza di incontrare. Il racconto – orale, scritto, disegnato – cos’è? È incontro. Nell’incontro con gli altri, nell’incontro di luoghi nasce l’esperienza, e con essa l’urgenza di capire, lo stimolo per andare avanti. Racconto come incontro; urgenza di rimettersi in comunicazione, con le esperienze fatte e, soprattutto, le esperienze da fare».

Per Michele Masneri si racconta per darsi la possibilità di vivere un’altra vita, un po’ come accade agli attori. Ma si racconta anche per un sentimento di vendetta, anche la vendetta è un ottimo movente.

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È facile sapere perché si legge, lo è di meno sapere perché si scrive per Maria Rosa Cutrufelli, sebbene il sentimento di vendetta non le sia estraneo: «Negli anni Settanta ero una “terrona”, emigrata dalla Sicilia a Bologna. Ho vissuto questa condizione come un trauma, e ho avuto la necessità di emanciparmi dal razzismo. Oltre al marchio di terrona ho subito quello di essere donna. I miei libri vertono su questi due sentimenti. Raccontare è per me diverso dal raccontarsi e la differenza è profonda per il fatto di essere donna. Le donne sono coloro che scribacchiano, perché scrivono di sentimenti, d’amore, di famiglia. Sono vittima di un forte pregiudizio. Le donne hanno il problema del pudore e quando scrivi devi essere spudorato: è per questo che faccio fatica a scrivere di me stessa. Cito la scrittrice algerina Assia Djebar: “Noi donne dobbiamo ancora levare il velo alle nostre parole”. Ho un aneddoto significativo da raccontare: durante la scrittura del mio primo romanzo mia madre aveva paura che scrivessi fatti riguardanti il rapporto con mio fratello, fatto di costanti discussioni».

L’urgenza di raccontare per Alessio Spataro ha a che fare con la memoria, memoria storica nel caso del suo ultimo lavoro, Biliardino, che ne ripercorre la storia dalla nascita come in un bignami del Novecento. La sua ricerca storica ha dato volto, attraverso caricature di personaggi, anche a figure di cui spesso ci si dimentica, che si tralasciano.

Da Torpignattara ha preso il via il primo libro di Giuliano Santoro, Su due piedi. Camminando per un mese attraverso la Calabria (Rubbettino, 2011), e sempre a Torpignattara la narrazione viene scomposta per comprendere la periferia e dar vita al recente Al palo della morte. Storia di un omicidio in una periferia meticcia. Periferia come la prospettiva migliore per comprendere i luoghi, le città. Non dimentichiamo che proprio a Torpignattara le mamme di una scuola elementare hanno cacciato malamente Borghezio. Quartiere meticcio? Forse non ancora, ma è qui che i bambini escono tutti insieme dalle scuole, senza dividersi per sfumature di colore della pelle. Da qui si racconta la storia di Roma: assaltare il centro dalla periferia.

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Un libro si pubblica. La parola a Sandro Ferri, editore di e/o

COSA SI FA CON UN LIBRO? Seconda edizione Roma 

COSA SI FA CON UN LIBRO? prima edizione Roma

di Emanuela D’Alessio e Rossella Gaudenzi

Le librerie chiudono, il governo propone vincoli alla destinazioni d’uso delle librerie storiche o emendamenti per abolire i limiti agli sconti imposti dalla legge Levi. Negli ultimi quattro anni hanno chiuso una cinquantina di librerie solo a Roma, l’ultima in ordine di tempo è quella dell’editore Fanucci.
Di che cosa hanno bisogno i librai indipendenti in Italia? Serve o non serve la legge Levi? Perché non decolla un forte associazionismo tra i librai indipendenti?
È con queste domande che abbiamo avviato il secondo appuntamento di Cosa si fa con un libro, il 6 febbraio nella libreria romana Pagina 348, con l’editore di e/o Sandro Ferri.

Marco GuerraIl libraio Marco Guerra ha le idee molto chiare.
«La Legge Levi è una sorta di medicina che non guarisce né fa morire il malato, bensì lo mantiene in uno stato di coma vigile. Nel nostro Paese nessuna norma pone freno alle percentuali di sconto sul libro, diversamente da quanto accade in Germania o in Francia. In Francia non è consentito applicare uno sconto superiore al 5% e parliamo di un paese in cui le librerie indipendenti sono numerose e godono di buona salute. Ritengo che l’associazionismo per le librerie indipendenti non funzioni soprattutto perché esistono realtà molto diverse tra loro. Ad esempio, una libreria che vive sulla caffetteria ha esigenze assai distanti da quelle di chi fattura molto con i testi scolastici, e così via».

Fondamentale il rapporto tra libraio ed editore
«Per una libreria indipendente è fondamentale il rapporto con l’editore. Tra i primi venti titoli venduti dalla nostra libreria, sei sono della casa editrice e/o. E non è un caso. Per i grandi editori la piccola realtà della libreria indipendente spesso è vista come molestatrice, abbiamo difficoltà a farci richiamare e persino ad avere risposte via e-mail. e/o invece si affida al proprio promotore che va di persona nelle librerie, instaura un rapporto con il libraio, e il risultato si vede. La scelta di e/o è coraggiosa perché in tempi di crisi la spesa del promotore è una delle prime a essere tagliata. Ma è come tagliare l’arteria che porta sangue a un organo: quello inevitabilmente muore».

Il coraggio di rischiare
Di scelte coraggiose Sandro Ferri sembra averne compiute molte negli oltre trent’anni di attività, da quando nel 1979 decise, insieme alla moglie Sandra Ozzola, di fondare e/o.
«Il nome e/o ha due significati. Significa sia est/ovest – nel 1979 esisteva ancora il muro di Berlino – e abbiamo concepito un catalogo di autori dell’Est europeo, sia e/oppure, volendo affiancare la congiunzione all’opposizione, quindi a un’alternativa. In trentasei anni abbiamo compiuto molti cambiamenti ma continuiamo, io e mia moglie, a fare gli editori e non abbiamo mai perduto la curiosità di leggere, senz’altro utile per questo mestiere».
Curiosità che li ha portati a esplorare le letterature di mezzo mondo, dall’Europa orientale all’Africa, dalla Francia all’Italia. «Ventitré anni fa abbiamo scoperto Elena Ferrante, scrittrice napoletana che è diventata un fenomeno planetario. Circa dieci anni fa abbiamo fondato una casa editrice negli Stati Uniti e anche questa è stata una scommessa vinta. Indubbiamente abbiamo avuto fortuna, ma è stato premiato anche il nostro coraggio di rischiare».

lib1Quando un libro può essere considerato “buono”
Il lavoro dell’editore deve animare, incoraggiare la comunità dei lettori, e questo lo si fa pubblicando libri buoni e sostenendo le librerie. Ma di buoni libri ce ne sono pochi, aveva detto Sandro Ferri nel suo I ferri dell’editore (e/o, 2011). Quand’è che un libro può essere considerato buono?
«Innanzitutto un buon libro deve essere ben fatto, il risultato di cura e attenzione, nella scelta della copertina, del tipo di carta, di come viene impaginato. Ma un buon libro è soprattutto quello che trova un suo pubblico. e/o ha dato pubblico, in Italia, ad autori come Christa Wolf – e al suo intramontabile Cassandra – e Bohumi Hrabal. Quando abbiamo iniziato con il noir i nostri lettori sono rimasti perplessi, ma proprio attraverso quei libri alcuni lettori hanno scoperto Jean-Claude Izzo e Massimo Carlotto e conseguentemente l’esistenza di buoni noir. Aggiungo gli americani Thomas Pynchon, J. C. Oates,  Alice Sebold e il suo Amabili resti. Il più grande successo della casa editrice è stato L’eleganza del riccio (Muriel Burbery, 2007): negli Stati Uniti ha venduto 800.000 copie, superato solo da Elena Ferrante con oltre un milione di copie».

Il self-publishing è una minaccia per l’editore?
La Penguin Random House, la più grande casa editrice al mondo, ha appena venduto il suo servizio di autopubblicazione a pagamento. In Italia c’è Streetlib, la più importante piattaforma digitale per l’autopubblicazione che ha chiuso il 2015 con un fatturato di oltre 4 milioni di euro. Il self-publishing, come suggerisce il fondatore di Streetlib Antonio Tombolini, va interpretato non in chiave antagonista con l’editore ma come stimolo per imparare un nuovo modo di fare editoria. Per Sandro Ferri, invece, il fenomeno dell’autopubblicazione non costituisce una minaccia né un esempio di editoria alternativa.
«Non temiamo il self-publishing. L’editore deve fare la selezione, che è del tutto assente nel self publishing, è proprio questa la differenza che fornisce all’editore la sua ragion d’essere».

IMG-20160206-WA0002Il lavoro nella casa editrice
«e/o pubblica 50/60 titoli l’anno, grazie al lavoro di circa quindici persone, che non sono poche ma tutte necessarie. Si parte dal manoscritto, il prodotto grezzo, che va rivisto e viene lavorato attraverso l’editing a vario livello, per arrivare al prodotto finito. Il nostro ufficio stampa è composto da due persone, una a Roma e l’altra a Milano. Non tutti i libri riscuotono la stessa attenzione, per l’80% non c’è alcuna risposta. Quando invece si accende una lampadina inizia la trafila della promozione del libro. Un’altra persona si occupa esclusivamente del sito web e dei social (facebook, twitter). Comunque i libri non si vendono con i social o le recensioni sui giornali. Per quanto riguarda i premi letterari, in Italia a smuovere un po’ le acque quanto a vendite, sono lo Strega e il Campiello. La nostra è un’azienda (nel 2015 abbiamo fatturato circa 12 milioni di euro), che deve occuparsi di conti, bilanci, aspetti amministrativi. Capita anche di sbagliare. Faccio un esempio: l’ultimo libro di Carlotto, Per tutto l’oro del mondo, è uscito come strenna natalizia. Era già in distribuzione quando ci siamo accorti che mancava l’ultimo capitolo. Quarantamila copie, per il valore di circa 50.000 euro, sono state ritirate dal mercato e ristampate in fretta e furia, lavorando il sabato e la domenica anche di notte. Un editore deve saper fare anche questo».

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Il ruolo della distribuzione
«La distribuzione è fondamentale. e/o lavorava con PDE, grande distributore di molte piccole e medie case editrici, acquistato da Feltrinelli per contrastare la concorrenza di Messaggerie, ma alla fine è stato rivenduto proprio a Messaggerie. Siamo stati messi con le spalle al muro con nuove condizioni economiche. La nostra decisione è stata di dire no e di passare ad ALI, una distribuzione di minore».

Le grandi trasformazioni del mercato editoriale italiano
Negli ultimi mesi stiamo assistendo a grandi sommovimenti nel mondo editoriale italiano. Si è concretizzata la fusione di Mondadori e Rizzoli, Adelphi si è staccata dal nuovo colosso, è stata fondata la casa editrice La nave di Teseo. Grande è meglio di piccolo? Sembrerebbe di sì, ma anche di no, visti i dati del 2015 che risultano meno negativi proprio per la piccola e media editoria. e/o tanto piccola non lo è più, se consideriamo i dati di fatturato. Ma Sandro Ferri non nasconde la sua preoccupazione.
«Una minaccia oggettiva c’è. Mondadori possiede sul territorio italiano circa 5000 librerie, indubbiamente un’ampia fetta di mercato. Il problema si estende anche agli scrittori, che prima  avevano due grandi marchi cui bussare e adesso ci pensano bene prima di tentare con i piccoli editori. Insomma, una certa preoccupazione c’è. Staremo a vedere».

libreriaLe prossime uscite di e/o
Nei prossimi mesi usciranno un giallo del francese Michel Bussi, una sorta di mémoire di E.E.Schmitt su un’esperienza di viaggio nel Sahara. Dopo l’estate ci sarà il nuovo libro di Fabio Bartolomei, autore del fortunato Giulia 1300 e altri miracoli, e uno di Marco Rossari. E poi vari esordienti. «Pubblichiamo circa dieci esordienti italiani l’anno, ma solo uno su dieci funziona».

Cosa legge Sandro Ferri
L’incontro si conclude con la consueta domanda sulle letture sul comodino di Sandro Ferri.
«Ad eccezione dei libri in lavorazione, purtroppo c’è poco sul mio comodino. Qualche classico, per mantenere alto il livello letterario. Qualche saggio, perché mi piace la saggistica, qualche graphic novel e talvolta i successi di altre casi editrici. Devo ammettere che mia moglie è più brava di me nel dedicarsi alle “letture altre”».

Ringraziamo Sandro Ferri per la sua gentile disponibilità e ci rivediamo il 12 marzo, alla libreria Risvolti, per l’incontro con Massimiliano Borelli, redattore di L’Orma editore.